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Autore: Egomet    23/04/2009    10 recensioni
Lui era solo un ragazzo tranquillo che aspirava ad uscire con la sua bellissima quanto irraggiungibile collega. Lei era solo una ragazza complicata che aveva voglia di divertirsi. Ma insieme a questo, una pancia grande e gonfia, e soprattutto ciò che conteneva, erano il suo problema. Lui cerca di aiutarla, ma non ha fatto i conti con il suo carattere impossibile. Davide prova a capirla, ma Francesca gli nasconde un segreto. -Ascolta, Davide… sicuramente tu mi hai già visto, ma non ti ricordi di me. Sai, io sono incinta- Davide inarcò le sopracciglia scuotendo la testa. “Ma cosa voleva quella da lui?”. -Beh, tanti auguri, mi fa piacere…- stava già per chiudere la conversazione. Lei intuendo ciò che voleva fare si affrettò a vuotare il sacco. -Sono incinta di te-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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14 -Qui va bene?-
-No, troppo lontano-
Davide arrancava nella sabbia, sentendo i granelli che si infilavano fastidiosamente nelle scarpe, con in spalla due borse, e infilato fra la spalla e il gomito l’ombrellone che avrebbe dovuto montare.
Francesca, qualche metro più avanti, decideva il posto dove montarlo.
-Qui- decretò, indicando un punto nella sabbia.
Il sole delle dodici e mezza sbatteva pericoloso e cocente sulle spalle dei due, invogliandoli a sbrigarsi.
Lui lasciò cadere a terra tutto, poi piantò nella sabbia il palo.
Qualche minuto dopo, Davide era steso beatamente in santa pace su un asciugamano lungo, col petto scoperto, un cappello messo a caso sul volto. Gli occhi verdi chiusi, al riparo dai raggi invadenti e le braccia dietro la nuca. Il petto si alzava e si abbassava regolare, e dal respiro tranquillo che si percepiva sotto il cappello, si poteva presumere che stesse dormendo.
La ragazzina bionda lo osservava attenta, spalmandosi quintali di crema sulle spalle e sulle braccia.
Si alzò in piedi e gli si avvicinò. Il cappello venne sollevato e la luce intensa del sole penetrò le sue palpebre chiuse, inducendolo a lamentarsi.
Un gemito debole seguì questa azione.
-Cappello- riuscì a dire, riparandosi con gli occhi.
-Tu niente crema?- domandò lei.
-No. Dammi il cappello- mugugnò, allungando la mano per riprenderselo.
Lei glielo concesse, poi si sedette su un asciugamano accanto, finendo di mettersi la crema. Davide voltò leggermente il capo a destra, nella sua direzione, e schiuse un occhio, senza farsi notare. Le sue mani, piccole da ragazza, si incrociavano e scorrevano sulla sua pelle; era ancora più liscia e morbida di quanto non lo fosse già prima.
-Non sarà troppa?- domandò con voce roca.
-Non voglio bruciarmi. Che non sai quante estati è successo. Stavolta non mi faccio fregare- rispose mentre seria e tutta concentrata procedeva a proteggersi anche il petto e la pancia.
Lui la osservò. Senza vestiti, solo col costume, quel pancione si metteva in bella mostra e già qualche persona lì vicino la osservava curiosa.
Il ragazzo non gradì che la guardassero tutti, anche perché sapeva che era di questo che lei si vergognava.
Era molto buffa però, con quelle spalle piccole, il corpo esile e le belle gambe lisce, e poi a stonare quel pancione enorme che non c’entrava nulla col resto.
Finì di spalmarsi la crema e gettò il tubetto verso l’ombrellone.
-Hai intenzione di rimanere qui a dormire?-
-Sì-
-Pigro-
-Lasciami in pace-
-Se volevi dormire potevamo restare a casa- disse, cercando di invogliarlo ad alzarsi.
-Vai a farti un bagno- replicò mezzo stizzito, mezzo divertito.
La bionda si alzò sulle ginocchia, sovrastandolo.
-Non so in che senso l’hai detto, comunque...-
Si alzò in piedi e camminò verso la riva.
Lui alzò il cappello solo per assicurarsi che se ne fosse andata, poi lo calò di nuovo e riprese a dormire.
Francesca marciava, mezz’ora o forse più tardi dopo, verso l’ombrellone saltellando di tanto in tanto per via della sabbia ardente. Quando arrivò a destinazione si inginocchiò sull’asciugamano accanto a quello del ragazzo. Quello non si era mosso di un millimetro, pensò rassegnata lei, scuotendo la testa. Si scostò i capelli biondi tutti bagnati dalla spalla, portandoli sull’altra, e provò a pettinarseli. Vedendo che ne ricavava solamente le mani bagnate e capelli che se ne venivano via, decise di sfruttare questo effetto. Raccolse con le mani l’acqua che stillava dalle ciocche e che le colava sulle spalle. Poi, prima che evaporasse, provò a svegliare il ragazzo.
Con la mano destra bene aperta risalì sul torace di lui.
Al contatto con la mano fredda, e soprattutto inaspettata, il ragazzo sobbalzò, ritirando la pancia, ma non riuscì a fermarla.
Sedendosi più comoda sull’asciugamano accanto, e sorridendo furba, compiaciuta di averlo infastidito, salì più su. Percorreva veloce e allo stesso tempo indugiando sui lineamenti tutto il torace. Ma non le bastò: la mano salì anche sul viso, privandolo del cappello e spalmandogli l’acqua salata dappertutto, sul naso, sulla fronte, sulle labbra.
Finito il suo lavoro in poco più che tre secondi, lei ritirò la mano, mordendosi un labbro curiosa della sua reazione.
Davide aprì gli occhi e stupito, meravigliato di quel gesto si tirò lento a sedere. Osservò schiudendo la bocca la ragazzina.
Lei però riprese a pettinarsi i capelli.
-Perché guardi me? È stato un cane- si difese. Ma si tradì allo stesso tempo con un sorriso furbo che le spuntò sulle labbra l’attimo dopo.
-Ah un cane?- commentò scettico lui, iniziando ad alzarsi, rinunciando ormai al sole.
-Sì un cane- rispose lei, ma nello stesso tempo si alzò, divertita e fintamente spaventata.
-Non dovevi farlo- fece il ragazzo, prima di inseguirla sulla sabbia, ignorando le sue proteste.
Correvano come pazzi sulla sabbia cocente, incuranti delle pietre che trovavano. Davide la costrinse a scappare sulla riva, dove l’acqua bagnava le caviglie. La rincorse per mezza spiaggia, ma lei non accennava a fermarsi.
-Fermati!- le gridò dietro, divertito, accelerando per afferrarla.
-Mai! A costo di buttarmi in acqua!- gli rimandò la ragazza, ma ormai stava per essere raggiunta.
Il ragazzo la spinse a rifugiarsi dove cominciavano gli scogli, dove era pericoloso tuffarsi.
Ad un certo punto con uno scatto improvviso riuscì a fasciarle con una mano la vita. Era difficile tenerla ferma, così usò anche l’altra mano, imprigionandole le spalle e sollevandola da terra.
-Lasciami!- gridò protestando la ragazza.
Ma non aveva speranze contro la presa ferrea delle braccia forti del ragazzo.
Davide la sollevò di più centimetri, facendola oscillare.
-Vuoi farti un bagno?- le domandò, accennando al mare sotto gli scogli.
-No Davide!- gridò preoccupata –Non buttarmi!-
Lui scherzò, facendo finta di lanciarla e facendola aggrappare per questo ancora di più a sé.
-No! Non fare lo stupido! Non mi lasciare!-
Davide rise al suo orecchio, tenendola più forte.
-Non ti lascio. E chi ti lascia?- domandò divertito ma con voce bassa.
-Se mi fai cadere...- minacciò la bionda.
-Oh tranquilla...- disse parlando al suo orecchio, ansimando per la corsa -...non ti faccio cadere-
-Non farmi cadere- lo pregò stavolta con voce più calma.
-Non ti faccio cadere- ripeté paziente.
Ora entrambi riprendevano fiato, stanchi per la corsa di prima, ansimando l’una stretta all’altro.
Davide la fece scendere piano piano giù, permettendole di poggiare i piedi a terra, ma non si allontanò.
-Perché non esci un po’, quando sei a casa?- le domandò piano all’orecchio.
Francesca sospirò, voltandosi di poco per cercare i suoi occhi.
-Mi vergogno- confessò.
-Qui non ti vergogni?-
-Qui non c’è nessuno di importante. Nessuno che conosco- rispose sincera.
-Sei contenta?- le domandò, ancora abbracciato alla sua schiena.
Lei sorrise e ci pensò su prima di rispondere.
-Nemmeno a sognarlo avrei immaginato che mi portavi qua-
Rimasero in silenzio.
Davide non voleva sciogliersi dall’abbraccio, aveva il corpo bagnato dall’acqua che si appiccicava al suo come incollato. Poi aveva una grandissima voglia di accarezzarla, ma doveva trattenersi. Doveva.
Francesca era appoggiata al suo torace e sentiva che, al contrario del suo, era liscio, magro e forte; inoltre era caldo, lui.
-Come sei caldo...- disse, chiudendo un attimo gli occhi.
Il ragazzo arrossì, poi la bionda aggiunse
-Ma quanto tempo sei stato come una lucertola?-
Per non cadere sconfitto dovette ribattere.
-E tu in acqua? Sembri una tartaruga...-
Un colpo all’altezza del ventre lo fece piegare in due, ma non la lasciò andare.
Rise divertito e aggiunse
-Sei tutta bagnata...-
Lui non aveva intenzione di lanciarle il doppio senso, ma non essendo sciocca e ingenua lei lo colse benissimo. Colse sia il doppio senso, sia un rossore eccitato che le salì dal ventre fino alle guance, facendole arrossare.
Di conseguenza, sorpresa da quella nuova sensazione, si sciolse dalla sua stretta e lo guardò. Il lanciatore della battuta si era reso conto troppo tardi della situazione estremamente equivoca che aveva creato, ma non gli era rimasta indifferente. Anzi, il familiare calore e l’eccitazione improvvisa che lo coglieva alle spalle da un po’ di tempo lo assalirono scorretti.
Se nella ragazza si erano tradotti nel rossore delle sue guance, evidentissimo peraltro, in lui si manifestavano in modo un po’meno giustificabile.
Infatti per non essere colto sul luogo del delitto, le sorrise e si tuffò dallo scoglio in acqua.
Il mare freddo e congelato, per lui che era riscaldato e arrostito anche, furono uno shock tremendo. Infatti riemerse annaspando e scrollandosi i capelli dal volto mentre brividi violentissimi lo scuotevano, e stavolta non erano causati dall’eccitazione purtroppo.
Francesca lo osservò stupita nuotare, immergersi e tornare su e poi guardarla divertito.
-Sei pazzo!- gli gridò dallo scoglio, e tornò all’ombrellone.
Quando Davide la raggiunse, più tardi, i suoi spiriti bollenti e traditori erano ormai sepolti. Afferrò un asciugamano e iniziò a strofinarsi il petto e i capelli per asciugarsi. La ragazza si spostò all’ombra e iniziò a cercare nelle borse
-Ho fame. Ma fame non di cracker, ho fame proprio di brutto-
Lui posò l’asciugamano e ancora grondante acqua si infilò all’ombra.
-Lo so, lo so che sei ingorda, perciò...- schivò un pugno che lo stava per centrare ed estrasse una grande ciotola. L’insalata di riso venne girata e versata in due piatti.
-Buon appetito-
Francesca addentò il suo pasto affamata, manifestando il suo apprezzamento.
-Se io fossi una donna ti sposerei solo perché cucini come un dio- disse, continuando a ingoiare cucchiaiate di riso e sottaceti.
-Perché, te non sei una donna?- chiese il ragazzo, con la bocca impastata di cibo.
-No, io sono una ragazzina. E non ci tengo ad essere donna-
Doveva sempre averla vinta, pensò rassegnandosi lui, e non replicò.
Qualche minuto, secondo o forse ora dopo, la ciotola di riso si era estinta per i suoi tre quarti, e la bionda ragazzina stava seduta, appoggiata alle borse per crearsi uno schienale, e con una penna si cimentava a risolvere un gioco di qualche rivista.
Davide avrebbe potuto essere morto, per quanto il suo respiro era fioco. Era tornato a sdraiarsi sull’asciugamano come una lucertola, beandosi dei raggi del sole che picchiavano e infastidivano gli altri bagnanti. Stavolta però era messo a pancia in giù, sempre però col cappello a coprirgli la nuca, e teneva gli occhi chiusi. Francesca gli lanciò un rapido sguardo, preoccupata.
-Davide?- lo chiamò.
-Eh?- ribatté lui, senza muoversi.
-Ma sicuro che non ti fa male tutto stò sole?- domandò lei, avvicinandosi.
-No- rispose atono.
-è da quando siamo arrivati che te ne stai al sole. Vieni un po’ all’ombra-
-Sembri mia madre- le disse sperando di farla arrabbiare e desistere.
Ma non successe, perché lei invece cercò la crema solare e gliela lanciò vicino, sollevando sabbia.
-Mettiti la crema, che poi ti scotti-
Al che lui, irritato perché stava interrompendo il suo sonno, alzò la testa.
Il cappello gli cadde involontariamente sulla testa, come se l’avesse infilato.
-Io non mi scotto, mi abbronzo! Non come te, che hai la pelle più bianca del latte- disse, stavolta esagerando per farla arrabbiare; il sonno era il momento in cui non voleva essere disturbato e se non riusciva a dormire diventava irritabile.
La bionda si indispettì seriamente a quelle parole, e gli scoccò uno sguardo irritato.
-Vaf******o- gli rispose, scontrosa, riprendendo a leggere.
Soddisfatto di aver ottenuto la pace, lui sorrise, si sistemò il cappello e chinò la testa. Appoggiò la guancia contro l’asciugamano e chiuse gli occhi. Chissà se avrebbe potuto dormire un po’.
 
Secondo il suo telefonino ben custodito nella borsa, erano le cinque passate. Francesca decise che era troppo anche per lui e che infondo non poteva essere così perfida da lasciarlo cuocere al sole. Perché in effetti, secondo lei, a mettere un po’ di carne sulla sua schiena si poteva fare una bella grigliata.
Così gattonò sulla sabbia finché non arrivò a lui, poi lo scosse leggermente. Ritrasse la mano per quanto era caldo.
-Svegliati!- gridò.
Lui storse il naso e si mosse un poco. Poi si girò sul fianco, stropicciandosi un occhio.
-Che ore sono?- domandò assonnato.
-Le cinque. Tu devi essere matto, e ora vieni all’ombra- lo tirò di peso a sedersi sulla sabbia fresca. Il ragazzo contrariato osservò il mare, col vento che gli scompigliava i capelli. La bionda gli guardò la schiena, e scosse la testa.
-Che hai fatto fin mo?-
-Mi sono rotta- rispose, ancora arrabbiata per prima.
Davide se ne accorse e sorrise, cercando di abbracciarle la testa.
-E dai, sei ancora arrabbiata?-
-Puoi tenertele le tue scuse. E vaf******o- si scansò, indossando la maglietta.
Ancora inebetito dal sonno, non calcolò bene la misura della strafottenza inserita nella sua affermazione.
-Perché ti metti la maglietta? Ti vergogni? E chi ti deve guardare?-
Normalmente non era così con lei, ma quel pomeriggio sembrava aver scordato quanto poteva diventare pericolosa la bionda se ci si metteva. Lei lo fulminò con lo sguardo, assottigliando le palpebre.
-Aspetta e vedrai, lucertola del ca**o- gli sibilò.
Vedendo che non c’era possibilità di perdono, lui si alzò e si infilò la sua, di maglietta. Poi raccolse le cose.
-Dai andiamo, che si fa troppo tardi poi-
 
La porta si aprì, lasciando entrare una ragazzina irritata e con il broncio. Lei andò in camera da letto, si spogliò dei vestiti e subito prese possesso del bagno, gridando
-Prima io la doccia!-
Davide entrò molto dopo, trascinando le borse, tutto carico. Le lasciò cadere brutalmente a terra e chiuse la porta. Sentendo lo scroscio dell’acqua immaginò che ci fosse lei sotto la doccia. Anche lui si spogliò della maglia e delle scarpe tutte insabbiate.
Dio ma che schifo, pensò guardando la casa, devastata come da un tornado. Ora gli toccava pure farci venire sua madre a pulire.
Che seccatura.
Avvertiva un certo pizzicore alle spalle, ma preferì non badarvi e dedicarsi invece a rimettere a posto abiti e borse.
Dannato me e il giorno che mi è venuta in mente st’idea, pensò.
Francesca uscì poco dopo dal bagno, avvolta in un accappatoio bianco; frizionandosi i capelli avanzò nella camera alla ricerca dei vestiti, quando la testa del ragazzo sbucò da dietro la porta.
-Posso fare io?- domandò col tono più gentile possibile.
-Suppongo di sì- rispose lei, che era tutta impegnata ad esaminare la biancheria intima a sua disposizione; poi gli gettò un’occhiata e alzò un sopracciglio.
Che bella tonalità, pensò. Rosa e sfumato rosso, sorrise celando il movimento delle labbra.
Sentì scendere il getto della doccia, e sorrise, pronta alla prossima scena.
Per un po’ procedette tutto normalmente, finché il getto non terminò. Davide indossò i jeans, e poi fece per infilarsi la maglia.
Un grido di dolore echeggiò per la casa. La bionda, ormai vestita, si precipitò di là, ma non era preoccupata; aveva invece un bel sorriso sulle labbra.
Davide uscì dal bagno lentamente, con solo i jeans addosso.
Camminava rigido, con passo buffo.
Vedendolo lei scoppiò a ridere forte, appoggiandosi al divano.
-Non ridere- le sibilò lui, irritato e rosso anche in faccia, oltre che sulle spalle.
Dopo che si fu sfogata, lei, totalmente dimentica della rabbia, gli fece il verso.
-Io non mi scotto, mi abbronzo. Io ho la pelle mediterranea, mica come te che ce l’hai più bianca del latte- lo canzonò facendo smorfie.
-Ben ti sta, cretino!- rise ancora.
Umiliato e con, peggio ancora, le spalle bruciate e doloranti, il ragazzo fu costretto a supplicare.
-Francesca ti prego...- disse, con sguardo invitante.
Ma lei scuoteva la testa, sorridendo e mordendosi il labbro, godendosi la vendetta.
-...per favore. Ti prego dai...- inclinò il capo a destra, le spalle alzate per non procurarsi dolore.
-Ripetilo- disse la bionda, scendendo dal divano e avvicinandosi.
-Ti prego. Sono un co*****e. Ti prego-
Questo parve bastarle, e preferì non umiliarlo oltre; andò di là a prendere un qualche cosa che potesse andar bene contro le scottature, pensando che però gliel’avrebbe fatta pagare per quella frecciatina. Dopotutto, non poteva lasciarlo andare così.
Tornò in camera con la crema, e lo trovò sul letto, seduto al bordo.
Si teneva le mani sulle ginocchia e la aspettava facendo smorfie.
Lei chiuse la porta e avanzò verso di lui.
-Che roba è?- domandò il ragazzo.
-Boh. L’ho trovata nello scaffale- rispose, poi voltò il tubetto e lesse l’etichetta.
Salì anche lei sul letto, inginocchiata e continuando a leggere si mise alle sue spalle.
Constatando che almeno gli avrebbe dato un minimo sollievo, stappò il flacone.
Maliziosa, gli poggiò le mani sulle spalle.
-Mi dica dove ha male- disse, apposta provocante.
-Smettila- disse lui -e muoviti, ho male sul serio-
-Ah come sei impaziente- sorrise, reggendosi la commedia.
Sospirò e si versò un po’ del gel sulle mani.
Ma ora doveva vendicarsi. Fece comparire sul volto un ghigno che non preannunciava nulla di buono.
-Allora, qui ti fa male?-
Gli sbatté una manata fortissima fra le scapole, proprio nel mezzo, e Davide si ficcò una mano fra i denti per non imprecare pesantemente. Sobbalzò, scansandosi e sentendola ridere si voltò.
-Ma sei matta?- alzò la voce, dolorante. Lei lo guardò negli occhi.
-Ah scusa, era qui- sempre fissandolo gli batté una mano sulla spalla destra.
Lui stavolta non si trattenne e disse una parolaccia ad alta voce, allontanandola o almeno provandoci.
-Str***a- le sibilò, massaggiandosi la spalla, ora ancora più rossa.
Francesca si portò vicinissima al suo viso.
-Che hai detto?-
E mentre lo diceva, gli prese un lembo di pelle fra pollice e indice, storcendolo. Lui gemette di dolore, ma lei non smise.
-Che hai detto? Ripetilo!-
-Scusa scusa scusa!- si affrettò a dire, sfuggendo la sua presa.
Quando lo lasciò andare la osservò imbronciato.
-A questo punto faccio da solo. Non mi serve un’assassina- commentò. Lei di nuovo gli afferrò una spalla, e sempre rimanendo dietro di lui gli parlò vicina alla sua bocca.
-Non è colpa mia, cretino. Io te l’avevo detto che ti bruciavi- disse infastidita prima di allontanarsi del tutto e scendere giù dal letto.
Notando che non voleva aiutarlo, lui accettò di supplicarla.
-Francesca ti prego...- disse. Poi colto da un improvviso lampo di ispirazione, aggiunse
-Ho bisogno di te-
La bionda si voltò a metà strada, le mani ancora sporche di crema. Sogghignò e si morse un labbro, seria.
-Cretino- disse, ma risalì sul letto.
Stavolta accettò di spalmargli la crema sulle spalle e sulla schiena, anch’essa abbondantemente rossa.
Le sue piccole mani si sfregavano contro la pelle arrossata, appoggiandoci sopra la crema.
-Ti faccio male così?- domandò con tono totalmente diverso da prima.
-No- rispose inespressivo il ragazzo.
Davide in realtà aveva notato il cambiamento del tono, e lo si poteva notare anche nei gesti.
Se prima i suoi schiaffi gli avevano fatto una male infernale, ora le sue carezze, anche se non dettate dall’affetto, lo rilassavano.
E di nuovo, a tradimento, quella sensazione lo assalì; lui, senza difese, si lasciò conquistare.
Non era proprio il momento adatto di eccitarsi, pensò. Non con lei così vicina e con le mani che lo accarezzavano... Dio.
L’aveva pensato ormai.
Sentì l’adrenalina crescere e salire più su, eccitata dalle sue carezze. Che poi in realtà non erano carezze, ricordò a se stesso, gli stava solo spalmando la crema. Solo una maledetta stupidissima crema, e Dio, lo stava facendo impazzire.
Francesca percorreva diligente tutta la linea della spalla, dei muscoli, dei lombi. Caspita, pensò arrossendo. Aveva delle spalle larghe e forti; non voleva far la provocante, ma mentre faceva lentamente salire la mano da sotto verso sopra non poté evitare di arrossire per quanto stava facendo e perché le piaceva, in fondo. Certo non poteva sapere che il ragazzo, dall’altra parte, si mordeva un labbro a sangue per non lasciarsi sfuggire il minimo fiato. Perché se avesse avuto la libertà di parola, i suoi gemiti sarebbero stati estremamente convinti.
Cavoli, non poteva più nascondersi ormai, anche lui l’aveva capito. Quella bionda testarda gli piaceva; e gli piaceva da morire.
Ma non poteva, non doveva azzardarsi a sfiorarla, per via di quel bambino, del loro rapporto stabile, della sua situazione, di quello che aveva fatto per lei e non voleva venisse frainteso. Chiuse gli occhi, si inclinò leggermente all’indietro poggiandosi al materasso con le mani.
-Francesca?- la chiamò con voce roca.
-Sì?- rispose lei.
-Sei ancora arrabbiata?- domandò.
Lei sorrise e lui poté benissimo intuire, nel silenzio, il movimento delle sue labbra che si stiravano e si sentì più rilassato. Non gli piaceva litigare con lei, e come se non bastasse farlo era estremamente stancante.
-Diciamo che ho avuto la mia vendetta- replicò, mordendosi un labbro e non dandogliela vinta.
Finì di massaggiare le spalle, mettendoci su altra crema, e poi si lasciò andare, sedendosi sul letto.
Era finito troppo presto, pensò Davide, ma comunque si alzò in piedi.
-Grazie-
-Figurati. Ora- si alzò e lo stese, letteralmente, sul materasso a pancia in giù –tu stai fermo. Te lo faccio io il mangiare-
Era inutile ribattere, perciò il ragazzo si accomodò sul materasso, tirando a sé il cuscino e chiudendo gli occhi. Gli sembrava una cosa gentile da parte sua, forse un modo per farsi perdonare. O forse, ipotizzò l’attimo dopo, un tentativo di omicidio.
Nel tempo che lei stette in cucina a preparare la cena, lui rifletté su quella strana attrazione sbocciata repentina e prorompente negli ultimi mesi. Perché?
Ci pensò sopra.
All’inizio lei era scontrosa con lui, lo considerava uno sfigato; non voleva che entrasse nella sua vita, e ricordò come, quasi ingiustamente, lui avesse sbirciato e cercato per forza di capirne qualcosa. Voleva solo capirla. Lei era forte, coraggiosa e non si faceva spaventare. Con le persone nuove era timida e rispettosa, ma se stuzzicata si accendeva all’istante, con risultati disastrosi.
Molto volubile, negli ultimi tempi assieme al suo comportamento più rilassato e gentile c’erano sempre quegli sbalzi d’umore. Forse erano solo tipici della sua età, dopotutto aveva solo sedici anni.
Sedici anni... quasi diciassette. Caspita, cinque in meno di lui.
Forse erano troppi. Però non gli era mai capitato di essere legato ad una donna... pardon, ad una ragazza, in quel modo. Loro due, uniti da quel segreto che ormai era cresciuto nella sua pancia, accettato a fatica ma portato avanti col suo aiuto. Poi suo padre, quel nodo della sua vita che non voleva sciogliere, e adesso manteneva anche con lui un rapporto migliore di prima. Prima, all’inizio, l’aiutava perché si sentiva responsabile di quel bambino e della sua situazione. Da un po’ di tempo, forse da quando aveva scoperto la sua situazione familiare, perché sentiva un certo affetto verso di lei. Insomma, le voleva bene.
Nel frattempo della sua riflessione, forse si era anche addormentato un po’, ma venne prontamente risvegliato da uno scrollone.
-Buon appetito-
Davide si alzò sui gomiti e si sedette sul letto; la bionda gli aveva portato un piatto di quella che voleva essere della semplice pasta al sugo.
Ma l’odore non lo convinceva.
-Sono quattro mesi che ti guardo cucinare ogni giorno. Qualcosa avrò imparato- disse, in attesa di un suo giudizio.
Esitante non voleva assaggiare, ma notando la sua espressione fiduciosa e ansiosa preferì tentare. Nel peggiore dei casi, sarebbe morto avvelenato.
Così infilò la pasta fra i denti della forchetta, bagnandola col sugo, e se la infilò in bocca.
La prima cosa che notò furono i suoi denti che cozzarono contro le penne. La pasta non era cotta bene.
Per secondo, quel sugo era...grumoso, bruciato (e il sapore ne risentiva parecchio) e i pomodori, forse acidi, coronavano il tutto.
Masticò lentamente e ingoiò.
-Com’è?- domandò curiosa la ragazzina.
-Beh...- immaginò che la espressione forzata facesse dedurre che non era un piatto da cinque stelle, così disse la verità.
-Forse i pomodori non erano buoni...- cominciò, evasivo.
-Cioè? Fa schifo?-
-No! beh...- alzò un sopracciglio ma si impose di non rispondere.
-Insomma ti piace sì o no?- domandò lei incrociando le braccia al petto.
Davide non rispose, perché non voleva litigare ancora; infondo avevano appena fatto pace e non ci teneva a vederla ancora col muso.
La bionda iniziava a scaldarsi, e per evitare l’esplosione lui le imboccò un po’ del suo piatto.
-Assaggia tu-
Francesca masticò la pasta, aggredendola a morsi, ma svanito l’entusiasmo iniziale la sua espressione mutò da furiosa a disgustata. Ingoiò anche lei a forza la forchettata.
Poi non disse nulla, sapendo di essere in torto, e non lo guardò.
-Forse c’è rimasta un po’ di insalata di riso- propose.
-E speriamo- commentò lui.













Grazie ai preferiti, a chi legge soltanto, e a chi recensisce. Oh certo, e anche a chi "segue" la storia.

thatsamore: temo che per la nascita bisognerà attendere un altro po'. E... ti ringrazio ma sono un ragazzo.

FeFeRoNza: dunque... ebbene sì, Davide l'ha portata a mare, ma sarà stato forse per evitare la distruzione del suo appartamento in caso che Francesca si fosse annoiata di nuovo? Beh, a noi piace pensare che lui l'abbia fatto per lei, no?
Il Davide Fan Club non è cosa fattibile, e ti dico subito perchè: non credo che Francesca sarebbe molto entusiasta di avere delle rivali... e sai, potrebbe "annoiarsi" di nuovo e io non garantisco alcuna incolumità...

Jiuliet: Salve. ....ma come fai? Guarda, è incredibile. Io sospetto che tu sappia leggere il pensiero.
Come fai a capire ogni santa volta quello che voglio esprimere? Francesca contemporaneamente ragazzina e donna. O meglio, una ragazzina che non vuole essere una donna ma è costretta a diventarlo troppo in fretta. Sì, credo che loro siano una famigliola, come dici tu, ma non se ne rendono conto. O forse, lo sanno ma non vogliono ammetterlo. Ma certo che li meriti i complimenti.

vero15star: che bella recensione. Sai...non c'è alcun bisogno che tu mi faccia una statua (e non me la merito affatto) perchè mi basta già tutto quello che mi hai detto. è vero, anche io spesso leggendo trovo come dici tu "finali scritti in fretta,conclusioni banali,capitoli futili" e io credevo di non esserne immune. Sapere che la mia storia ti prende così tanto da cambiare piega al tuo pomeriggio è... bello. Ho cercato di metterci il meglio di me, e sapere questo che mi scrivi mi gratifica molto.
Cercherò di scrivere ancora capitoli veri anche solo per ringraziarti.

MissQueen: ciao Valentina! Mi spiace se t'ho fatto attendere troppo. Per la verità, ho cercato di far del mio meglio con tutta la storia e se questo traspare leggendo i capitoli è un bel traguardo. Felice d'averti fatto felice. Naturalmente anche Davide spera che l'attrazione prima si concretizzi, e poi diventi altro...ma ci sono un bel po' di cose da risolvere ancora! "E poi te hai questa capacità di fare vedere le scene al lettore"... oh dannazione, tu vieni da Firenze?
Beh, se non altro, facendoti 'vedere' le scene, ti risparmio i soldi per il cinema... sto sicuro che tu dica la verità, tranquilla. Non m'hai annoiato.

Marty McGonagall: ciao Martina! Io imploring di non chiamarlo mai 'Davidino' per piacere... trovane un altro ma non questo... L'incontro con Damiano è stato strano?
No, tu dimmelo sempre se sbaglio qualcosa... sei o non sei una betareader? Se sbaglio fammelo notare, altrimenti come imparo campando solo di complimenti?
Eh... se 'Fra' l'avesse sentito... mmm, difficile immaginare che sarebbe successo. No, certo che non è male essere smielosi, credo... basta non eccedere. E poi, tu che hai inventato la parola, devi essere orgogliosa degli smielosi. Grande la curva Nord... se segue il tuo fiuto stiamo certi che tra un po' fanno la ola...

Devilgirl89: va bè, Davi te lo puoi permettere, sempre meglio di 'Davidino'... visto che hai fatto bene? Ma io sospetto che tu lo sapessi già. Ah che bello, sei stata nel Salento, nella mia seconda regione... beh, se dici che rendo bene il clima della mia terra, spero di aver fatto una buona pubblicità. Sì è vero, Francesca non ha ancora accettato il suo bambino, ma non si può pretendere un cambiamento così radicale. Ci vuole tanta pazienza per quello.

EmilyDoyle: beh, non importa tu abbia saltato due capitoli. Son felice che tu abbia apprezzato il gesto di Francesca. Starà forse cambiando?



  
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