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Autore: Elykei    22/07/2016    1 recensioni
[Ci sono stati dei piccoli combiamenti per quanto riguarda il lato formale della storia, questi non modificano in alcun modo la trama, ma solo l'estetica dei capitoli. Ho deciso di fare ciò per rendere la storia più ordinata e magari anche un po' più scorrevole. ]
Alina ed Altea non si sopportano ma sono costrette dalle circostanze a passare molto tempo assieme, per fortuna ci sono Mattia, Paola, Acrisio e Fulvio a distrarle. Eleonora è la nuova arrivata che si ritroverà a far parte di questo strano gruppetto, il suo arrivo come cambierà le cose?
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La vita e la famiglia non sempre sono ciò che sembrano. A volte si è convinti di conoscere tutte le carte in tavola ma quando poi arriva un nuovo giocatore tutti i piani vengono sconvolti.
Tre giovani donne, e ancor più giovani streghe molto diverse tra loro si troveranno riunite da qualcosa di inaspettato.
Il cambiamento è proprio ciò che dovranno affrontare queste ragazze assieme a pericoli inattesi e una vita quotidiana movimentata.
Questa è la mia prima storia in ambito sovrannaturale, fatemi sapere cosa ne pensate!
Gli aggiornamenti sono un po' più lenti rispetto all'inizio ma la storia NON è sospesa, continuerò ad aggiungere nuovi capitoli prima possibile!
Genere: Romantico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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15

Erano quattro ore che Alina era chiusa in camera, e aveva finito il ripasso da più di due.

La rossa si sedette a terra, lo faceva solo quando era sola nella sua camera, se qualcuno della famiglia l’avesse vista le avrebbe fatto una ramanzina di ore.

Le ragazze per bene sedevano solo dove era proprio, una delle tante regole che le avevano inculcato fin da piccola.

Non disubbidire era di certo al primo posto nella scala gerarchica, se ci pensava bene tutto nella sua vita era basato su una gerarchia.

La scuola, la magia, la famiglia, persino tra i suoi amici cera una gerarchia intrinseca: al vertice c’erano lei e Altea, a seguire Mattia in quanto figlio di una guaritrice, poi Paola poiché proveniva da una famiglia di protettori, in fine i due fratelli Bellini, Fulvio e Acrisio.

Ancora una volta si ritrovò a pensare che Eleonora era l’unica fuoriposto, non rientrava in nessuna categoria.

Era stata proprio la giovane riccia a spingerla ad infrangere le tanto preziose regole, cosa che, si rese conto in quell’istante, stava per rifare.

Si alzò di scatto per controllare l’ora, le cinque passate.

Quella mattina aveva sentito sua madre e sua zia chiacchierare riguardo all’uscire per andare in cerca dell’idea giusta per rimodernare il soggiorno del piano dove vivevano Elia, Regina, Leonida, e il prozio Leonardo, loro due perciò non erano in casa.

Niccolò era a lavoro, Elia era probabilmente rinchiuso nell’ufficio al terzo piano, suo cugino Leo non sarebbe rientrato prima di cena, l’unica incognita era Leonardo.

Il prozio di Alina era di sicuro all’interno del maniero, ma dove?

La rossa uscì di soppiatto e con altrettanta cura scese le scale.

Da lì poteva andare direttamente in biblioteca, ma se lui si fosse trovato proprio in quella stanza?

L’altra opzione era arrivare nel salottino d’ingresso e da li spiare attraverso gli inserti in vetro della porta.

Ferma in sala da pranzo, ad un passo dall’ingresso, Alina si chiese se il suo non fosse un comportamento esagerato. Stava sì disubbidendo ad una imposizione, ma infondo fare una pausa dallo studio non era una infrazione grave, voleva distrarsi un po’ con un libro, Leonardo avrebbe capito.

C’era qualcosa però, non avrebbe saputo definire bene cosa, che la bloccava.

Una vocina le diceva che se suo prozio l’avesse ritrovata a ficcanasare nei vecchi diari di famiglia non l’avrebbe presa bene, il che era assurdo dato che non era la prima volta che li leggeva.

Quella logica tuttavia non bastò a zittita la fastidiosa voce.

Dalla porta non vide nessuno, per sicurezza poggiò l’orecchio al legno. Nessun rumore.

Si fece coraggio ed entrò in biblioteca.

Riprese l’esplorazione iniziata quel mezzogiorno.

La biblioteca di casa Sforza era ben organizzata, i testi in essa raccolti erano catalogati contemporaneamente secondo data e autore.

I diari al contrario erano disposti su due librerie in posizione sparsa, quando da piccola aveva chiesto il perché di quel disordine le avevano risposto che c’erano troppe variabili per poter decidere come collocarli.

Avrebbero potuto farlo per autore e data, come per i tomi non scritti dalla famiglia Sforza, ma che fare con i diari dei quali non si conosceva l’appartenenza?

Allora forse era meglio per argomento, tuttavia molti quaderni trattavano più cose tra materie o eventi storici e magici.

Scartata anche quella opzione restava l’ordine alfabetico, ma i diari non avevano titoli.

Alla fine avevano deciso di posizionarli per colore, scelta frivola e piuttosto inutile, considerando però che quelle che in teoria erano valide non lo erano nella pratica, meglio l’ordine cromatico, almeno quello era esteticamente piacevole.

Per fortuna quando si è piccoli si tende a dare importanza alle cose frivole, pensò Alina, così in quel momento poté ricordare che la pelle del quadernetto doveva essere rossa.

Sfortunatamente dovette constatare che molti sui consanguinei  avevano considerato quel colore il loro prediletto.

Aveva due interi scaffali da controllare.

Partì dall’alto: prese tre quaderni, allargò quelli restanti così da non lasciare i buchi, e tornò di corsa nella sua camera.

La sessione fu più breve rispetto alla precedente così alle sette Altea era già a casa, avrebbe dovuto studiare, ma procrastinare era per lei uno stile di vita, così decise di uscire dalla propria camera e bussare alla porta di Piermarco.

Suo cugino si presentò all’uscio con un libro ancora in mano.

Il biondo non alzò lo sguardo, Altea d’altronde non si aspettava che lo facesse.

Sapeva bene che se interrotto durante la lettura Piermarco pretendeva almeno di finire il capitolo prima di distogliere la propria attenzione dalle pagine bianche e dall’inchiostro.

La giovane si buttò sul letto ancora sfatto del cugino e guardò gli occhi color del ghiaccio, specchio dei suoi, scivolare sulla parole.

Piermarco stava leggendo Anna Karenina , Altea riteneva Tolstoj troppo contorto, se avesse dovuto scegliere un romanziere dell’ottocento avrebbe optato per Emile Zola.

Fortunatamente Altea non dovette attendere a lungo, dopo solo cinque minuti fu abbagliata da un sorriso.

Da un punto di vista puramente estetico la bionda poteva capire perché chiunque cadesse ai piedi di suo cugino con tanta facilità.

Il fisico unito alle sue capacità intellettuali e alla parlantina formavano una spada di Damocle pendente sul capo di qualsiasi donna, e anche uomo se doveva essere sincera.

Certo i difetti non gli mancavano.

Piermarco Montecatini era un drogato di amore, sempre alla ricerca della storia perfetta, del partner perfetto, innamorato più dell’idea dell’amore che non delle persone.

Era un affabulatore ed era spesso distratto, a volte rasentava la goffaggine.

Stava ancora compilando la lista mentale di tutti i vari difetti del cugino, quando lui parlò – Non dovresti essere fuori con i tuoi amichetti? -.

- Abbiamo finito prima -.

- Finito di fare cosa? -.

- Girovagare -.

Socchiuse gli occhi - Stai facendo la vaga -.

- Dici? -.

- E lo fai di proposito -.

Altea si stiracchiò spostando il viso così da nasconderlo – Non è niente di che, fidati -.

- Finché posso -.

- Usciamo? – domandò la bionda alzandosi.

- Vorrei ma.. Anna Karenina capisci? -.

- Oh andiamo! Puoi leggerlo dopo cena, a quell’ora non sarò in casa quindi non potrò infastidirti -.

- Vi vedete di nuovo per non fare nulla di che? -.

- Magari, devo incontrare Alina ed Eleonora per il compito su Van Gogh, la data di presentazione della ricerca è sempre più vicina e noi siamo ancora agli inizi -.

- Aiha, allora non posso proprio rifiutarti un’ultima cena, andiamo, che ne dici di un dolce da Trudy? -.

- Ottima idea -.

Mattia insisté per accompagnare Eleonora a casa, il trattamento era indolore e fino a quel momento non aveva mostrato alcun effetto collaterale, ma la prudenza non era mai troppa.

Per ringraziarlo la riccia lo invitò ad entrare per un caffè.

Solo una volta arrivata in cucina Eleonora si rese conto di aver commesso un errore: era una frana nella preparazione del caffè.

Passò qualche secondo a calcolare quanto sarebbe stato possibile sfruttare il servizio a domicilio del bar vicino senza che l’amico se ne accorgesse, ma fu costretta a scartare subito l’idea, non avrebbe potuto ritirare la consegna all’insaputa del moro.

Forse però se avesse detto al ragazzo delle consegne di avvicinarsi alla finestra della cucina.. no! Che stupidaggine!

Si arrese ed iniziò a preparare la bevanda.

- Tuo padre è a lavoro? -.

Istintivamente Eleonora si voltò nella direzione della voce, lui però non poteva vederla dal divano su cui era seduto, perciò riprese ad osservare i movimenti delle sue mani, magari mettendoci abbastanza attenzione avrebbe ottenuto qualcosa dal sapore decente.

- Lo è sempre a quest’ora -.

- Ti capita spesso di stare da sola? -.

- Abbastanza, ma non è un problema -.

- Io non lo sopporterei -.

La brodaglia marrone che versò nei bicchierini non sembrava promettere troppo bene, tuttavia Eleonora non amava parlare con la gente senza guardarla in faccia, così al posto di provare a rifarla, corse in soggiorno.

Mattia ringraziò la ragazza con un cenno ed un sorriso quando lei gli passò la tazzina in porcellana.

- Per me è rilassante, ormai ci sono così abituata che se non riesco a ricavarmi almeno un’oretta da dedicare a me stessa, poi sono nervosa -.

- Io non sono mai solo, in famiglia non siamo moltissimi, ma non si sa come in casa c’è sempre qualcuno -.

- I tuoi lavorano tutti in ospedale no? Anche tuo zio se non mi sbaglio -.

Annuì.

- Credevo che i medici fossero persone parecchio impegnate -.

- Lo sono, ma a meno che non lavorino per una famiglia di streghe capita raramente che Zio Teodoro e mamma abbiano gli stessi turni, ed in ogni caso anche se non ci sono loro c’è qualcuno dei ragazzi -.

- O mezza città due volte a settimana -.

- Eh visto? Ho così tante difficoltà nel restare solo che organizzo feste per evitarlo -.

- La tua Ecofobia è un bene per la comunità -.

- Ecofobia? -.

- È la paura di restare soli in casa -.

- Oh bene, ora la cosa ha anche un nome -.

Eleonora rise al tono canzonatorio del moro – Scherzi a parte, cos’è che ti spaventa tanto del non avere gente intorno? -.

Mattia si strinse nelle spalle – Non è che io abbia paura, è solo che non ci sono abituato, e dovendo scegliere tra lo stare in compagna ed il passare il tempo rimuginando da solo, penso che tutti sceglierebbero la prima possibilità -.

- Certo se passi il tempo rimuginando la cosa non è molto piacevole -.

- Visto? Anche tu mi dai ragione -.

- No, dico che se partiamo da quei presupposti hai ragione, si da il caso però che io passi il mio tempo da sola facendo molte altre cose, oltre a congetturare -.

- Tipo? -.

- Leggere, scrivere, spaccarmi di video games -.

- Gioco preferito? -.

- La saga di Uncharted -.

- Niente male -. Concordò Mattia prendendo per la prima volta un sorso del caffè.

Eleonora notò immediatamente la reazione del ragazzo, già sapeva che la brodaglia non era una bevanda da primo premio, ma probabilmente il fatto che nel frattempo fosse anche diventata fredda non aveva giovato.

- Scusa -. Si affrettò a dire – Nella vecchia casa avevamo una macchinetta per il caffè, lì l’unica cosa che dovevo fare era infilare la cialda e premere un tasto, con la moca invece sono un disastro -.

- Vorrei tanto dire una bugia consolatoria, ma è orrendo -. Sospirò Mattia tra una risatina e l’altra.

- Scusa -.

- Macché! Fai così solo perché non hai mai provato la mia cucina, una volta ho provato a fare dei pop corn, di quelli in scatola da mettere in microonde.. li ho bruciati! -.

- Davvero? -.

- Si, Altea non me l’ha ancora perdonata, me lo rinfaccia ogni volta che ceniamo insieme -.

- Forse è persino peggiore della mia relazione complicata con il caffè -.

- Decisamente peggiore, credimi -.

Si lasciarono trasportare entrambi dall’ilarità delle loro goffaggini, poi ripresero a chiacchierare.

Altea e Piermarco dovettero aspettare una quindicina di minuti prima di ottenere un tavolo da Trudy, ma entrambi concordarono sul fatto che ne fosse valsa la pena dopo aver assaggiato, Altea, la sua cheescake ai frutti di bosco e Piermarco, i suoi waffle panna e nutella.

- Come sta andando la ricerca? -.

- Se si ignora Alina, cosa che cerco di fare il più possibile, allora decentemente.. Ele mi piace, quindi è carino passare del tempo con lei -.

- Aspetta ti piace o.. – Piermarco mosse le sopracciglia con fare provocatorio – Ti piace? -.

- Fisicamente è carina, e caratterialmente è simpatica, ma non c’è stata scintilla quindi direi che mi piace come amica e basta -.

- Sicura? -.

- Direi proprio di si, e poi lo sai che ho una predilezione per le rosse -.

- Ehi aspetta, c’è qualcosa su Alina che non mi hai detto? -.

Altea rovescio l’ultimo goccio di un bicchiere d’acqua che aveva quasi finito, addosso al cugino – Non osare mai dire una cosa del genere, nemmeno in maniera implicita! Miss So Tutto Io mi farebbe impazzire dopo due secondi -.

- Quindi ci hai pensato -.

- Che vuoi dire? -.

- Da come mi hai risposto pare che in qualche momento in passato tu abbia considerato il fatto che potesse piacerti, tanto da chiederti come sarebbe stata una vostra eventuale relazione e da raggiungere la conclusione che si sarebbe rivelata un disastro -.

- Era una bella bambina ed io ero ancora piccola è confusa, ma credimi se c’è qualcuno che mi ha portato a credere di essere semplicemente etero per quasi quattordici anni di vita, quella è stata sicuramente quella strega dai capelli rossi! Considera che quando ero una bimba come esempi femminili della mia età, a parte me stessa, avevo solo lei e Paola, due snob spocchiose, per forza di cose ho dovuto buttarmi sugli uomini -.

Piermarco non riuscì a trattenere una fragorosa risata, una volta calmatosi disse – Sai, se non fosse una Sforza sarebbe quasi poetico, due giovani donne, divise da rivalità familiari, si innamorano e grazie al potere dell’amore sconfiggono le loro differenze -.

- Sì bravo, ringrazia il potere dell’amore per il fatto che non ti ho ancora dato un pugno sul naso solo per averla immaginata una cavolata del genere -.

- Riflettendoci è romantico nonostante il suo cognome, anzi forse ancora più per quello, una storia alla Romeo e Giulietta -.

- Romeo e Giulietta muoiono alla fine della rappresentazione -.

- Probabilmente succederebbe anche a voi, se nonna Dafne o zia Azelia scoprissero una cosa simile ti ammazzerebbero loro stesse, o forse ti rinchiuderebbero in casa per sempre, ma Alina la ucciderebbero di sicuro per aver corrotto il tuo cuoricino puro -.

- Contenta di sapere che almeno mi risparmi la vita in questa tua piccola e assurda fantasia -.

- Oh si, sono io quello che ha lottato per te, o meglio non ti ho perdonata per il tradimento, ma ho comunque ritenuto che la morte fosse una punizione un tantinello eccessiva -.

- Inizi a spaventarmi -. Disse Altea con una intonazione comicamente impassibile.

Piermarco rise ancora, quella uscita per lui si stava trasformando in uno spettacolo comico.

- Cambiando argomento, tu che mi racconti Pier? -.

Lui rimase in silenzio per un paio di secondi, poi disse con non curanza - Penso di iscrivermi all’università -.

- Per fare cosa? Hai già una laurea in Scienze dell’Educazione e della Formazione -.

- Sì, ma quella l’ho presa per mamma e papà, una triennale con un nome simile pare più utile di quella da quattro anni in filosofia che voglio prendere ora -.

- Ma come farai con il lavoro? Non puoi lasciare il tuo posto al centro sociale così -.

- Parlerò con il direttore, farò spostare tutte le mie lezione il pomeriggio così avrò le mattinate libere -.

- E per studiare? Intendi farlo la notte? -.

Piermarco pungolò con la forchetta il suo ultimo waffle – Potresti cercare di essere un minimo più positiva, contavo almeno su di te per questo -.

Altea rilasciò l’aria che aveva inalato per dar fiato alla sua ramanzina e sporse sul tavolo una mano per stringere quella del cugino, che ancora aveva in volto un sorriso amaro.

- Scusa, sono contenta per questa tua scelta, davvero! E che so che ti piace lavorare con gli immigrati, ti appaga aiutarli ad integrarsi ed adori conoscere le loro storie e culture, l’ultima volta hai portato la tua intera classe a pranzo per Natale tanto ti eri affezionato a loro! -.

- Il mio lavoro mi piace molto è vero, per questo non voglio lasciarlo. Cercherò di farmi diminuire le ore settimanali, così da avere i weekend liberi per studiare e comunque stare la notte sveglio per me non è un problema. Sono una strega infondo, siamo animali notturni noi! -. L’ultima frase la disse in modo scherzoso e Altea rispose con lo stesso tono – Si certo, è vero tanto quanto il fatto che voliamo sulle scope indossando cappelli orripilanti -.

- Proprio tu parli Altea? Ho trovato uno di quei cappellacci neri in camera tua! -.

- Ma che fandonie vai raccontando? Quello è in stile Audrey  Hepburn, e soprattutto non è a punta -.

- Fa lo stesso, quando sei in alto su una scopa la differenza non si vede -.

- Se avessi altra acqua ti rovescerei anche quella addosso -.

- Già, devo ammettere che ‘sta volta ho controllato prima di parlare -.

Il biondo riprese a mangiare soddisfatto il suo dolce e Altea dopo un po’ lo guardo dritto negli occhi – Pier? Sai che ti appoggerò sulla scelta della seconda laurea vero? E che ti sosterrò anche davanti agli zii? E soprattutto che ti voglio tanto bene e voglio vederti felice e soddisfatto della tua vita, anche se per farlo dovrò sopportarti mentre per anni analizzerai filosoficamente ogni mia parola tormentandomi con chissà quale teoria metafisica -.

- Sapevo che eri la persona giusta a cui rivelarlo -.

Altea gli sorrise, forse un po’ le capiva quelle ragazze che cadevano ai suoi piedi, non che sentisse nulla del genere per lui, semplicemente riusciva a comprendere perché provassero una forma di affetto nei sui confronti.

Lei stessa infondo, nonostante conoscesse ogni suo difetto, non riusciva non volergli un bene infinito.

 

 

 

 

xxElykei

   
 
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