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Autore: GCatlike92    01/08/2016    1 recensioni
Ella, una giovane Guardiana che, insieme alle sue sorelle, custodisce e protegge la Dime, è impaziente e felice per il ritorno di Hawk, suo più grande amico di infanzia, che tempo prima aveva si era allontanato da lei per frequentare una prestigiosa scuola di magia.
Ma quando lui la tradisce, portandola con l'inganno su un treno costruito dagli Imperiali per trasportare schiavi, Ella perde ogni fiducia nel vecchio amico e iniziano a nascere in lei sentimenti di rabbia e vendetta. È a questo punto che decide di cominciare a ingegnarsi per trovare il modo di fuggire, tornare finalmente a casa e poter riabbracciare le sue sorelle.
Per riuscire nel suo intento si vedrà costretta a collaborare con le creature della Dime e del Vortice e perfino con gli stessi Imperiali e dovrà tenere testa alla crudeltà degli Infiltrati, folli individui senza scrupoli che si occupano di mantenere l'ordine sul treno, torturando chiunque contravvenga alle regole.
Durante questo lungo e sofferto viaggio Ella conoscerà il magico mondo dove vive attraverso gli occhi dei suoi stessi abitanti, prigionieri, come lei, di un treno all'interno del quale vige una lunghissima lista di regole quanto mai assurde.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I giorni che separavano il treno dal binario tortuoso scorrevano veloci. La stanza di Eden si era rivelata ideale per la costruzione del globo. Era spaziosa e piena di tavoli e comodini da usare come piani di lavoro. Non c'erano controllori né Infiltrati che potessero costringere Brix e Abraham a interrompere il loro lavoro e, in aggiunta, Maya e Noah avevano finalmente potuto utilizzare la loro magia.

I due magicanti avevano deciso, prima di incantare definitivamente il globo, di effettuare alcune prove, per capire che tipo di magia proteggeva il treno e, di conseguenza, quale sarebbe stato il migliore contro-incantesimo.

Il globo, stando al progetto ideato da Abraham, avrebbe dovuto avere una struttura di base sferica, relativamente piccola, e, costruiti all'interno di essa, alcuni ganci estraibili che avrebbero avuto il compito di arpionare il treno.
Un piccolo timer avrebbe permesso, una volta attivato prima del fatidico lancio del globo, la fuoriuscita dei suddetti ganci. La magia, infine, avrebbe impedito all'intera struttura di rompersi e, al tempo stesso, le avrebbe permesso di danneggiare il treno.

Contemporaneamente Sara, aiutata da Jasmeen e da altri Imperiali, si stava occupando di cucire il vestito per Eden e di supervisionare la produzione dei gioielli.

- Deve essere lungo fino ai piedi, - le aveva specificato Ella - la gonna deve ricadere morbida e voglio che abbia una sola manica, lunga e ampia. L'altra spalla deve rimanere completamente scoperta. I bracciali voglio che siano come dei fili metallici intrecciati. Voglio che ricoprano quasi interamente il braccio lasciato nudo. Devono sostituire la manica mancante. E poi voglio anche una collana con un grande cristallo appeso. O meglio... voi utilizzate una pietra qualunque, la magia la trasformerà in un cristallo.

La ragazza riccia aveva accettato con riluttanza ogni singola indicazione della Guardiana, mettendosi all'opera per creare un abito che avrebbe fatto volentieri a meno di realizzare, se solo avesse avuto scelta. Oltretutto la ragazza, così come altri passeggeri, erano scettici riguardo le reali intenzioni di Eden. In molti non riuscivano a credere che un'Infiltrata scaltra e crudele come lei avesse potuto permettere che un gruppo di Imperiali e persino dei magicanti sfruttassero una stanza in cui potevano fare praticamente quasi tutto.

- Secondo me è una trappola. - aveva sentenziato un giorno Brix - Sa che stiamo tramando qualcosa e vuole tenerci sotto controllo.

Anche Ella, in effetti, era dubbiosa riguardo la strana disponibilità di Eden, ma aveva cominciato a credere che l'Infiltrata fosse talmente accecata dalla preziosità dei beni materiali da dimenticare persino il buonsenso.

Nel frattempo anche Sorien stava dando il suo contributo, riunendo tutti gli abitanti della Dime desiderosi, come lei, di fuggire. Oltre a ciò, la fatina aveva anche calcolato con precisione il tempo che separava il treno dal binario tortuoso, quantificandolo in due settimane e quattro giorni.

Persino Fenrir si era mostrato abbastanza disponibile a collaborare, promettendo che avrebbe aiutato gli Imperiali a forzare un finestrino se mai fosse stato necessario. Probabilmente era semplicemente allettato dalla libertà, dato che tollerava malvolentieri qualunque creatura che non appartenesse al suo mondo.

Ognuno stava lavorando duramente, eseguendo qualunque compito fosse in grado di portare a termine. E i contorni della libertà si stavano facendo sempre più nitidi.

A rallentare l'attuazione del piano, però, c'erano i lavori forzati che ogni passeggero era costretto ad eseguire.

I controllori non smettevano un attimo di assegnare a tutti compiti più o meno faticosi, sia sul treno che sulla terra ferma.

Anche Ella era strata più volte obbligata a lavorare e la perdita della straordinaria capacità di guarigione che contraddistingueva le Guardiane rendeva tutto più difficoltoso. Ogni più piccolo graffio, ogni piccolo taglio si trasformava immediatamente in una dolorosa sorgente di sangue. Una volta guarite, le ferite lasciavano pallide cicatrici, quasi come se volessero imprimere sulla pelle il loro ricordo, per non venire dimenticate.

Nonostante tutto, Ella aveva continuato imperterrita ad eseguire ogni comando che le veniva imposto. Ignorando dolore e rabbia, la Guardiana aveva faticato duramente, senza arrendersi un attimo. Era come se rifiutarsi di sgobbare fosse stata una vergogna troppo grande, come se fosse stato un segno di debolezza. E lei non si sentiva più debole. Aveva voglia di andare avanti, anche di distruggersi se necessario. Aveva una nuova grinta in corpo. Grinta che, sorprendentemente, non era alimentata dalla speranza di fuga, bensì prendeva forza direttamente dal suo animo e dal suo cuore. Era come se il treno avesse distrutto Ella, per poi ricostruirne una sua versione più tenace.

*****

Ella, Jasmeen e Pauli si ritrovarono a pranzare da sole. Gli Imperiali con cui condividevano solitamente i loro pasti erano impegnati, da giorni, a pieno carico, alla costruzione del globo. Le tre ragazze erano state incaricate, per l'intera giornata, di prendere quanto più cibo possibile dal vagone ristorante e portarlo nella camera di Eden, per poter essere consumato da tutti.

Le regole vietatavano di eccedere nelle porzioni, tuttavia una tanto peculiare quanto ridicola eccezione prevedeva che, se il cibo fosse stato preso in vagoni ristorante diversi, il passeggero non avrebbe subito ripercussioni. Per questo motivo le tre amiche erano state costrette a vagare per l'intera carrozza, visitando ognuno dei vagoni ristorante in essa presenti.

Giunsero al vagone M-540 quando ormai mancava poco alla sua chiusura. Sarebbe stato l'ultimo dei ristoranti che avrebbero potuto visitare per quel pranzo. La sala era parzialmente vuota. Molti passeggeri avevano già mangiato e, quelli ancora presenti, avevano quasi terminato il loro pasto o stavano già rimettendo a posto i piatti e le posate usati.

Le tre erano intente a scrutare con attenzione i cibi rimasti sui banconi, quando un rumore proveniente dal fondo della sala catturò l'attenzione di Jasmeen. Ella, troppo intenta ad afferrare il maggior numero possibile di frutti, non notò che l'amica si era pietrificata, fissando la fonte dei rumori. La Guardiana si voltò verso l'Imperiale bionda solo un paio di minuti dopo.

La ragazza era rimasta immobile, con gli occhi spalancati e la mano destra poggiata sul petto. Aveva un'espressione a dir poco terrorizzata. Le fossette che normalmente albergavano sul suo viso erano completamente scomparse e l'aria allegra e spensierata che la contraddistingueva si era trasformata in pura angoscia.

Ad Ella bastarono pochi secondi per capire cosa stesse accadendo a Jasmeen. Proprio in fondo alla stanza un ragazzo dai capelli scuri e gli occhi verdi era stato preso di mira da un Infiltrato.

La Guardiana non fece fatica a riconoscere il giovane Imperiale. Si trattava di Marcus, il ragazzo che da un po' di tempo stava corteggiando Jasmeen. L'identità dell'Infiltrato, però, lasciò Ella di sasso. Daemon stava dando sfoggio della sua crudeltà infastidendo la sua malcapitata vittima. Aveva il suo tipico ghigno stampato in volto. Sembrava stesse tentando di prendere in giro Marcus, forse sperando in una sua reazione.

Quando l'Infiltrato sputò addosso al ragazzo, Ella vide chiaramente il labbro di Jasmeen tremare. La giovane era immobile, gli occhi sbarrati, pareva che persino il suo respiro si fosse fermato.

Daemon, nel frattempo, aveva cominciato a prendere a calci Marcus, il quale aveva saggiamente deciso di non reagire in alcun modo. L'Infiltrato sembrava essersi avventato con una ferocia quasi inverosimile sul ragazzo, colpendolo con furia senza un motivo apparente. E naturalmente il solito sorriso di Daemon, immancabile, dominava la scena. Sembrava divertito della sua stessa crudeltà.

Jasmeen restò ferma anche quando la divisa del ragazzo di cui era innamorata si macchiò di quello che sembrava essere sangue. I suoi occhi, però, non riuscirono a trattenere le lacrime. Alcune minuscole gocce le bagnarono le ciglia, asciugandosi prima che potessero raggiungere le guance.

E mentre Daemon continuava a picchiare selvaggiamente Marcus, Ella poteva sentire il nitido ansimare della sua amica.

E, in fondo, anche lei stava ansimando. Lo faceva perché non sapeva in che altro modo reagire, perché non sapeva se quello che stava guardando fosse davvero Daemon, perché non sapeva che altro fare se non prendere una mano di Jasmeen e stringerla più forte che poteva.

E, vedendo la sofferenza di Marcus, era certa di riuscire a sentire sulla sua pelle tutto il dolore che stava provando lui e avvertire, nel suo animo, quello provato da Jasmeen.

Pauli si avvicinò alle due amiche, afferrando istintivamente la ragazza bionda per le spalle. Forse aveva paura che si sarebbe potuta avventare sull'Infiltrato nel tentativo di difendere il suo amato.

Ma Jasmeen sembrava non avere la minima intenzione di muoversi. Tutto quello che faceva era osservare la scena da lontano, con gli occhi velati di lacrime.

- Andiamo via! - Pauli tentò di prendere in mano la situazione, provando a trascinare la ragazza bionda in direzione dell'uscita del vagone.

Ella le diede man forte. Sapeva che qualunque tentativo di intervenire sarebbe equivalso ad un suicidio. Jasmeen sembrava essersi inchiodata al pavimento e non fu facile, per le sue due amiche, portarla fuori dalla sala.

Una volta uscita, la bella Imperiale scoppiò in un pianto disperato.

Mentre le tre ragazze si stavano dirigendo veloci verso la stanza di Eden, Ella non riuscì a fare a meno di pensare a quanto aveva appena visto.

Nei giorni precedenti si era domandata spesso cosa ne sarebbe stato di lei e Daemon dopo la fuga. Aveva pensato che avrebbe dovuto dirgli addio, poi aveva pensato di raccontargli il suo piano, poi aveva capito che sarebbe stata una follia e poi, ancora, aveva deciso che non sarebbe mai uscita dal treno senza di lui.

Ma la scena a cui aveva appena assistito...

Perché lo ha fatto? Come ha potuto? Ha picchiato un ragazzo innocente! Non aveva nessun motivo di farlo! Perché!

La verità era che Daemon era un mostro. Come tutti gli Infiltrati era privo di un cuore e sopravviveva nutrendosi della sua stessa malvagità. La verità era che Daemon non era diverso da Lux o da Eden. E la verità era che Ella non riusciva ad accettarlo.

*****

- Che è successo? - Sara rimase sconvolta nel vedere Jasmeen in lacrime e scossa da violenti singhiozzi - Perché sta piangendo? - chiese poi rivolta ad Ella, la quale non riuscì a trovare la forza di rispondere.

Fu Pauli, suo malgrado, a spiegare quanto appena accaduto.

Gli Imperiali presenti nella stanza cercarono in tutti i modi di far calmare Jasmeen ma la ragazza sembrava inconsolabile. Piangeva a dirotto, le lacrime le scendevano copiose lungo le guance e sembrava non essere nemmeno in grado di riprendere fiato tra un singhiozzo e l'altro. Aveva le mascelle serrate e si stringeva nelle sue stesse braccia quasi con violenza.

Ella rimase al fianco dell'amica per tutto il tempo. Aveva sempre creduto che Jasmeen fosse una persona piena di speranza. Una speranza talmente forte da renderla indistruttibile persino di fronte alla prigionia. Eppure adesso vedeva ogni sua più piccola insicurezza esposta. Sembrava più fragile di un bicchiere di cristallo. In quel momento la Guardiana desiderò possedere uno degli incantesimi di guarigione delle Anziane. Forse con una magia avrebbe potuto risanare il cuore della ragazza.

- Jasmeen... Mi dispiace... Io... È tutta colpa mia... Avevi ragione tu. Non mi sarei mai dovuta fidare di Daemon. È un mostro, come ogni altro Infiltrato. Jasmeen ti prego...

Ella appoggiò dolcemente una mano sulla spalla dell'amica. Lo fece in maniera leggera, quasi come se temesse che un tocco più pesante l'avrebbe spezzata. La ragazza semplicemente si avvicinò a lei, senza dire niente, senza smettere di piangere. Si strinsero.

Avrebbe voluto parlare. Avrebbe voluto consolarla in ogni modo in cui era capace. Eppure non riusciva a fare niente. Era distrutta dal'angoscia di Jasmeen.

- Guardiana!

Un ragazzo dal collare azzurro interruppe il momento di intimità fra le due amiche. Aveva gli occhi marroni e un naso piccolo e identico a quello di Maya.

- Mi dispiace doverti disturbare in un momento tanto delicato, ma ho urgente bisogno di parlarti. Io sono Pitt. È un onore fare la tua conoscenza. - chinò il capo in segno di rispetto - Non capita tutti i giorni di essere al cospetto di una Guardiana talmente coraggiosa da sfidare il treno stesso. Purtroppo ti porto notizie poco allegre. Mia sorella e Noah hanno provato a lungo ad utilizzare la loro magia per scalfire il treno, ma ogni loro tentativo è fallito. Il problema è che non riusciamo a capire che tipo di incantesimo lo protegge. Sembra si tratti di una magia potente, ma non abbiamo nessun indizio che ci permetta di intuire di che tipo sia. Temiamo che, se non riusciremo a capire con precisione la tipologia di incantesimo usata dai proprietari del treno, falliremo miseramente. Abbiamo bisogno del tuo aiuto, Guardiana.

Sembrava avesse pronunciato quelle frasi tutte durante un sol respiro. Non aveva fatto nemmeno una pausa. Era evidente che fosse fin troppo nervoso.

- Che tipo di aiuto?

- Devi scoprire come fanno i proprietari a proteggere questa prigione. Ascoltami... so che Enon avrebbe voluto parlarti già alcuni giorni fa. Sono certo che lui conosce le risposte ai nostri quesiti. Ti prego, va da lui e chiedigli di aiutarci. Di sicuro accetterà di parlare solo con te.

Ella ripensò per un istante alle ultime parole che il veggente le aveva rivolto. Aveva detto che nella sua storia era poco importante, ma che l'avrebbe aiutata quando nessun altro sarebbe stato in grado di farlo. Forse era proprio quello il momento in cui andare da lui a chiedere aiuto.

   
 
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