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Autore: Lost In Donbass    18/07/2016    2 recensioni
I Tokio Hotel vengono invitati ai World Music Award, una grande premiazione per i più famosi musicisti pop del pianeta. Niente di strano, all'apparenza. Anzi, per i quattro danni ambulanti si rivela anche un'ottima occasione per divertirsi ai danni degli altri invitati, combinandone di tutti i colori. Ma qualcuno trama nell'ombra per trasformare questo "lieto evento" in un bagno di sangue e di terrore. Chi è l'assassino che si aggira a piede libero nell'albergo? Perché ha ucciso la cameriera?
Nonostante la paura serpeggi, i nostri eroi non si lasciano intimidire e, con tutto il loro coraggio, la loro follia e le loro inimitabili gaffe, porteranno alla luce molto più di quello che si sarebbero aspettati. E, questa volta, metteranno a rischio la loro stessa vita pur di scoprire la verità.
P.S. questa è il sequel di "Make some noise", comunque si può leggere anche senza aver letto la prima.
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il terrore vien per Hotel.'
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CAPITOLO DIECI: CLUELESS

-Ehi, ragazzi, forse ho trovato qualcosa!- strillò Bill, agitando il tablet.
-Abbiamo scoperto chi è Bernard Enquist?- Gustav si affacciò dalla spalla dell’amico, occhieggiando curiosamente lo schermo.
-Credo proprio di sì.- il cantante si passò una mano tra i capelli, sfarfallando i grandi occhi – Guardate qui: Enquist&Co, compagnia di antiquariato all’ingrosso e casa d’aste di prima categoria, famosa in tutta la Germania.
-Uhm, una casa d’aste è il modo migliore e anche più classico per nascondere traffici poco puliti.- commentò Tom, grattandosi i dread – Lo dicono anche in C.S.I. Miami.
-Esatto mi amor!- trillò Bill – Dobbiamo proprio dare un’occhiatina a questa casa d’aste e scoprire che cosa nasconde … vamos, hamorcito!
-Ma da quando è partito per la tangente spagnoleggiante?- commentò Georg, osservando con malcelato stupore Bill che indossava un enorme cappello di paglia a tesa larga.
-Da quando si è ricordato che a dodici anni eravamo andati in vacanza a Maiorca e che tutte le ragazze facevano il filo a noi e non agli altri.- rispose placidamente Tom, come se fosse normale vedere Bill vestito con un grosso poncho rosso e giallo e un paio di camperos di coccodrillo argento, e come se non destasse stupore vederlo saltare sul groppone di uno stravolto Gustav strillando qualcosa che poteva essere un “Vamos muchacho! A la playa!”
-Posso immaginare quante ragazze il nostro eclettico cantante si sia portato a letto … - Georg alzò un sopracciglio sarcastico, cercando di salvare il suo basso dalla furia ispanica a cavallo di un biondo toro poco avvezzo a cavalcare.
-Infatti, io ne approfittavo nel senso sconcio del termine e le avrò baciate tutte almeno tre volte a testa. E avevano pure quattordici, anche sedici anni!- esclamò Tom, ricordando con un brivido di gioia i vecchi e fulgidi tempi dei loro splendenti dodici anni – Bill si faceva aggiornare sulle nuove mode femminili e su come rendersi appetibile agli occhi dei più grandi. Comunque no, Geo, amico mio, non è gay.
-Sì, è un travestito, lo so.
-No. E’ semplicemente Bill. Ha orientamento sessuale solo per se stesso, l’unica persona da cui è attratto e che ama. Il mio piccolo Narciso!- Tom sfarfallò gli occhi, applaudendo entusiasta all’inchino colorato del Toro Gustav e del Mandriano Bill.
-Quindi dobbiamo andare … - Georg fece finta di non vedere Gustav costretto ad indossare un fazzolettino rosso al collo – nella Colonia Plaze, al “Antiquariato Magico”?
-Evidentemente sì, Pantene.- ridacchiò istericamente Gustav, felice di vedere che anche il bassista era stato placcato dal loro rumoroso vocalist e abbigliato con un sombrero rosa shocking.
-Allora forza, muchacos, dobbiamo scoprire chi ha assassinato Karen e scoprire cosa si nasconde dietro al mistero della Sierra Nevada.- Bill li squadrò attentamente, cercando di stringersi in un paio di pantaloni troppo aderenti rosso fuoco, mentre finiva di acconciarsi i capelli sparati in tutte le direzioni possibili – Propongo anche di cominciare ad armarci, nell’eventualità non poi così remota nella quale non avremmo il tempo di tornare in albergo prima della cattura dei nostri malviventi.
-Usiamo le Magnum 45 come in Il Grinta.- urlò il chitarrista, balzando in piedi e frustando Gustav con la coda di dread – I taiser! Le katane! Gli shuriken!
-Secondo te dove ci procuriamo quella roba, testa di interdetto?- abbaiò Georg – Bill, come facciamo ad armarci, sottoestratto di rimmel andato a male?!
-Infatti, useremo armi alla nostra portata, Full Metal Failure.- Bill sfarfallò gli occhioni truccatissimi con aria da maestrina – Tooooom, stupido, non hai il porto d’armi!
-A parte giusto i tuoi stivali col tacco, che razza di armi dovremmo avere? Perché non possiamo semplicemente parlarne con la Polizia come tutte le persone normali!?- sbottò esasperato Georg, affondando nel letto. Ci aveva già provato al New Music of Germany, e niente. Ci riprovava ora, che avevano diciotto anni e quasi tre dischi alle spalle, e niente. Ma ci avrebbe riprovato anche in futuro, che credevano. D’altronde, doveva rassegnarsi: se stavi con Bill Sono Un Cavolo di Iettatore Kaulitz, qualche omicidio prima o poi te lo trovavi nei piedi.
-Perché noi non siamo persone normali.- gli ricordò, ahimè, Tom, alzando le spalle. – E poi la Polizia è burocraticamente lenta e incapace a rintracciare rapidamente i criminali. Solo in Unforgettable gli va tutto liscio come l’olio.
-Per l’appunto, questa notte il mio Tuffolo ha portato buone nuove.- cinguettò Bill, agitando come una hostess durante le dimostrazioni di sicurezza in aereo il peluche perdi pelo innamorato della bocca e del naso del rasta – Con un po’ di fantasia, possiamo disporre di un catalogo di armi letali da far rabbrividire Pulp Fiction. Intanto, la cipria, come ogni romanzo rosa travestito da thriller che si rispetti.
Il ragazzo tirò fuori dalla toeletta una scatoletta di cipria rosa e la aprì, soffiandoci delicatamente sopra, liberando una nuvoletta perlacea che si andò a infilare nei nasi, già duramente provati dai vomitevoli profumi da donna di Bill, dei tre musicisti.
-Ma che c**** di arma batteriologica è?! Aprite la finestra!- latrò il biondo batterista, slanciandosi pesantemente a spalancare la finestra. – Attacco al napalm! Distruggete gli sporchi americani!
-E’ la mia cipria.- disse dolcemente Bill, mettendola in borsa – Come vedete, una semplice cipria da borsetta può rivelarsi un’arma letale se soffiata in faccia al nemico, accecandolo e soffocandolo per darci il tempo di darcela a gambe. Per lo spionaggio, anche il mio specchietto da viaggio sarà utilissimo.- dalla borsa di pelle rossa uscì uno specchietto di brillantini. – Senza alcun problema, potremo osservare non visti le mosse dei nostri avversari.
-Ok, fratello, ci manca il rossetto che scioglie il ferro e ti scritturiamo come nuova Spice Girls.- commentò acidamente Tom.
-Davvero?- Bill spalancò gli occhi da cucciolo, cominciando a saltellare istericamente per la camera – Sì! Così potrò mettermi quelle tutine fighissime, magari nera con le paillettes, e farò la leader delle Spice Girls! Bill, Clover, Alex e Sam, il terrore dei criminali di tutto il mondo! Potrò avere quell’orologio rosa confetto con la limetta per unghie al diamante e il rossetto speciale!
-Bene, Bill, sarai una Spice Girl coi fiocchi, non lo metto in dubbio, ma ora saresti così gentile da dirci le nostre, di armi?- lo gelò Georg – Che io di tutine aderenti e mascara laser ne farei volentieri a meno.
Il frontman dei Tokio Hotel lo guardò malissimo, per poi spogliarsi e mettersi a frugare nell’armadio, cavandone fuori la tutina nera con le paillette super aderente e super da battona .
-Non vorrai uscire con quella, spero.- inorridirono Gustav e Tom, stringendosi uno all’altro con orrore – Ti arrestano per prostituzione!
-L’hai detto tu, Tom. Sono o no il capo delle Spice Girls? Aspettavo da anni questo momento, dopo che David mi aveva categoricamente vietato di mettermela nel primo concerto del tour di Zimmer 483 e ora è giunto! Comunque, Gus, tu avrai sempre con te un sacchetto di Valentino, contente in realtà questo paio di stivali – il ragazzo pescò dal mucchio due stivali di vernice nera riflettente con un paio di stiletti 17. – Quando sarà il momento, li sfodererai e menerai fendenti a destra e a manca, come fossero mazze ferrate.
-All’armi! L’impero di Franz Joseph è al sicuro nelle mani del tenente Schafer!- ululò Gustav, balzando in piedi e facendo il saluto nazista – Goebbels sarà fiero del suo sottoposto! Mein Kaiser, non disperate! Mussolini è nostro alleato!
-Non puoi continuare a mischiare Prima e Seconda Guerra Mondiale, tonto!- lo rimbrottò Georg, facendolo stancamente sedere.
-Tomi, tu avrai quest’arma letale.- Bill fece un sorrisino smielato, allungando al gemello una fionda di plastica verde acido con una dotazione di biglie delle Barbie – Sei quello che ha la mira migliore tra noi.
Tom accolse con grida di giubilo la sua dotazione speciale, non accorgendosi del compare Georg che stava impallidendo a vista d’occhio alla vista del lungo scialle che Bill aveva pescato
-E tu, Full Metal Failure, sarai fornito di questo velo da baiadera per confondere e strangolare l’eventuale assalitore.- gli tese sorridendo una lunga pashmina blu notte e giallo ocra con tanto di sonagli argentati. – Senza contare questo!
Georg ricevette anche un “deodorante per bagni” al profumo di fragola.
-Perché io devo avere un deodorante e gli altri no?- piagnucolò il ragazzo, non sapendo se preferiva spruzzare quell’affare o sventolare il telo da mille e una notte.
-Tranquillo, tesoro, non sei solo!- cinguettò Bill, scappando in bagno e tornandone subito dopo con lo scopettone – Gustav, a te l’onore.
-Ma che ci devo fare? Pulire i gabinetti?- il biondo guardò disgustato l’arnese. – Non voglio!
-No, idiota, lo devi usare come arma! Scopettone del cesso e stivali, cosa vuoi di più?- Bill corse di nuovo in bagno e ne ritornò tutto giulivo con la scatoletta che si incastra nel water e che dovrebbe profumarlo – Tom, se le biglie non funzionassero adeguatamente, potrai sempre lanciare questa specie di gel profumato e spiccicarglielo in faccia!
Il ragazzo prese perplesso e vagamente schifato l’arnese, lanciando un’occhiataccia al gemello
-E tu cosa userai?
-La carta igienica “Extra Strong” di Georg, no?- gorgheggiò il cantante, andando a prendere il rotolo di carta – Faremo inciampare i nemici, senza contare il mio smalto diluito per rendere il pavimento scivoloso oltremisura.
Georg guardò affranto il suo rotolone di carta igienica che scompariva nella borsetta di Bill, mentre Gustav sbottava furibondo
-Oh Bill, ma ti ha dato di volta quel poco di cervello bacato che hai? Sembriamo la sezione Pulitura Gabinetti Pubblici! Ci manca che ci portiamo dietro il wc chimico!
-Beh, contando che io faccio pipì in media ogni ora … sì, dai, portiamoci anche quello!- lo strillo giocondo del ragazzo fece sprofondare nella disperazione più nera il trio dei musicisti.
Dopo almeno un’ora di preparativi tecnico tattici, i Tokio Hotel erano pronti a cominciare l’indagine sul campo, dirigendosi a passo di carica verso la Colonia Plaze e verso l’ “Antiquario Magico”, un affascinante negozio avente una polverosa vetrina nella quale erano mostrati antichi mobili Luigi XVI e delicati servizi di Sevres.
-Scusate, ma secondo me ci cacciano fuori a calci. Cioè, cosa diranno di un rasta, un ciccione, un metallaro e un travestito? - brontolò Georg, occhieggiando poco sicuro una gigantesca statua di marmo rosa che sorvegliava l’ingresso.
-Il piano è questo.- disse subito Bill – Tom finge di essere l’erede di un impero economico basato sulla produzione di carne in scatola, e io sono la sua fidanzata, una ricchissima contessina polacca. Dobbiamo sposarci a breve, dunque  siamo venuti qui per l’arredamento dei salotti della nostra villa. Gustav è il segretario di fiducia di Tom, che ci segue praticamente sempre come ogni segretario scassa scatole che si rispetti, mentre Georg … - il vocalist si grattò il mento – Non saprei, a dire il vero, non ci ho pensato. Vuoi fare il fidanzato di Gus, per caso?
-E se io mi confondessi abilmente nell’ambiente e, mentre voi tre tenete occupato il cassiere, mi imboscassi nelle stanze vietate al pubblico e tento di scoprire qualcosa di sostanzioso?- sospirò il bassista, immaginando con un moto d’orrore lui e Gus costretti a baciarsi in bocca.
-Ma Bill, io non ho capito perché io devo fare tuo marito e Georg si può tranquillamente evitare tutta la pantomima!- piagnucolò Tom.
-Perché io e te siamo gemelli, concentrato di demenza senile, e possiamo benissimo sbaciucchiarci in modo smielato senza sforzo, come tu puoi toccarmi il paniere senza schifo o io posso sfregarti il naso nel collo senza vergogna.- abbaiò Bill, appendendosi immediatamente al braccio di uno sconvolto Tom – E ora forza, non perdiamo tempo! Tom, comportati come un cafone che ha tutto l’impero economico più grosso del mondo, sii maleducato come sempre e zotico come tutti i giovani che si trovano ai vertici di un colosso come la fittizia EschenbachCorporation, ok? Io sarò una vera oca giuliva, innamorata persa, che prende tutto quello che dici per oro colato e che non è capace di fare nulla se tu non sei lì con lei. Gustav, tu devi fare il martire che sopporta le intemperanze del tuo padrone e l’isterismo della sua fidanzata, composto ma stufo, va bene?- poi si voltò vero Georg e strillò – Georg, va’! La sicurezza della nazione dipende da te!
E dopo un sonoro “Heil Bill!” di gruppo, si avviarono dentro l’antiquario, nel tentativo di calarsi nella parte il meglio possibile.
-Ma in che razza di posto m******o mi avete trascinato?!- inveì Tom, stringendosi addosso suo fratello, tentando di impersonare i gangster dei film.
-E’ un antiquario, amore, non ti agitare così, dobbiamo comprare i mobili per il salotto della villa in Polonia, te l’avevo detto ieri.- mugolò Bill, accarezzandogli il braccio e sfarfallando gli occhi.
-Buon giorno, benvenuti! Avete bisogno di aiuto?- un uomo si fece avanti dalle cupe oscurità del negozio.
-Vogliamo dei mobili.- grugnì Tom, grattandosi la testa – Quelli più costosi che ha. Quelle s******e che piacciono alle donne, vero bocconcino di carne in scatola?- diede una sonora pacca sul fondoschiena di Bill, cercando di trattenere un improvviso accesso di risate. Stava andando così bene!
-Su, tesoruccio, le mani … - Bill arrossì magistralmente, spostando con timidezza la mano di Tom verso il fianco, per poi guardare il commesso – Sa, ci stiamo per sposare, finalmente.
-E lei vuole arredare la sua villa in Polonia con sta roba da robivecchi.- rise il rasta – Cos’è che sei, mia piccola Simmenthal?
-Una contessa, biscottino, te lo dimentichi sempre.
-Una contessa?- il commesso fece tanto d’occhi – I miei rispetti, madamigella …
-E per l’appunto, vuole sta roba da nobilastri polacchi.- continuò imperterrito Tom, occhieggiando Georg che, non visto dal commesso, troppo impegnato a guardare quella buffa coppia, si stava infilando nel retro del negozio. – Certo, le dirò, io le potrei comprare tutto il negozio come niente, una bazzecola per un magnate dell’industria come il sottoscritto, ma la mia gelatina di carne ci teneva così tanto a sceglierseli da lei, vero vitellina adorata?
Mentre Bill mugolava un “sì, cucciolotto mio”, Georg scivolò silenziosamente nel retro del negozio, scostando la pesante tenda di velluto rosso che mostrava uno stretto corridoio buio e puzzolente che si districava nelle profondità del palazzo. Sospirò rumorosamente, muovendosi con estrema lentezza, nel tentativo di non far scricchiolare il pavimento di legno sconnesso, lasciandosi con un brivido di terrore alle spalle le strilla dei gemelli, i commenti pacati di Gustav e i discorsi sconvolti del commesso. C’era troppo buio per i suoi occhi, ma tentò comunque di abituarsi, guidandosi con l’aiuto della mano sul muro di freddo legno nodoso, acuendo l’udito nel tentativo di sentire qualche discorso interessante nell’oscurità.
-Sei proprio sicuro che nessuno sospetti di te, Bernie?
Il bassista si bloccò di colpo a sentire quella cupa voce roca che sembrava uscire proprio dal muro a cui si stava appoggiando.
-Sì, Ronnie, nessuno è arrivato a me dopo l’omicidio di Karen.- continuò un’altra voce, nell’esatto momento in cui Georg si rendeva conto che non si stava appoggiando più al muro, bensì a una porticina incassata e si inginocchiava per terra, cercando a tentoni il buco della serratura per spiare all’interno, esattamente come ricordava Poirot in “Sipario”. Cercò di non far rumore, scivolando delicatamente per terra, schiacciando il viso sul legno scheggiato e l’occhio in quel piccolo buco della serratura arrugginito. Gli parve di intravedere due uomini seduti che parlavano concitatamente di fronte a due bicchieri di liquore.
-Quella donna non avrebbe nemmeno dovuto provare a ricattarci … - borbottò quello che doveva chiamarsi Ronnie, ignaro che le sue parole stavano venendo registrate da un metallaro finto nascosto dietro alla porta.
-Era un cammello che ci è sfuggito dal lazo.- ridacchiò sinistramente Bernard. “Allora Gus aveva ragione: un cammello”, pensò Georg, sperando che i tre di là fossero ancora impegnati a distrarre e a far ammattire il negoziante.
-A questo punto, possiamo tirare un sospiro di sollievo e continuare l’affare con i ragazzi di Colonia. Il “Sierra Nevada” è un bocconcino troppo succulento per farselo fuggire così dalle mani.- Ronnie prese dei fogli – Però, seriamente, Bernie. Hai la certezza che nemmeno un misero facchino possa aver avuto il minimo sospetto su di te e su Karen?
-Ti dico di no, Ronnie, rilassati.- Bernard rise forte – Nessuno si è accorto del passaggio sul soffitto dello sgabuzzino delle scope.
“Beh, nessuno a parte la band più famosa della nazione.” ridacchiò Georg tra sé e sé.
-Non si è mai troppo tranquilli, Bernie … - ma non fece in tempo a finire di parlare, che un urlo poco rassicurante si levò alle spalle del bassista.
-Degli intrusi!
Si voltò terrorizzato e vide suo malgrado il commesso che si stagliava sull’uscio della tenda, un’espressione furibonda stampata sul brutto muso.
-No, non è come crede, io ho perso gli occhiali … - balbettò terrorizzato Georg, trovandosi seduto a gambe all’aria con un’aria particolarmente colpevole.
-Dichiaro guerra senza frontiere, all’attacco!
Il proverbiale latrato di battaglia di Bill riverberò nel corridoio buio, seguito a ruota dalla rumorosa comparsa dei tre ragazzi e di un sonoro colpo di stivale in testa al commesso dato da un formidabile panzer Gustav particolarmente intenzionato a fare onore al suo intramontabile mito dell’ “Eroico Camerata”. Certo, sarebbero stati una visione stupefacente un rasta armato di fionda, un ciccione con uno stivale in mano e un essere in tutina con la cipria spianata, se solo davanti a loro non fossero sbucati di colpo Ronnie e Bernard con due pistole spianate dall’aria molto poco raccomandabile.
-Allora, bambini, che diavolo ci fate voi tre qui dentro?
Ora, loro tecnicamente erano in quattro, pensò Georg, ancora a gambe all’aria. Sì, erano in quattro, ma uno di loro era seduto come un tonno alle spalle dei due marrani. Erano in quattro, ma uno era brillantemente riuscito a passare inosservato, lui, il suo velo da baiadera da operetta e il suo deodorante per bagni.
-Compravamo mobili, ma quel cafone del suo collega ce l’ha impedito!- abbaiò Tom.
-Sporco comunista!- inveì Gustav, meritandosi le occhiate vagamente stranite dei due uomini.
-Oi, Bernie, ma da quando Conrad era comunista?
-Io avevo capito che era democristiano, Ronnie.
Quell’attimo di confusione fu di grande aiuto ai Tokio Hotel, visto che Bill strillò
-Georg, Piano Baiadera in azione!
Non che avessero mai definito cosa fosse il Piano Baiadera, ma il bassista fu lesto a tirare fuori il suo scialle blu e giallo e avvolgerlo attorno ai piedi dei due uomini, usandolo come una sorta di sgambetto e facendoli di conseguenza cadere per terra come due salami vestiti. Tom si buttò a pesce sulle pistole che avevano lasciato cadere nella caduta, strappandogliele dalle mani, mentre Bill balzava agilissimo di fronte ai malcapitati, la tutina che rimandava inquietanti bagliori alla pallida luce artificiale che filtrava dal negozio.
-Quindi il mio ineguagliabile fiuto ci aveva visto giusto. Siete voi gli assassini di Karen Moellendorf, senza contare il vostro chiaro invischio in traffici di droga. Siete letteralmente spacciati adesso che i Tokio Hotel vi hanno beccato!
-Ma come diavolo avete fatto?- sputò Bernie, sentendo il piede di Georg pressargli la schiena contro il pavimento.
-Siamo musicisti di professione, detective per passione!- cinguettarono i gemelli, dandosi il cinque.
-Chiamo la polizia.- disse Gustav, ma non fece in tempo ad afferrare il cellulare che una voce grossa e rauca si levò dal fondo del corridoio, accompagnata dalla figura di una donna gigantesca e dall’aria molto poco femminile
-Non ci pensare nemmeno, musicista per professione detective per passione. Dovete prima fare i conti con Berta la Vergine di Ferro.
-Tom, Piano Pippi Calzelunghe in azione!- stava già per urlare Bill, prima che la canna di un fucile da caccia a canne mozze non si palesasse attaccata alla sua boccuccia.
La donna enorme si girò con un sogghigno verso gli altri tre e grugnì
-Se mettete in atto il Piano Pippi Calzelunghe, il faccino di questa bambolina è andato. – guardò uno a uno i quattro ragazzi, osservandoli alzare timidamente le mani, le mascelle tremebonde e i visi impalliditi di colpo, quindi fece un rapido gesto col fucile verso il fondo del corridoio – Muovetevi, tutti e quattro. Si va a vedere la cantina. Lo sapevate che era una prigione per i dissidenti, ai tempi del Medioevo?
 
 ***
A: Ciao ragazze! Mio Dio, è un secolo che non vado avanti con questa storia … volevo ringraziare tantissimo due ragazze grandiose che mi hanno fatto tornare la voglia di mandarla avanti dicendomelo praticamente esplicito ahahaha, anche perché il prossimo sarà l’ultimo capitolo!
G1: Oh, bentornata, eh! Pigrona! E poi, che razza di storia è questa della carta igienica?
T: Temo che abbia visto il video su YouTube “Shopping Madness With Bill”.
A: Esatto Thomas! Georg, sei tu quello della carta, mica io!
G2: Aò, ma ci hai fatto rapire da una gigantesca grifagna?!
B: Quanto sono figo io, però? Dio, sono stre-pi-to-so!
 T: Ma sta cosa della prigione per i dissidenti mica mi quadra, eh …
B: E’ umido nelle prigioni!
G2: E il cibo te lo sogni …
G1: Beh, contando che l’Autrice ha già in mente un sequel di questa in versione Kings Of Suburbia, non credo ci lasci crepare.
A: Georg, se spoileri ti faccio crepare davvero ! A parte ciò, ci si vede con l’ultimo capitolo tra due settimane! Adios Caballeros!
 
  
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