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Autore: Nene_92    07/07/2016    13 recensioni
[INTERATTIVA - CONCLUSA]
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Antares Black aveva avuto tutto dalla vita.
Un cognome importante e prestigioso, ricchezza, potere, fama e anche una bellissima moglie, Lyra. Moglie che però era stata in grado di generare soltanto figlie femmine.
Ciò che gli mancava, era un erede maschio.
Avrebbe perciò aperto casa sua per un mese esatto. E, in quel periodo di tempo, avrebbe ospitato tutti gli interessati. Tra questi, avrebbe cercato il ragazzo giusto. Quello al quale affidare il suo cognome, in modo che fosse portato avanti: avrebbe adottato il ragazzo e gli avrebbe dato metà delle sue ricchezze - perchè l'altra metà, più la casa, sarebbe rimasta comunque a sua nipote Cassiopea.
I requisiti? Avere tra i 18 e i 25 anni, possedere un legame di sangue con i Black ed essere, ovviamente, purosangue. Pensi di averli? Allora fatti avanti!
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[Ps: visto che ultimamente qualche cretino si diverte a segnalare a caso le interattive, specifico che all'interno della storia sono presenti tre personaggi particolari: Altair ed Antares Black - MIEI OC - ed Elizabeth Abbott (dell'autrice Sesilia Black) che compaiono anche nelle storie "History" e "Magisterium" dell'autrice Signorina Granger. Entrambe le autrici lo sanno e sono d'accordo.]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Black, Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La nuova dinastia dei Black'
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3 - Arrivo a Villa Black

Ma ciao a tutti voi! :)

Lo so che non mi aspettavate così presto (avevo detto due settimane), ma avete stranamente recensito tutti quanti a tempi record (wow!) e l'ispirazione è venuta a bussare alla mia porta, perciò sono in anticipo!
Buona lettura! ;)

- ARRIVO A VILLA BLACK - 

31 Luglio 2000, Campagna Londinese, Villa Black


Antares stava leggendo dei documenti importanti nel suo studio quando venne interrotto.
Cassiopea, dopo essere entrata in punta di piedi, l'aveva abbracciato da dietro, circondandogli il collo con le braccia. Poi gli aveva dato un bacio sulla testa.

"A cosa devo questa dimostrazione d'affetto, Cassy?" Chiese lui appoggiando le carte sulla scrivania e alzando la testa in direzione della nipote. "Da domani la casa sarà piena di estranei che cercheranno di rubarti l'eredità che ti appartiene di diritto. Dovresti odiarmi."
La ragazza sorrise leggermente prima di rispondere "Proprio perchè da domani la casa sarà piena di estranei mi sto comportando così. Non me lo lascerai fare nuovamente vero?"
L'uomo sospirò prima di tirare indietro la sedia e invitarla con un cenno del capo a sederglisi in braccio. Come quando era piccola. E come quando era piccola, le circondò la vita con il braccio destro, per evitare che cadesse. "No, non te lo lascerò fare nuovamente." Rispose alla fine. Cassiopea si accoccolò meglio, abbracciandolo a sua volta.
Rimasero per qualche minuto così, in silenzio, finchè lui non parlò di nuovo. "Non hai risposto alla mia domanda Cassy. Mi odi?"
La ragazza alzò lo sguardo, incrociando gli occhi chiari di suo nonno. "." Rispose alla fine in un sibilo. "Ma non perchè mi stai privando di metà dell'eredità. Anche con un decimo di quella, riuscirei a far vivere degnamente me stessa e tutti i miei discendenti per i prossimi tre secoli." Specificò "Ti odio perchè ti ho ripetuto per mesi che quella tosse non era normale e tu non mi hai mai ascoltato. Ti odio perchè avresti potuto badare meglio a te stesso, avresti potuto curarti meglio e prima e i medimaghi sarebbero potuti intervenire quando era ancora il tempo giusto per poterlo fare. E invece cosa hai fatto? Hai continuato testardamente a girare per occuparti dei tuoi affari e non di te stesso...  Ti odio perchè, di fatto, hai speculato sulla tua salute. E per che cosa? Per ingrandire un patrimonio già enorme del quale godranno completi estranei!" Completò. Non aveva mai alzato il tono di voce, anzi l'aveva progressivamente abbassato. Ma l'uomo si era ritrovato a dover distogliere lo sguardo.
Lui, Antares Black, aveva dovuto abbassare lo sguardo davanti ad una ragazzina di diciott'anni. Certo, sempre sangue del suo sangue, ma pur sempre una ragazzina.
"Quindi è per questo che hai accettato? Perchè non si nega mai l'ultimo desiderio ad un condannato a morte?" Domandò alla fine.
A quella domanda, la ragazza scattò in piedi. "No. L'ho fatto perchè sapevo che era una cosa che avevi sempre desiderato. Ma lo sai che, per me, avremmo potuto risolvere in tutt'altra maniera."
L'uomo sorrise amaramente a quelle parole. "Ma certo! Chiamare qua tutte le mie figlie, costringendole alla mia presenza, costringendole a fingere di provare pietà per me. E magari passare il mio cognome ai loro figli maschi."
"Alcuni di loro parteciperanno comunque! Che cosa cambia? Almeno sarebbe rimasto tutto in famiglia!" Replicò lei, ripetendo le stesse cose per la centesima volta.
"Cambia, Cassy, che quelle non sono le mie figlie. Non lo sono più da anni. Se le incontrassi per strada, probabilmente neanche le riconoscerei! L'unica figlia che ho è qui, in questo momento, in piedi di fronte a me."
Quella frase fece morire ogni possibile replica. "D'accordo." Formulò alla fine abbassando le spalle. "Ma sappi che se mio padre o mia madre fossero in punto di morte, a me piacerebbe saperlo. Almeno un'ultima volta vorrei incontrarli."
Ignorando l'irrigidimento avvenuto nel corpo di suo nonno a sentir parlare dei suoi genitori biologici, Cassiopea si allungò verso l'uomo per lasciargli un bacio sulla guancia. "Buonanotte. E cerca di dormire. Non devi strapazzarti troppo nelle tue condizioni. Domani sarà una giornata lunga."
Il vecchio non potè fare a meno di sorridere. "Tranquilla. I medimaghi hanno detto che il mio fisico ha reagito meglio del previsto alle cure. Rimarrò in circolazione ancora per un bel po'. Buonanotte."
Con quell'ultima parola, Cassiopea capì di essere stata appena congedata.

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1 Agosto 2000, Villa Black, ore 10.05



"Buongiorno! Speriamo vivamente di non essere in ritardo!" Esclamò North spalancando contemporaneamente l'enorme portone di legno scuro ed entrando a passo di marcia nell'enorme sala... vuota. "Ehi... ma dove sono tutti?" Domandò a quel punto perplessa e confusa.
Nihal, che era pochi passi dietro di lei, la raggiunse scuotendo la testa sconsolato. "Te l'avevo detto che era dall'altra parte!"
"Nelle indicazioni che ci sono arrivate c'è scritto ingresso principale subito dopo il portone di legno scuro!" Provò a contestarlo lei, nonostante l'evidenza dei fatti, riprendendo fuori il foglio con le istruzioni per ricontrollarlo. "Dove altro dovremmo andare?"
Nihal gettò un'occhiata all'orologio.
Erano già in ritardo di cinque minuti. E se il nonno a loro sconosciuto aveva la stessa maniacalità riguardo alla puntualità tipica della loro madre Pyxis, allora gli avevano appena fornito un pessimo biglietto da visita.
Per questo motivo, senza attendere altro, circondò la vita della sorella con il braccio destro, la sollevò di peso e iniziò a trascinarla nella direzione opposta. "Adesso andiamo dove ho detto io sin dall'inizio. E non voglio storie." Affermò deciso, ignorandone le lamentele.

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1 Agosto 2000, Salone principale di Villa Black, ore 9.45


Gillian si congedò con un sorriso da un ragazzo con un forte accento spagnolo, Miquel - al quale aveva appena consegnato una pergamena contenente la piantina della casa - e si voltò a guardare i presenti nel resto della stanza.

Kleeia - pochi metri più in là - era impegna a parlare con Mintaka, loro ex compagno di casa, invece Cassy aveva convinto Hitoshi a darle in braccio la piccola figlia, che sembrava apprezzare le attenzioni alle quali era sottoposta.

Miranda e Cecilia erano partite all'attacco e sembravano intenzionate a fare di tutto per infastidire Aster Evans, che non stava simpatico a nessuna delle due. Ma il ragazzo continuava a rispondere tranquillamente a tutte le loro frecciatine, disinnescando così ogni
loro tentativo.

In un angolo della sala invece, intenti a chiacchierare tra loro in russo, si trovavano due ragazzi di Durmstrang, che da quel che si ricordava si chiamavano Darius ed Aidan, ma anche da lì, Gilly capì che nessuno dei due stava prestando
davvero attenzione alla conversazione. Entrambi, di tanto in tanto, gettavano brevi occhiate alla giovane padrona di casa - che si trovava a pochi metri di distanza - che però continuava ad ignorarli, rivolgendo tutte le sue attenzioni alla piccola Hoshi.
Erano entrambi di Durmstrang, eppure più li guardava più le sembrava che almeno uno di loro avesse un volto vagamente familiare. Essendo entrambi purosangue, era possibile che li avesse visti ad una qualche festa, eppure...
Poi, di colpo, uno dei due - probabilmente attirato dal suo sguardo insistente - si girò e alla ex Corvonero si accese la lampadina. Ma certo! Quello era il ragazzo che aveva provato ad invitare Cassy al Ballo del Ceppo anni prima!
Peccato che prima di lui fosse arrivato...

Quasi come per rispondere ai suoi pensieri, sentì la lupa di sua cugina - che fino a quel momento era rimasta accucciata tranquilla in un angolo della stanza ignorando tutto e tutti, persino la volpe di Mintaka - iniziare a ringhiare e poi scattare con pochi balzi verso il cortile, atterrando con un salto su Corey Marshall, che si era appena materializzato... e che era stato buttato subito a terra.
Fortunatamente l'ex Serpeverde preferì rimanere immobile, in parte anche atterrito dall'enorme canide che in quel momento gli stava mostrando i denti.
Sempre più divertita dalla scena che stava per realizzarsi davanti ai suoi occhi, Gilly soffocò un sorrisetto, mentre con la coda dell'occhio vedeva Cassy mollare velocemente Hoshi al padre e urlare "Cat! Ferma!" mentre avanzava verso il cortile.
Rispondendo immediatamente al comando, l'enorme lupa nera si immobilizzò completamente, continuando però a mostrare i denti al ragazzo. "Giù!" Continuò lei. Immediatamente l'ordine venne eseguito. "E smettila di ringhiare." Comandò ancora l'ex Corvonero. Anche questa volta la lupa non tardò ad eseguire.

Aveva sempre obbedito ciecamente alla sua padrona, molto di più di quanto avrebbe potuto fare un cane - o un lupo - normale. Cassiopea avrebbe anche potuto ordinarle di restare per l'intera giornata immobile in un punto della stanza, senza bere e senza mangiare, e Cat l'avrebbe fatto. 

Gliela aveva regalata suo nonno due anni prima e da quel momento le due vivevano in simbiosi. E forse proprio Cat aveva generato uno dei pochissimi screzi tra nonno e nipote. Cassy l'aveva chiamata subito Ecathe, invece Antares avrebbe preferito il nome Chatlyn. Così, dopo giorni di discussione, avevano optato per Cat, che poteva essere il diminutivo di entrambi.

"Posso alzarmi adesso o devo temere qualche altro attacco?" Domandò Corey, con le mani alzate sulla testa, come per dimostrare che veniva in pace.
"Ti ha morso?" Indagò la sua ex ragazza con tono neutro.
"Fortunatamente no." Fu la risposta del ragazzo, che pian piano alzò la schiena e si tirò su in piedi. Che figura di merda! Atterrato da un cane davanti a tutti.
"Meglio così allora." Commentò Cassy prima di fare un cenno con la testa ad entrambi - lupa e ragazzo - invitandoli ad entrare in casa.

La sala a quel punto era divisa in due. Gli ex studenti di Hogwarts, in preda a silenziose risate - essendo a conoscenza del passato dei due - e quelli provenienti da altre scuole, che invece non avevano capito fino in fondo la situazione.

Il momento di imbarazzo venne però interrotto da due figure che sbucarono in fondo al cortile. Un ragazzo che trascinava di peso per la vita una ragazza, la quale continuava a protestare e ad agitarsi.
Il poveretto sembrava accusare lo sforzo con sempre più fatica, ma il suo volto parve illuminarsi quando vide la piccola folla assemblata, che guardava come un sol uomo nella loro direzione.
Così la mise finalmente giù esclamando ad alta voce, con tono gongolante "Visto? Avevo ragione io!"

"Con chi ho il piacere di parlare?" Domandò Cassiopea, vedendosi costretta a tornare indietro per accoglierli.
"North e Nihal Jackson." Si presentò la ragazza mora, indicando se stessa e il fratello, mentre Gilly sentiva la mascella slogarsi di fronte alla bellezza del ragazzo. "Siamo i figli di Pyxis Black."
"I nostri cugini americani?" Emerse la voce di Kleeia, che a sua volta si avvicinò.
"Ehm... immagino di sì." Fu la risposta del ragazzo mentre si grattava la testa in imbarazzo. Non era abituato ad avere così tanti sguardi puntati su di lui. E in quel momento li stavano fissando tutti i presenti.
"Beh, in tal caso accomodatevi." Li invitò Miranda con un sorriso.

"Cassy..." Iniziò a formulare Gilly, riducendo la voce ad un sussurro, mentre la ragazza le passava di fianco. "Tra cugini non è incesto vero?"
Quasi contemporaneamente Cecilia, con gli occhi luccicanti dall'emozione, si precipitò verso North, trillando allegra "Cassy, ma non vedi anche tu la perfezione della cosa?" Prese delicatamente il volto di North tra le mani e la scrutò attentamente. "Lei è... la terza castana! Abbiamo due trii adesso! Le rosse e le brune!" Poi, senza aspettare risposta, abbracciò la ragazza, che non se l'aspettava minimamente. "Benvenuta nella cuginanza!" 

Cassiopea non potè far altro che scoppiare a ridere.


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1 Agosto 2000, ala sperduta di Villa Black, ore 17


Giunto davanti alla camera che gli era stata assegnata, Corey lanciò una imprecazione.

Okay, aveva tradito Cassy e aveva sbagliato. Era il primo ad ammetterlo.
Ma la sua ex ragazza aveva forse l'intenzione di rendergli tutto il mese di permanenza in quella casa un inferno?
Prima l'aveva fatto attaccare dal suo lupo e adesso... possibile che con tutti i ragazzi che erano presenti alla Villa, lui fosse finito in camera proprio con quello che sopportava di meno? Possibile che fosse stato messo in camera con quel cappellone di Steven Abbott? 

Sospirando e preparandosi mentalmente ad affrontare l'inevitabile, il Serpeverde aprì la porta e - come da programma - vide l'ex Corvonero sdraiato sul letto con una chitarra in mano, intento a strimpellare note a caso - alquanto fastidiose -, mentre la sua gatta, Rose, era accovacciata... sul suo letto.
"Sciò!" Borbottò scorbutico avvicinandosi, ricevendo subito in cambio un'occhiataccia dall'altro ragazzo. "Un po' di gentilezza Marshall non fa mai male sai?"
Corey dovette mordersi la lingua a sangue per non rispondere subito in malo modo. Ci mancava solo che terminasse la giornata - già pessima - con una rissa. "Abbott tienilo bene a mente: ognuno con le proprie cose nella propria metà stanza. Se strasbordi gli do fuoco, chiaro?"

Sarebbe stato un mese molto lungo.

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Aidan aveva la mano sulla maniglia della porta di quella che sarebbe diventata la sua stanza per tutto il mese successivo, quando sentì dei passi rimbombare per il corridoio.
Distrattamente si voltò per vedere chi stava sopraggiungendo... e la risposta non gli piacque per niente: era Hitoshi con la figlioletta in braccio.
Se non fosse stato per la presenza della piccola, il ragazzo avrebbe mollato subito valige e tutto e avrebbe iniziato a picchiare selvaggiamente l'altro ragazzo. Ma la presenza di quella bambina lo fermava.
Questo non gli impedì però di arpionare la maniglia con tutta la forza che aveva - fino a farsi diventare le nocche bianche - e di gettare uno sguardo pieno d'odio al Malfoy, che si arrestò per il corridoio.
"Nott" Lo salutò secco, aumentando inconsciamente la presa sulla figlia, che iniziò ad agitarsi.
"Malfoy" Ricambiò lui con tono ancora più rancoroso.
Si scambiarono uno sguardo pieno d'odio e nessuno dei due sembrava minimamente intenzionato a rompere quel silenzio pieno di tensione che si era venuto a creare.
A farlo però, ci pensò Hoshi. Un po' a causa della stretta troppo vigorosa del padre sul suo piccolo corpicino e un po' a causa della tensione che aveva percepito nell'aria - e che l'aveva spaventata - scelse proprio quel momento per scoppiare a piangere.

Il pianto riscosse i due uomini ed entrambi la fissarono preoccupati.
E Hitoshi approfittò della situazione per allontanarsi da lì, con la scusa di camminare avanti e indietro per cullarla.


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1 Agosto 2000, Villa Black, Sala da pranzo, ore 19.30



Mintaka raggiunse la sala da pranzo, dove Antares aveva comunicato che si sarebbe svolta la cena, e non si sorprese nel vedere Kleeia, già accomodata a tavola, girarsi nella sua direzione e fargli un cenno esplicito con la testa.

Doveva andare a sedersi accanto a lei.

Con un leggero ghigno, il ragazzo attraversò così la stanza, accomodandosi accanto alla sua vecchia compagna di casa.
"Mi hai tenuto il posto cara? Avevi paura che mi potessi sentire solo?" Domandò ironico.
Chiunque avesse sentito quella domanda uscire dalla sua bocca, avrebbe potuto pensare male di lui. Ma non Kleeia Vega Prewett. Si conoscevano troppo bene.

Erano usciti insieme per qualche mese - in quelli che ad entrambi sembravano secoli prima - ma avevano capito subito che si trattava di una semplice cotta adolescenziale. Così avevano chiuso la storia alla velocità della luce, scoprendo di funzionare invece sin troppo bene come amici.

"E' un modo come un altro per essere sicura di chi ho di fianco. Certi soggetti non li reggerei proprio." Fu la risposta tranquilla della ragazza. "Carne ai ferri?" Domandò poi sollevando il vassoio che le era comparso magicamente davanti. La cena era appena iniziata.
Mintaka si girò appena verso il ragazzo in questione, l'ex di Kleeia, che in quel momento si stava servendo una porzione di pasticcio di carne. Poi si sporse verso di lei, per sussurrarle all'orecchio "Peccato che non fossi più a scuola, quando ti ha fatta soffrire in quel modo. Gli avrei spaccato il suo bel faccino a suon di pugni." Commentò sentendola ridacchiare incerta. Le faceva ancora male parlarne apertamente. Anche con lui. "In ogni caso... se vuoi farlo ingelosire, io ci sto." Concluse facendola scoppiare a ridere.
"Non saremmo per niente credibili." Gli rispose lei.
A quelle parole, il ragazzo innarcò un sopracciglio. "E chi l'ha detto che debba essere per forza io? Ho un paio di amici qui... ci metterei pochi secondi a convincerli... o a costringerli."
"Grazie. Ci penserò." Concluse il discorso Kleeia, alzando un calice di vino bianco. 
"Cin cin."

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"Mira?"
Sentendosi chiamare, la ragazza girò la testa verso Cecilia. "Sì?"
Sua cugina le indicò con un leggero cenno della testa Cassiopea, seduta di fianco al nonno e a...
"Dici che Corey abbia talmente tanto traumatizzato Cassy da farle preferire di colpo i mori?" Chiese l'ex Grifondoro in un sussurro, riferendosi a Darius Levenvolde, che in quel momento era seduto accanto alla padrona di casa.
Erano totalmente immersi in una fitta conversazione e non sembravano prestare attenzione a nient'altro.
Miranda osservò per un attimo la scena, incuriosita. Poi - anche se non avrebbe dovuto farlo - si sporse leggermente per cercare di leggere il labiale della cugina. E da lì capì tutto, mentre un sorriso le increspava le labbra. "Naaa." Commentò divertita. "Cos'è che Cassy adora, oltre ai biondi con gli occhi chiari?" Domandò con finto tono misterioso all'indirizzo della Tassorosso.
"La torta al cioccolato?" Tentò Cecilia.
"Impegnati di più."
"I frutti di bosco appena raccolti?" Provò di nuovo l'altra. Dove voleva andare a parare Miranda?
La diretta interessata sbuffò roteando gli occhi al cielo, mentre ascoltava la cugina aumentare man mano la lista con cose sempre più improbabili. "Le lingue." Spiegò alla fine interrompendola.
"Eh?" Fu l'escalmazione di Sil. Per poi capire cosa la prima intendesse esattamente. "Ah!"

Non era un mistero che Cassiopea stesse portando avanti studi specialistici per lavorare al Dipartimento della Cooperazione Magica Internazionale.
"Stanno conversando in russo al momento. E lo sai che quando parla una lingua diversa dall'Inglese Cassy non si rende conto più di nient'altro." Spiegò ancora Miranda. "E poi, se non sbaglio, il padre di Darius è il Primo Ministro della Magia Russo."
Cecilia, a quell'ultima frase, sgranò gli occhi. "Mira!" La richiamò incredula "Conosciamo bene Cassy e lo sai che non farebbe mai una cosa simile!"
L'altra, portando il calice alle labbra, inclinò leggermente la testa. "Lei sicuramente no, ma Antares sì."
"In ogni caso devi spiegarmi come fai a leggere il labiale così bene." Borbottò Cecilia, scuotendo la testa divertita.

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Darius non aveva la minima idea di come avesse fatto a finire seduto accanto alla padrona di casa, eppure era successo.
Con la coda dell'occhio, gettò un'occhiata prima a lei - che in quel momento si stava servendo nel piatto una dose abbondandante di pasta alla carbonara - e poi a suo nonno, che invece non aveva ancora toccato cibo, ma che in compenso si stava versando il terzo bicchiere di vino rosso della serata.
Cassiopea sembrò notare la stessa identica cosa, perchè senza chiedere nulla afferrò il piatto di Antares e iniziò a riempirlo di ogni minima pietanza che le capitava a tiro. Terminata l'opera, fece planare il piatto davanti al vecchio lanciandogli un'occhiataccia. Il segnale era chiaro. 'Mangia da solo o ti imbocco a forza'.
Con massima sorpresa di Darius, il padrone di casa si limitò a roteare gli occhi, per poi cominciare a mangiare tutto ciò che la nipote gli aveva propinato.

"Bell'anello." Lo riscosse proprio la voce di Cassiopea, riferendosi a quello che portava al dito con lo stemma dei Black. "Lo porti sempre oppure è stato tirato fuori solo per far colpo in questa casa?" Glielo aveva domandato direttamente in russo.
Sia la domanda sia la lingua in cui era stata posta fecero spalancare la bocca a Darius. Se non avesse saputo che la ragazza era inglese, l'avrebbe potuta scambiare tranquillamente per una sua connazionale. Non aveva percepito la minima flessione o il minimo accento.
"Lo porto sempre, è il ricordo di mio nonno materno." Decise di rispondere dopo un breve ragionamento. Tanto valeva optare per la verità. Poi che lei gli credesse o meno era tutta un'altra questione.
La ragazza non sembrò voler sapere altro, perchè si limitò a commentare con "Bene, allora non ti dispiacerà passarmi il vassoio con le tartine. Non ci arrivo."
Spiazzato per il repentino cambio di argomento, il russo voltò la testa, prima di individuare l'oggetto richiesto. E allungare le braccia per prenderlo e passarglielo, notando divertito l'enorme quantità di cibo che la ragazza continuava ad accumulare nel piatto. Sicuramente Cassiopea Black non era una che si faceva problemi a mangiare. Anche se non capiva come potesse essere comunque così magra.
"Adesso passi questo a Gilly, per favore?" Gli chiese nuovamente Cassiopea, depositandogli tra le mani un altro vassoio. "E' la ragazza che mi somiglia seduta tre posti più in là. Li adora!"
Dopo aver eseguito quanto richiesto, Darius si girò verso la Corvonero, che era intenta a tagliare della carne. "Posso chiederti... come fai a sapere così bene il russo?" Domandò curioso. "Non si nota minimamente il tuo accento inglese."
Per un attimo, vide gli occhi azzurro-grigi della ragazza brillare, poi il suo volto tornò impassibile. "Questa domanda fa l'accoppiata con l'anello?" Gli domandò infatti scettica. Però senza aspettare la risposta, spiegò, addolcendo immediatamente il tono "In ogni caso, lo studio da quando avevo sette anni con un istruttore privato."

Da lì si lanciarono entrambi in una lunga discussione sulle differenze tra la cultura inglese e quella russa.

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Miquel fece scorrere lo sguardo su tutto il tavolo, incuriosito un po' da tutto e tutti.
La tavolata - disposta a ferro di cavallo - era composta perlopiù da persone che già si conoscevano tra loro, come gli suggeriva il fatto che quasi nessuno in quel momento fosse in silenzio. Erano tutti intenti a chiaccherare del più e del meno, chi in modo più sciolto - evidentemente l'alchool aveva già iniziato a sciogliere la lingua a qualcuno - chi in maniera più composta e rigida.
Lo spagnolo si divertì ad osservare per un bel po' i vari ragazzi, cercando di carpire quanto più possibile del loro carattere dai semplici gesti che stavano compiendo in quel momento. Anche da un contesto come quello - una semplice cena - Miquel poteva davvero capire molto sui ragazzi che avrebbe dovuto affrontare nel mese successivo: era molto bravo a psicanalizzare le persone ed era perfettamente in grado di intuire il carattere del soggetto che gli stava di fronte anche solo da come spostava il piatto.
Inizialmente non aveva voluto partecipare a quella competizione, era stata sua madre a convincerlo, eppure quella sera, vedendo i ragazzi seduti al tavolo, per la prima volta la voglia di partecipare attivamente si destò in lui.

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Aster Evans appoggiò nel piatto forchetta e coltello, mentre tutta la sala si faceva di colpo silenziosa.

Antares Black si era appena alzato in piedi, attirando su di sè l'attenzione dell'intera tavolata. "Benvenuti a tutti nella mia dimora. Non mi dilungherò in inutili discorsi: sapete già il motivo per il quale siete radunati in questo luogo. Davanti ad ognuno di voi si trova un sacchetto di pelle contenente mille galeoni." Appena finì di dirlo, i sacchetti comparvero magicamente davanti a tutti i presenti, comprese le ragazze. "Sono vostri: è il mio regalo di benvenuto. Utilizzateli come meglio credete."
Aster si unì al brusio di sopresa che si sollevò, ma con un gesto della mano, l'uomo fece tacere di nuovo tutti.
"Adesso vi spiegherò poche regole fondamentali: questa casa sarà la vostra per il prossimo mese pertanto, per tutto questo periodo, dovrete comportarvi tra voi come se foste fratelli. Nelle nostre vene scorre lo stesso sangue: il sangue dei Black. Pertanto non voglio gelosie, risse o insane competizioni. Non saranno tollerate. Le uniche competizioni alle quali dovrete partecipare le affronterete in maniera leale sotto la mia supervisione. Ebbene sì, molti di voi l'avevano già capito, ma lo specifico: affronterete delle prove per dimostrarmi il vostro valore, per dimostrarvi degni del cognome che potrei assegnarvi."
Fece una piccola pausa, mentre un silenzio carico di tensione iniziò ad espandersi per la stanza. Stava forse per dire in che cosa avrebbe consistito la prima prova?
Ma le speranze vennero disattese subito.
"Spero che le regole siano chiare. Detto ciò, mi ritiro. Passate la serata come meglio credete, ma non fate troppo rumore. Se avete bisogno di qualcosa, gli elfi domestici sono a vostra disposizione."
Concluso il discorso, si piegò per sfiorare la testa della nipote con un bacio e poi se ne andò.

Aster, quando fu davvero sicuro che il vecchio fosse uscito dalla stanza, allungò la mano destra per prendere il sacchetto posizionato davanti a lui, come la maggior parte dei ragazzi che sedevano intorno. Poi ne guardò il contenuto, leggermente incredulo.
Mille galeoni? Il vecchio aveva davvero consegnato senza battere ciglio ad ognuno di loro mille galeoni?
Con uno sguardo veloce cercò di contare quante persone si trovassero nella stanza in quel momento. Totalizzandone almeno una ventina.

A quanto Merlino ammontava il patrimonio dei Black, se il vecchio si era di colpo privato di più di ventimila galeoni distribuendoli come se fossero pezzi di pane?

Sicuramente quei soldi sarebbero subito confluiti nell'impresa che aveva costruito in quegli anni con le sue sole forze. Ma a quel punto, la sua voglia di partecipare aumentò a dismisura.
Doveva vincere.

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Angoluccio degli animali (ho messo solo quelli "diversi")

Image and video hosting by TinyPic Cat (Cassiopea)   Image and video hosting by TinyPic Moonlit (Mintaka)    
Image and video hosting by TinyPic Brutus (Miranda) Image and video hosting by TinyPic Ares (Miquel)
Image and video hosting by TinyPic King (Nihal)  Image and video hosting by TinyPic Newton (North)


Image and video hosting by TinyPic Hector (Aidan)

Ciaooo! Allora cosa ne pensate?
Come avete visto ho citato un personaggio che mi era arrivato ma che ho preferito non inserire nella storia per non impazzire. Ogni tanto qualcuno di questi potrebbe fare una comparsata. ;)

Come promesso parto con le domande per i vostri OC (risposte per MP: CHI NON RISPONDE NON COMPARE!):

- per i maschietti:
1) come reagiscono di fronte all'ignoto?
2) il vostro OC preferisce lavorare da solo o in gruppo? e nel caso in cui tutti quelli attorno lavorino nel modo opposto (es lui da solo e tutti gli altri in gruppo) continuerebbe con la sua idea iniziale oppure si adatterebbe agli altri (ad es cercando di introdursi in un altro gruppo già formato)?

- per le femminucce: fino a che punto le vostre OC sono disposte a seguire le sfide? (Ad es: se una di queste si dovesse tenere a mezzogiorno, sotto al sole cocente, e la vostra OC avesse la possibilità di rilassarsi a bordo piscina, cosa farebbe? Oppure se una sfida si tenesse in piena notte, preferirebbe assistere per divertirsi alle spalle di quei poveretti oppure restare a dormire? ... )

  
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