Capitolo 2. Cambi di Programma
Percorriamo il
sentiero che ci porta a casa in
maniera tranquilla, mio fratello mi si affianca ma evita di rivolgermi
la
parola, spero mi conosca abbastanza bene da capire a cosa sto pensando.
Gli lancio un
occhiataccia di sottecchi mentre
alla mia destra il mio fidanzato continua
a stare al mio passo.
Fino a quella
mattina ero una ragazza come le
altre in attesa di passare il rito dell’età,
adesso sono in procinto di
sposarmi con uno sconosciuto, figuriamoci amarlo o meno.
È
molto bello, questo gliene si deve dar atto,
ma a me queste cose non sono mai importate gran chè, se devo
passare la mia
vita con una persona voglio che sia compatibile con il mio carattere
che abbia
delle caratteristiche ben precise… mi
ero fatta un’idea ben precisa di come sarebbe dovuto essere
ma ovviamente non
importa più nulla di quel che io volessi, adesso mi devo far
piacere quel che
c’è.
La strada per
arrivare a casa non mi è mai
sembrata così breve, mentre papà fa girare la sua
chiave nella serratura mi
sembra che i secondi scorrano a rallentatore.
“è
molto graziosa” la sua voce calda mi
rimbomba nelle orecchie quasi avesse urlato ed invece è
appena un sussurro rivolto
solo a me. “ma la casa che costruirò per noi sarà
ancora meglio”.
Rabbrividisco a
sentire quelle parole, come fa
ad essere così tranquillo? A parlare di un noi
quando io non ho nemmeno idea di chi sia lui!
Mi infastidisco
e Skan se ne accorge, se voleva
fare amicizia con me ha completamente sbagliato approccio.
Supero stizzita
lui e mio fratello che si
scambiano qualche parola ed entro in casa dirigendomi a grandi passi
verso la
cucina, il mio unico rifugio.
“ah,
Ayla” mio padre mi ferma a metà della mia
fuga, spero proprio veda quanto sono arrabbiata. “ti
dispiacerebbe fare del
caffè?”
“certamente
padre” rispondo a denti stretti
voltando spalle irritata da quel suo sorriso sornione.
Ho da poco messo
piede in cucina quando la voce
di mio fratello mi raggiunge alle spalle.
“ma
non c’è pace oggi!” grido furiosa
facendo
cadere i chicchi di caffè sul tavolo.
Kota fa un passo
indietro allarmato, finalmente
si accorge che qualcosa che non va.
“tutto
bene?”
“tutto
bene…!?!” ripeto io furiosa ma sento le
lacrime in procinto di uscire. “siete stati via per giorni
Kota! Ero
preoccupatissima per voi, non una lettera o un messaggio.”
Lui abbassa lo
sguardo, sa bene che quando
inizio a diventare isterica non c’è nulla da fare
se non farmi sfogare, la
moglie che lo sposerà sarà fortunata, ha una
pazienza infinita.
“poi
arrivate qui all’improvviso e nessuno di
voi due ha la decenza di informarmi di questa specie di accordo
politico. Ho
dovuto scoprire di essere fidanzata lì sul palco! Tu come la
prenderesti??”
“ah
allora è per quello che sei così
furiosa…”
Come se ci fosse
qualche altro motivo per
esserlo…
Mio fratello
muove qualche passo e mi si
avvicina mettendomi le mani sulle spalle per calmarmi.
“avremo
tempo per parlarne, fai passare la
giornata, Armes e suo figlio sono qui in visita non appena saranno
andati via
io e papà ti spiegheremo ogni cosa.” Mi
dà un bacio sulla fronte.
“resteranno
qui tutta la giornata?!” chiedo
ancora sconvolta. La notizia che avrebbero passato il pranzo da noi
aveva
acceso un campanello di allarme nella mia testa.
“si,
sarà meglio che vada a cacciare qualcosa,
per quanto tu sia brava con le erbe a questi uomini serve
carne!” ride battendosi
un pugno sul petto. Il suo intento riesce perché la mia
rabbia così come è
arrivata inizia a scemare; adesso sono solo preoccupata su cosa dare da
mangiare a quattro uomini enormi!
Kota mi lancia
un ultima occhiata quasi
esortandomi a non mollare poi si allontana, so che sta andando a
prendere
l’arco e le frecce per andare nel bosco, ormai la nostra
conversazione può
considerarsi conclusa.
Finalmente da
sola in cucina finisco di
preparare il caffè, la nostra scorta di acqua scarseggia
perciò inizio a fare
un promemoria di tutto quello che servirà per il pranzo di
oggi.
Non ho mai
cucinato per così tanti uomini, solitamente
nel nostro villaggio dopo che due ragazzi si frequentano per un certo
periodo arriva
la proposta di fidanzamento, solo dopo il fidanzato visita la casa
della
famiglia della fidanzata dove lei dà sfoggio di tutte le sue
doti di brava
donnina di casa preparando il primo pasto per il futuro marito. Ed
invece io mi
ritrovo ad affrontare tutte queste cose nello stesso giorno del mio
fidanzamento tutta da sola senza neanche sapere cosa fare esattamente
visto che
sono stata cresciuta praticamente da mio padre.
Questi pensieri
iniziano a farmi deprimere così
capisco che questo approccio non funzionerà e devo scacciare
queste
elucubrazioni per concentrarmi sul pranzo e fare un ottima impressione.
Il
caffè è ormai pronto, porto in sala da
pranzo le tazze con la bevanda scura al suo interno.
“ecco
il caffè,” adagio sul tavolo il vassoio.
“vado
alla fonte per prendere un po’ d’acqua.”
Annuncio a mio padre.
“Kota
è appena uscito” papà mi fa un cenno
eloquente, sa benissimo che mi devo dare da fare per fare una buona
impressione
e che Kota mi sta dando una mano.
“bene,
ci vediamo tra poco allora” rivolgo un
saluto educato a tutti, ma Armes sembra molto preso dai suoi pensieri e
quasi
non fa caso a quello che dico, Skan solleva il volto come se stesse per
dire qualcosa
ma poi evidentemente ci ripensa e resta zitto. Torno in cucina dove la
brocca
vuota quasi mi implora di riempirla così, preso il cestino
di vimini sotto
braccio esco di casa sotto il caldo sole delle mattina per andare al
fiume, è
una splendida giornata d’estate, gli alberi verdi attorno a
me mi danno sempre
quella sensazione di gioia e freschezza a differenza
dell’inverno dove la neve
ricopre tutto ed è una fatica persino percorrere qualche
metro.
Sto per
imboccare un sentiero tracciato da poco
per andare al fiume ma dei passi concitati provenienti dalle mie spalle
mi
fanno voltare in preda al panico.
Skan con il
volto perfetto nemmeno un po’
affannato dalla corsa mi ha raggiunto. “è troppo
presto se chiedo di
accompagnarti?”
Non so se mi
irrita di più il fatto che stia
invadendo il mio piccolo momento di privacy o quella domanda idiota a
cui
ovviamente non posso dire di no.
“siete
il mio futuro marito, ne avete tutto il
diritto.” Gli rispondo educatamente ma glaciale.
“non
sono necessarie tutte queste formalità” che
sfacciato, parlarmi in questo modo. “dopotutto come hai
sottolineato tu poco
fa, sei la mia fidanzata.”
Che irritante.
Decido di non rispondergli e
ignorarlo. Prima o poi si stancherà e se ne
andrà.
“posso
portare la brocca?” mi si avvicina per
prendere il contenitore, un gesto galante per impressionarmi, ma io non
ho
intenzione di cedere subito o si farà un opinione di me
sbagliata.
“magari
dopo, quando sarà piena e ci sarà
davvero bisogno di tutti quei muscoli.” Mi mordo la lingua
per avergli fatto un
complimento del genere! Ma cosa mi viene in mente! Dovevo metterlo in
imbarazzo
ed invece gli faccio i complimenti per il suo aspetto, facendogli
capire che
non mi è indifferente!
Ride. Ovviamente.
“sei
proprio l’opposto di ciò che sembri”
dice
continuando a stare al mio fianco. Mi sforzo di non guardarlo ma alla
fine
inevitabilmente vengo catturata da quegli occhi chiari.
“che
cosa intendi dire?”
“sembri
così chiara e delicata a differenza di
tutte le ragazze che ho mai visto, però hai un bel
caratterino… mi piace questo
in una donna”
Sorride
sfiorandomi la treccia che ricade sulla
schiena.
Per i miei gusti
si sta spingendo un po’ troppo
oltre.
Affretto il
passo.
“più
sono difficili più io mi diverto” aggiunge
allungando le falcate senza alcuna fatica, inizia ad infastidirmi e
allo stesso
tempo a spaventarmi.
“mi
meraviglio che tu non sia già impegnato,
dopotutto sembri molto più
grande di
me.” gli
lancio quella frecciatina
sperando di pungerlo nell’orgoglio.
Niente. Questo
ragazzo sembra fatto di pietra.
“si,
in effetti ho 20 anni e ho molta esperienza alle
spalle” quella
frase mi fa rabbrividire. Nella nostra società solo i
fidanzati hanno il
permesso di potersi scambiare i baci, ma niente di più, dopo
al matrimonio i
due sposi hanno il permesso di poter dare sfogo al loro
amore in tutti i modi.
“ma
non ci sono molte ragazze da noi e
francamente nessuna con cui volessi prendermi un impegno tanto
grande.”
“questa
storia non ti disturba neanche un po’,
vero?” finalmente credo di aver suscitato
un’emozione in lui, lo vedo fermarsi
e sgranare gli occhi davanti al mio sfogo d’ira.
Mi guarda in una
maniera del tutto nuova, la
sue espressione spavalda diventa ingenua come quella di un bambino, non
so se
sta fingendo o sono riuscita a far crollare la sua maschera di
perfezione e
spavalderia. “perché dici così? Il
nostro matrimonio unirà i nostri popoli e in
più tu sei bellissima ed io non ho di che
lamentarmi.”
Come possono le
sue parole farmi perdere un
battito dall’emozione ma allo stesso tempo farmi infuriare?
Ho sempre
immaginato l’amore come qualcosa di diverso…
“aspetta,
ho capito” mi viene così vicino che
il suo respiro sfiora il mio, rabbrividisco desiderando allontanarmi.
Si
inclina per mettere il suo sguardo all’altezza del mio. Non
capisco se sia uno
sbruffone o completamente ingenuo oppure un misto di entrambi.
“io
non ti piaccio.” Dice sicuro con quell’aria
seria.
Beh, almeno non
è del tutto stupido.
“io
non ti conosco,” cerco di mitigare le
parole, se a causa mia saltasse tutto questo accordo tra i nostri due
villaggi
non me lo perdonerei mai. “e tu non conosci me… il
piacersi viene dopo, non
credi?”
Mi allontano un
po’, facendogli cenno di
seguirmi, Skan sembra pensieroso ma da bravo accompagnatore continua a
starmi
alle spalle, ormai dovrebbe mancare poco al fiume.
“sono
solo un po’ infastidita” beh infastidita
è proprio un eufemismo, sono infuriata ma più che
con lui ce l’ho con mio padre
e non è giusto scaricare su Skan la mia rabbia, dopotutto se
sarà mio marito
non voglio che abbia una brutta opinione di me. “insomma, tu
hai potuto
prendere parte a tutto questo, a me è stato comunicato
questa mattina di essere
fidanzata e in procinto di sposarmi, non ti avevo mai visto prima e
sono già
abbastanza in ansia per la cerimonia di domani... non mi aspettavo
tutte queste
novità nel giro di poche ore.”
Lui resta in
silenzio qualche secondo, lo
guardo per tentare di capire cosa sta pensando, forse ho detto troppo e
l’ho
irrimediabilmente offeso.
“credo
che tu abbia ragione” dice dopo istanti
che a me sembrano un eternità, tiro un sospiro di sollievo
vedendo la sua
calma.
“riconosco
di essere stato un po’ troppo
brusco, ma ero davvero emozionato all’idea di
conoscerti,” mi guarda negli
occhi e vedo sotto quel velo da duro un animo gentile, sento qualcosa
dentro il
mio cuore spezzarsi, la mia maschera da scontrosa inizia a vacillare.
“tuo
padre e tuo fratello parlavano sempre di
te, volevano fare una buona impressione suppongo, ma io ho cercato di
conoscerti tramite i loro racconti,”
mi guarda
dall’alto in basso e sento che la sua
vista si posa su ogni linea del mio corpo. Avvampo improvvisamente
sentendomi
nuda sotto quegli occhi.
“e
credevo esagerassero quando parlavano della
tua bellezza, ma so anche che sei molto intelligente e
coraggiosa,”
Si ferma
guardando la mia espressione,
probabilmente ho dipinto in faccia lo stupore sentendo mio padre che
canta le
mie lodi.
“ma tu
ovviamente non sai nulla di me, e
suppongo di non averti fatto una buona impressione sin
dall’inizio” ride, ma
sembra più una forzatura che una risata spontanea,
Gli sorrido
sentendo la morsa sulle mie
emozioni allentarsi un po’, forse non è mai stato
lo sbruffone che voleva farmi
credere all’inizio, stava solo cercando di fare una buona
impressione…
“quella
battuta sulla casa era pessima” rido io
porgendogli la brocca affinchè lui la tenga.
“già”
sogghigna “e immagino di aver strafatto
con la battuta sulle ragazze” prende il vaso con
riconoscenza, come se gli
avessi concesso chissà quale privilegio, sotto tutta quella
apparente
spavalderia riesco a intravedere la sua personalità, quella
vera stavolta.
“ti
avrei rovesciato la brocca in testa se non
fosse stata vuota…” gli sorrido amichevolmente.
Skan mi ricambia
mentre ormai tra chiacchiere
più superficiali arriviamo al fiume, sento l’aria
tesa che c’era fino a poco
prima alleggerirsi.
Riprendo in mano
la brocca e in maniera agile
la riempio, è molto pesante e mi viene difficoltoso
toglierla dall’acqua.
“aspetta,
ti aiuto”
Le sue braccia
si immergono nell’acqua fresca e
assieme alle mie tirano su la brocca adesso molto pesante.
“vediamo
di far lavorare un po’ questi muscoli,
non ti pare?” mi lancia questa frecciatina ricordandosi
evidentemente la mia
battuta precedente, ma non posso fare a meno di arrossire mentre le
nostre mani
ancora bagnate si sfiorano.
Il sole
è alto in cielo, sarà perlomeno mezzo
giorno, mi siedo sull’erba fresca all’ombra di un
albero, Skan mi si avvicina e
appoggia la brocca al tronco dopodiché si siede vicino a me.
Le gocce d’acqua
brillano come perle sulla sua pelle scura, io colgo
l’occasione per rifarmi la
treccia, i miei capelli a questo punto saranno più simili a
un nido di vespe
che ad un’acconciatura e sento il bisogno di essere
impeccabile davanti a lui.
“sono
stato in guerra.” La sua voce spezza la
delicata atmosfera che il fruscio delle foglie e lo scorrere
dell’acqua hanno
creato. “per questo non mi sono mai impegnato con qualche
ragazza.”
Le sue parole mi
colpiscono, poteva evitare di
darmi spiegazioni, ed invece ha smentito la bugia che a quanto pare
aveva detto
solo per farmi ingelosire o chi lo sa, sembrare più uomo ai
miei occhi.
“so
che è presto, e che hai passato talmente
tante cose oggi e quest’ennesima richiesta ti
infastidirà, ma permettimi di
corteggiarti come si conviene, siamo fidanzati ma tutto quello che
precede il
fidanzamento non abbiamo avuto la possibilità di
viverlo.”
È
vero, io adesso sono fidanzata ma non ho mai
avuto la possibilità di frequentare un ragazzo di
conoscerlo, non potrà che
solidificare la nostra relazione, non ci vedo nulla di sbagliato,
è molto
tenero che lui me l’abbia chiesto.
“intendi
lanciarsi sguardi furtivi o mandarsi
messaggini sdolcinati tramite gli amici?” lo prendo in giro
ma la sua aria
solenne mi fa intendere che non sta affatto scherzando. Questo ragazzo
va
dritto al punto…se mio padre potesse vedermi riderebbe di me
dicendomi che
finalmente ho trovato pane per i miei denti.
La sua mano
sfiora la mia per poi intrecciarsi
con le mie dita ancora bagnate, guardo prima le nostre mani e dopo lui,
non so
come reagire. Il mio cuore ha preso a battere forte, la sua mano calda
ma
fresca allo stesso tempo si unisce con la mia ed in quel contatto
c’è molto di
più di quello che sembra; nessun ragazzo mi aveva mai tenuto
la mano.
“no,
intendo vederti ogni giorno, parlarti,
uscire assieme, conoscerti.”
Inghiotto la
saliva che mi si era incollata in
gola, non ho idea di cosa rispondergli, poi improvvisamente mi viene
l’illuminazione!
“ma
noi abitiamo in due villaggi diversi, per
quanto la tua idea possa piacermi non è
possibile.”
Cerco una scusa
per sfilare la mia mano dalla
sua, per quanto lui voglia imprimere dell’affetto in quel
contatto io mi sento
solo molto a disagio.
“l’ho
fatto presente ai nostri padri e date le
circostanze rimarrò qualche giorno in più per
starti vicino, con il primo
gruppo pronto a trasferirsi qui verrò anche io. Mi
stabilirò ed inizierò i preparativi
per la nostra casa,
dopodiché ci
sposeremo.”
Era tutto
già deciso, un piano ben architettato
dall’inizio, io non sono che una pedina così come
lui d’altronde, siamo il
simbolo della fiducia verso lo straniero, io rassicurerò i
ragazzi dimostrando
il buon cuore di noi ragazze, e le ragazze vedendomi con uno straniero
saranno
rassicurate dalla gentilezza dei nuovi uomini e saranno persuase a
conoscerli
meglio sino a che la fusione non sarà completa.
“sembra
che tu abbia pensato proprio a tutto…”
il mio entusiasmo scema del tutto.
“non a
tutto.” Mi sorride gentilmente, mi
guarda ma non mi vede realmente, lui non mi potrà mai
capire. Sono triste e
nascondo tutto dietro il mio finto sorriso ma lui non se ne accorge,
come
potrebbe visto che non mi conosce?
“domani
ti accompagnerò alla cerimonia del
passaggio d’età e entro tre giorni dovrei
già mettermi in viaggio per tornare a
casa.”
“Cosa?”
“fra
tre giorni partirò” quasi mi viene da
ridere, lui è convinto che a me importi davvero che un
ragazzo appena conosciuto
già vada via dopo tre giorni… oh no, metto subito
in chiaro le cose.
“no,
cosa hai detto prima?”
“che
ti accompagnerò alla cerimonia?”
Ecco. Era questo
il punto.
In pratica il
momento che aspettavo da quando
ero bambina, di attraversare gli archi tenendo per mano mio padre che
finalmente mi accompagnava sul sentiero per diventare donna
sarà sostituito da
questo sconosciuto. Sento rimontare dentro la furia che con fatica si
era
lentamente placata.
“chi
l’ha deciso questo?” rispondo un po’
troppo bruscamente e credo lui noti il mio cambio di umore.
“ha
detto tuo padre qualcosa sul fatto che tu
ci tenessi molto, qui a quanto pare è una specie di
tradizione a cui siete
molto legati, da noi tuttalpiù si organizza una piccola
festicciola casalinga…”
Festicciola
casalinga? Papà sa quanto io
tenessi al fatto che mi accompagnasse lui. Ha deciso per me che fosse
giusto
andarci con Skan, per fare vedere a tutti l’impegno preso.
Inizio a
detestare la situazione in cui mi
trovo ma non posso fare a meno di continuare a seguire i suoi voleri,
nonostante tutto non sono poi così forte e decisa…
“capisco”
riesco a dire solamente, ormai sono
completamente in balia degli eventi, non posso fare altro che cercare
di
godermi la giornata di domani, dovrò comunque sostenere il
rito e potrò
divertirmi, spero solo che tutto vada secondo i miei piani…