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Autore: ResurrectionMoon    06/07/2016    1 recensioni
(...) Ma non poteva pretendere che lo capisse, non avrebbe neanche mai potuto immaginarselo, uno come Naruto. D'altronde non c’era arrivata sua madre, come poteva uno innamorato e sbadato come l’Uzumaki riuscire ad intendere che la ragazza dagli occhi verdi con la quale era cresciuto avrebbe preferito non essere mai nata così com’era? (...)
(...) A volte si toccava, palpandosi il centro del petto dove la pelle era tirata sulle ossa ed immaginava che fosse quello di un ragazzo. Allora affondava con anche il capo sotto l’acqua ed in quei momenti vedeva ciò che sarebbe voluta essere. Fantasticava su come sarebbe potuta essere la sua vita da ragazzo e sui fiori che avrebbe regalato ad Ino ma poi, quando la mano raggiungeva l’inguine e percepiva fra le dita la fessura in mezzo alle gambe, stringeva i denti stizzita e si alzava di getto a sedere, rompendo l’incantesimo. (...)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Un po' tutti | Coppie: Sakura/Ino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Sakura si diede un’ultima occhiata allo specchio ed il suo visetto struccato sorrise soddisfatto mentre osservava l’enorme felpa maschile camuffare totalmente il piccolo seno sotto quella pesante stoffa che, lunga sino a metà coscia, copriva anche i fianchi da sedicenne.
Allargò le braccia come una bambina, facendo svolazzare le maniche che a Naruto erano arrivate fino ai polsi prima che se la sfilasse per darla a lei, infreddolita sul molo, durante la festa di fine estate.
“Grazie” gli aveva sillabato piano mentre si chiudeva nel panno tiepido, dandogli occasione di farle qualche complimento insopportabile.
“Sei più carina del solito, Sakura…” le aveva sussurrato e la propria mano si era appoggiata su quella di lei, abbandonata lungo la ringhiera che dava sulle onde scure. Avrebbe potuto essere un momento davvero molto romantico se non fosse stato che la ragazza in questione, avesse interrotto stizzita quel contatto e lo avesse guardato dritto negli occhi, frustrata, come se ogni dolce parola che aveva sentito fosse stata come una coltellata.
“Tu devi lasciarmi stare, Naruto”
Impietrito l’aveva lasciata stare davvero, guardandola correre via con indosso la felpa. Allora Naruto aveva visto per l’ennesima volta la ragazza dei suoi sogni sfuggirgli, senza cogliere cosa lei avrebbe tanto voluto che capisse.
Mentre si allontanava, Sakura ripensava alle parole che avrebbe voluto sputargli in faccia, a lui e a tutto il mondo, per dirgli di smetterla di guardarla come se fosse una graziosa ragazzina di buona famiglia ed iniziare a chiamarla con un altro nome dato che il suo era fin troppo femminile. Avrebbe voluto strillare di smetterla di credere che lei si sarebbe mai potuta innamorare di lui o di qualsiasi altro ragazzo e di accettare che quella bella faccia da bambina, che i suoi capelli tinti di rosso ormai sbiadito, il fisico sinuoso, non appartenessero proprio a lei. Ma non poteva pretendere che lo capisse, non avrebbe neanche mai potuto immaginarselo, uno come Naruto. D'altronde non c’era arrivata sua madre, come poteva uno innamorato e sbadato come l’Uzumaki riuscire ad intendere che la ragazza dagli occhi verdi con la quale era cresciuto avrebbe preferito non essere mai nata così com’era?
Sakura sbuffò, facendo svolazzare all’indietro un ciuffo di capelli sfuggito alla presa della piccola coda di cavallo poi prese il suo zainetto nero ed uscì di casa di corsa in modo da non sentire sua madre domandarle come facesse a presentarsi a scuola in modo così sciatto.
Prese la bici poggiata al garage di casa, vi montò ed iniziò a pedalare a perdifiato verso il piccolo istituto in centro. Costeggiò il lungo mare per diversi metri prima di frenare e alzare gli occhi verso uno degli appartamenti che davano sulle spiagge. Assottigliò lo sguardo alla ricerca della ragazza che vi abitava con la famiglia e fu proprio la voce di questa che la fece sobbalzare.
-Hey, Sakura!- la figura snella e slanciata di Ino le sventolò la mano dall’altra sponda della strada.
Per un attimo le si seccò la gola e non riuscì ad emettere suono: sembrava che qualcosa in quei capelli biondi tenuti stretti in una coda, l’avessero incantata.
-Svegliaaaaa!-esclamò la bionda con una risata cristallina, così spontanea da far sorridere anche lei e darle il coraggio di avvicinarsi. Scese dalla bici e come ogni mattina percorsero la strada fino a scuola assieme. Lo facevano da cinque anni ormai, ma del passato non era rimasto che il parlare frenetico di Ino e lo sguardo raddolcito dell’Haruno. Della vecchia amicizia naturale e disinteressata fra ragazze, l’unica esponente restava proprio la Yamanaka ed il modo che aveva di confidare a Sakura piccoli segreti, di messaggiarle a fine serata per descrivergli del ragazzo che avevano visto in quello o quell’altro locale o avvicinarsi talmente tanto al viso dell’amica, mostrandole gli occhioni azzurri sbavati di mascara, che Sakura si era chiesta come avesse fatto a non baciarla per tutto quel tempo. Per lei le cose erano cambiate, Ino non era più la sua amica d’infanzia e neanche una fidata compagna di banco con cui scambiarsi i bigliettini durante le verifiche. Ormai Ino era diventata il suo sogno segreto, quella cotta memorabile che si definisce primo amore e che la costringeva a guardare di notte, sotto le coperte del suo lettino, le foto che la ritraevano sempre chich a qualche festa o sulla spiaggia oppure in una delle loro numerose gite fuori città perché osservarla di giorno non le bastava più. Le ore di scuola sembravano essere diventate insufficienti per spiarla di nascosto, assaporando con gli occhi il collo lungo e niveo di lei sbucare dalle magliettine aderenti, i numerosi braccialetti e le dita smaltate che, senza malizia, ancora la prendevano per mano, trascinandola in bagno se aveva qualcosa di importante da dirle.
 
I corridoi del liceo erano affollati come tutte le mattine e quando Ino la lasciò legare la bici da sola, intenta com’era a raggiungere un gruppetto di ragazzi davanti al portone, lei si sentì vuota.
-Ehehe sapevo che l’avresti messa!-la voce rimbombante di Naruto la irritò, prese per questo un profondo respiro e si sollevò dalla posizione china che aveva sulla ruota.
-E’ bella-affermò-mi piacciono queste cose. Mi piacciono anche le scarpe che hai.
Naruto la guardò dapprima perplesso poi scoppiò a ridere, facendola innervosire nuovamente.
-Ma dai, queste?!-sollevò un piede per guardare meglio le globe bianche e consumate che portava-ma sono da ragazzo!
Sakura si sentì punta nel vivo come quando sua madre le diceva che sarebbe stata meglio con una minigonna piuttosto che con qualche largo paio di pantaloni della tuta, sottolineando il fatto che lei fosse una ragazza e che avrebbe dovuto essere più femminile.
-Non capisci proprio niente tu-gli sibilò mentre gli dava una spallata nell’intento andarsene.
 
Che Sasuke fosse il ragazzo più bello della scuola questo era risaputo. Sakura invidiava il suo modo mascolino e sicuro di parlare ed atteggiarsi, aveva un qualcosa di magnetico che attirava quasi tutto il genere femminile dell’istituto. Tuttavia, il fatto che interessasse anche a Ino la rendeva nervosa davanti a lui.
Più di una volta era capitato che le rivolgesse la parola per motivi scolastici ed ogni volta lei arrossiva, guardandolo con una certa antipatia mentre gli rispondeva freddamente. Così verso la fine del quarto anno si erano tutti fatti l’idea che lo sfidasse perché le interessava e il rapporto con la sua migliore amica si era un po’ incrinato. Fortunatamente erano state le vacanze estive a sistemare le cose fra loro che non avevano più parlato troppo di Sasuke Uchiha. Adesso che l’ultimo era incominciato, però, l’ombra di quel ragazzo sensuale e perfetto nei voti e nell’atletica sembrava proiettarsi nuovamente fra lei e Ino.
Erano bastate le prime settimane di Settembre per far rendere conto a Sakura di quanto Ino fosse ancora presa da lui, visto il modo in cui gli ronzava attorno con fare sensuale e cercava ogni scusa possibile per parlargli e stargli accanto. Di lì a qualche giorno poi, Ino aveva preso a guardare gli allenamenti di calcetto nel campetto della scuola per il puro gusto di vederlo correre, sfilarsi la maglietta e segnare uno dei suoi goal in grande stile. Aveva iniziato a saltare le loro uscite pomeridiane per aspettarlo davanti allo spogliatoio e fargli quelle congratulazioni a cui lui rispondeva con il solito noncurante ringraziamento.
Quella mattina, però, già partita storta a causa dell’inettitudine di Naruto, Sakura non era disposta a far passare ad Ino l’ennesima mancanza di attenzione. Era ben consapevole che una cosa simile un tempo non sarebbe mai capitata ma quando poco prima dell’intervallo, Ino la pregò di seguirla in bagno e le disse con aria sognante di come Sasuke avesse accettato il suo invito a studiare insieme per la ricerca di scienze, lei sbottò.
 
-Sakura? Sakura mi stai ascoltando?-le sventolò una mano davanti al naso, rivelando l’espressione crucciata della sua amica, schiacciata contro la parete di mattonelle azzurre per ottenere la sensazione di avere le spalle coperte. Sakura sollevò appena lo sguardo, quasi come per assicurarsi di ricordare il viso della sua amica anche dopo averle detto quello che realmente premeva nella gola per uscire.
-Non me ne frega niente di ciò che farete tu e Sasuke-disse quella frase in modo freddo, guardandola con un paio di occhi infuocati, tagliati dal profilo delle sopracciglia.
Ino esibì un’espressione shockata, poi indietreggiò, furiosa.
-Ah! Vedo che ripensi ancora ai vecchi screzi!
Sakura sbuffò frustrata, constatando quanto lei, come tutti, ancora pensassero che avesse un qualche interesse per l’Uchiha.
-Senti non è colpa mia se tu ti ostini a chiuderti in quegli orrendi maglioni alla Naruto e tieni i capelli sempre legati come una suora, non ti trucchi e non metti mai i tacchi. Ho cercato di essere leale con te ma se non ti rendi un po’ provocante Sasuke non ti considererà mai.
Quello fu troppo. Il cuore dell’Haruno prese a battere furiosamente nel suo piccolo petto e per la prima volta sentì un mix di emozioni contrapposte scontrarsi come le onde di oceani diversi dentro di lei. Provò una sorta di inconsueto odio verso Ino e le cose che le aveva detto, cose così simili a quello che le ripetevano tutti da quando, a dispetto delle ragazzine della sua età, non aveva iniziato ad interessarsi di trucchi ma di calcio e motori. Nell’espressione crucciata e stupida di Ino rivide i tentativi falliti di Naruto di coinvolgerla nel proprio amore, lo sguardo indagatore e preoccupato degli adulti della sua famiglia, le chiacchere maligne di quella Karin riguardo la sua probabile confusione sessuale. Rivide lo psicologo dal quale i suoi si erano ostinati a mandarla senza cavarne niente di interessante e i professori che così spesso, negli ultimi tempi, le chiedevano se stesse bene, viste quante volte fosse sovrappensiero. Improvvisamente le fasce che aveva attorno al petto sembrarono divenire più strette e fare pressione sui polmoni affinchè l’aria uscisse assieme al fiume di parole che si era tenuta dentro per tutti quegli anni e che le faceva venire mal di testa ed la faceva sentire inadatta alle occasioni.
-Non me ne frega niente di cosa farete tu e Sasuke perché a me interessi tu, Ino, solo tu!-la prese per le spalle e la fece indietreggiare contro la parete per fare in modo che la guardasse bene in faccia.
-Mi piaci, Ino, come fai a non capire?! Ho cercato di dirtelo così tante volte in questi anni….-le lacrime iniziarono ad appannarle la vista mentre un insano calore le saliva dal centro dell’addome, risalendo come unghie affilate fino al collo e poi al volto per renderlo paonazzo e sudato.
Ino scosse lentamente la testa, come se sembrasse spaventata da quella che considerava una sorella.
-Che cosa stai dicendo, Sakura?...-sussurrò appena, il mento tremolante.
-Sto dicendo… uh, dannazione Ino, guardami!-si distanziò da lei, allargando un po’ le braccia per mostrarle la felpa enorme-Guardami, possibile che tu non te ne sia mai accorta?!-ormai i singhiozzi le scuotevano le spalle minute che lei lasciò cadere, esausta per quella confessione e il fatto che Ino continuasse a guardarla come se fosse una sconosciuta impazzita.
In un moto di coraggio Sakura le si avvicinò e provò a prenderle il braccio.
-Ino, io…
Ino si liberò con uno scrollone.
-Lasciami!-protestò prendendo la via della porta-Lasciami stare-aggiunse categorica per poi abbandonare il piccolo locale all’interno della cui cabina qualcuno aveva sentito la loro conversazione.
 
   
 
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