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Autore: garakame    21/04/2009    8 recensioni
L'ambientazione della storia è dopo il ritorno di Fersen e subito dopo il Cavaliere nero. Oscar è convinta di quello che fa per un motivo ben preciso, leggete e lo scoprirete. Come sempre voglio ricordarvi che i pomodori o le uova marce me le tirerete solo quando avrete letto tutto quanto.. recensite grazie
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Axel von Fersen, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Il sogno era chiaro nella sua mente ed era per questo che era così sconvolta.
Vi prego continuate a leggere e a recensire.
Il mio grazie va a:
arte, audreyny, kaoru, medusa, hermy 101, marzia c.




Rose bianche 6





Si era svegliata presto anche quella mattina, più presto del solito.
Questa volta il sogno l’aveva lasciata spiazzata, senza fiato.
Se negli altri sogni si svegliava sempre con una certa ansia perché  sognava sempre le rose bianche, questa volta era diverso.
Si era svegliata completamente bagnata, di sudore e turbata da uno strano languore al basso ventre.
Il sogno era chiaro nella sua mente ed era per questo che era così sconvolta.
Eppure, pensava, io non lo amo, non lo amo come si ama un uomo ma un fratello.
Il suo sogno era iniziato come sempre nel giardino con le rose bianche.
Anche questa volta il vento da brezza lieve si era alzato sollevando i lunghi capelli di Oscar e scompigliandoli.
Più il vento aumentava, più le rose diventavano rosse.
All’inizio Oscar non se ne era resa conto perché il passaggio era stato graduale.
Da bianche erano diventate rosa pallido, poi rosa più intenso, fino a diventare rosso carico, rosso sangue.
Aveva sentito dietro di sé una presenza, si era voltata di scatto e aveva visto un uomo con un lungo mantello nero con cappuccio che gli nascondeva il volto.
L’uomo era girato di spalle, lei lo interrogò per sapere se era il cavaliere nero, solo quando si girò vide che aveva in mano una rosa bianca  Lei  si avvicinò all’uomo per vederne il volto, ma quando tentò di togliergli il cappuccio, lui le porse la rosa; lei la prese e si punse con le spine.
Il sangue uscito dalla mano ferita tinse la rosa di rosso intenso.
Oscar si passò una mano sulla fronte sudata; nel sogno l’uomo si toglieva il cappuccio e lei scopriva che era Andrè;
lui le prendeva la mano ferita  le succhiava il sangue e le baciava il palmo, si faceva più vicino la prendeva per la vita, abbracciandola, le baciava il viso gli occhi il collo.
Lei non reagiva, non riusciva a fare niente, se ne stava immobile tra le sue braccia come una bambola di pezza senza anima, incapace di muoversi, rapita dalle nuove sensazioni. Sentiva brividi di piacere ogni volta che lui la baciava 
era stato in quel punto che lei si era svegliata, stravolta.
Si era ricordata tutto nei minimi particolari, non riusciva a convincersi che l’uomo nel sogno fosse Andrè.
Lei era innamorata di Fersen, doveva essere il conte l’uomo nel sogno, non André, non il suo migliore amico.
Si era sentita a disagio al solo pensiero di essere baciata da lui, ma nello stesso tempo essere avvolta dalle suo corpo caldo le aveva dato un senso di pace e di piacere.
Oscar scuoteva la testa in senso di diniego, non è possibile, lui non mi ama, pensava.
Non mi ama come una donna, io sono la sua compagna di giochi, di avventure.
È solo un sogno, non è possibile che lui sia innamorato di me.
Si ripeteva questo per convincersi.
Oscar era ormai completamente sveglia, con la camicia da notte bianca, sbottonata sul davanti, i capelli spettinati, le guance arrossate, era rimasta a lungo seduta sul letto immobile a fissare un punto inesistente sulla parete bianca.
Le uniche cose che continuava  a ripetersi erano che era soltanto un sogno e la realtà era molto diversa.
    Durante la giornata aveva evitato di incontrare André, di proposito;
“Ora un motivo valido ce l’ho veramente”, pensava, ricordando il sogno della mattina.
Come sempre era partita da sola verso Versailles e quando se l’era visto davanti aveva scacciato con forza l’immagine di lui che la stringeva tra le braccia, gli aveva detto in tono freddo che per poteva prendersi un giorno di vacanza.
Lui aveva chinato la testa e se n’era andato abbattuto.
  Quella sera l’aspettava un ballo proprio a Corte.
Aveva deciso di parteciparvi come donna, quindi aveva cercato di concludere tutte le faccende che il comandante Oscar De Jarjejayes doveva fare ed era tornata presto a casa per prepararsi, poichè la preparazione per diventare una compita dama richiedeva tempo.
Anche questa volta non aveva visto André, grazie alla complicità della governante lui non c’era mai in casa quando lei usciva con la carrozza.
Il cocchiere era il vecchio giardiniere di Palazzo Jarjayes e mai e poi mai neppure sotto tortura avrebbe detto a qualcuno che accompagnava al ballo Madamigella Oscar vestita da donna.
Era rimasto stupito della strana richiesta fatta dalla sua padrona, ma aveva promesso anche a Marie che avrebbe mantenuto il segreto.
Era andata a quel ballo senza convinzioni.
Avrebbe voluto indossare la sua divisa così comoda, mentre invece indossava il vestito rosa cipria che le aveva scelto Marie.
I riccioli della parrucca le ricadevano sulla fronte e sulle spalle.
Questo vestito era semplice, ricamato di rosso nei bordi della gonna, del decolté, delle maniche a sbuffo, ma era diverso rispetto agli altri perché non era molto largo; le lasciava scoperte le spalle, mettendo in evidenza il bel seno e la pelle diafana.
Questa volta era convinta che il Cavaliere Nero non si sarebbe fatto attendere, poiché il ballo si teneva a Versailles.
Si guardava nello specchio, il viso teso truccato perfettamente, tradiva la tensione che provava.
Era preoccupata di riuscire a strappare la maschera a quel ladro e rispecchiarsi negli occhi di smeraldo del suo amico d'infanzia.
Non voleva dover arrestare Andrè, in fondo era convinta che fosse innocente, ma il tarlo del dubbio la rodeva, si insinuava nella sua mente nei momenti in cui non pensava al lavoro.
Proprio quando cercava di rilassarsi, la sua mente galoppava con la fantasia:
Cosa faresti se fosse lui il ladro e come finirebbe? Si chiedeva.
La risposta le affiorava prepotente, se fosse lui il ladro finirebbe sulla forca o gli taglierebbero la testa.
Scuoteva la testa, non poteva essere così.
E poi c’era il sogno, aveva continuato a ripensarci per tutta la giornata.
L’aveva sconvolta talmente tanto che aveva deciso di non vederlo, almeno per quel giorno.
Non voleva sentirsi addosso quegli occhi verdi dolci, gentili, sembrava le dicessero che lui l’amava proprio come nel sogno.
Sapeva che se mai lui le avesse detto una cosa del genere l’avrebbe perso per sempre.
Perché lei era Oscar, lei era stata creata per comandare, per combattere, non per fare la moglie e la madre.
Eppure quei baci erano così veri e caldi, nel sogno si era sentita amata e desiderata, 
la cosa che l’aveva sconcertata di più era che tutto questo le piaceva, le piaceva tanto, la faceva impazzire di desiderio.
Ma erano sensazioni che non poteva permettersi di conoscere, l’amore non era fatto per lei.
Lei doveva conoscere il dovere e la guerra.
Aveva conosciuto un tipo d’amore che l’aveva fatta soffrire troppo, sapeva in fondo che Fersen non l’avrebbe mai corrisposta.
Con il suo gesto aveva provato ad attirare l’attenzione del bel conte su di se, ma lei che era nata per comandare non conosceva l’arte della seduzione femminile e lui si era accorto di avere il suo migliore amico tra le braccia quando ormai era troppo tardi.
Era scappata via da lui e aveva fatto di tutto per non incontrarlo lì a Versailles.
    Era giunta la notte, era tempo di uscire di casa.
Oscar si preparò aiutata dalla fedele Marie, il mantello nero lungo con il cappuccio le nascondeva il viso e il vestito.
Quando usciva vestita da donna la nonna la faceva andar fuori dalla porta posteriore, in modo tale che nessuno la vedesse.
A Versailles la festa era iniziata da ore.
I nobili si stavano divertendo, ballando e spettegolando sul conte più ricco o sulla dama meglio vestita.
A questo ballo presenziava anche la regina.
Oscar lo sapeva, sperava che nessuno la riconoscesse tanto meno lei.
La regina si guardava in giro un po’ annoiata, indossava un bellissimo vestito azzurro che ne faceva risaltare gli occhi, adornato di perle e zaffiri.
Aveva ballato un minuetto con il Duca D’Artois e aveva deciso di ritornare a sedersi accanto al re, visto che quella sera l’aveva degnata della sua presenza.
Anche se il loro era stato un matrimonio di stato, non d’amore, Maria Antonietta amava quell’uomo grande e placido che le stava accanto, il padre dei suoi figli, un padre e un marito premuroso, buono.
Anche se l’amore era altro, 
era un uomo venuto dal nord, passionale e dolce allo stesso tempo.
Mentre il suo viso si faceva triste e si guardava intorno per vedere i presenti nella sala, notò una dama vestita con un abito color rosa cipria, differente da tutti gli altri.
Quello che attrasse la sua attenzione era il portamento altero ma timido, quasi impacciato dei movimenti.
Le venne subito in mente madamigella Oscar, chissà come sarebbe stata vestita da donna?
Si portò il ventaglio ricamato al viso, nascondendo un sorriso.
Non riusciva proprio ad immaginarsi la sua migliore amica in abiti femminili.
Era troppo mascolina, troppo abituata a vederla nella divisa rossa, con gli stivali neri lucidati a specchio, sempre impeccabile.
Distolse lo sguardo dalla giovane dama, non poteva essere lei, questa dama aveva una chioma di riccioli neri.
Oscar si sentiva osservata, si fece spazio tra gli altri nobili, cercando di non destare troppo nell’occhio perché non aveva nessuna voglia di essere riconosciuta dalla regina, l’imbarazzo per lei sarebbe stato troppo grande, come spiegarle che s’era conciata in quel modo per prendere il cavaliere nero?
E poi si sentiva nuda con quel vestito scollato che le lasciava le spalle nude.
Un nobile alto di bell’aspetto, con i capelli biondi raccolti in un codino e gli occhi verdi le si avvicinò per invitarla a ballare; era rimasto rapito dalla bellezza di quella dama dagli occhi gelidi.
“Non vi ho mai visto a Versailles, Madamigella, vorrei avere il piacere d’invitarvi a ballare il prossimo minuetto.”
Oscar guardava la mano tesa del giovane verso di lei, stava pensando una risposta non troppo brusca per rifiutare l’invito, quando notò una figura scura in fondo al salone.
La donna fece un aggraziato inchino al cavaliere, si congedò con un freddo:
“Vogliate scusarmi ma per questa sera il mio carnet è già pieno”.
Si girò e facendosi spazio tra la calca di nobili, continuando a ripete scuse, se ne andò via dalla sala calda e soffocante.
Quando raggiunse le scale sentì il freddo della notte avvolgerla, trasse un lungo respiro e corse giù dalle scale, il più in fretta possibile, tirando su l’orlo della gonna per evitare di inciamparvi e cercando di non cadere giù per le scale con i tacchi così alti.
Vide una guardia al lato destro della scalinata, il soldato stava ricevendo ordini da una voce che le era fin troppo famigliare.
“No, mio padre e ora?” pensò agitata, il cuore nel petto accelerò i battiti, rallentò la corsa per evitare di fare troppo rumore con i tacchi.
A mente più fredda si ordinò di calmarsi visto che non l’avrebbe certo riconosciuta conciata a quel modo.
Arrivò all’ultima rampa di scale, prima del generale, quasi camminando.
Sentì che suo padre dava l’ordine di tenere gli occhi bene aperti, perché era stato visto un uomo con un  mantello nero aggirarsi per i saloni.
Prese un lungo respiro, riprese a correre veloce, passando accanto ai due che videro la dama correre via dal palazzo illuminato, ma non fecero niente per fermarla.
Oscar si trovava all’esterno della reggia, seduta su una fontana con all’interno delle tartarughe di marmo, cercava di riprendere il respiro e fare ordine nei suoi pensieri.
Non immaginava che suo padre fosse ritornato dalla Normandia così presto, sapeva che aveva degli affari da sbrigare e non sarebbe ritornato prima di due settimane.
Forse era dovuto ritornare proprio a causa del cavaliere nero.
Guardò il parco buio davanti a se, la invitava ad avvicinarsi, a scoprire i suoi segreti.
Ad Oscar era sempre piaciuto il parco di Versailles, di mattina presto con la nebbia che saliva dal terreno umido, di giorno  con il bel tempo o in una grigia giornata d’inverno; di notte si potevano scorgere le stelle luminose nel cielo.
Quella notte erano offuscate dalla luminosità di una grande luna piena.
Oscar rimase assorta a guardare lo spettacolo che la natura le offriva.
I suoi sensi si allertarono sentendo dei passi dietro di lei.
Si voltò di scatto, vide un ombra scura muoversi lungo la fiancata della reggia proprio di fronte al punto in cui si trovava. Subito trovò riparo dietro a una statua di Venere, seminuda, il seno sferico e perfetto, il viso tondo, lo sguardo vuoto e freddo. 
Vide chiaramente la figura in nero, oltrepassare il giardino e andare verso i giardini di Versailles.
Era il Cavaliere Nero, ne era sicura.
Iniziò a correre, seguendolo nella boscaglia.
Nonostante il chiarore doveva stare attenta alle scarpe con il tacco e al terreno sconnesso, se fosse inciampata e caduta in malo modo sarebbe stato un problema serio riuscire a catturarlo.
Mentre correva sentiva che la parrucca si era allentata, le stava ricadendo sugli occhi, la prese con la mano destra e la buttò in un cespuglio, una cosa in meno che le dava fastidio.
Continuava a correre a perdifiato, nonostante il bustino le stringesse la vita in modo insopportabile.
Spesso si era chiesta, mentre correva, come mai non fosse ancora svenuta per la mancanza di ossigeno nei polmoni.  La figura in nero si era accorta di essere seguita, a causa del rumore dei tacchi sul terreno e aveva aumentato l’andatura.
Oscar cercava di non perderlo di vista, all’interno del bosco la vegetazione era più fitta e nonostante il chiarore della luna era difficile vedere bene.
Cercò di correre più veloce, ma le scarpette le stavano facendo sanguinare i piedi, dovette rallentare per forza, ma per niente al mondo si sarebbe fermata, ora che finalmente aveva davanti a sè quel ladro, perché ormai era convinta che fosse lui, mancava così poco alla sua cattura, finalmente stava per prenderlo, quando si sentì prendere per la vita da due braccia muscolose.
Tentò di liberarsi dalla presa, ma sentì la voce famigliare nell’orecchio destro:
“No, Oscar, no ti prego non lo seguire. È troppo pericoloso.” Lei era furiosa, faceva fatica a respirare, il sudore le imperlava la fronte, vedeva il Cavaliere Nero allontanarsi agile e veloce, e lei era bloccata dalle braccia di Andrè, incapace di muoversi.


Oscar tira fuori il bazooka che tiene nascosto sotto la gonna e fa un buco in pancia ad Andrè. (Scherzo!)  Oscar è alle strette ormai deve chiarirsi con  Andrè, quale sarà la sua reazione?

   
 
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