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Autore: Altair13Sirio    28/07/2016    5 recensioni
Sveglia. Corri. Ruba. Mangia. Menti. Dormi.
Ripeti.
Questa è la vita della quattordicenne Riley, scappata di casa a undici anni e diretta verso il Minnesota piena di speranze. Una volta arrivata lì, però, Riley si è resa conto che quel posto che chiamava "casa" non era più tanto accogliente e sicuro per lei, e non volendo arrendersi e tornare indietro, ha deciso di andare avanti e vivere la vita a modo suo.
Così Riley ha deciso di dimenticare il passato e di diventare una persona nuova, una persona che niente ha a che fare con la Riley del passato; quella bambina che adora giocare a hockey, sempre in vena di scherzare, non c'è più. Riley ormai non prova più emozioni, e si limita a vivere per strada come una delinquente, in attesa di qualche evento che dia una svolta alla sua vita.
Allo stesso modo vivono le sue emozioni, che rassegnate, incapaci di togliere dalla testa della ragazza quell'idea che la fece andare via, continuano a occuparsi di lei nella speranza di farle fare le scelte giuste.
Genere: Angst, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Riley Andersen, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Riley chiuse la porta alle proprie spalle e lasciò cadere quel vecchio zainetto blu in un angolo della stanza. Alzò la testa e si guardò intorno facendo attenzione a ogni suono; nella casa c’era silenzio, ma Riley non avrebbe detto di essere da sola finché non se ne sarebbe accertata, sapeva bene che Duncan avrebbe potuto essere nell’altra stanza a dormire. Pensò al ragazzone che russava sonoramente, stravaccato sul suo letto a due piazze, e le venne da ridere.
Fece qualche passo verso il centro della stanza e subito dei passi lenti e strascicati la accolsero, portando con sé la sagoma di un ragazzo alto con indosso dei vestiti neri e borchiati; aveva un lato della testa rasata, e la cresta che spiccava tra i capelli rimanenti era colorata di verde. Aveva un grosso tatuaggio sul lato sinistro del collo che scendeva fino alla spalla, coperta dal giubbotto di pelle. Il ragazzo aveva l’aria assonnata; Riley avrebbe detto di averlo svegliato in quello stesso istante.
Accidenti! Disse tra sé e sé. Se non avesse fatto rumore, forse sarebbe riuscita ad entrare e uscire senza incontrarlo, ma ormai era inutile preoccuparsi di quello che era successo.
<< Ciao. >> Disse il ragazzo cercando di sembrare sveglio sorridendo, fallendo miseramente.
<< Ciao. >> Rispose disinteressata lei camminando rasente a un ripiano della cucina. Ci passò una mano sopra, dando a Duncan il tempo di ricomporsi. << Ho rischiato di farmi beccare per questa stupida cosa! >> Sbottò ricordandosi della bevanda in lattina ancora nascosta sotto il giubbotto. Quando la guardò si rese conto che dopo tutta quella corsa non sarebbe stata più buona; se avesse provato ad aprirla sarebbe schizzata tutta di fuori, probabilmente. La porse al ragazzo con indifferenza. << La vuoi? >>
Duncan si strofinò la faccia con una mano e accettò il regalo ringraziando. << Probabilmente mi aiuterà a svegliarmi oggi… >> Commentò prendendola in mano ed esaminandola più da vicino. Alzò poi lo sguardo verso Riley, che sembrava guardarlo quasi sul punto di scoppiare dal ridere. << Qualcosa non va? >> Chiese piegando un labbro e inarcando un sopracciglio.
Riley si affrettò a scuotere la testa vigorosamente, dicendo di non preoccuparsi.
Duncan sospirò e poggiò la lattina su un ripiano mentre la ragazza rovistava dentro alcune ante in cerca di qualcosa con cui fare colazione. << Ti hanno beccata? >> Chiese tornando al discorso di prima.
<< Non esattamente. >> Rispose lei senza voltarsi. << Sono stata scoperta per colpa di qualche allarme antifurto… Riesci a credere che la gente abbia paura di perdere anche solo una bibita in lattina? >> Si girò rivolgendo uno sguardo incredulo al ragazzo. Duncan sembrò divertito dalle sue lamentele.
<< Il vecchio Jeremy non si fa prendere più alla sprovvista come una volta… >> Commentò sorridendo e guardando i propri piedi. << Ma tu dovresti fare attenzione a quello che rubi: per una stupidaggine come quella avrebbero potuto prenderti di nuovo! >> La rimproverò ricordandole l’incidente di alcune settimane prima.
<< Non era poi tanto grave, e comunque sono riuscita a scappare! >> Si lamentò Riley allontanandosi dalla dispensa con un biscotto in mano e andandosi a sedere sulla sua poltrona preferita. Si sedette di sghimbescio, come al solito, poggiando la schiena su uno dei due braccioli e mettendo i piedi sopra all’altro; accese poi la televisione con il telecomando e diede un morso al biscotto.
Duncan si avvicinò barcollando, sorridendo affettuosamente a quella ragazzina che aveva visto crescere in così poco tempo. << Come te la sei cavata? >> Chiese interessandosi dell’accaduto.
Riley mosse in alto la mano con il biscotto dopo aver dato un altro morso e parlò con la bocca piena:<< Ho seminato la guardia dopo essermi arrampicata su una recinzione che divideva in due un vicolo. Dovevi vedere la sua faccia quando l’ho fregato! >> Rise ripensando a quel momento in cui aveva visto gli occhi delusi del poliziotto.
Duncan rise di gusto quando finì di ascoltare. Riley non capì se fosse una risata sincera o forzata, ma sapeva che presto avrebbe cambiato argomento. << Sei diventata davvero brava… Almeno a svignartela dai guai… >> Disse guardando la televisione, dove andava in onda il telegiornale. << Cerca di non farti scoprire la prossima volta, però! >> Aggiunse sorridendo, senza doversi preoccupare di sembrare intimidatorio; Riley sapeva che Duncan non era contento di pagare multe per i suoi sbagli, né di doverla andare a prendere in centrale dopo aver passato una notte dietro le sbarre ogni volta che combinava qualcosa. Le faceva paura già quando sorrideva, non gli serviva fare la parte del “cattivo”…
<< Tanto non tornerò lì per un bel pezzo… >> Commentò disfattista la ragazza imboccando il resto del biscotto, facendosi cadere addosso qualche briciola. Tornò a guardare la televisione, sperando che Duncan la lasciasse in pace, ma sapeva già che non sarebbe successo.
Il ragazzo si mise in mezzo e costrinse la ragazza a guardarlo negli occhi; sorrideva, ma non era molto rassicurante. << Oggi sono tre anni che sei arrivata qui. >> Disse senza sforzarsi troppo per sembrare contento.
Riley rispose con il suo stesso tono:<< Tanti auguri a me! >> Fingendo un sorrisetto sarcastico.
Duncan piegò un labbro divertito. Si avvicinò pericolosamente al viso di Riley. << Dovremmo festeggiare in qualche modo… >> Mormorò con un ghigno malvagio. La ragazza girò la testa per evitare la sua faccia e guardò da un’altra parte; Duncan sembrò deluso.
<< Non so… Non mi sembra un giorno tanto importante. >> Disse poco interessata alle sue ragioni. Voleva evitare Duncan a qualsiasi costo, non le importava che giorno fosse. << Voglio dire, me lo ricordo a malapena… >> Ridacchiò tornando a guardare il ragazzo negli occhi.
Lui sorrise di nuovo in modo più amichevole. << Oh, io me lo ricordo, invece. Eri così piccola… >>
Ci sta provando di nuovo. Pensò nella sua testa Riley. Era odioso quando Duncan cercava di avvicinarsi a lei così tanto, ma pensava che in fondo se lo fosse attirato da sola, un simile problema…
Non c’è problema, adesso lo sistemiamo. Si rispose poco dopo pensando a un piano per svignarsela rapidamente da lì.
<< Sembravi un uccellino fuori dal nido, non avevi idea di cosa fare… >> Duncan si rialzò e camminò in cerchio nella stanza per alcuni secondi, muovendo le mani come per rappresentare qualcosa di piccolo e indifeso.
<< Sei un vero poeta. Dovresti provarci con qualche agente in centrale!
>> Rise Riley, sapendo che quello che le parlava in quel momento non fosse il vero Duncan; aveva sicuramente imparato quella stupida parte per ammorbidirla e mettere le sue manacce su di lei. Si raddrizzò sulla poltrona e accavallò le gambe. << Non sono più la bambina che ero allora, Duncan. >> Sorrise innocentemente, in attesa della risposta del ragazzo.
Lui alzò un dito per concordare con lei e annuì sorridente. << Infatti, infatti… >> Si fermò al centro della stanza e allargò le braccia. << Ora sei una donna, Riley. Puoi fare quello che vuoi e scegliere senza l’aiuto degli altri… >>
Riley rise sonoramente solo per il gusto di prenderlo in giro. << Non sono una donna, fratello! >> Si alzò dalla poltrona e girò attorno a Duncan, stuzzicandolo con i suoi movimenti lenti e ondeggianti. << Non sono un bel niente. >> Sussurrò carezzandogli la spalla e lasciandolo solo al centro della stanza.
<< Non dire così… >> Cercò di farla tornare lui. << Sei la cosa più importante nella mia vita, lo sai… >> Da come disse quelle cose non sembrò tanto convinto di quello, ma bastò a far tornare indietro Riley; non aveva cambiato idea, voleva solo vedere fino a dove riusciva a spingersi quel folle.
<< Senza di te, la mia vita non sarebbe diventata l’inferno che è ora, piccola stronzetta ingrata! >> Le sue parole suonarono scherzose e amichevoli nella stanza, quasi affettuose, e Riley non si offese di certo per quello: aveva sentito di peggio, molte altre volte, e Duncan era ormai abituato a chiamarla così. Anche lei aveva qualche nomignolo simile per lui, ma li utilizzava raramente…
Riley rise. << Già. Se non fosse stato per me avresti potuto ricevere il premio nobel per la deficienza! >> Lo prese in giro come al solito. << Che grande occasione che hai perso, eh? >>
Duncan decise di stare al gioco. << Tanto non mi è mai piaciuto essere popolare… >> Disse mettendosi una mano dietro la testa e continuando a sorridere. Abbassò lo sguardo e la scrutò per qualche istante, poi si avvicinò e la prese per un braccio, portandola vicino a sé. << Sei sicura di non voler festeggiare questo evento speciale? >> Le sussurrò a un orecchio facendole venire i brividi.
Riley avrebbe preferito dargli un calcio all’inguine piuttosto che andare avanti con quella messinscena, ma dovette trattenersi: assunse un sorrisetto amorevole e gli sbatté le ciglia in faccia con tutto il suo carisma, avvicinandosi di più a lui. << Bé, visto che insisti tanto… Avevo pensato a qualcosa di speciale per questa sera, ma… Volevo che fosse una sorpresa. >> Finse di essere dispiaciuta per aver svelato a Duncan il segreto.
<< Se vuoi possiamo fingere che sia adesso la sorpresa… >> Cercò di convincerla lui sorridendo e mettendole una mano sul fianco, cercando di farla cedere. Riley rimase delle sue convinzioni e scosse la testa, dando un colpetto con la mano sul naso del ragazzo.
<< Sei troppo impaziente… Aspetterai fino a stasera! >> Gli disse divincolandosi dalla sua stretta e lanciandogli un’occhiata sensuale.
Duncan era deluso, ma finse di poter sopportare quell’attesa. << Allora fingerò di essere sorpreso… >> Commentò stringendo le spalle, senza sapere cos’altro dire.
Riley ce l’aveva fatta, era riuscita a cacciarsi Duncan di dosso, ma all’improvviso il ragazzo si avvicinò e tentò di baciarla sulle labbra. Fu presa alla sprovvista e non seppe cosa fare per un momento, ma riuscì a riprendere il controllo e a spostare la testa in modo che le labbra del ragazzo incontrassero la sua guancia. Gli accarezzò la testa come scusa per quel movimento brusco e gli diede un bacetto sulla guancia a sua volta.
Rapidamente, Riley si allontanò da Duncan continuando a sorridere e lo salutò agitando la mano; lui era definitivamente deluso da come era andata a finire, ma sperava che la ragazza non lo stesse prendendo in giro riguardo alla sua sorpresa di quella sera. Quando se ne fu andata lasciandolo da solo, Duncan si guardò intorno per alcuni secondi, prima di afferrare la lattina che gli aveva regalato Riley: la aprì senza fare attenzione e il suo contenuto gli schizzò addosso cogliendolo di sorpresa e bagnandolo tutto.
Riley rise pensando a Duncan con i vestiti zuppi della bibita in lattina che gli aveva ceduto.
C’è mancato poco! Faceva una voce nella testa di Riley mentre scendeva le scale del palazzo. Viveva lì con Duncan da tre anni, dopo essere tornata in Minnesota scappando da tutti a San Francisco. Al suo arrivo lì, però le cose non erano state come aveva creduto; non c’era niente di bello in quel posto che aveva lasciato tanto tempo prima e che aveva raggiunto per poter tornare a essere felice: stranamente, tutto quello che un tempo l’aveva fatta ridere e stare bene, in quel posto che aveva chiamato “casa”, non le aveva più trasmesso niente, e Riley si era ritrovata da sola in mezzo alla strada, delusa e impaurita, senza sapere dove andare. Non aveva chiesto aiuto alla polizia, però: sapeva che non ci sarebbe voluto molto per rispedirla come un pacco a San Francisco, contro il suo volere, quindi si era spostata ancora, e aveva trovato quel posto; non era diverso dalla sua città natale, non c'era niente e nessuno che la facesse sentire bene, e anzi l'atmosfera lì era triste e opprimente, ma lì aveva anche incontrato Duncan, il ragazzo che l’aveva aiutata a crescere e le aveva insegnato come sopravvivere per strada. Lui l’aveva accudita come un fratello e lei si era molto legata a lui; purtroppo si era resa conto troppo tardi di che tipo fosse Duncan e come si sarebbero sviluppate le cose a lungo andare. All’inizio anche il ragazzo era stato un po’ restio a legarsi a Riley, forse perché aveva immaginato come sarebbe andata a finire, ma dopo un po’ di tempo aveva accolto quella nuova vita con la ragazzina con molto piacere, cambiando anche le sue abitudini per lei, a volte.
Adesso Riley passava la maggior parte delle giornate a evitare Duncan, a causa dei suoi continui tentativi di diventare “intimo” con lei; ora che era cresciuta pensava di poterla avere, ma lei era più furba di lui, sapeva come sfuggirgli. Tuttavia stava lentamente andando a schiantarsi contro un evento che non avrebbe potuto ritardare ancora per molto: Duncan era sempre più insistente, e nonostante la ragazza rimanesse fuori casa per tutto il giorno e rientrasse il più tardi possibile, non era sempre facile evitarlo.
Avevo tutto sotto controllo. Pensò rispondendo ai suoi stessi pensieri di qualche istante prima.
Sì, aveva tutto sotto controllo, ma per quanto ancora?

 
   
 
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