Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Finestra45    11/07/2016    1 recensioni
Avvenne così che entrarono in possesso della pietra, la pietra che dava il potere oltrepassare i confini del giorno.
Non furono gioiosi i giorni che seguirono quell'evento, perchè quella razza oscura, non vide più limiti alla sua espansione. Uccise. Rubò. Distrusse. nessuno era più in grado di fermarli. Allora il consiglio dei MagisterMagi si riunì di nuovo laggiù dove la pietra era stata creata; laggiù dove quel fuoco magico era ancora acceso. In esso gli stregoni gettarono una manciata di pietre ,rosse come il cielo che si rispecchia nell'acqua, durante un tramonto estivo.
Fu così che la fiamma prese vita. Si innalzò nel cielo con le sembianze di un maestoso uccello. Questo illuminava la notte come se fosse giorno, e si dirigeva laggiù dove quel popolo maligno dimorava. Non ci fu scampo per loro, vennero sterminati da quella mistica creatura, che poi scomparve, e la pietra andò persa.
Questo fino a che...
Genere: Fantasy, Guerra, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Onori a voi razze di altri tempi e luoghi. Io sono Beltan un vecchio stregone ora seduto sulla mia scrivania, nel mio delizioso cottage, immerso nella campagna londinese, a scrivere di avvenimenti avvenuti in un'altra era. Narrerò di guerre, amori e tradimenti che hanno sconvolto il corso della storia nelle terre di Hamok, luogo di cui, adesso, nessuno ha più memoria.I fatti che andrò raccontando mi sono giunti ,in parte, tramite testimonianze di coloro che li hanno vissuti. Arrivando a i fatti,credo che sia opportuno cominciare il racconto la dove è quasi tutto iniziato, ovvero, i sotterranei di Waldes, il castello degli elfi.

Il luogo era buio, ma non troppo una tenue luce proveniva dal corridoio al di là delle sbarre d'argento. Suail stava sdraiato a occhi chiusi, nel tentativo di minimizzare gli sforzi, ogni piccolo movimento richiedeva un grande dispendio di energie. Da lontano proveniva un rumore di passi, e di qualcosa che veniva trascinato, chi mai poteva essere l’idiota che passava di li? Si chiedeva il principe; trovò la risposta quando la porta della cella venne spalancata. Così violentemente che produsse un suono simile alla folgore che attraversa il cielo nelle notti tempestose. Questo confuse lo sguardo del vampiro,ma riuscì a distinguere deu figure e mezzo sulla soglia della cella. Una di loro disse:

-Buongiorno principino, ti ho portato qualcuno con cui puoi condividere la tua eterna prigione-

Sgignazzando gettò l’ombra ammezzata all’interno della cella, e andarono via. Chiudendo la porta, che ancora una volta sbatté violentemente contro il proprio infisso.

Suail si ritrovò un fastidioso mal di testa a causa di quello sbattere, ma la curiosità di sapere chi fosse il disgraziato gettato che avrebbe condiviso la sua stessa sorte lo costrinse ad avvicinarsi, anche se con estrema fatica, a quello che al momento assomigliava a un grande sacco di patate.

La penombra non rendeva visibili tutti i lineamenti del viso,ma si vedeva chiaramente che era pallido, il suo volto era allungato e dei capelli neri e lisci coprivano la sua nuca, sembrava proprio un vampiro, ed infatti lo era, anche se non era un volto totalmente sconosciuto, cercò di guardare meglio e riconobbe il suo amico e compagno. Mizar. Preso dall’emozione Suail iniziò a scuotere il compagno nel tentativo di svegliarlo, ma con scarso successo, quel.. sacco di patate, rimaneva svenuto, e più lui non rispondeva e più il principe lo scuoteva con forza e urlava forte il suo nome, fino a che la voce non gli venne a mancare, così come la forza di tentare il risveglio di un vampiro, perse i sensi, accasciandosi sul corpo che tentava di risvegliare.

Passarono le ore, o forse anche giorni prima che Suail si risvegliasse, la prima cosa che vide fu che l’amico si era svegliato e era seduto accanto al suo letto.

-Mizar, sono così felice che ci siamo ritrovati, ma speravo che sarebbe accaduto in un posto diverso.-

Disse il principe vampiro.

-Mi dispiace signore, io non ho idea di chi sia questo Mizar. Io non conosco nemmeno il mio nome e il motivo per cui mi ritrovo in questa cella.-

-Se questo è uno scherzo, è davvero di pessimo gusto.-

-Non sto scherzando, non mi permetterei mai di mentire a persone che nemmeno conosco.-

-No certo che tu non lo faresti mai, e questa è la prova definitiva che tu sei Mizar, anche se evidentemente hai perso la memoria.-

-Lei dice di sapere chi io non so di essere, come fa a esserne sicuro, come posso io fidarmi della sua parola?-

-Il Mizar che conosco ha una cicatrice a forma di mezza luna al di sotto dell’ultima costola destra, se anche tu l’hai, entrambi avremo le risposte.-

Mizar rimboccò lo straccio fino a scoprire l’ultima costola, e al di sotto di essa si trovava proprio la cicatrice di cui parlava Suail.

-Allora, può dirmi chi sono?-

-Certo- Disse Suail. Poi prendendo una pausa in modo da impostare al meglio il discorso disse -Tu sei Mizar figlio di Hellen, generale del mio esercito. Sei nato a Dalee, fortezza inespugnabile situata nella foresta di Orman, dove sei cresciuto insieme a me, andando a caccia di bestie e combattendo i nemici del nostro popolo. Sei un vampiro di sangue non nobile, ma grazie al rango di tuo padre hai vissuto a palazzo e mio padre, il re, mio padre, ti considerava come un figlio-

-Mi dispiace deluderti, ma non ricordo nulla di tutto ciò. La prego vada avanti mi racconti di mio padre, mi racconti del nostro rapporto, delle nostre terre. Voglio recuperare ogni mio ricordo.-

-Non chiamarmi signore, sono il tuo principe è vero, ma prima di tutto sono tuo amico e mi chiamo Suail.- Disse sorridendo.

-Va bene mi scusi sign… Suail.-

-Bene. Noi siamo vampiri, la caratteristica principale della nostra razza è la sete insaziabile di sangue, abbiamo poteri che ci rendono superiori a qualsiasi altra razza e non possiamo stare alla luce del sole, a meno che non si desideri diventare cenere. La nostra terra si trova nella zona più a owest di Hamok, viviamo sotto le fitte fronde di alberi, che non permettono alla luce più pura di attraversarle, nella foresta di Orman, dove si erge anche il la nostra fortezza, Dalee, dove tu sei cresciuto.

La nostra razza è in guerra da anni ormai contro gli elfi.

Io e te siamo ottimi amici, dopo l’addestramento abbiamo combattuto fianco a fianco in molte battaglie, raggiungevamo una armonia nei movimenti tale che pareva che una sola mente controllasse due corpi. Tuo padre… non so dove sia ora, so che era il miglior generale del nostro esercito, amico e consigliere personale di mio padre. Sono stato chiuso qui durant...-

-Aspetta! Guerra? Come mai siamo in guerra con un altro popolo?- Lo interruppe Mizar.

- E' una bella storia, avrò tempo per raccontarla, visto che siamo rinchiusì in questo fetido posto. Hai qualche altra domanda prima?-

-No, preferirei sapere subito della guerra, dei perché e dei come.-

-Ho il timore che dovrai aspettare ancora per sapere di ciò, sono stanco e vorrei riposare, faresti bene a farlo anche te, queste celle ti lasciano senza energia prima che tu te ne renda conto. Riposiamo amico mio, domani saprai tutto

 

Il castello di Waldes è la roccaforte degli elfi. Esso si erge all'interno della foresta di Aldar, a nord del lago Coorelin, le cui acque cristalline in certe ore del giorno riflettono i raggi del sole verso le finestre del castello illuminando le lussuose stanze al suo interno.la foresta che circonda questo magico posto è composta da una razza di alberi giovani, sempre giovani, mai in quel luogo ho visto segno di morte vegetale. La corteccia rimane sempre fresca e le foglie hanno sempre il loro colorito verde smeraldo. Tutto questo grazie agli elfi che cantano canzoni dedicate a loro, mantenendoli giovani.

 

 

Forse era giorno, o forse era notte, non si poteva dire visto che in quel sotterraneo l'unica fonte di lce erano le torce perpetue. Fu Mizar il primo a svegliarsi, e delicatamente scosse Suail, il quale riprese il suo racconto.

-Mio caro, come sai o come dovresti sapere, i territori di Hamok sono popolati da quattro specie inteligenti. Noi vampiri, relegati nella foresta di Orman a est, gli elfi che vivono nelle foresta di Aldar che circonda il lago Coorellin , gli elfi del mare che vivono nell’isola di Andros a sud. Infine ci sono gli uomini, relegati nell’isola di voldy, che non sono proprio inteligenti, poiché non conoscono l'uso della magia, si limitano a sopravvivere.

Le due razze elfiche sono lontane parenti, un tempo erano una razza unica, ma a causa di un incidente con la magia, si sono divise e allontanate sempre più. Negli ultimi anni a causa delle sempre più frequenti carestie, la popolazione di elfi del mare si è trovata in grave difficoltà a mantenere uno status di vita accettabile, abituati al lusso delle loro case, e alla pulizia dei loro ambienti, non riescono più a allontanare le bestie selvagge dalle proprie città. Perciò il loro re, Yalteen, ha chiesto aiuto al re degli elfi, proponendogli di riunire le razze sotto un solo stendardo, Fulton approvò, alla condizione che non ci sarebbero state disparità tra le due razze e che avrebbero governato insieme quell’unico e grande regno. Venne deciso che il primo genito, il principe Elicrisio, figlio del re Fulton ,e la primo genita, la principessa Siirima, figlia di Yalteen, si sarebbero uniti in matrimonio il giorno del solstizio d’estate, per permettere che gli aiuti potessero navigare durante tutto il periodo estivo, quando il mare è più calmo. Il primo incontro tra i due sarebbe avvenuto il giorno dell’equinozio di primavera, nella sala grande del palazzo Waldes.

 

Il giorno arrivò, era l’equinozio di primavera, la sala grande era addobbata a festa, stendardi pendevano dal soffitto, con sopra ricamati gli stemmi dei due regni, e drappi blu e verdi erano avvolti attorno alle immense colonne di colore bianco marmo, le luci delle candele illuminavano tutta la stanza, nessun angolo era lasciato nell’ombra, i tavoli erano imbanditi di tutti quei cibi che gli elfi prediligono. Il centro della sala era adibita al ballo. Sulla facciata della sala era presente un’ immenso portone fatto di legno-ferro e ricoperto di bassorilievi raffiguranti le epiche imprese compiute da eroi, nei racconti degli antichi saggi.

Al di sopra del portone si sviluppava una vetrata arcuata in modo che i raggi della luna potessero illuminare la sala sin da quando questa, al calar del sole, fa capolino dalle cime degli alberi, fino a che i suoi raggi diventano fini come capelli di sirena.

Quella sera la sala era piena di elfi nobili, rappresentanti, dame, nobili, ricchi borghesi, erano tutti radunati in quella sala , e danzavano, sommersi dalla musica cantantata dalle creature pure che popolano la foresta. Tutti erano in trepida attesa di assistere al il primo incontro tra i due promessi, erano tutti ansiosi di vedere quali doni le due famiglie si sarebbero scambiate in segno di fiducia e legame.

Il momento arrivò, quando i raggi di luna che passavano attraverso la vetrata arcuata, sommersero il trono con la loro luce, il portone si aprì e il sovrano e la sua regina seguiti dalla principessa, provenienti dall'isola, entrarono nella stanza, allo stesso modo il sovrano degli elfi insieme al principe stavano attendendo davanti al trono.

Mentre salivano i gradini, un bauletto color zaffiro e bordato d’oro apparve da sotto il mantello del re, e mentre si inchinava porse il bauletto.

Fulton delicatamente sciolse il sigillo rappresentante lo stemma del leviatano posto sull’apertura del bauletto, lo aprì e subito lo richiuse. Era sconcertato. Questo preoccupò molto i commensali e i sovrani, ma solo pochi riuscirono a vedere il contenuto del baule e capire cosa il re vi aveva visto.

Il fulton afferrò il bauletto e corse subito verso le sue stanze. Il principe insieme ai sovrani degli elfi dei mari lo seguirono.Arrivati nella stanza del re, la porta venne sprangata e il re aprì di nuovo il bauletto.

Al suo interno appoggiata sopra un soffice strato di stoffa rosso come il sangue, vi era una pietra di forma ovale con sopra incisa una runa.

-Sapete cosa è questa?- chiese il re

-Si- rispose Yalteen intimidito. - E' la nostra pietra più preziosa, ritrovata recentemente lungo la spiaggia. Nessuno dei nostri saggi conosce la provenienza della pietra, ne di cosa sia fatta.per questo la riteniamo preziosa. Crediamo sia la pietra di cui narrana la leggenda. Sbaglio?-

-No mio caro, è proprio lei. Siamo tutti in pericolo-

 

Qui, mio caro lettore, interrompo il racconto per dirti ciò che quella pietra causò secoli prima dei fatti narrati.

Secoli prima dell'inizio della guerra tra elfi e vampiri, all'interno di una caverna su i monti Amira.

I MagisterMagi tennero un consiglio per decidere se fosse giusto o meno creare un artefatto. Questo gli era stato commissionato da gli Ombrosi, pololo che viveva nelle valli oscure dei monti Dehitiri, a sud; erano potenti creature della notte, capaci di controllare la materia a loro piacimento; tuttavia il loro potere dipende dalla presenza delle tenebre. La luce è il loro più grande limite. C'è chi crede che la stirpe dei vampiri provenga da questa razza, ma questo è impossibile perchè quella razza fu sterminata poco dopo la creazione della pietra. E non ci sono stati sopravvissuti.

Alla fine il consiglio decise che era giusto accettare la richiesta degli Ombrosi. E creare qualcosache permettesse loro di essere alla luce. Nel cuore di quella catena montuosa, diedero vita al loro fuoco magico. Passarono giorni prima che l'incessante brusio di incantesimi pronunciati sottovoce dai Magister cessasse.Quando fu la pietra venne creata.

Non possiamo stupirci che tutto il popolo di Hamok capì che qualcosa di potente era nato, poichè un fascio di luce viola si scagliò dritto verso il cielo, andando anche oltre a questo. E' chiaro che, quello stesso giorno, appena il sole calò dietro l'orizzonte gli Ombrosi si precipitarono all'entrata della grotta per richiedere ciò che avevano chiesto. Avvenne così che entrarono in possesso della pietra, la pietra che dava il potere oltrepassare i confini del giorno.

Non furono gioiosi i giorni che seguirono quell'evento, perchè quella razza oscura, non vide più limiti alla sua espansione. Uccise. Rubò. Distrusse. nessuno era più in grado di fermarli. Allora il consiglio dei MagisterMagi si riunì di nuovo laggiù dove la pietra era stata creata; laggiù dove quel fuoco magico era ancora acceso. In esso gli stregoni gettarono una manciata di pietre ,rosse come il cielo che si rispecchia nell'acqua, durante un tramonto estivo.

Fu così che la fiamma prese vita. Si innalzò nel cielo con le sembianze di un maestoso uccello. Questo illuminava la notte come se fosse giorno, e si dirigeva laggiù dove quel popolo maligno dimorava. Non ci fu scampo per loro, vennero sterminati da quella mistica creatura, che poi scomparve, e la pietra andò persa.

 

Nella stanza c’era silenzio, il principe continuava ad annuire senza alcun motivo apparente, la principessa, che era stata lasciata fuori dalla stanza, cercava ancora di origliare il dialogo.

Ma c’era un’altra persona all’interno della stanza, un essere di cui nessuno si era accorto, di cui nessuno sospettava la presenza, nella stanza insieme a i sovrani c’era una spia vampira, la razza che più di tutti brama di conquistare tutto e tutti. Il vampiro non appena la stanza fu vuota si tramutò in quel fumo denso che permette a noi di solcare il cielo molto più velocemente di qualsiasi cavallo. E venne da me e mi raccontò di quello che aveva visto.

 

È così che sono venuto a sapere la posizione della pietra, da anni l’ abbiamo cercata in ogni dove, nella speranza di trovarla, quando la spia tornò e informò me e mio padre di ciò che aveva visto al castello, eravamo esaltati. Dopo pochi giorni tutto il nostro esercito era in marcia verso ovest per riuscire a conquistare quell’inestimabile tesoro.

 

I nostri eserciti combatterono per molti anni. Il sangue arrivò a bagnare i piedi dei monti Amira, e dall’altro lato arrivò fino al golfo di Chiby. Molti dei nostri sono morti, e altrettanti dei loro, il loro vantaggio è determinato dalle armi che hanno creato contro noi vampiri, lame e frecce d’argento

Che disturbano le nostre percezioni e lacerano la nostra carne. Il nostro vantaggio è la magia nera che però è utilizzabile solo finchè il sole sorge; quando noi vampiri veniamo illuminati, diventiamo polvere alla mercee del vento.

Questo è il motivo per cui siamo in guerra.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Finestra45