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Autore: sesshydil    18/04/2009    7 recensioni
Lei: una rinnegata, con una terribile maledizione, costretta a vivere nella notte, lontana dal sole.
Lui: un elfo, forte e coraggioso, con un gran senso dell'onore.
Possono due persone così diverse stare vicine..o addirittura amarsi?.. Con una guerra in atto, tra armi e battaglie, una storia sta x nascere..
Genere: Romantico, Triste, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Legolas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le mura del tromba torrione si levavano imponenti, forti e possenti nella loro antica bellezza, fatta di pietra e legata dal coraggio e dalla speranza degli uomini che l’avevano costruito

CAPITOLO 7°: Battaglia

 

Le mura del tromba torrione si levavano imponenti, forti e possenti nella loro antica bellezza, fatta di pietra e legata dal coraggio e dalla speranza degli uomini che l’avevano costruito. Uomini che adesso si agitavano ansiosi all’interno delle sue mura, cercando calma nel senso di protezione che esso emanava, ma non riuscendo a trovarla, perché ovunque i segni della imminente guerra erano tangibili. Gli uomini erano irrequieti, vestiti delle loro armature che niente altro avevano visto se non il fondo scuro del baule nel quale per anni erano state rinchiuse. Armature che mai guerra avevano visto, nella loro lucente perfezione, non un segno a scalfirne la liscia fattezza, e uomini, abituati a coltivare i campi e a pensare alla guerra come un qualcosa di astratto che mai avrebbe potuto colpirli.

Aragorn scosse la testa, incapace di colmare il senso di morte che pian piano gli riempiva il cuore per poi passare ai polmoni, impedendogli di respirare. Aveva passato tutta la sua vita a combattere, a uccidere, al fianco di uomini che come lui avevano scelto di sacrificare la propria vita a difendere gli altri, e molti ancora ne aveva combattuti, uomini che avevano scelto di uccidere per soldi o più semplicemente per egoismo, per avidità. In ogni caso, quegli uomini erano soldati, gente che viveva con la guerra nel sangue. Ma guardandosi attorno, non vedeva soldati, non vedeva occhi sicuri e decisi, carichi di uno scintillio di folle eccitazione per la battaglia imminente, colmi di voglia di mettersi in gioco, a disprezzo della propria vita. Vedeva solo uomini strappati ai loro campi, con armature che li soffocavano e spade smussate inutilizzabili, occhi pieni di ansia, disperazione, paura. Paura per se stessi, paura per i loro cari, paura per il futuro. I loro occhi questo riflettevano, insieme alla voglia di scappare lontano, se non fosse stato per l’onore e un briciolo di speranza che li legava a quel posto. Forse era proprio questo a fargli più male: quella speranza che vedeva nei loro occhi, che urlava sovrastando il rumore frenetico del borgo, che continuava a vivere imperterrita, una speranza folle e senza senso che doveva continuare a vivere, perché se fosse morta avrebbe trascinato tutto nell’oblio. Aragorn lo sentiva, sentiva quell’ urlo, e il suo cuore urlava di rimando: FOLLE! Esatto, non era altro che follia. Perché la speranza non c’era, non ci poteva essere speranza per uomini non addestrati, non ci poteva essere speranza per loro contro gli orchi. E questa certezza cresceva sempre di più fino a lacerarlo. Aveva cercato di combatterla, di negarla, ma aveva capito ben presto che illudersi non sarebbe servito a niente. Eppure quegli uomini credevano in lui, era a lui che la loro speranza si rivolgeva, e lui non poteva fare niente altro se non starla a sentire, aspettando il momento in cui sarebbe inevitabilmente morta.

Si appoggiò al bordo delle mura, passandosi una mano sul viso, coprendo gli occhi. No, non era questo il momento di cedere, non era questo il momento di rassegnarsi. Lui avrebbe combattuto, avrebbe guidato i suoi uomini in battaglia, e avrebbe fatto qualunque cosa per vincere, o sarebbe morto nel tentativo.

Il suo sguardo si perse sull’orizzonte, verso la terra di Mordor… chissà come stavano Sam e Frodo, chissà se erano ancora vivi, chissà dove si trovavano… tutto era nelle loro mani…

 

< quei due ce l’hanno fatta a quanto pare!> la voce tonante di Gimli si insinuò nei suoi pensieri. < guarda un po’ laggiù> gli disse il nano indicando il prato in lontananza.

 

Aragorn seguì il suo dito e sentì il suo cuore mancare un battito, e illuminarsi di gioia e di un pizzico di speranza in più. Una figura incappucciata cavalcava a fianco di un elfo dai lunghi capelli biondi, e dietro di essi, circa un migliaio di uomini camminavano severi e ordinati, le armi salde nelle mani, gli sguardi fieri e selvaggi, i corpi possenti e muscolosi: soldati.

Legolas e Ithilwen ce l’avevano fatta.

 

****************************************

 

Ormai era pomeriggio inoltrato, il sole sarebbe tramontato nel giro di qualche ora, e la fortezza era come congelata. L’elfa era seduta sull’ultima cinta muraria, la schiena appoggiata a una torretta di guardia, lo sguardo che si perdeva in lontananza. I capelli, di solito lasciati liberi, erano ora racchiusi in un stretta coda, che scivolava sinuosa fino alla vita. Il petto era ricoperto da un’armatura di ferro, che le copriva il collo e le spalle arrivando fino alla vita. Un armatura elfica, che seguiva i movimenti del corpo, diversa da quelle umane, così rigide e scomode. Pareva quasi di non averla addosso. Gli avambracci erano protetti da placche di metallo, la faretra sulla schiena era piena di frecce, l’arco sembrava fremere, due spade erano legate ad un cinturone legato alla vita, il ciondolo risplendeva al collo.

Ithilwen era in tenuta da guerra. Qualche ora dopo il loro arrivo alla fortezza, un messaggero era arrivato disperato, annunciando l’avanzata dell’esercito nemico.. centinaia di migliaia di orchi si stavano avvicinando al fosso, impedendo ogni fuga, impedendo agli assaliti di essere raggiunti da aiuti. Erano in trappola. Quelle erano le ultime ore di tregua prima della distruzione.

Il respiro della donna era lento e regolare, nessuna paura nel suo sguardo, nessuna agitazione, nessun divertimento.. non c’era niente nei suoi occhi, se non una lieve traccia di malinconia, mentre osservava il sole tramontare. Le labbra rosate si muovevano silenziose, quasi a parlare ai prati silenziosi, al sole, al futuro, al passato..

Una goccia di pioggia le cadde sulla fronte, scivolando lungo il profilo della mascella, per perdersi infine nel freddo vento della sera. Il sole era tramontato, e le nuvole che per tutto il giorno avevano annunciato pioggia, si stavano finalmente svuotando. Sorridendo, continuò a muovere le labbra alzando la voce, permettendo alla canzone di risuonare per le fredde mura, arrivando alle orecchie degli uomini, correndo lungo i prati, accompagnato le gocce di pioggia, trascinate lontano dal vento.. una canzone che parlava di guerra, di uomini valorosi pronti a battersi per qualcosa di giusto, che parlava di tristezza, di solitudine, di terrore, ma anche di speranza, quella folle speranza che non muore mai, che permette di andare avanti, quella speranza che si rinvigorisce al sorgere di una nuova alba..una canzone antica come la terra, dalle parole sconosciute, ma capace di entrarti nel cuore.

Tutti gli abitanti della fortezza rimasero immobili, ad ascoltare ciò che la voce melodiosa voleva trasmettere, a riempirsi il cuore di quella speranza e di quella dolcezza.

Legolas alzò gli occhi verso le mura, fissando quella donna forte e coraggiosa, ascoltando la sua canzone, riempiendosi di lei..

Finì di controllare che tutti gli uomini fossero al loro posto, e si incamminò verso la cinta muraria.

Arrivò alle spalle della elfa mentre questa terminava la canzone,ma invece di parlare, si appoggiò alle mura accanto a lei, fissando lo sguardo in lontananza.

La pioggia aveva ormai iniziato a scendere abbondante, ma i suoi occhi vedevano benissimo lo stesso.

 

< Arriveranno nel giro di qualche ora> disse al vento, con sguardo concentrato.

 

< I rinforzi ormai non riusciranno ad arrivare, avevi ragione tu. Theoden ha voluto rischiare, e ha perso. Ormai solo le nostre spade potranno aiutarci.. ma la maggior parte di questa gente non sa combattere… la speranza di sopravvivere è sempre più lieve.> sospirò lei.

 

< Lo dici come se per te vivere o morire non fosse una cosa di grande importanza.>

 

Lo sguardo di lei si oscurò. < soltanto pochi giorni fa ti avrei detto che era così..ma adesso… adesso non capsico nemmeno io..> scosse la testa < sono semplicemente realista. La speranza per noi è quasi assente. Eppure, so che impegnerò tutte le mie forze in questa battaglia… non intendo rinunciare a… > sorrise e lo fissò negli occhi < ho intenzione di lottare per vivere >

 

< bene, a quanto pare alla fine fai progressi > le rispose Legolas con un sorriso.

 

Ma invece di sorridere, lei tornò a guardare l’orizzonte assorta. La pioggia le incollava i capelli al viso e faceva aderire i vestiti al corpo.

 

< sai.. mi stavo chiedendo.. perché combatti questa guerra? > chiese Ithilwen tornando a guardarlo.

 

Lesse la confusione negli occhi dell’elfo. < combatto perché è giusto, perché non possiamo stare ad aspettare che il mondo venga distrutto senza fare niente, aspettando il momento in cui le foreste verranno distrutte e i fiumi prosciugati, e tutti noi verremo fatti schiavi. Dobbiamo lottare, per avere un futuro migliore, non dobbiamo rassegnarci, non finchè c’è qualche speranza di cambiare le cose.> rispose lui.

 

Lei rimase per un attimo a fissarlo negli occhi, come a cercare la certezza di qualcosa sul viso di lui, e a un certo punto, parve trovarla, perché una smorfia le distorse il viso e lei scosse la testa.

< un altro idiota che si illude di poter cambiare il mondo..> sospirò.

 

< idiota è colui che fugge sotto i sassi aspettando la conclusione delle cose> rispose lui duramente.

 

< quello si chiama buon senso > rispose lei arrogante.

 

< non pensi davvero quello che stai dicendo, altrimenti perché saresti qui?> la provocò lui.

 

< perché ho stretto un patto con voi.> gli sorrise lei, scendendo dal muro e avvicinandosi fino ad averlo a pochi centimetri di distanza.

 

< stai mentendo! > sorrise lui a sua volta, fissandola negli occhi, osservando le gocce di pioggia disegnare arcaici disegni sul suo viso che rifletteva pallido nella notte.

 

< hai ragione..> una smorfia triste le comparve sul viso < è solo che… di solito gli idioti muoiono prima di avere il tempo di cambiare qualcosa..> disse abbassando gli occhi e voltandosi di nuovo a fissare l’oscurità, allontanandosi da lui.

 

< ..vuoi dirmi che hai paura per me?> rise lui malizioso, avvicinandosi di nuovo a lei.

 

< tse non mi sembra di aver fatto il tuo nome del discorso> esclamò lei sbuffando e  lanciandogli uno sguardo divertito.

 

< certo..> sorrise lui scuotendo al testa. Rimase a fissarla, osservando il corpo sottile, il viso delicato che fissava deciso l’orizzonte, i capelli scompigliati dal vento.. e improvvisamente un'altra immagine gli balenò in mente: era sempre lei, sempre appoggiata a quel muro, ma questa volta i suoi occhi erano velati, i capelli scendevano disordinati sulla schiena, le labbra esangui bagnate di sangue, una profonda ferita alla schiena, da cui il sangue continuava a sgorgare..

L’immagine così vivida nella sua testa lo spaventò. Non avrebbe potuto sopportare di vederla così..

 

< Tu non devi combattere.> esclamò lui improvvisamente.

 

Lei si voltò a fissarlo, e i suoi occhi si spalancarono quando lesse il turbamento deformare il suo bel viso.  < ma cosa stai dicendo? >

 

< Non devi combattere, è pericoloso! > esclamò lui afferrandola per un braccio e fissandola negli occhi.

 

< adesso sei tu che ti preoccupi per me > sorrise lei liberandosi dalla sua stretta.

 

< Ithilwen questo non è un gioco, puoi rischiare di morire! Ascoltami..> proseguì lui, ma lei gli mise una mano sulla bocca, impedendogli di parlare.

 

< No, sei tu che devi ascoltare me. So benissimo che non è un gioco, so quali sono i rischi, ma come hai detto tu, non ci si può nascondere aspettando che tutto sia finito. So combattere, sono stata addestrata a farlo fin dalla nascita, non devi temere per me… e se in questi giorni hai capito qualcosa di me, sai di non poter pretendere che io stia in disparte a guardare mentre la battaglia imperversa.. > aveva parlato con convinzione, fissandolo negli occhi, parole dure e sguardo serio, tentando di calmarlo.

 

Rimasero a fissarsi ancora a lungo, sotto la pioggia, finchè improvvisamente, il rullo di un tamburo  risuonò nell’oscurità del prato, e lei sorrise.

 

< coraggio stupido, vediamo di non farci uccidere. >

 

***********************************************

 

Gli orchi arrivarono. A migliaia, bestie assetate di sangue, marciarono ordinatamente fino a trovarsi a qualche centinaio di metri dalle mura esterne. I tamburi risuonavano nella notte cupa, i lampi sporadici riflettevano sulle cotte di maglia, rendendo la scena quasi surreale.

Dietro la protezione delle mura, gli uomini erano schierati ai loro posti, immobili, osservando con terrore crescente la marea di nemici che si stagliava ai loro piedi.

Un mare in burrasca, che presto si sarebbe abbattuto con forza disumana sul forte, e la domanda che risuonava nella mente di tutti era: riuscirà a resistere?

Riusciranno le solide mura di pietra a contenere la valanga d’acqua, o crolleranno?..trascinando tutto nella distruzione?

Adesso era tutto in mano al destino: per quanto gli uomini potessero combattere e respingere l’assalto dei nemici, tutto sarebbe stato vano, se le mura fossero crollate.

Ma la pietra è solida, la pietra è forte, e per quanto il timore fosse crescente, occorreva pensare solo alla battaglia, e sperare che la pietra vincesse l’acqua.

 

< un bel numero certo.. direi che ci sarà da divertirsi per tutti, non trovi elfo?> esclamò il nano, osservando la schiera di nemici con occhi ardenti di eccitazione e impazienza.

 

< per una volta hai più che ragione.. ne avremo per un bel po’..> rispose pensieroso Legolas, scrutando lontano.

 

< mmm non va bene così! Non si può affrontare una battaglia con questo stato d’animo! La fai quasi sembrare una tragedia!..rischi di avvilirmi!> si imbronciò il nano.

 

< Avvilire te? Temo che sia impossibile! Lascia perdere Legolas, oggi non fa che lamentarsi e preoccuparsi > gli sorrise Ithilwen, che si trovava al suo fianco < In fondo, siamo semplicemente qualche centinaio di migliaia in meno, cosa vuoi che sia! > sbuffò con un sorriso sbieco, fissando a sua volta le truppe nemiche.

 

< ottimismo miei cari elfi, ci vuole più ottimismo! Ma in fondo posso capirlo, se temete di non farcela… ahhh vorrà dire che ogni tanto mi assicurerò che siate ancora vivi > disse con scherno, una finta aria di esasperazione che non poteva contenere la perversa felicità per la lotta imminente.

 

< eh si, è di sicuro meglio che ci tenga d’occhio tu.. potrebbe essere difficile per noi riuscire a vederti nano! > esclamò Legolas, sorridendo al rossore che si diffuse sulle guance del nano.

 

< insolente, sempre il solito insolente..> prese a borbottare il nano, mettendo fine alla chiacchierata.

 

Gli uomini e gli orchi rimasero a fissarsi ancora per qualche tempo, finchè, un urlo di guerra proruppe dalle prime linee delle schiere nemiche, che si lanciarono verso le mura.

Pronti e seguendo gli ordini, un centinaio di archi incoccarono le frecce e si tesero. Le braccia erano ferme, ma i cuori palpitavano. Non era necessario cercare un bersaglio, perché l’oscurità rendeva difficile sceglierne uno, e capire se il colpo sarebbe andato a segno sarebbe stato comunque impossibile.

La pioggia rendeva difficile la traversata agli orchi, rendeva scivolose le armi, turbava ancora di più i cuori.

 

un urlò risuonò nel silenzio delle mura.

Le frecce scoccarono tutte insieme e come un fiume si rovesciarono sui nemici, decimandoli.

Un urlo di felicità si propagò tra le file, vedendo la schiera di corpi cadere, subito zittito però, dalle grida di rabbia dei nemici, che poco addestrati e privi di controllo, si lanciarono contro le mura… a centinaia..a migliaia..

 

< Lanciate a volontà!>

Le braccia ormai si muovevano rapidamente, incordando e scoccando, incordando e scoccando..

Gli archi furono sufficienti per qualche tempo, ma ogni volta che un orco cadeva veniva sostituito da altri cinque.

Ben presto le scale e le corde incominciarono ad attaccarsi al muro, e accanto agli arcieri le spade vennero sguainate.

 

*********************************

 

Combattevano ormai da ore, e il temporale continuava a imperversare.

La cotta di maglia di Ithilwen gocciolava di sangue non suo, i capelli erano appiccicati al collo e alle guance, su cui in una spiccava un taglio netto che le dipingeva di sangue il profilo del viso. In entrambe le mani reggeva una spada, l’arco fermo della faretra ormai vuota, le braccia si muovevano sicure, abbattendo un orco dopo l’altro. Era ancora presto per sentirsi stanca. Si concentrò per regolare il respiro, e uccise l’orco che le si era parato davanti. Approfittò dell’improvviso momento di tranquillità per guardarsi velocemente attorno. La prima cinta di mura era cosparsa di cadaveri, uomini e orchi si mescolavano in un ammasso indistinto di sangue. Ancora un centinaio di soldati era rimasto a combattere, ma gli orchi erano veramente troppi, sembravano non finire mai, ma nonostante ciò gli assediati erano riusciti per ora a impedire l’accesso alla seconda cinta di mura.

Sentì un rumore alle sue spalle e con un movimento sinuoso del polso conficcò la spada nell’addome dell’orco dietro di lei. Fine della pausa.

Uccise un altro paio di orchi, avvicinandosi a una delle tante scale da cui gli orchi continuavano a salire, e con l’aiuto di un paio di uomini, riuscì a buttarla giù. Osservò il vuoto creatosi nel prato nella zona in cui la scala era caduta, ma sapeva che presto essa sarebbe stata sostituita da un'altra, e sarebbe occorso ricominciare da capo.

Intravide Legolas combattere qualche metro più avanti. Osservò il corpo dell’uomo piegarsi, muovere il braccio e conficcare il pugnale nel collo di un orco, dopodiché ruotare su se stesso facendo perno sulla gamba destra e colpire con l’altro braccio impugnante l’arco un altro orco. Non si poteva negare che fosse dannatamente bravo. Ore di battaglia, e nemmeno un graffio.

Con una punta di gelosia, Ithilwen coprì velocemente i pochi metri che la separavano da lui, arrivando al suo fianco.

 

< Com’è la situazione? > gli chiese, affondando la spada in un orco.

 

< mmm direi che ne restano ormai soltanto qualche migliaia, tutto bene > rispose lui colpendo a sua volta.

 

< Idiota, proprio adesso ritrovi il sarcasmo tu > rispose lei con un sorriso tirato, che si spense nell’uccidere un altro orco.

 

< va male. Hanno troppo vantaggio rispetto a noi, ma finchè Aragorn e Gimli non cedono, c’è qualche speranza> rispose guardando per un attimo verso il cancello.

 

< Non resisteranno a lungo temo. > disse lei con sguardo duro, osservando l’ariete infuocato che una dozzina di orchi stavano trasportando verso il cancello.

 

Il terrore passò negli occhi dell’elfo. Prese per un braccio il soldato più vicino < presto, corri a dire al cancello che gli orchi stanno arrivando con un ariete infuocato. Muoviti!> gli urlò.

Guardò l’uomo farsi strada a fatica, dopodiché si volse verso l’elfa < dobbiamo trovare delle frecce, e degli arcieri..e un posto abbastanza sicuro da cui tirare..>

 

Lei rimase pensierosa per un attimo < la torretta nord! > ansimò schivando un orco e trafiggendolo poi con la spada.

 

Uno sguardo di intesa, e i due elfi iniziarono a muoversi in direzione della torretta, uccidendo gli orchi sul loro cammino, recuperando le frecce che trovavano nei corpi, e radunando attorno a loro i soldati che possedevano un arco.

 

Arrivarono nell’arco di poco tempo alla torretta, con le faretre mezze piene e otto uomini con loro.

La torretta altro non era se non una piccola zona sopraelevata rispetto alle mura, di forma quadrata, protetta da merli, da cui si accedeva tramite una corta scaletta.

Tre uomini rimasero a proteggere la scala dall’attacco degli orchi, mentre i due elfi e gli altri cinque uomini si distribuirono dietro i merli che davano verso il cancello.

 

< Mirate agli orchi che trasportano l’ariete. Il portone non deve cedere!> diede ordine Legolas posizionandosi accanto a Ithilwen,  incordando l’arco. < tirate!>

 

******************************************

 

Aragorn si appoggiò un attimo al muro, esausto. Da ore ormai faceva avanti e indietro, dall’interno delle mura all’esterno, e viceversa. Il re lo aveva posto a proteggere e comandare le azioni del cancello, la parte più vulnerabile delle mura, la parte che non doveva assolutamente cedere.. la parte su cui la marea avrebbe colpito più forte.

Gli arcieri posti sulla parte di muro sovrastante il cancello continuavano senza sosta a bersagliare gli orchi, aiutati da uomini che lanciavano pietre e tutto ciò che avevano a disposizione. Ogni volta che gli arcieri si ritrovavano senza frecce, Aragorn, Gimli e una ventina di soldati uscivano da una piccola porta situata accanto al cancello e uccidevano gli orchi che cercavano di arrivare al cancello, dando tempo agli arcieri di riposare e di ricevere nuove frecce, dopodiché tornavano all’interno, e tutto ricominciava. Naturalmente, occorreva coordinare le azioni dei soldati disposti sulle mura, perciò ogni mezz’ora delle sentinella arrivavano a riferire l’andamento della battaglia, compreso il numero approssimativo dei morti, e Aragorn doveva pensare in fretta e trovare il modo di organizzare al meglio la difesa. Era stanco, e aveva riportato parecchie ferite, e come lui la maggior parte dei soldati non ce la faceva più.

 

< devo ammettere che è più dura di quanto avessi immaginato! > esclamò Gimli, arrivando accanto a lui.

 

< già..gli uomini sono stanchi, io sono stanco.. e gli orchi continuano ad arrivare, sempre di più, con sempre maggior forza..non so quanto resisteremo ancora> Aragorn si passò una mano sul viso.

 

< il cancello resiste, e noi non ci arrenderemo.. la speranza non è ancora persa> esclamò Gimli.

 

In quel momento, un soldato si fermò ansimante davanti a loro, una mano sul fianco destro sanguinante. < gli orchi..attaccano..ariete..fuoco!> riuscì ad ansimare, faticosamente.

 

L’uomo e il nano si precipitarono sulla scala che portava alle mura sovrastante il cancello, affiancando così gli arcieri, che in quel momento erano immobili, a fissare un punto nella notte.

Aragorn osservò la sterminata marmaglia di orchi che spingeva sulle mura del forte, ma un punto luminoso, in prossimità del cancello, attirò la sua attenzione. Una ventina di orchi trasportavano un gigantesco ariete infiammato, che grazie alla pece di cui era ricoperto impediva alla pioggia di spegnere il fuoco.

 

< Questa non ci voleva!> esclamò Aragorn. < presto, mirate agli orchi!> urlò agli arcieri, indicando l’ariete.

Osservò gli arcieri incordare le frecce, mirare..e improvvisamente, caddero trafitti. Uno, due, tre, dalla notte, frecce li decimarono, costringendo gli altri a nascondersi dietro alle mura.

 

< ma cosa succede!> esclamò Gimli.

 

Dal riparo del muro, Aragorn guardò verso il prato, e notò un qualcosa.. una costruzione! Gli orchi avevano portato fin li una specie di palafitta. Certo, non era alta quanto le mura, ma da quell’altezza gli orchi potevano a loro volta usare gli archi, e colpire chi si trovava sulle mura. Una cinquantina di orchi adesso, tirava frecce ai soldati che si trovavano sulle mura, che non avevano alcuna protezione, dovendo affrontare sia gli orchi che le frecce.

 

< Maledizione!> imprecò Aragorn. Dalla posizione in cui si trovava, non poteva muoversi per il rischio di essere colpito..e l’ariete si avvicinava.

 

Improvvisamente, vide gli orchi che sorreggevano l’ariete cadere, trafitti da una nube di frecce. Ma che cosa..??

 

< Devo ammettere che sanno il fatto loro!> esclamò ridendo Gimli, in direzione della torretta nord.

 

Aragorn guardò e li vide. Legolas, Ithilwen e un gruppo di soldati, al riparo del muro avevano iniziato a bersagliare di frecce gli orchi che tentavano di avvicinarsi al cancello. Vedeva gli archi tendersi e scoccare, senza sosta.

Ma presto, le frecce sarebbero finite, e gli orchi che cadevano veniva subito sostituiti da altri.

Si doveva fare qualcosa.

 

< Gimli, torna accanto al cancello, e fai in modo che delle assi vengano usate per rinforzarlo.> vide il nano strisciare verso le scale e sparire in gran fretta < e voi arcieri! Dobbiamo neutralizzare gli arcieri nemici, per il momento il cancello è al sicuro. Muoversi!> prese un arco e una faretra, e iniziò a scoccare.

La cosa era difficile, visto che doveva anche schivare le frecce, ma i soldati erano più addestrati ed erano comunque in una posizione vantaggiosa, e presto gli orchi arcieri vennero decimati. Ci sarebbe voluto tempo, prima che potessero essere sostituiti, ma….

 

Un colpo fece scuotere le mura.

 

Un altro colpo.

 

L’ariete stava colpendo il cancello.

 

Aragorn guardò in basso, e vide Gimli urlare ordini, gli uomini tentare di rinforzare il cancello, ma presto sarebbe caduto..e ormai le frecce erano esaurite.

Prese in fretta la sua decisione.

< Voi > disse indicando una decina di arcieri < restate qui, e continuate a colpire. Voi altri, al cancello con me!> e si precipitò giù dalla scala, seguito dai soldati.

 

*********************************

 

Avevano continuato a lanciare frecce senza sosta, al riparo della torretta. All’inizio, il piano aveva funzionato, la marcia dell’ariete si era arrestato, ma i rinforzi che speravano di ottenere dal cancello non erano arrivati. Gli orchi avevano trovato il modo di lanciare frecce a loro volta, e i soldati di Aragorn avevano cercato di contrastarli, con ottimi risultati, lasciando a loro il compito di fermare l’ariete. Ma nonostante gli sforzi, le frecce si erano esaurite presto.

 

< Maledizione!> esclamò Legolas, osservando le faretre ormai vuote, e l’ariete che riprendeva la sua corsa.

 

< Non possiamo più fare niente qui.> urlò Ithilwen. < Torniamo alle mura!> si alzò tirandolo per un braccio. Scesero le scale, e tornarono allo scoperto, le spade sguainate, gli sguardi duri.

 

Improvvisamente, un colpo fece tremare le mura.

< Stanno colpendo il cancello!>urlò Legolas, trafiggendo un orco e lanciandosi verso il portone.

 

urlò Ithilwen, ponendosi davanti a lui, costringendolo a fermarsi e a girarsi per proteggersi le spalle. Lei uccise un altro orco < Ci sono Aragorn e Gimli al cancello, per il momento sono impegnati, e quindi nessuno starà più pensando ad organizzare la difesa qui sulle mura. Noi dobbiamo restare qui a coordinare le azioni, non serve niente concentrarsi tutti al cancello e lasciare le mura poco difese!> disse velocemente, colpendo un altro orco.

 

< Hai ragione. Coraggio, tu vai di là, io di qua.> disse indicandole verso destra < la cosa più importante è eliminare le scale e le corde..e cercare di trovare delle frecce>

 

Uno sguardo di intesa, e poi si divisero.

 

Ithilwen tornò indietro, e si affiancò a uno dei soldati che erano con lei sulla torretta. < dobbiamo riorganizzare la difesa. Di hai soldati di disporsi a coppie lungo tutto il perimetro del muro, e di distare l’una dall’altra di una ventina di passi. Bisogna buttare giù le scale..e trovare frecce! Vai!> disse spingendolo, e continuando a muoversi, ripetendo gli ordini a un secondo soldato. Occorreva fare in fretta, dovevano essere pronti per quando gli arcieri degli orchi si fossero riorganizzati.

 

Sentì un colpo abbattersi sul fianco destro, e un urlo di dolore proruppe dalla sua bocca. La ferita si era riaperta. Un altro colpo la colpì sulla schiena, ma l’armatura fece il suo dovere e la protesse. Si girò di scattò ad affrontare l’orco che l’aveva colpita, schivò un nuovo colpo e conficcò la lama nell’addome. Un movimento con la coda dell’occhio, mosse il braccio all’indietro e pugnalò un secondo orco.

Si tastò il fianco ferito, e trattenendo una smorfia, continuò a muoversi e a dare ordini. In breve, la difesa si riorganizzò. Ogni coppa di soldati si parava le spalle a vicenda, e la distanza dagli altri permetteva ai rinforzi di raggiungerli in caso di bisogno. Era perfetto.

Si voltò a cercare Legolas con lo sguardo, e lo vide impegnato con due orchi. Anche dal suo lato la difesa era riorganizzata.  Lo osservò trafiggere il primo, girarsi e tirare un calcio al secondo,buttandolo giù dalle mura. Un respiro e poi…

 

Tutto sembrò congelarsi.

 

Vide la freccia nera conficcarsi nella sua spalla destra, e l’orco colpirlo al fianco.

Osservò con terrore il sangue inondare le sue vesti..

Lo osservò voltarsi con uno sforzo e uccidere l’orco..

Lo vide cadere su un ginocchio..

Vide gli orchi arrivare…

 

Un urlo disperato le uscì dalle labbra.

Con una spallata schivò un orco, ne uccise un altro, scavalcò il cadavere e continuò la sua corsa.

No…No…No…No…NO….

Ecco cosa continuava a pensare Ithilwen mentre correva, uccideva e schivava gli orchi. Le frecce avevano ripreso a mietere vittime, ma lei non ci badava.

Continuava solo a correre…e a guardarlo.

Legolas si era rialzato, ad affrontare gli altri orchi. Ma i suoi movimenti erano più lenti e pesanti, si leggeva lo sforzo e il dolore.

Improvvisamente, vide un orco colpirlo al fianco, e lo vide accasciarsi, scivolando giù dal muro, verso l’oscurità…

urlò, trafiggendo l’orco che le sbarrava la strada e muovendosi ancora più velocemente.

Il tempo sembrava rallentare, la sua corsa era sempre più lenta, mentre lui scivolava sempre più velocemente, non trovando appigli, le mani che scivolavano sul sangue..

Vide un orco chinarsi sull’elfo per dargli il colpo di grazia, ma ormai lei era arrivata.

Con un movimento fulmineo uccise l’orco, facendolo cadere dal muro, si girò e ne trafisse un secondo, e poi un terzo.

 

urlò alla coppia di soldati più vicina, che le si avvicinò a fatica.

Senza guardare se erano o no arrivati, rinfoderò la spada e afferrò la mano di Legolas, impedendogli di cadere nel mare di orchi.

 

< Dannato idiota, vedi di non mollare la mano!> urlò lei, angosciata.

 

< Non ci penso nemmeno..> sussurrò lui, fissandola grato negli occhi.

 

Lei assicurò la presa all’avambraccio di lui, dopodiché, ignorando il dolore al fianco, fermò il suo corpo contro il muro, inginocchiandosi, e fece forza con le braccia.

Il dolore era sempre più forte, i capelli le impedivano di vedere bene, la fronte era madida di sudore, e Ithilwen si rese conto di non essere abbastanza forte per tirarlo su da sola.

Sentì gli occhi bruciare, digrignò i denti dalla rabbia, e fece ancora più forza. Non lo avrebbe lasciato cadere.

Sentì improvvisamente una figura accanto a se, e temette che un orco la stesse attaccando, ma invece vide uno dei soldati che aveva chiamato in aiuto chinarsi a prendere l’altro braccio dell’elfo, e fare forza per tirarlo su. Pian piano, faticosamente, l’elfo riguadagnò il muro. Le braccia dell’elfa e dell’uomo si strinsero attorno al torace di Legolas, tirandolo finalmente al sicuro, e al riparo del muro.

I due elfi rimasero a fissarsi, lei con la braccia attorno al torace di lui.

 

< credevo avessimo deciso di non farci uccidere! Cos’è, volevi testare la mia resistenza? O vedere se riuscivi a farmi morire di paura? > gli sbraitò contro lei.

 

< non credevo saresti arrivata..ma sono contento di vederti.. grazie > sussurrò lui chiudendo gli occhi per un attimo.

 

< sei in debito con me adesso, ricordalo. > disse lei, spostando le braccia e posizionando le mani attorno alla freccia < stai fermo. > e detto ciò tirò.

 

Il corpo dell’elfo ebbe uno spasmo dovuto al dolore, quando la freccia uscì. La ferita venne tamponata velocemente con uno straccio, per fermare il sangue.

 

< temo che per il fianco non si possa fare molto. > sussurrò lei.

 

< va bene così…>

 

Un rumore terribile, di assi che cedevano, interruppe le sue parole.

 

< il cancello!> dissero terrorizzati, alzandosi e guardando in direzione del portone..ormai distrutto dall’ariete.

Anche i due soldati che fino ad allora si erano occupati di tenere gli orchi lontani da loro, smisero di combattere terrorizzati.

 

< il cancello è caduto!> sussurrarono.

 

************************************

 

Aragorn fissò per un attimo la testa dell’ariete irrompere dalle assi del cancello e farsi strada verso l’interno delle mura, una belva infuocata che aveva stanato le sue vittime.

 

< In formazione, presto!> urlò sguainando la spada, e affiancandosi ai soldati, poco dietro al cancello, che cadeva sempre di più a pezzi.

Un altro paio di colpi, e il cancello cedette del tutto, e gli orchi iniziarono a riversarsi dall’apertura.

Con un urlo, i soldati si scontrarono, iniziando a mietere vittime, decisi a non permettere agli orchi di entrare.

 

< coraggio, venite da me!> urlò Gimli, calando l’ascia al fianco di Aragorn.

 

Un colpo di spada, un cadavere che cadeva, altri orchi che arrivavano, un altro affondo, un calcio, un affondo.. gli orchi continuavano a riversarsi dall’apertura, e i soldati cadevano.

Doveva decidere in fretta, occorreva fare qualcosa.

 

< Dobbiamo ritirarci!> urlò. < All’interno della seconda cinta di mura presto!!!> urlò ai soldati, continuando ad uccidere orchi.

 

I soldati cominciarono ad arretrare, piano piano, verso il secondo cancello.

 

******************************

 

!!> urlò Legolas, dirigendosi seguito da Ithilwen e dai soldati verso la seconda cinta. Si fecero strada a fatica, gli orchi alle loro spalle premevano e godevano di quella piccola vittoria.

Finalmente però, il sole stava sorgendo, e la pioggia aveva finito di cadere.

Ithilwen osservò il prato illuminarsi di una tenue luce azzurrata, l’orizzonte visibile, gli orchi che urlavano impazziti, e in lontananza..

 

urlò lei eccitata.

 

Oltre le linee nemiche, illuminati dal sole sorgente, una schiera di soldati armati si stagliava per metri. Le cotte di maglia risplendevano, i corni suonavano potenti.

 

< i rinforzi sono arrivati!> urlarono felici i soldati.

 

< Aragorn, arrivano i rinforzi!> urlo felice l’elfo, trovandosi al fianco dell’uomo.

 

Uno sguardo di felicità illuminò lo sguardo dell’uomo < gli orchi si troveranno presi in mezzo, non avranno modo di scappare!> disse, correndo a riorganizzare le difese.

 

In breve tempo, i soldati presero posizione sulle mura, un soldato con spada alternato a un arciere.

L’esito della battaglia era stato ribaltato.

Gli orchi vennero presi di sorpresa dai rinforzi, che attraversarono il campo uccidendo e massacrando coloro che si trovavano sulla strada.

Allo stesso tempo, dalle mura continuavano a piovere frecce, e le scale continuavano a cadere, impedendo agli orchi di salire, lasciandoli bloccati nella prima cinta di mura.

In breve tempo, gli orchi vennero uccisi, o si diedero alla fuga.

 

< VITTORIA!!> l’urlo si propagò per tutte le mura.

 

< felice di vederti ancora vivo elfo > sorrise contento il nano.

 

< già, mi spiace solo di averti perso di vista > rise Legolas, osservando i giochi di luce sul viso di Ithilwen, impegnata ad uccidere gli ultimi orchi rimasti.

 

rise il nano, salutando con un cenno Aragorn, di ritorno insieme a Gandalf.

 

< come promesso ho portato i rinforzi!> sorrise Gandalf salutandoli.

 

< già, ma ti sei perso il meglio della battaglia!> ricambiò il nano.

 

< meglio così, alla sua età temo che gli venga difficile combattere!> lo schernì Ithilwen poco distante, rinfoderando la spada.

Un bel sorriso le illuminava il viso incrostato di sangue. I suoi occhi, si posarono in quelli di Legolas, che ricambiò il sorriso.

 

< avanti, Ithilwen, non tormentare così il nostro vecchietto> continuò Legolas ridendo.

 

< Ma se voi avrete all’incirca la mia età insolenti!> li apostrofò lo stregone.

 

< ma noi li portiamo meglio!> urlò l’elfa, provocando una risata generale.

 

La battaglia si era conclusa, e loro avevano vinto, ed erano tutti li, vivi e in salute.

Ma improvvisamente… un movimento attirò lo sguardo dell’elfo.

 

<Ithilwen attenta!> urlò, scoccando una freccia.

 

L’elfa si girò in tempo per vedere l’orco cadere vicino al suo fianco.

Un sospiro di sollievo si alzò dal gruppo, ma improvvisamente.. Ithilwen iniziò a tremare.

 

Con uno sguardo di terrore, osservò la smorfia contenta dell’orco, e nella sua mano.. il ciondolo Ailyan.

 

Alzò gli occhi terrorizzata e sconvolta, incontrando quelli blu dell’elfo.

 

La luce del sole accarezzava dolcemente il viso pallido e il corpo atletico, attraversato dagli spasmi.

 

un sussurro disperato le uscì dalle labbra, mentre i suoi occhi terrorizzati, si velavano di rosso..

 

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Ecco fatto un altro capitolo, meglio tardi che mai. ^^

 

Ringrazio: Illidan, chichetta99, PetaloDiCiliegio, pwg, daene e tutti coloro che mi seguono e recensiscono! Un bacio e un abbraccio!

                                                                                                                                              Dil                                                                                                                                                                                                                    

 

  
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