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Autore: Nikilu    28/06/2016    1 recensioni
Questa storia porta semplicemente un po' di novità al romanzo che già conosciamo. Le scuole sfidanti che gareggiano per il Torneo Tremaghi portano una ventata di freschezza e novità a Hogwarts. Nuovi personaggi sono inseriti in un contesto a noi tanto familiare e ci saranno cambiamenti, amicizie, amori... ma soprattutto il Torneo Tremaghi.
Genere: Fantasy, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Era passata una settimana da quando Nora ed Esteban si erano trasferiti nei sotterranei insieme ai Serpeverde, stesso lasso di tempo in cui non avevano scambiato una sola parola con Alicia. Per tutti i sette giorni, la saccente ragazzina dai capelli scuri li aveva evitati, neanche avessero avuto la Spruzzolosi; Nora aveva più volte tentato un approccio, ma Alicia era sempre sfuggente e le leggeva, ogni volta, qualcosa di strano negli occhi quando la guardava.
Paura? 
Ci era rimasta male della sua decisione, ma d’altronde – come aveva detto Esteban – potevano tranquillamente incontrarsi nel castello… o almeno così credevano. In ogni caso, seppur con dispiacere, la biondina era pure sempre una campionessa del Torneo Tremaghi e la prima prova le pendeva sul collo come una spada di Damocle.
“Non ho tempo per pensare alle sue stramberie” aveva detto ad Este mentre si recavano nell’aula del professor Vitious.
“Te ne pentirai se non riuscirai a parlarle quanto prima” commentò saggiamente l’amico aprendole il portone di legno massiccio dell’aula e facendole spazio per passare.
“Ne riparliamo dopo” lo rimbeccò lei raggiungendo uno dei banchi sull’estrema destra; i due amici spagnoli fecero dei cenni di saluto a Fred, George e Lee Jordan che confabulavano qualcosa e si sedettero nel banco dietro di loro. Stralci di conversazione dei tre Grifondoro fecero innervosire Nora che, di buon grado, punzecchiò George con la punta della bacchetta. Il gemello si girò verso di lei con sguardo interrogativo ma la ragazza non ebbe il tempo di mostrargli il suo disappunto che il professor Vitious cominciò la lezione.
“Bene, bene, buongiorno” gracchiò il piccolo professore che - come i ragazzi di Gibralfaro e Whitehorse avevano potuto constatare - svolgeva sempre le sue lezioni dall’alto di una pila di libri. “Oggi impareremo un incantesimo molto utile. Ricorderete certo l’incantesimo Incendio, non è così?” chiese Vitious ai ragazzi che risposero in coro un sonoro . “Benissimo!” continuò esaltato il piccolo docente “Oggi studieremo la sua controparte: l’incantesimo Acquatico”. Si levarono alcuni stridii eccitati e la spiegazione occupò la mezz’ora successiva della lezione.
Aguamenti” trillò Esteban controvoglia e una piccola, insignificante quantità di acqua fuoriuscì dalla punta della sua bacchetta. “Che palle questo incantesimo” commentò subito dopo.
“Ci vuole un po’ di convinzione” disse Nora, in modo arrogante, guardandolo con un’alzata di sopracciglio.
“Fallo tu, allora. Vediamo” la esortò l’amico che nel frattempo aveva chiuso il libro Incantesimi 6 e ci aveva poggiato sopra la bacchetta.
Nora si schiarì la voce e in modo molto – fin troppo – deciso esclamò “Aguamenti!”. Un fortissimo getto d’acqua uscì dalla punta della bacchetta di noce e infradiciò George dalla testa in giù in meno di un secondo. Uno scoppio di risate si levò tempestivamente e il gemello si voltò a guardare la sua nuova amica, i lunghi capelli grondanti, dicendo ad alta voce “Professore! Flores lo ha imparato fin troppo bene l’incantesimo!”. Nora arrossì, si guardò intorno e vide che tutti gli studenti la stavano guardando divertiti, ridendo con gusto. Scusandosi mille e mille volte con George si abbandonò anche lei ad una sonora risata e – dopo aver controllato in cartella - passò un fazzoletto di stoffa al Grifondoro. Anche il professor Vitious non poté fare a meno di ridacchiare; si congratulò con Nora per il risultato ottenuto e disse al gemello che almeno così stava più fresco.
La campanella suonò di lì a poco e gli studenti lasciarono l’aula ancora ridacchiando per la scenetta avvenuta poco prima.
“Potresti usare questo incantesimo al Tremaghi” suggerì Fred alla ragazza spagnola mentre si accalcavano tutti nel corridoio.
“Chissà che non possa tornarti utile davvero” commentò Lee Jordan.
“Cercherò di stare lontano dalla prima fila sugli spalti allora” intervenne George scatenando ancora risate negli altri.
La giornata degli allievi del sesto anno continuò lenta ed inesorabile con due ore di Trasfigurazione, una di Pozioni e due di Difesa contro le Arti Oscure.
“Certo che il lunedì è micidiale” commentò Candice mentre lasciavano l’aula del professor Moody.
“Sì, Dìos mio” disse Nora sfinita che, poco dopo, si costrinse a tradurre ciò che aveva detto per la Serpeverde.
“Mi piace lo spagnolo” aggiunse Candice, erano arrivate al primo piano. “Dovresti insegnarmi qualche parola”
“Con piacere, mi querida!” rispose Nora specificando che querida significava cara.
“Quindi, my dear si dice mi querida?” domandò Candice, il cui accento molto marcato non le permise di intonare bene quello spagnolo.
“Esatto. Vedrai che prima di giugno ti avrò insegnato a parlare la mia lingua” la rassicurò decisa la ragazza di Gibralfaro. Candice sorrise entusiasta con quel suo sorriso splendente che spiccava contro la pelle mulatta. Giunsero nel Salone d’Ingresso e si diressero spedite verso i sotterranei; le torce attaccate alle pareti emanavano una luce fioca, diversa rispetto a quella delle altre illuminazioni del castello; le scale di pietra erano scivolose e umide, e scendendo Nora avvertì un brivido di freddo. Aveva ancora la sciarpa di George e non dimenticava mai di indossarla; se la strinse al collo e quando arrivarono alla sala comune dei Serpeverde, così come succedeva da quando alloggiava lì, alcuni buttarono uno sguardo inorridito all’indumento.
“Certo che voi e i Grifondoro vi odiate parecchio” commentò Nora mentre lei e Candice salivano nel dormitorio.
“Beh” cominciò Candice “diciamo che esiste una specie di conflitto dai tempi di Salazar Serpeverde e Godric Grifondoro, erano loro ad odiarsi. È come se le due case dovessero essere per forza nemiche… capisci cosa intendo?” tentò di spiegare la ragazza.
“Sì, però… no me gusta” disse sincera Nora. Candice la guardò di sottecchi e non proferì parola.
 
+++
 
L’indomani, Nora fece la ronda fuori dalla biblioteca: Hermione le aveva detto che Alicia si era rintanata lì per studiare e la campionessa di Gibralfaro era ben decisa a braccarla. Erano le 17.30 quando l’amica varcò l’uscita della biblioteca per recarsi alla torre di Grifondoro.
Buenas tarde” esclamò Nora non appena li vide, e Alicia fu colta di sorpresa.
“Cosa ci fai qui?” riuscì soltanto a chiedere, con uno sguardo perplesso.
“Fino a prova contraria, sono libera di girare per il castello” rispose Nora avvicinandosi “Ma, direi che sono qui per te”.
“E perché?” domandò Ali, indietreggiando.
Por què?! Ti sembra normale che non parliamo da giorni? Che eviti me ed Este?” si infervorò Nora mettendosi una mano sul fianco.
Alicia ammutolì e guardò la sua amica con le lacrime agli occhi: fu così che la biondina le fu subito addosso e la stritolò in un abbraccio. Poi, all’orecchio le sussurrò “Mi dici cosa ti prende?”
Ali si abbandonò ad un pianto isterico e non si staccò dall’amica, anzi la cinse forte, più forte che poteva. Passò qualche minuto in cui rimasero strette nell’abbraccio, mentre alcuni studenti – uscendo dalla biblioteca – le guardarono straniti; Nora si divincolò da lei in attesa di una spiegazione plausibile. Alicia tirò su col naso e in tono molto flebile chiese a Nora se potevano andare a prendere un po’ d’aria; Nora acconsentì e presero le scale senza dirsi una parola. Il cuore della biondina batteva forte, non sapeva cosa Alicia volesse dirle ma aveva paura. Paura che quell’amicizia potesse rompersi – ok che le amicizie si rompono, poteva superarlo – ma non senza sapere il perché.
Giunsero nell’atrio del castello e lì rimasero perché si scatenò una fitta pioggia che costrinse molti studenti a rientrare e impedì loro di uscire; si sedettero dunque sui gradini della grande scalinata in marmo, Alicia uno più su rispetto a Nora, e quest’ultima attese.
“Lo sai perché Salazar Serpeverde non andava d’accordo con altri fondatori di Hogwarts?” fu la prima cosa che uscì dalla bocca di Alicia.
“No, ma scommetto che stai per dirmelo” rispose Nora, cercando di mantenere la calma. Otto giorni che non ci parliamo e ricomincia con la storia di Hogwarts?!, pensò stizzita.
“Voleva essere più selettivo per la scelta dei giovani maghi e streghe che dovevano frequentare la scuola” cominciò a spiegare la mora.
“Selettivo in che senso?” chiese Nora, fintamente interessata.
“Nel senso che voleva studenti col sangue puro, i Purosangue… capisci?” disse allarmata.
“Sì, ho capito. Voleva tutti studenti figli di maghi e discendenti da famiglie di maghi e bla bla bla… so cosa significa essere un Purosangue. Io lo sono, per esempio, ma non vedo come tutto ciò possa interessarci sinceramente” spiegò Nora, un attimino meno piccata e più comprensibile.
“Io non sono una Purosangue, lo sai” mormorò Alicia, abbassando la testa. “Mia madre e mio padre sono…”
“Babbani” concluse Nora “E allora? Continuo a non capirti! Non c’è mica Salazar Serpeverde dietro la statua di Barnaba il Babbeo bastonato dai troll che vuole ucciderti!”
“Barnaba chi?” domandò Ali senza capire.
“Barnaba il Babbeo bastonato dai troll. Settimo piano. Com’è che non lo sai?” la domanda di Nora rimase senza risposta, Alicia continuava a tenere il muso lungo. La biondina si guardò intorno e notò che Jeremy Smith la stava salutando; ricambiò il cenno di saluto e sperò che lui non la raggiungesse. Per fortuna, il ragazzo di Whitehorse fu bloccato da un gruppetto di Corvonero del suo anno che lo trascinò in Sala Grande.
“Allora?!” Nora era spazientita e Alicia continuava a non spiegarsi in maniera chiara, cosa molto strana per lei.
“Non ci sarà nessun Salazar Serpeverde in agguato” Alicia prese coraggio per parlare “ma gli studenti della sua Casa sono come lui. Sono tutti Purosangue… disprezzano tutti i Mezzosangue e… io ho paura. È per questo che non sono venuta con voi nei loro dormitori”.
“Guarda che non ti avrebbero ucciso nel sonno. Saranno come saranno, avranno i loro pregiudizi… ma anche tu hai i tuoi. Se non li conosci, non puoi pronunciarti su di loro” replicò saggiamente Nora, poi continuò: “Ciò non giustifica il fatto che non rivolgi la parola a me ed Esteban, che ci eviti come il vaiolo di drago, che ci escludi dalla tua vita” concluse il suo discorso in modo risoluto e incrociò le braccia. Alicia non riusciva a guardarla negli occhi e non replicò; allora Nora si alzò in piedi, confusa e innervosita per quel discorso senza capo né coda che Alicia aveva tentato di propinarle. Ma poi, una lampadina si accese nella sua mente e, ferita, prima di raggiungere i sotterranei disse: “Sareste sicuramente dei Serpeverde… è così che ci hai detto a settembre, eh? La cosa che più mi fa male è che lo pensi davvero”. Se ne andò voltando le spalle alla sua amica, o forse, a quella che credeva essere sua amica. 
  
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