Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: Zomi    12/07/2016    4 recensioni
Raccolta di AU e non:
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#1: Jealousy // Friendship & Family
#2: Alcohol // Tangerines (Oranges/Mikan)
#3: Tiger & Cat // Orange & Green
#4: Scar // First Meeting After 3D2Y
#5: Map // Road Trip [Capitolo partecipante alla challenge Chocolate Box, indetta dal FairyPieceForum]
#6: Cash Only // Join me at the Casino
#7: Jungle // Tiger VS Dragon
#8: Feudal Era // Rainy Day
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[ZoNami Week 2016 indetta da Tumblr] ~ [Raccolta partecipante al "The Alternative Universe Fest ❖ Take a Chance on Another Universe!" del forum Piume d'Ottone]
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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#2: A Tangerine soaked in Alcohol… you soaked in me

 
Zoro non possedeva molti vizzi.
Cercava di non eccedere in alcuna debolezza in particolare, seguiva le nozioni del Bushido e si atteneva alle regole di vita che aveva appreso al Dojo del suo maestro.
Il tutto associato alla sua sana e decorosa vita da pirata.
Ma nonostante si sforzasse di rimanere la persona equilibrata e sana di mente che era prima di incontrare Rufy, sapeva con certezza che l’unico vizio che gli apparteneva – quell’amore dissoluto e infrenabile per l’alcol- stava drasticamente peggiorando.
E non poteva incolpare il cuocastro, con quei suoi dannati cocktail prima di cena o alla fine.
Non poteva incolpare la tensione delle mille avventure che affrontava con i suoi Nakama, e non poteva incolpare la sempre miglior qualità dei Sakè che incontrava di isola in isola.
No, poteva incolpare solo se stesso.
E Nami.
Oh si, quella mocciosa centrava sempre, sempre di più.
Perché era colpa sua, solo colpa sua e della sua maniacale indole dispettosa se il suo desiderio per l’alcol era aumentato.
E non solo per l’alcol in particolare.
Perchè ogni qual volta che il Torcigliolo portava in tavola un vassoio con nove bicchieri colmi di liquori, Nami si accendeva e canalizzava la sua attenzione provocatoria verso di lui.
Non importava se fosse sakè, vodka, tequila o del frizzante spumante, Zoro sapeva perfettamente che Sanji avrebbe ornato i bicchieri con un piccolo spicchio di mandarino –pagato a peso d’oro visto che erano di quelli della cartografa- che man a mano che veniva immerso nel liquore acquistava gusto e una sempre maggior colorazione scura e invitante.
E Zoro sapeva, oh eccome se lo sapeva, che lui non sarebbe mai riuscito ad assaggiare quel dannatissimo spicchio di mandarino, perché ogni santa sera quella dannata ladra sgusciava al suo fianco rubando dal suo bicchiere la piccola fetta di frutto e mordendola con agile strafottenza, esibendo un sorrisino soddisfatto nel derubarlo di quel raggio di sole dal suo bicchiere.
-Mocciosa- sbuffò ripensando a come anche quella sera Nami lo avesse rapinato del suo spicchio di mandarino imbevuto nell’alcol, mentre entrava di soppiatto nella cucina nel bel mezzo della notte.
Gli sembrava impossibile.
Lui, ex cacciatore di taglie, che si faceva beffare da una ex (non era certo di quanto) ladra.
Ogni sera, ogni striscia di agrume addolcito dal liquore gli veniva rubata da lei, in modi diversi ma sempre efficaci.
Una mano che scivolava lenta tra lui e il bicchiere e che afferrava rapida il mandarino, un tocco improvviso sulla spalla che gli faceva voltare lo sguardo il tempo necessario per essere derubato,  una folata di vento che lo distraeva e lo gabbava…
Era un dispetto ripetitivo, che poteva sembrare noioso magari, ma che invece di far innervosire il giovane spadaccino, accendeva in lui il desiderio di poter assaggiare quel dannatissimo mandarino addolcito dall’alcol che ogni sera gli veniva negato.
Così lo spettacolino si ripeteva: lui prendeva il suo bicchiere ornato di quella macchia arancione, beveva il primo sorso come segno di sfida verso la cartografa, invitandola a provarci ancora una volta a farlo fesso, per poi… venir imbrogliato per l’ennesima volta, ritrovandosi senza spicchio e con la infantile e cristallina risata di Nami nelle orecchie, felice di averlo raggirato di nuovo.
I suoi Nakama allora ridacchiavano, chi divertito per la quotidiana scena, chi invece per quel qualcosa in più che si riusciva a intravedere nel furto serale e che era ben diverso da un scherzo infanitle, mordicchiando il loro spicchio e aumentando l’acquolina in bocca allo spadaccino.
Che sapore poteva avere?
Era dolce? Amaro?
Un gusto nuovo?
Un misto tra l’agrodolce naturale del frutto e il pungente sapore dell’alcol?
Se solo avesse potuto assaggiarlo, solo per una sera, lo avrebbe saputo, ma Nami perseverava con la sua tortura e la voglia aumentava, il desiderio per quel mandarino alcolico gli rendeva arsa la gola dalla sete, e la smania di assaggiarlo trovava pace solo quando sentiva la rossa ridere di lui.
Così, senza un perché preciso.
Forse per quello, forse perché la voglia era troppa ormai e le risate non bastavano più, forse era semplicemente la sua natura alcolica a spingerlo a tanto, ma quella notte Zoro si era avventurato nel regno del cuoco, deciso a volersi versare un buon bicchiere di sakè con una scorza di mandarino.
Si, avrebbe assaggiato finalmente quel dannato frutto.
Doveva, doveva assolutamente assaggiarlo o ci avrebbe perso la testa.
Aveva già riempito il bicchiere di sakè e posto, come un mezzo sole tagliato a metà, lo spicchio di mandarino sul bordo del bicchiere che ora fissava con un sorriso appena accennato.
Quel bicchiere colmo di alcol con quello spicchio, gli ricordava un po’ il suo rapporto con la capricciosa navigatrice di bordo.
Sembravano andare d’accordo, come appunto l’alcol e il mandarino che condividevano lo stesso bicchiere, ma appena si sfioravano accadeva qualcosa, un caos ordinato non ben definito, che scombinava i loro universi e i rispettivi sapori.
Scosse il capo, ridendo dei suoi stessi pensieri, e afferrato il bicchiere se lo portò alle labbra bevendone il contenuto tutto in un sorso.
Aspro, duro, secco e liscio, l’alcol gli bruciò il palato e la gola discendendola, ricordandogli la letalità dei suoi colpi di katana o dei suoi sguardi.
Posò il bicchiere sul tavolo a cui si era accomodato, prendendo con due dita lo spicchio di mandarino, ammirandolo per un breve attimo.
Era rosso, come i capelli di Nami, e sprizzava gioia senza bisogno di labbra per sorridere o occhi grandi e illuminati.
Labbra carnose come quelle della mocciosa, e occhi grandi come il cielo, un cielo di caffè che spesso vedeva ribollire di rabbia nello sguardo di Nami.
Quel mandarino assomigliava perdutamente alla donna che lo aveva coltivato, troppo forse.
Muto e serio, Zoro avvicinò lo spicchio alle labbra, concentrandosi per poter assaporare meglio il suo sapore imbevuto nell’alcol non appena lo avesse avuto in bocca.
Dischiuse la bocca, pronto a riceverlo, quando un lieve movimento alle sue spalle lo fermò.
-Che stai facendo buzzurro?-
Parole soffiate al suo orecchio sinistro, un gesto rapido graziato dal suo occhio cieco e tra le sue dita non vi era più il frutto che tanto aveva bramato.
Beffato!
Di nuovo… o quasi?
Perché Nami non ebbe il tempo di ridacchiare e mordere il mandarino come ormai faceva da svariate sere.
La mano forte e decisa di Zoro le bloccò il polso, imprigionando la mano che reggeva il piccolo frutto conteso, fermandola a pochi passi da lui.
-Non questa sera mocciosa…- sussurrò ghignando.
La rossa lo fissò seria in volto, sorridendo malandrina e alzando la mano opposta libera, ignorando la sicurezza del compagno.
-Ah- le schiaffeggiò la mano senza ferirla Zoro, sghignazzando divertito.
No, quella sera non le avrebbe concesso il lusso di essere dispettosa.
-Quello spicchio è mio- l’ammonì, stringendo la presa sul suo polso e avvicinandosela.
-Veramente è mio, dato che proviene da un mio mandarino- lo corresse, non opponendosi alla sua presa.
-Addebitamelo al conto- sollevò la mano libera, sfilando dalle chiare dita di cartografa il piccolo pezzetto di frutta alcolico.
-Oh lo farò!- rise Nami, avvicinandosi e arrivando a soffiare le sue parole a pochi millimetri dal volto dello spadaccino –Ma tu comunque non assaggerai quello spicchio-
-E perché no? Me lo impedirai tu?- si rigirò tra le dita il suo piccolo tesoro rosso.
-Per principio i buzzurri cattivi non meritano i mandarini- storse le labbra –Ma anche se ti concedessi la grazia di assaggiarlo…- portò la mano libera dalla presa ancora persistente del verde sul suo polso, ad accarezzare la mano che reggeva il mandarino -… sei sicuro di ciò che fai?-
Zoro la fissò con attenzione.
-Che vuoi dire?- si lasciò accarezzare, guardando come il viso della sua compagna fosse divenuto più serio e meno divertito dalla situazione.
La vide abbassare gli occhi, rialzarli per posare lo sguardo sullo spicchio che gocciolava del liquore in cui era stato imbevuto, per poi sorridere mesta.
-Alcol e mandarino- sussurrò piano, con un fil di voce –Ci assomigliano no?-
Si, Zoro lo sapeva bene, ma non lo disse. Rimase zitto a studiarla.
-Indietro non si torna- continuò Nami –E se non ti piacesse?-
-E se mi piacesse?- la rimbeccò.
-E se ti piacesse troppo?-
Era un discorso senza senso.
Cosa c’era di male se Zoro avesse apprezzato o meno quel dannatissimo spicchio di mandarino imbevuto nell’alcol?
Sembrava quasi che Nami fosse preoccupata che dall’assaggio dipendesse anche altro, un qualcos’altro che legava lei e lo spadaccino.
Ma era solo un mandarino, un mandarino con un po’ d’alcol: che male poteva esserci?
Lei ne assaporava due a sera, il suo e quello di Zoro, negando il medesimo piacere al verde, eppure era ancora viva e dispettosa come sempre, e il rapporto che li legava era sempre lo stesso.
Vero?
Lei non lo guardava in modo diverso?
Non sembrava voler assaggiargli la pelle con mille baci e carezze?
Non sembrava che quel piccolo aperitivo fosse la sua unica occasione di assaporare l’incontro fisico dei rispettivi sapori uniti?
Non era cambiato nulla nel modo in cui la cartografa lo guardava, nel modo in cui gli parlava, sfiorava e desiderava?
Assaggiare un mandarino imbevuto nell’alcol, non le aveva fatto capire quando desiderasse anche lei potersi unire a Zoro in un nuovo sapore, in un nuovo rapporto?
Vero?
-Se non lo provo non lo saprò mai- allentò la presa sul polso di Nami Zoro, non lasciandolo libero però mentre si portava alle labbra lo spicchio, assaggiandolo finalmente.
Dolce o amaro?
Un gusto nuovo?
Un misto tra l’agrodolce naturale del frutto e il pungente sapore dell’alcol?
Di cosa sapeva quel mandarino alcolico?
Se qualcuno lo avesse chiesto a Zoro il giorno dopo, lui non avrebbe saputo rispondere in un modo chiaro.
Avrebbe risposto che sapeva dello stesso sapore di una vita vissuta a metà.
Aveva lo stesso gusto di un bacio non contraccambiato, di una carezza data di fretta, di un abbraccio non ricambiato.
Sapeva di se stesso ma senza la presenza di Nami.
E forse fu questo, forse fu la voglia di nuovi mandarini imbevuto nell’alcol, forse fu il desiderio che non si era assopito dopo il primo assaggio ma, anzi, si era triplicato a dismisura, che poche sere dopo Zoro si ritrovò di nuovo in cucina a versare nuovi bicchieri colmi di alcol e tagliare nuovi spicchi di mandarino.
Forse fu per questo che poche sere dopo, due bicchieri di alcol e mandarini furono versati ma non svuotati.
Forse fu per questo che Zoro baciò per la prima volta Nami.
Forse fu grazie a questo che Zoro capì che un mandarino imbevuto nell’alcol ha il medesimo gusto di un bacio, una carezza, un abbraccio, una vita con Nami.
Forse fu grazie al’assaggio di un piccolo spicchio di mandarino imbevuto nell’alcol, che entrambi capirono di amarsi.
Forse.
O quasi certamente.

 
   
 
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