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Autore: jioozee    04/07/2016    2 recensioni
Mi sedetti e guardai fuori dal piccolo oblò. Mi accorsi che mio padre era ancora lì, con lo sguardo velato di tristezza e di speranza. Forse sperava che cambiassi idea, ma doveva rassegnarsi. Non potevo permettere che soffrisse ancora per colpa mia. Non potevo tirarmi indietro. Dovevo mantenere la promessa che avevo fatto a me stessa.
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Twilight, dal punto di vista di un nuovo personaggio.
Come influirà sulla storia?
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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Incubi misteriosi
 



Spalancai le porte di uscita dell’aeroporto e mi ritrovai sotto una pioggerellina fastidiosa che mi bagnava i capelli, ormai crespi per l’umidità. In quel momento ne avrei fatto volentieri a meno, ma la carezza gelida della goccioline di pioggia sul viso mi tranquillizzava.
Con un respiro profondo, riempii i polmoni di quell'aria così pulita. Quel posto non aveva minimamente a che fare con la trafficata Chicago. Niente lampioni accecanti, niente rumori assordanti, come clacson o urla di ragazzi festaioli nel bel mezzo della notte che interrompono un bel sogno.
C'era solo una sana tranquillità.
Alzai il cappuccio del giacchetto sulla testa e trascinai sotto la pioggerellina le mie valige: anche se contenevano ben poco, pesavano un accidente. Con gli occhi iniziai a perlustrare il parcheggio dell'aeroporto, in cerca di quella persona che mi avrebbe dovuto portare a casa. La casa che avrei dovuto condividere con Bella e Charlie. Scrollai la testa cacciando via quel pensiero. Era meglio non farci troppo caso, anche se era un’impresa difficile.
Nita, non fare la schizzinosa, dovresti essere grata che ti abbiano dato il consenso per stare da loro mi rimproverò la piccola vocina della mia coscienza, che fino a un momento prima era stata nascosta in un angolo buio della mia mente.
Ci mancava solo lei.
Non bastava la nebbiolina che mi stava circondando e che mi impediva di vedere davanti a me, no certo che no!
Dovevo anche sbattere contro qualcosa... qualcosa di davvero morbido.
Lentamente alzai lo sguardo imbarazzato su quel qualcuno, mentre le mie guance si tingevano di un lieve rossore.
Una figura bassina mi stava squadrando da capo a piedi incerto se parlarmi o meno.
“Nita?”, domandò poco convinto
Non mi aveva riconosciuta.
Avrei dovuto offendermi, e anche tanto, dato che non ricordava la faccia della sua nipotina acquisita, ma in quel momento non mi importava, perché mi sentivo la ragazza più felice del mondo.
“Sì, sono io”.
Sorrisi e nel scrutarlo rimasi sorpresa dal suo abbigliamento: indossava la divisa da poliziotto. Mio padre mi aveva accennato qualcosa a riguardo, ma avevo scollegato il cervello a 'Potrai andare a Forks'.
Charlie lavorava nel distretto di polizia di Forks, per le persone di quella piccola cittadina era l'Ispettore Capo Swan, la sicurezza in persona, il punto di riferimento per chiunque.
Fece una piccola smorfia ed io inclinai la testa su un lato per cercare di decifrarla: era un sorriso, forse un po' distorto, ma lo era.
Dopo quella specie di saluto, nessuno proferì più parola. Caricammo i bagagli nel cofano dell’abitacolo, dopodiché, con un gesto del capo, Charlie mi invitò a salire sulla vettura.
Da quel che ricordavo, non era mai stato un tipo molto loquace, forse non amava i discorsi che superavano più di dieci parole o chissà. Era quello il tratto che Bella aveva ereditato dal padre: l’essere timida e introversa.
Chissà con chi avrei parlato quando sarebbe arrivato uno dei miei momenti no, pensai accomodandomi sul sedile di pelle nero, che odorava di pino selvatico grazie al deodorante per auto. Chiusi lo sportello e allacciai la cintura - non era mia abitudine farlo, ma adesso ero con Charlie ed era meglio non deludere uno zio poliziotto.
Charlie avviò il motore che iniziò a fare le fusa.
Schiacciai il viso contro il finestrino freddo come una lastra di ghiaccio e guardai le immagini che sfrecciavano così veloci da provocarmi un leggero giramento di testa.
Il tempo a Port Angeles non era quello a cui ero abituata. Si riuscivano a scorgere le nuvole, batuffoli bianchi che man mano si ricongiungevano fino a diventare un unico ammasso grigiastro che non permetteva ai piccoli raggi di sole di filtrare e rendeva la città estremamente buia e cupa.
“Com'è stato il viaggio?”, tirò in ballo Charlie. A giudicare dalla sua espressione, quella era stata la prima cosa che gli era passata per la testa, ma apprezzavo comunque il suo tentativo di fare conversazione. Almeno per quella volta.
Sapevo che una volta arrivati a casa, non avrei avuto più modo di parlargli, se non nei week-end. Sempre se non avessi avuto altro da fare.
“Bene..” dissi, mentre mi stropicciavo gli occhi e sbadigliavo. Ero davvero stanca, credo che se avessi chiusi gli occhi, sarei crollata da un momento all'altro.
Lui non proferì più parola, fece soltanto delle piccole osservazioni sul tempo. Anche lui era contro le nuvole.
Missione impossibile da portare a termine: trovare qualcuno che amasse, anche solo un po', Forks.
Con tutto quel silenzio, la stanchezza ebbe il sopravvento. Le palpebre si erano fatte così pesanti da non riuscire a tenerle aperte.
Per un secondo chiusi gli occhi, ma poi quel secondo si trasformò in minuti, ore...
 
**
 
Buio. Silenzio.
Ero sola. Completamente sola. La cosa non avrebbe dovuto spaventarmi, lo ero sempre stata, ma si trattava di una solitudine diversa da quella che avevo provato sulla mia stessa pelle.
Ovunque mi girassi, trovavo solo il nulla. Il mio cervello stava elaborando qualcosa, quando all’improvviso si formò un’enorme scritta... Corri!
Le gambe involontariamente iniziarono a correre attraverso il nulla, facendosi spazio nell’oscurità. Ovunque andassi, però, non c'era niente: solo una pozza nera che si espandeva a macchia d'olio e che mi stava imprigionando.
Urlavo, e urlavo ancora, ma nessuno veniva in mio aiuto, mai nessuno lo aveva fatto.
Ero sola.
Fui presa dal panico e le uniche speranze che avevo si spensero come una fiaccola sotto la pioggia.
“Nita...”
Un roco sussurro invocava il mio nome. Una voce femminile e cristallina mi chiamava. Cercai di seguire la voce fino al punto in cui si trovava, ma non c'era un bel niente. Solo dei singhiozzi riecheggiavano nelle mie orecchie.
“Perché piangi?” gridai, cercando di farmi sentire.
Niente. Non rispondeva.
“Ti prego, dimmi perché piangi”la pregai. Niente. Perché diavolo non rispondeva?
Quando la voce emise un urlo rotto dal pianto io sobbalzai. Non capivo che stava succedendo.
“Ti scongiuro, lasciala a me!”.
Altri singhiozzi
“Ti prego, lei non è...”
Tutto si spense.

**
 
Spalancai gli occhi impaurita e con il cuore a mille, in più la mia fronte pulsava. Solo allora mi resi conti di essermi addormentata con la testa appoggiata allo sportello e con la mia solita sfortuna, Charlie aveva preso una buca causandomi un piccolo bernoccolo.
Sospirai, abbandonandomi giù, lungo il sedile, mentre continuavo a ripetermi mentalmente che era solo un incubo. Solo uno stupido e indecifrabile incubo.
Ma se era solo uno stupido incubo, perché quella voce mi suonava così familiare?
Perché una parte di me, la più piccola e la più insignificante, continuava a dirmi di conoscere quel roco sussurro? Perché più cercavo di ricordare, più la mia memoria si offuscava?
Una leggera fitta alla fronte mi mi distrasse da quei pensieri.
Ci avrei pensato più tardi, era meglio godersi il panorama. Panorama, poi!
Non che mi dispiacesse quella vista, anzi il contrario, ma ogni cosa era ricoperta di uno strato di verde: gli alberi, i tronchi e forse persino le case. Se fossero cresciute le piante all'interno delle abitazioni, beh, quello si che sarebbe stato il colmo.
E mentre mi perdevo nelle mie osservazioni del paesaggio, ebbi la netta sensazione che mancasse qualcosa, che mancasse qualcuno.
Infatti, qualcuno mancava: Bella non c'era.




Angolo autrice:
Eco il capitolo numeroII
spero vi piaccia!

Volevo ringraziare la mia prima recensitrice(?)
penso possa chiamarsi cosi: DeAnna!
Comunque chissaà uu

Tutto è possibileh
   
 
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