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Autore: Mistral    17/04/2009    8 recensioni
Sai qual è il motivo che mi ha portato qui? Semplicemente sei tu, Allen-kun. C’è una parte di me, nascosta nei profondi recessi della mia psiche contorta, una parte di me che ti ama…
[Speculazioni su Allen Walker e Tyki Mikk][Missing moment dalla Night 80][Slightly Lemon]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Allen Walker, Tyki Mikk | Coppie: Tyki/Allen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La carezza del Diavolo

 

 

La carezza del Diavolo

(Odi et amo)

 


 

- 2 -

Nescio, sed fieri sentio et excrucior

 

 

“Ora capisci perché posso amarti pur avendo tentato di ucciderti, Allen-kun? ♥ ”

Il ragazzo scuote la testa, sempre più confuso dalle parole del Noah. “No che non capisco, Mikk. Non puoi amare e odiare una sola persona allo stesso tempo… non ha senso!”

Tyki ride appena, quindi butta a terra la sigaretta e la schiaccia con il piede. Studia per un attimo i lineamenti regolari di Allen, la pelle chiarissima e la guancia sfregiata dalla cicatrice. Poi gli scosta i capelli dalla fronte e gli circonda il viso con entrambe le mani, obbligandolo a fissare gli occhi nei suoi. “Odi et amo, quare id faciam fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior 1

“C-che cos’è?” balbetta il giovane esorcista, disorientato sia da quelle parole che non capisce, sia (forse anche di più) dal gesto dell’uomo.

“Una poesia latina. Odio e amo, forse ti chiederai perché lo faccio. Non lo so, ma sento che avviene e soffro. Come vedi, sono secoli che la gente si fa le stesse domande. Non lo trovi divertente, ragazzo? ♥”

Allen vorrebbe rispondergli. Vorrebbe dirgli che, no, non lo trova divertente. E che, sì, anche lui si è fatto quella domanda, più di una volta, ma non ha mai trovato una risposta e ha sempre preferito mettere a tacere tutto.

Vorrebbe, ma il Noah non gliene dà modo, perché gli chiude la bocca con la sua. A quel contatto assolutamente inaspettato, il ragazzo spalanca gli occhi e gli afferra uno dei polsi, nel debole quanto inutile tentativo di allontanarlo da sé.

Quasi subito, il Portoghese approfondisce il bacio, insinuandogli la lingua tra le labbra e spingendolo contro il muro, ed è in quel momento che Allen si rende conto di non volersi davvero opporre a ciò che sta succedendo: chiude gli occhi e si abbandona completamente a quelle sensazioni per lui sconosciute. E non importa che a suscitargliele sia la stessa persona che pochi giorni prima l’ha quasi ucciso, che sia un nemico.

Abituato a gestire quelle situazioni, Tyki si rende conto della resa del più piccolo e, per evitargli che le gambe lo tradiscano, lo fa scivolare lentamente contro il muro, portandolo seduto a terra, sempre senza interrompere il bacio.

Allen si è aggrappato al bavero della sua giacca, stringendolo con forza, come se fosse l’unico appiglio sicuro in quella marea di emozioni nuove e in parte contrastanti che sente salire dentro di sé.

Quando i loro visi alla fine si separano, il ragazzo fa solo un timido tentativo di affrontare lo sguardo profondo dell’altro, ma poi abbassa gli occhi, a disagio, arrossendo appena. Lascia ricadere il braccio con un gesto stanco e volta la testa, approfittando del fatto che il Noah ha allontanato le mani dal suo viso.

“Come le domande, anche le risposte sono le stesse da secoli… non sei d’accordo, Allen-kun?”

L’esorcista non ha davvero voglia di parlare, men che meno di fare speculazioni filosofiche: in questo momento vorrebbe solo scomparire, cancellare quel bacio, il piacere inspiegabile che gli ha fatto provare e tutto il resto. Si costringe a voltare leggermente gli occhi verso l’uomo inginocchiato accanto a lui, accennando un sorriso stanco.

“Io questa non la chiamerei proprio «risposta», sai Mikk? Anzi…”

Tyki gli sorride di rimando e posa le labbra sulla sua guancia, ancora sporca del sangue che il più piccolo ha pianto poco prima dall’occhio maledetto. “In effetti questo può essere l’inizio di un lungo discorso…” gli sussurra sulla pelle, facendogli scivolare la mano sinistra dietro il collo “…vuoi continuarlo, ragazzo? ♥”

Il Noah non aspetta la replica di Allen, perché in fondo la sua non era nemmeno una domanda, ma inizia a leccargli lentamente la guancia, per pulirla dalle tracce di sangue.

Per un attimo, l’esorcista rimane impietrito, ma poi d’istinto, sentendosi tradito da se stesso per quell’esplicita capitolazione, porta la mano sulla nuca dell’altro come per tenerlo più vicino, le sue dita che si intrecciano con i riccioli scuri. 

“Se tu hai intenzione di continuarlo, non penso accetteresti di sentirti dire di no, vero?” mormora infine, stordito dalla vicinanza di Tyki, dai suoi gesti così sensuali e dal suo profumo avvolgente, che sa di tabacco e aromi esotici.

 

E, se devo essere sincero, non so neanche se il mio stesso corpo lo accetterebbe… Dio! Non so più cosa devo fare, non riesco più nemmeno ad interpretare le mie reazioni…

 

Il Portoghese ride sommessamente a quella risposta e comincia a lasciare una fitta scia di baci sul volto del ragazzo, scendendo a poco a poco verso il collo. Lo sente rabbrividire e approfitta di ogni centimetro di pelle che l’altro involontariamente gli offre quando rovescia la testa all’indietro. Con la destra gli circonda la vita, attirandolo vicino a sé, e poi risale piano la sua schiena.

Sentendo le braccia del Noah stringerlo e le sue labbra e la sua lingua percorrere implacabili la pelle sensibile della gola, Allen non può evitare di lasciarsi sfuggire un gemito, vergognandosene subito come un ladro, mentre sente il suo respiro farsi più affannoso.

Quando Tyki inizia a torturargli il lobo, mordicchiandolo e leccandolo, il giovane esorcista si rende conto di essere ormai arrivato al punto di rottura. Il fiato caldo dell’uomo sulla pelle umida e la sua voce lasciva che gli sussurra all’orecchio sono la goccia che fa traboccare il vaso.

“Io non accetto un no come risposta, ma non mi sembra nemmeno che tu sia intenzionato a dirlo, questo no, vero Allen-kun? ♥”

“Tyki… Mikk, sei un maledetto… bastardo…” trova la forza di mormorare, prima di cedere definitivamente alle lusinghe del Noah del Piacere.

Non sa nemmeno lui perché lo sta facendo, ma sa per certo che se ne pentirà: eppure non trova la forza di resistergli. Benché sia sicuro che non ci sia nulla di vero in quell’interesse, non trova la forza di resistergli. Forse, inconsciamente, Allen vuole solo sfruttare Tyki (esattamente come Tyki sta sfruttando lui) per avere un po’ di quell’amore che tanto ha bramato da bambino, fosse anche solo sotto forma di sesso.

“Allora, ragazzo, continuiamo il nostro discorso?”

Di nuovo una domanda bisbigliata sul suo corpo, voce che si fa carezza impalpabile, ma non per questo meno eccitante, mentre mani abbronzate scivolano sinuose sotto gli abiti, ad esplorare centimetri di pelle nivea mai violati da nessuno.

Allen non si prende nemmeno la briga di rispondere, ma fa scorrere la mano sul petto ampio di Tyki, sbottonando la giacca elegante e poi risalendo su, ad allentare la cravatta e slacciare la camicia di seta, per liberare il collo flessuoso del Noah e cominciare a ricambiare in parte le carezze ricevute.

Quando l’uomo lo sente muoversi e prendere una timida iniziativa, si allontana leggermente da lui per qualche istante, come se volesse considerare i suoi gesti da un’altra prospettiva: dentro di sé, però, si compiace di essere riuscito a coinvolgere il più piccolo nel proprio gioco. Non si sofferma a chiedersi cosa gli abbia fatto cambiare idea ma, con un sorriso lascivo, torna a dedicarsi a quel corpo snello stretto tra le sue braccia.

Mentre l’idea che quell’assurda canottiera che il ragazzo indossa, corta com’è, sia più un invito allo stupro che altro gli attraversa evanescente il cervello, il Portoghese gliela solleva, scoprendo dei pettorali ben definiti, con i capezzoli già turgidi. Liberate velocemente le mani dagli impeccabili guanti bianchi, inizia a seguire il profilo di ogni muscolo, dal collo fin giù all’ombelico.

Allen osserva con la coda dell’occhio i movimenti dell’uomo, incerto su cosa aspettarsi, senza smettere di far scivolare due dita sulla sua gola e in quel triangolo di pelle liberato dalla camicia. Lo fa più per prendere tempo che per altro, perché si rende perfettamente conto di non sapere proprio come comportarsi in quella situazione.

Quando il ragazzo sente Tyki guidare con gentilezza decisa la sua bocca verso il proprio collo, inconsciamente gli è grato. Posa il capo sulla sua spalla, lasciandosi per un istante avvolgere dal suo profumo; poi, imitando quel che il Noah ha fatto a lui poco prima, inizia a disegnare con la lingua la linea immaginaria che congiunge l’orecchio, il collo e poi giù fino alle clavicole e all’attaccatura dello sterno dell’uomo.

Nel vuoto totale che in quel momento gli riempie la testa, quasi ottenebrandogli completamente i sensi, Allen riesce a rendersi conto solo di una cosa: Tyki sa di buono. Se il suo bacio sapeva di tabacco e cioccolato, la sua pelle ha un indefinibile sapore dolce.

Preso da quel gioco e concentrato nello spiare le reazioni dell’altro alle sue carezze, il ragazzo non presta più attenzione alle mani del Portoghese che scivolano sempre più in basso, finché non sente le sue dita stuzzicare maliziosamente la propria virilità. Colto alla sprovvista, Allen si irrigidisce, stringendo forte la camicia di Tyki e staccandosi da lui.

 

Il Noah a quella reazione sorride, ma non per questo si interrompe. “Stai tranquillo, ragazzo… vedrai che ti piacerà. Lasciati andare…” lo blandisce poi, sussurrandogli all’orecchio e dandogli un lieve bacio sulla guancia.

Il più piccolo sembra fidarsi (e nemmeno lui sa perché si fidi di quell’uomo dalla dichiarata doppia faccia) e torna a posare le labbra su quella pelle di bronzo, ora divenuta più calda, continuando a baciarla. E quando il tocco di Tyki si fa più deciso, Allen non riesce ad impedirsi di trasformare uno di quei baci in un morso leggero che strappa all’uomo un gemito di piacere.

Il giovane non ha nemmeno il tempo di chiedersi come comportarsi davanti a quella reazione, perché Tyki decide di prendere definitivamente le redini del gioco: porta le mani sulle spalle di Allen e lo spinge a terra di schiena, la testa candida che si rovescia oltre il limitare della balaustra troppo stretta. Il ragazzo rimane stordito per un paio di secondi, ma poi trova la forza di sollevare il capo, tornando a fissare lo sguardo in quello ferino del Portoghese che ora gli sorride, seduto a cavalcioni del suo bacino.

Quando l’argento incontra l’oro, un sorriso debole ma sicuro incurva le labbra dell’esorcista. “Lasciarmi andare? Sai Mikk, non ho molta intenzione di finire giù…”

L’uomo ride appena. “Sei ancora più adorabile quando fai così! ♥ ” commenta poi, facendo scorrere un dito dalla guancia dell’esorcista, al collo e fin giù all’ombelico che stuzzica leggermente.

Sente i muscoli del ragazzo contrarsi sotto il suo tocco lieve, una reazione fin esagerata ma comprensibile, vista la posizione scomoda in cui l’ha costretto. Il suo sorriso si allarga.

Infila le braccia sotto le ascelle di Allen e lo riporta seduto. “Vieni qui, piccolo… non vorrei mai che ti facessi del male!”

Prima che l’altro possa ribattere, gli chiude la bocca con un bacio che subito si trasforma in una specie di lotta passionale tra le lingue, mentre le mani esplorano i corpi sudati, bronzo su alabastro e alabastro su bronzo, in carezze dettate ormai ben poco dalla ragione e molto di più dall’istinto.

Il ragazzo finisce per trovarsi di nuovo messo al muro, con Tyki inginocchiato tra le sue gambe che, alternando morsi e baci, continua a tormentargli il collo già arrossato e sembra non volergli dare respiro.

In un moto d’orgoglio, Allen tenta di vendicarsi dello scherzo di prima, riuscendo a costringere il Portoghese supino. Quando gli si porta sopra, puntellando l’unico braccio di fianco alla sua testa, si aspetta da un momento all’altro che l’uomo, decisamente più alto e prestante, ribalti senza fatica le posizioni (anche perché, sospetta l’esorcista, il Noah non ama essere messo sotto da nessuno, in tutti i sensi).

Invece Tyki rimane sdraiato a terra, il respiro appena affannato e i riccioli color petrolio incollati alla fronte sudata che celano in parte le stimmate maledette. Si passa la lingua sulla bocca socchiusa, in un gesto estremamente sensuale, mentre accarezza piano il viso del più piccolo, cercando di accomodargli alla meglio le ciocche candide dietro le orecchie.

“Quanta irruenza, ragazzo!” Il suo tono è carico di una malizia mal celata: è chiaramente eccitato dal tentativo di reazione del più giovane.

Allen, dal canto suo, ha voluto trovare dentro di sé la forza di non soccombere alle manifeste provocazioni del Noah. “Com’è quel detto? In guerra e in amore tutto è lecito?” dice infine con il fiato corto, tentando di mantenere salda la voce – ma non è facile, quando hai puntato addosso quello sguardo dorato che sembra capace di leggerti dentro.

Tyki accenna una risata lieve. “Sei davvero incredibile, tu. Certo che non ti arrendi proprio mai, eh? Ed è per questo che mi piaci così tanto…” commenta poi, con un’inflessione indefinibile nella voce, mentre la mano si ferma sulla mandibola e il pollice percorre il contorno delle labbra.

Allen abbozza un sorriso storto, gli occhi celati dalla frangia. “È quello che ho giurato alla persona più importante della mia vita: che avrei continuato sempre a camminare per la strada che mi fossi scelto.” La sua sembra più una risposta ribadita a se stesso che data all’altro, pronunciata con tono stanco, venato di incertezza, come se nemmeno lui credesse fino in fondo alle sue parole.

Quelle sue stesse parole, però, lo colpiscono dritto al cuore e gli danno la consapevolezza disarmante della situazione in cui si trova, quasi che fino a quel momento avesse agito dentro una sorta di sogno. Sta facendo sesso con un nemico. Non è lì che conduce la strada che ha giurato a Mana di seguire anche a costo della vita.

E questa presa di coscienza gli dà la sensazione che qualcuno gli abbia tolto all’istante tutta l’aria dai polmoni. Deve uscire subito da quel gioco troppo compromettente, altrimenti sente di correre il serio rischio di non riuscire a staccarsene più: c’è un’affinità perversa che lo attrae verso il Noah, qualcosa di più indistinto e profondo del suo indubbio fascino. Allen tuttavia non deve e non vuole cedervi.

Cercando di mascherare alla meglio il proprio turbamento interiore, afferra il polso di Tyki e ne allontana la mano, quindi si appoggia di nuovo con la schiena alla colonna, posando il braccio su un ginocchio.

Il Portoghese, solo in parte ignaro dei pensieri che si affastellano confusi nella testa del ragazzo che gli sta di fronte, capisce perfettamente che ormai il gioco è finito. Però tutto sommato non ha di che lamentarsi: si è divertito con il piccolo esorcista ben oltre le sue previsioni. E più tempo passa lì, più corre il rischio di essere scoperto dai membri della Dark Religious o, peggio, dal Conte.

Ma c’è ancora un’ultima cosa che vuole fare prima di andarsene, un ultimo dubbio da insinuare nella mente già fragile di quel ragazzino così eccitante. Si tira seduto e incrocia le gambe, con un sospiro plateale.

“Spiegami una cosa, Allen Walker…”

Sentendosi chiamare per nome, l’interpellato alza la testa di scatto, fissando gli occhi in quelli dell’altro.

“…come fai a dire che la strada che hai percorso fino ad ora è realmente quella che ti sei scelto da solo?”

Probabilmente un colpo di pistola in pieno petto avrebbe avuto sul ragazzo effetti meno devastanti: davanti alle parole del Noah, pronunciate con una certa noncuranza e una sigaretta ancora spenta tra le labbra, Allen rimane incredulo per un istante, poi istintivamente cerca di colpire quel bel viso che fino a poco prima riempiva di baci. Tyki però non si fa sorprendere e gli blocca il braccio con relativa facilità, costringendolo a rimettersi seduto.

 

Questi scatti d’ira, questa forza che tiri fuori all’improvviso… come fai a non renderti conto di quanto ti rendono affascinante ai miei occhi? Quando ti vedo fare così, provo ancora più forte l’impulso di amarti… e poi distruggerti…

 

Cercando di trattenere i suoi istinti, il Portoghese posa le mani sulle spalle del più piccolo. “Che cosa c’è, ragazzo? Ho semplicemente fatto una domanda, non ti agitare per niente…”

“Tu non hai il diritto di criticare le mie scelte!” ribatte Allen, punto sul vivo dalla frase dell’uomo – e nemmeno lui sa perché si senta così coinvolto, se dipenda da Tyki o dalle parole che ha detto.

Un sorriso strano increspa le labbra del Noah, mentre fa scorrere due dita su quel che rimane del braccio sinistro di Allen, là dove la pelle chiarissima si fa via via più spessa e screpolata, quasi squamata, assumendo una tonalità tendente al rosso-violaceo, là dove c’era l’Innocence.

“Come fai a dire che si tratta di una tua scelta la vita che hai fatto finora?” insiste poi Tyki, voce di velluto trapuntata di spine, indugiando sul moncherino cui ha ridotto l’arto del ragazzo. “Tu non hai scelto di avere questo braccio deforme… e sono pronto a scommettere che più di una volta l’hai considerato una maledizione, o sbaglio?” Nel pronunciare l’ultima frase, il suo tono si abbassa e le sue labbra tornano pericolosamente vicine a quelle dell’altro.

Allen vorrebbe allontanarsi, vorrebbe reagire, urlare in faccia al suo nemico di smetterla di parlare di cose che non conosce e non lo riguardano, ma non ci riesce. Probabilmente è vero che Tyki ha detto così solo per provocarlo ma, dannazione, ha centrato in pieno il bersaglio. E sentirsi sbattere in faccia in quella maniera una verità tanto scomoda è tremendo.

“Non sai niente di me… stai zitto…” mormora infine; ma il tono deciso che vorrebbe usare è guastato dal tremito che gli incrina la voce.

A quella reazione, l’ombra di un sorriso indecifrabile si disegna per un attimo sul viso del Noah.

“Ora che sei finalmente libero dal peso dell’Innocence, perché vuoi a tutti i costi tornare ad essere schiavo di questa guerra, ragazzo?” domanda piano Tyki, la bocca posata su quella del ragazzo, che si schiude appena per la sorpresa dovuta alle sue parole.

L’uomo ne approfitta subito e inizia a succhiare e tormentare con i denti le labbra di Allen il quale, nonostante tutto, non riesce ad impedirsi di assecondarlo nel suo divertimento perverso. Il Portoghese però non ha più intenzione di giocare perché si stacca subito da lui, pur senza distanziare il viso dal suo.

“Dimènticati di essere stato un esorcista, di aver avuto l’Innocence e dimènticati la vita insulsa che il destino ti ha imposto finora. Adesso sì che puoi davvero scegliere la tua strada” Il tono è tentatore, provocatorio, imperativo, ma anche, senza apparente ragione, indefinibilmente malinconico.

Allen allontana con decisione il Noah da sé. “Smettila Mikk! Io ho già scelto la mia strada!” esclama, alzandosi sulle ginocchia “Sono un esorcista e lo sarò per sempre!”

Sbilanciato all’indietro per la spinta del ragazzo, Tyki si sostiene puntando un braccio a terra e scuote leggermente la testa per liberarsi dei riccioli che gli ricadono sulla fronte. Un ghigno gli deforma il viso mentre trattiene a stento le risa, gli occhi rivolti in alto.

Allen, teso, lo osserva alzarsi in piedi con eleganza e, quando i loro sguardi si incrociano di nuovo, l’esorcista sente un brivido freddo corrergli giù per la schiena.

Il Portoghese infila una mano in tasca e ne estrae con due dita una carta da gioco che tiene coperta.

C’è una luce inquietante sul fondo dei suoi occhi d’oro, mentre la volta di scatto per mostrarla ad Allen.

“Quattro di quadri: devi prendere una decisione. Considera attentamente tutte le opzioni, non è proprio il momento di fare la scelta sbagliata, piccolo…”

“Io ho già preso la mia decisione e fatto la mia scelta. Recupererò la mia Innocence e continuerò a lottare fino alla fine, nonostante tutto” dichiara il ragazzo, con la voce finalmente salda.

Questa volta la risata di Tyki esplode, per un attimo senza controllo. È questione di un istante, poi il Noah torna pienamente padrone di sé.

“Fa’ pure, se credi… ma qualcosa mi dice che non hai molto tempo” mentre parla, indietreggia fino ad appoggiarsi alla colonna e inizia a svanire tra le pietre “È stato bello, ragazzo. Ma tutte le cose belle si sa che finiscono in fretta… adieu mon chou!

“Ehi, Mikk! Ma cosa…” Allen si slancia in avanti, rimproverandosi subito dopo per quel futile quanto ridicolo tentativo di trattenere il suo nemico.

Ricade carponi, un leggero tremolio nel braccio destro, già affaticato per l’allenamento e ora gravato del peso di tutto il corpo. Nonostante la posizione scomoda, non accenna a raddrizzarsi, le parole di Tyki che gli rimbombano nella testa.

Furioso con se stesso per come si è comportato, batte un violento pugno a terra, il dolore che dalla mano ferita risale feroce attraverso i muscoli, su fino alla spalla; ma è proprio quel dolore a dargli definitivamente il senso della realtà, permettendogli di riprendere la corretta prospettiva su quanto appena accaduto con il Noah. È stato un momento di follia. A questo punto, la soluzione migliore (forse l’unica) è dimenticare tutto, fingere che non sia mai successo niente, soprattutto la prossima volta che se lo troverà davanti in battaglia…

 

Già, la prossima volta che me lo troverò davanti… perché io voglio che ci sia una prossima volta, anche se adesso sembra così… impossibile…

 

Prende un sospiro profondo e stringe il pugno, la benda sulla mano che si tinge appena di rosso.  

I mozziconi delle sigarette fumate da Tyki sono lì davanti a lui, ultimo segno della presenza del Portoghese nel Quartier Generale Asiatico, ultimo rimando a quel che è stato. Con un gesto secco, che sa di frustrazione mal celata, li butta via, facendoli cadere nel vuoto giù dalla balaustra e poi finalmente si rimette seduto. Poggia il capo alla colonna, gli occhi che si perdono nel cielo scuro.

“Non posso, non devo arrendermi… sempre avanti, per la mia strada…”

 

“Anche se potrebbe essere troppo tardi…

Non riesco nemmeno a ricordare

la sensazione di quel braccio deforme…

…è buio pesto…”

“Walker-san!

Ho sentito che diceva che è buio,

così le ho portato una lampada!” 2

 


 

“Se provi ancora a toccare i miei compagni,

potrei finire con l’ucciderti!”

“Oh, ma io non ce l’ho con te, ragazzo…

Coraggio, iniziamo il nostro ultimo ballo!” 3

 

Quel che rimane della sventurata Tease mandata da Tyki a posarsi sulla spalla di Linalee si disperde in un refolo di vento, mentre Allen si lancia con impeto attraverso la lunga tavolata, travolgendo disinteressato stoviglie preziose, colme di prelibate vivande che macchiano la cupa tovaglia decorata da una croce.

Il Noah si alza di scatto, rovesciando la sedia e preparandosi a parare il colpo. L’impatto è violento, in un infrangersi di piatti e bicchieri, mentre i loro visi si trovano di nuovo vicini e i corpi premono uno contro l’altro, circondati da uno sciame di farfalle nere, ambasciatrici di morte.

Di nuovo un duello, stavolta ad armi pari. E stavolta la posta in palio è dannatamente più alta del semplice appagamento di un desiderio: ora in gioco c’è la loro vita.

Attacco e contrattacco, assalti veloci e feroci, corpi che qualche giorno fa avevano appena iniziato a conoscersi, oggi sono impegnati in una danza elegante e mortale.

 

“A che cosa pensi, ragazzo?

Sei contento che abbiamo deciso di ucciderci?

Non mettere su quella faccia da poker,

rispondimi sinceramente”

 

Dopo un altro scambio, con qualche metro in mezzo a loro, adesso chiede sincerità Tyki - equilibrista impazzito, già troppo sbilanciato su un lato del filo. Vuole sapere cosa si nasconde nell’anima del giovane pagliaccio che ha rifiutato il suo amore, folle forse più di lui per essersi ributtato in una guerra maledetta da cui lui l’aveva liberato. Cerca una risposta in quegli occhi d’argento, perché l’oro che ormai colora sempre i suoi è diventato troppo torbido e corrotto per dargliene una.

 

“È triste.

Quando ci siamo incontrati

avevi tratti da umano, eri umano.

Sarebbe bello poter giocare soltanto a carte,

senza che nessuno debba morire” 4

 

Allen gli si avvicina lentamente, la mano con l’Innocence attiva abbandonata lungo il fianco, quasi che, pur sapendo che questo duello è giusto, faccia fatica a portarlo avanti. Troppi ricordi di un altro Tyki si presentano importuni alla sua mente: ricordi di un Tyki umano, giocatore, amante… ma ora deve cancellarli tutti subito, se vuole sopravvivere.

Perché sul volto del Portoghese, nei suoi occhi, ora non c’è più traccia di quell’altro Tyki. Ora c’è soltanto una pazzia cupa che lentamente sta appannando il suo sguardo profondo ed erodendo il suo bel sorriso, trasformandolo in un ghigno sadico.

C’è ormai poco tempo per le parole, meno ancora per gli sguardi e per i gesti che ogni volta tanto hanno detto tra loro. Sono solo pochi istanti di tregua, poi il combattimento riprende, più violento di prima.

Negli occhi dell’uno c’è sempre più vuoto, in quelli dell’altro sempre più dolore: ma non si tratta di dolore fisico, come non si tratta di vuoto causato da incoscienza.

No, il dolore di Allen dipende dalla consapevolezza che ormai la loro partita è quasi giunta alle battute finali e, comunque finisca, per lui non sarà un bel risultato.

Il vuoto di Tyki è la resa di chi ha provato fino all’ultimo ad essere libero, nonostante sapesse benissimo che quella scacchiera è una prigione per tutti, pedoni, cavalli o alfieri che siano, e che morire è l’unico modo di uscirne.

L’uno sta per essere travolto dal suo dolore, l’altro dal suo vuoto che lo trascinerà alla follia. Una follia in cui, accanto al desiderio istintivo e irrefrenabile di uccidere, c’è posto solo per un inconscio anelito alla libertà.

 

“Ragazzo, ti libererò da quel dio

che possiede voi esorcisti!” 5

 

Poi il vuoto si crea davvero e inghiotte il ragazzino dai capelli candidi per togliergli l’aria, l’Innocence… e il dolore. Quando tutto sembra finito, quando Allen sembra essersi arreso e la pazzia sembra aver consumato il cuore troppo umano del Noah, tramutandolo solo in una macchina di morte, è allora che dal vuoto rinasce la vita.

 

Nel momento in cui il clown bianco emerge armato di spada e trafigge senza apparente esitazione il suo nemico, negli occhi della vecchia bambina si legge sconcerto e stupore.

Tyki invece non riesce a credere di essere ancora vivo dopo essere stato colpito in pieno da un fendente: ma non c’è gioia sul suo viso, quasi che avesse desiderato morire.

 

“Cosa è successo? Non sono morto…

Sono sicuro di aver sentito dolore,

ma non ho ferite…

che trucco è mai questo, ragazzo?”

“Non è un trucco.

quel che ho distrutto è soltanto

il Noah dentro di te” 6

 

Si guarda le mani, incredulo, la sensazione di quella sofferenza lancinante al petto che non riesce a svanire dalla sua mente, mentre una catena di croci gli compare sul corpo. Poi alza lo sguardo su Allen che lo osserva in silenzio, gli occhi d’argento incupiti da una pena resa appena più sopportabile dalla consapevolezza che è lì che conduce il sentiero che si è scelto. Però questo non serve certo a farlo star meglio.

L’esorcista si avvicina lentamente mentre Tyki, inginocchiato a terra, ormai respira a fatica; sanno entrambi che è finita e che il piccolo baro ha vinto di nuovo, ma stavolta senza alcun trucco.

Allen solleva la spada di fronte al viso pallido dell’uomo, mentre Road fa per precipitarsi in suo soccorso. Il Portoghese la ferma con un gesto stanco: lui ha perso e non sarebbe giusto che lei si immischiasse in quella partita, nella loro partita. E poi, a conti fatti, morire per mano di un bambino così adorabile è molto meglio che continuare a saltare di qua e di là del fosso sempre più largo che separa le sue due vite, rischiando ogni volta di esserne inghiottito.

Così, quando la spada di Allen gli trapassa quel cuore diviso fattosi irrimediabilmente troppo nero, mentre i sette sacri marchi maledetti iniziano lentamente a svanire dalla sua fronte, Tyki non può fare a meno di sorridere (ed è il primo sorriso veramente sincero, veramente umano, che gli illumina il viso da molto tempo), né di ringraziare a modo suo quel ragazzino che, in fondo, l’ha salvato da una caduta senza rete nell’oblio.

È l’ultima carezza del demonio morente, folle equilibrista dalla doppia vita, all’apostolo che l’ha ucciso, pagliaccio bambino con il cuore triste e il sorriso disegnato con la biacca.

 

“Esci da questa guerra, Tyki Mikk!”

“È… un peccato, ragazzo…” 7

 


 

1. Catullo, Liber Catullianus, Carme LXXXV

2. Night 80

3. Night 111

4. Night 112

5. Night 114

6. Night 117

7. Night 118

 

 

Tengo a precisare che tutte le battute del manga qui riportate sono traduzioni effettuate dalla sottoscritta direttamente dalle scan inglesi. All'inizio, essendoci già disponibile il volume in italiano, pensavo di utilizzare la versione pubblicata dalla Panini; dopo una lettura attenta, però, ho deciso di fare da sola.

Mi rendo conto che può sembrare pretenzioso da parte mia ma, se confrontate la versione italiana e quella inglese, potrete capire la mia posizione: e immagino sarete d'accordo con me a non fidarvi ciecamente di una traduzione che arriva a rinominare l'Innocence di Tiedoll da "Maker of Eden" a "Maker of Heaven" (come nella Night 155) e soprattutto a far dire a Tyki che il braccio maledetto di Allen è IL DESTRO - e ancora oggi non so se ridere o piangere quando rivedo quella vignetta della Night 114!

In ogni caso ho indicato i riferimenti precisi di ogni citazione, così se volete potete controllare.

In secondo luogo, ringrazio Liris, Ponytail e la mia beta-moyashi Lety per le recensioni. Il loro supporto è stato fondamentale per convincermi a pubblicare anche la seconda parte di questa fic. Personalmente la considero uno dei miei lavori più riusciti - e sinceramente speravo ricevesse un’accoglienza migliore... ma in fondo è la prima volta che mi cimento in una yaoi, quindi va bene lo stesso.

Grazie comunque a voi e alle persone che hanno messo la storia nei preferiti.

 

   
 
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