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Autore: G RAFFA uwetta    02/08/2016    1 recensioni
Il Male ha tracciato il suo destino, Kathell sarà in grado di spezzare il legame che li unisce?
Dal testo: "In un tempo lontano, in cui i bisbigli erano le anime dei morti che calpestavano la lussureggiante Valley Korenbloen, tra i ghiacciai perenni, il Caos generò Làm Nhùc Xàu. Egli, come un bimbo curioso, vagò solitario seminando il terrore, soffocando i popoli nel dolore. Rubò il sapere agli Spiriti Erranti, fagocitandoli e sputando le ossa in tumuli bianchi. Il Destino, mosso a pena, dal Fuoco dei Giusti plasmò un castigatore dandogli il compito di scindere il Dolo. Carny, questo il suo nome, adempì al suo dovere in modo ligio, forgiò parti di sé in arma per sopprimere lo scempio; puntellò e smembrò quell'essere fino a ridurlo in cenere. Forte del suo dominio, custodì fiero ogni singolo dardo mostrandosi degno di essere un Eletto. Sulla via del ritorno, cadde vittima della corruzione scialacquando se stesso e il prezioso bottino. Negli effluvi del tempo si perse ogni traccia; solo al sorgere delle Ere il fiore del Fato designò il cammino, un placido scorrere di istanti impressi a fuoco sulla giovane carne."
Partecipa al contest "Poker d'immagini" diNajara87
Genere: Angst, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quiver of Souls, il cuore gelido dell'Inferno

Cap. 5 – Il cuore gelido dell'Inferno

"Per l'anima è morte divenire acqua e per l'acqua è morte divenire terra, ma dalla terra nasce l'acqua e dall'acqua nasce l'anima" Eraclito

Con fatica, dopo un tratto in leggera pendenza, arrivò alla fine del tunnel e si immerse nella luce. Per un attimo, a causa del buio, i suoi occhi rimasero feriti dal chiarore, così, stremata nel corpo e nell'anima, si inginocchiò sulla riva del torrente che attraversava la grotta.

― Mi hai ingannata! ― La sua voce uscì a scatti, sofferente. ― Per tutto questo tempo non ho fatto altro che fare giudiziosamente tutto quello che mi hai chiesto, ― ringhiò frustata, passandosi sul viso una mano inumidita dall'acqua fresca, ― senza rendermi conto che era tutto un inganno. ― Ad ogni sobbalzo il petto bruciava, strinse nervosamente il pugno sul tessuto rigido come a cercare di trattenere tutto quel dolore. Lentamente spostò l'arto sulla ferita sotto il collo, uno squarcio lacerava la carne in profondità, e lo lasciò lì fino a quando il sangue non impregnò completamente il guanto. Si accasciò a terra esausta, il viso a un soffio dalle acque che, limpide, scorrevano placide tra piccoli sassi e ciuffi d'erba; la luce bianca pattinava sulla superficie lievemente increspata riflettendosi in sfumature rosa sulle pareti più scure della grotta. Avvertiva un senso di oppressione, una morsa incandescente che stringeva il petto, con tutte quelle scanalature della roccia sovrastante le sembrava di essere imbrigliata sul fondo della gola di un animale. Allungò il braccio e appoggiò la mano tremante sulla scapola, da lì il dolore si irradiava ad ondate dense; sgranò gli occhi stupita, non si era resa conto di avere tre frecce conficcate nella carne.

― È qui che hai sempre voluto che giungessi, ― ansimò sputando sangue, ― qui dove tutto ebbe inizio. ― Kathell si fermò a riprendere fiato poi, improvvisamente folgorata da un'idea, raddrizzò la schiena. ― La faretra non si è mai mossa da qui, ― sussurrò piano con voce trasognata, come se finalmente ogni tassello fosse andato al suo posto.

― Ahahahah. ― Inaspettata giunse alle spalle la stridente risata, sinistra e sibillina come la creatura che l'aveva generata; Kathell furtiva, stringendo i denti per non gemere troppo forte, sfilò una delle frecce dalla schiena. ― E tu, mia cara, hai fatto esattamente ciò che volevo. ― La risata continuò aspra e ruvida ad un passo dal suo viso.

― Ti senti realizzata, Carny? ― L'apostrofò Kathell con disprezzo, alzando il volto per incrociare il suo sguardo. ― Non guardarmi così, con quegli occhioni stupiti, ― la derise, stringendo la freccia tra le dita e nascondendola alla vista.

Ringhiando, Michell si avventò su di lei afferrandola per la gola, strinse il collo senza trovare alcuna resistenza e immerse le iridi ardenti in quelle ormai opache della ragazza.

― Come, cosa sai? ― balbettò, perdendo l'abituale compostezza. ― Kathell rise o, meglio, boccheggiò nella morsa micidiale di Michell; la presa sulla freccia perdeva lentamente vigore.

― Non sarò io a svelare i segreti di questo luogo, ― rantolò in cerca di ossigeno, una smorfia amara cercava di prendere forma sulle labbra spalancate.

― Di cosa stai cianciando stupida ragazzina! ― Ringhiò innervosita Michell.

― Lasciala andare, ci serve viva! ― L'interruppe Blauw.

Esterrefatta, Michell lasciò la presa e Kathell crollò al suolo con un guaito di dolore: la spalla pulsò e la gola arse dopo l'atroce stretta, i polmoni bruciavano per la mancanza d'aria e la mente tremò nello sforzo di rimanere sveglia. Seppur intontita, cercò più volte di rialzarsi ma il corpo, scosso dagli spasmi, ricadde ogni volta nella ghiaia bianca che accompagnava il gelido torrente.

― Blauw? ― chiese incerta il demone, ― Come sei arrivata fin qui? ― Sospettosa, guardò il corpo accasciato di Kathell, poi, colta da un improvviso senso di rabbia e di timore, le tirò un poderoso calcio che la fece rotolare più in là. ― Hai rubato la pietra? ― Latrò stupita, per poi sferrare un altro colpo. ― Miserabile stronza, come ci sei riuscita? ― Urlò in preda alla furia.

― Fermati. ― Kathell riuscì a stento a farsi sentire, ― fermati, non ce l'ho, controlla tu stessa, ― aggiunse un attimo prima di perdere conoscenza, sotto la coscia la freccia premeva come a volervi entrare.

― Lascia perdere, non c'è tempo per questo. ― Si intromise Blauw, ― trova la faretra! ― Le intimò.

― Certo, hai ragione. ― Sbattè più volte le ciglia per riprendere contegno. ― Conciata così non credo sia riuscita ad addentrarsi molto nella grotta, ha avuto ben poco tempo per nasconderla. ― Constatò Michell guardando intorno, meditabonda.

Il tunnel d'entrata era un punto nero che spiccava sulle pareti striate dai riflessi dell'acqua. Piccoli arbusti crescevano lungo l'argine e a ridosso del muro della caverna dal soffitto infinito. La tiepida luce proveniva dall'alto e si disperdeva come la bruma estiva sui campi bagnati dal temporale. L'acqua bassa scorreva lenta, formando piccole pozze improvvisate tra i sassi chiari; non si intravedeva la foce, però era evidente il punto in cui, complice una lieve cascata, il torrente si tuffava sotto la roccia dopo una repentina svolta a destra. In quel punto, illuminata da un fascio dorato, un strana pianta cresceva libera e immensa. Le grasse foglie della base erano arcuate verso l'alto con i pungiglioni duri, lunghi parecchi millimetri. Quelle nel mezzo erano come strette braccia attorcigliate tra loro, mentre le restanti facevano da corona con le punte agghindate in dolci collinette. Il verde scuro era una spennellata in contrasto con il pallido giallo che contornava le foglie. Michell si avvicinò affascinata, sembrava stregata dalla magnificenza della pianta, e allungò la mano per accarezzare quelle grosse foglie carnose: al tocco risultavano vellutate, senza difetti.

― Ahi! ― Esclamò sorpresa, uno dei pungiglioni era entrato nella carne del polso. Una piccola goccia di sangue scivolò lungo la pelle ambrata e, poco prima di infrangersi su una delle foglie protese verso l'alto, rimase per qualche istante sospesa nel vuoto. Michell osservò il suo lento discendere verso la base e infine sparire tra l'attaccatura delle stesse.

― Presto, fai rinvenire Kathell, ― la richiamò Blauw.

Michell si affrettò a tornare dalla ragazza stesa sui sassi. L'afferrò per i capelli e le immerse il viso nell'acqua gelida finché non riaprì gli occhi stanchi; su una guancia livida era impressa la forma di una conchiglia. Kathell sbatté le ciglia più volte mentre il torpore l'abbandonava per lasciare il posto alle fitte dolorose che investivano ad ondate il corpo. Michell la teneva saldamente per i capelli tanto che la cute cominciò a formicolare; per un attimo socchiuse gli occhi, cercando di farsi venire un'idea per come liberarsi dalla presa ferrea. Muovendosi con cautela, provando ad assumere una posizione più comoda, le dita sfiorarono la freccia in parte sepolta sotto la coscia; senza fare mosse false, la sfilò per poi stringere l'asta nel pugno. Michell, con forza, le reclinò il capo all'indietro e inchiodò gli occhi gialli nei suoi, un brillio infuocato incendiava le iridi verticali; la frangia sfuggì alla massa dei capelli corti e morbidamente si adagiò sulla fronte, ombreggiando gli occhi neri della ragazza. Muovendo a scatti la pupilla, Kathell mise a fuoco quello che le circondava fino a quando il suo sguardo non si soffermò in un punto alle spalle del demone. Sullo sfondo, una pianta mai vista prima si stava lentamente aprendo a ventaglio: le grandi foglie al centro si staccavano con silenziosi schiocchi producendo lanugginosi filamenti. Come la lingua di un pacifico formichiere, dal suo interno sgusciò un ramo, all'apparenza rinsecchito, che reggeva un oggetto scuro; la distanza non permetteva di capire di cosa si trattasse. Doveva aver stampata sul viso un'espressione davvero comica perché Michell girò di scatto il collo; Kathell, per un folle secondo, sperò che le si spezzasse.

― Kathell, ora! Fallo ora! ― Sentì il sussurro suadente di Blauw stemperare la foschia che le si era annidata in testa.

Approfittando della distrazione e della morsa ormai allentata, Kathell impugnò saldamente la freccia, raccolse le sue ultime energie, e, con un guizzo veloce, la conficcò in profondità nella pelle tenera del collo, ad un millimetro dalla vena pulsante. – Per fortuna Michell è nella sua forma umana – pensò – altrimenti nulla avrebbe perforato la pelle coriacea del demone. – La donna non ebbe neanche il tempo di urlare, scivolò al suolo allargando gli occhi come un gufo per la sorpresa, le dita prontamente intrecciate alla freccia. Cercò di parlare ma il timore di peggiorare la situazione gelò ogni suo tentativo rendendola docile e remissiva. Kathell le salì in grembo bloccandole i polsi al terreno; senza rendersene conto assunse la tipica posa del demone quando si nutriva.

― E ora, mia cara, mi darai tutte le risposte che voglio sapere. ― Soffiò perentoria nell'orecchio di Michell mentre con perfidia sfiorava la freccia con le unghie corte; avvertì nettamente il brivido di paura scuotere il demone. Sorrise cattiva. ― Per cominciare dimmi da dove vengo, e poi...

― A questa domanda posso rispondere tranquillamente io, ― si intromise Blauw, ― sei nata in un villaggio sul versante ovest del monte che domina Xabiana, da contadini poveri. I tuoi genitori sono morti poco dopo la tua nascita e ti ha allevata tua nonna...

― Kievien. ― L'interruppe trasognata Kathell, quel nome le era venuto in mente dal nulla, come se fosse stato sempre presente, solo inaccessibile.

― Esatto. ― Continuò per nulla turbata Blauw. ― All'età di sei anni ti fu svelato il tuo compito e, in quella stessa notte, Michell attaccò il villaggio per nutrire se stessa e i suoi moleb. Quando ti trovò, la convinsi a risparmiarti la vita facendo di te la sua schiava.

― Quindi tu hai ucciso la mia famiglia! ― Ringhiò Kathell, cominciando a tirare pugni sullo stomaco del demone, i colpi affondavano senza trovare alcuna resistenza. ― Ora dimmi, stronza di una cagna, dimmi perché cerchi la faretra! ― Berciò mentre lacrime colme di rabbia scivolavano lungo le gote accaldate.

Lentamente, senza fare bruschi movimenti col collo, Michell raccontò di essere stata scelta, dopo aver superato prove terribili, per distruggere un essere infernale che stava decimando l'umanità. Disse di essere stata indottrinata dal più grande alchimista dell'epoca e, forte delle sue conoscenze, aveva forgiato un'arma ed elaborato un artificio che le permettesse di prosciugare il mostro della sua linfa vitale: tronfia e fiera di se stessa era partita per la caccia. In realtà, confessò, fu abbastanza semplice trovarlo, in fondo le bastò seguire la scia degli scempi che perpetrava, e, dopo averlo condotto con l'inganno nel cuore della Valley Korenbloen, lo uccise.

― Tutti qui? ― Chiese incredula Kathell.

― Il vero problema sorse dopo. ― Bisbigliò imbarazzato il demone voltando il capo di lato. Subito lo riportò diritto, mentre la bocca si piegava in una sottile smorfia di dolore; dalla ferita sul collo scese una piccola goccia rossastra. ― Dopo averlo ucciso, ― riprese a raccontare, ― percepii nettamente l'enorme potere che tenevo tra le mani, una tale forza devastatrice che nessuno era in grado di domare; tranne me. Devi sapere che avevo studiato ogni dettaglio, ogni variante, ogni possibile imprevisto. Avevo assemblato personalmente l'arma, imbrigliando formule chimiche assieme a quelle più arcane, unendo componenti umane e animali. Avevo sputato sangue, letteralmente, e alla fine assemblai le frecce. ― Riprese fiato, ― secondo antichi studi esiste una disciplina medica che, attraverso un procedimento ben preciso, ridona l'equilibrio ad un corpo malato, io mi sono limitata a invertire il processo. ― Chiuse gli occhi, ― ho scagliato le frecce seguendo quelle indicazioni, un percorso già deciso alle origini del tempo, ma, invece di liberare l'energia, i miei dardi la risucchiavano, diventando così ribollenti incubatrici di malvagità. ― Concluse, sospirando piano.

― Quindi la faretra che stavi cercando contiene le frecce con l'essenza di Làm Nhùc Xàu. ― Ponderò pensierosa. ― Poi che successe?

― Ho un ricordo nebuloso degli eventi successivi. ― Per un momento eluse lo sguardo vigile di Kathell, forse per aver modo di riordinare la confusione in testa. Imbarazzata, cominciò ad agitarsi cercando di sottrarsi all'agile corpo della ragazza, ottenne solo l'ulteriore affondo della freccia nel collo. ― Ti prego lasciami andare. ― Piagnucolò esausta; non servì a nulla.

― Non ci penso proprio. ― Disse, afferrando malamente i polsi di Michell e schiacciandoli al suolo, ― perché invece non chiediamo a Blauw di aiutarci?

― Blauw, cosa centra Blauw adesso? ― Domandò perplessa il demone. Kathell sorrise ferina.

― Ma come, mia cara, ― la derise, ― non l'hai ancora capito? ― La guardò con civetteria sbattendo le ciglia scure, ― Blauw è l'inizio e la fine di ogni cosa. ― Enunciò enigmatica.

Michell si chiuse a riccio e soppesò le ultime parole, poi, con nuovo vigore, riprese a parlare. Raccontò dell'improvviso disagio che l'aveva colta, della confusione che da quel momento regnò nella sua testa, dell'impellente necessità di agire, di muoversi, di fare qualunque cosa! Incerta se proseguire nel racconto, si concesse un secondo per riordinare i pensieri, infine, rassegnata, aggiunse: ― Le frecce sono parti di me e nella mia testa sentivo i loro richiami, le loro suppliche infinite per porre fine alla lontananza. ― Con un veloce guizzo passò la lingua sulle labbra secche. ― Era un doloroso tormento cercare di resistere, sentivo il cuore chiuso in una morsa lacerarsi, sfaldarsi lentamente. ― Il demone proseguì rivelando che, prima di riuscire ad allontanarsi dalla Valley Korenbloen, si era sentita sopraffare da un profumo tanto intenso da stordirla e farle perdere il contatto con la realtà.

― Tutto questo è commovente, davvero, ma non spiega di certo cosa è successo! ― Incalzò Kathell con un ringhio.

― È stato il fiore di questa pianta, ― si intromise Blauw. La sua voce era ovunque, limpida e cristallina come l'acqua, dura e forte come la roccia, ricca e densa come la terra, leggera e profumata come l'aria. ― È un'agave1, ― spiegò loro, ― un magnifico e raro esemplare di agave. Si narra che la sua esistenza ruoti intorno ad un unico evento e che per esso non esiti a donare la propria vita. ― Concluse senza aggiungere altro.

― Che vorresti dire? ― Chiese perplessa Kathell, gli occhi gialli di Michell riflettevano la stessa domanda. Una risata dolce e sommessa increspò le acque che scorrevano tranquille mentre una lieve brezza accarezzò i loro volti.

― È stato il profumo del mio fiore a stordirti, ― rivelò Blauw.

― Sei la pianta?! ― Balbettò sconcertata Michell.

― In effetti sono molte cose, ― rispose, ― quindi sì, posso confermare che sono anche l'agave.

― Ma certo! ― Esclamò euforica Kathell, ― ora il quadro è completo, ― disse voltandosi ad osservare la pianta con maggiore interesse. Ben nascosto, sotto le grosse foglie ricurve, un bagliore attirò la sua attenzione; gli occhi innocenti si sporcarono della più crudele delle verità. ― Suppongo che l'agave rivesta un ruolo chiave e che la sua presenza non sia un caso, ― riprese Kathell con tono pungente, ― però continuo a non capire come tu possa essere diventata quello che sei. ― Fece scemare la voce fino a un borbottio indistinto.

Michell tornò ad agitarsi e questa volta riuscì a liberarsi del peso della ragazza. Ruotò su se stessa e, seppur con fatica, la mano premuta sulla freccia conficcata nel collo, si alzò e, barcollando leggermente, cercò di raggiungere la pianta. Il fusto rinsecchito tratteneva la faretra che dondolava pigramente a mezz'aria; al tocco di Michell la lasciò andare e, con un goffo tonfo, andò a schiantarsi sul terreno sassoso. Kathell raggiunse il demone in un baleno e l'imprigionò di nuovo, a terra.

― Non ci provare, stupida creatura, ― sputò in un soffio dalla bocca, ― la tua occasione l'hai avuta; stai pur certa che non mi lascerò sfuggire la mia. ―

Dopo interminabili minuti di silenzio, in cui le due si squadrano con odio, Michell, seppur contro voglia, riprese a parlare.

― Credo di essere rovinata in terra, ― disse con voce sommessa, ― la faretra mi è sfuggita di mano e il suo prezioso contenuto si sparpagliò al suolo. Nel vano tentativo di raccoglierlo, con la vista ormai completamente annebbiata, mi sono ferita; qualcosa di appuntito mi ha graffiata sul viso e sulle braccia. Mi sono ritrovata a carponi tra i sassi, stordita e quasi cieca, ho allungando il braccio per sorreggermi quando un dolore lancinante mi ha investito lasciandomi senza fiato; mi sono accorta troppo tardi che una freccia si era conficcata nel palmo della mano. È stato atroce, ― ricordò Michell rabbrividendo, ― almeno finché non l'ho sfilata e, con un guizzo di residue energie, l'ho conficcata nella massa verde che riempiva la mia visuale. Poi sono caduta all'indietro; ho percepito nettamente il tonfo e il gelido abbraccio del fiume, l'acqua che scorreva impetuosa attorno a me, poi più nulla. ― Si fermò un istante e, con un gesto inconsapevole si grattò la cicatrice sul palmo. ― Quando sono rinvenuta la prima cosa che ho visto nello spalancare gli occhi è stata una pietra blu. Mettendo a fuoco mi sono resa conto che luccicava in modo strano, seguendo quasi un ritmo. L'ho fissata a lungo cercando di muovere il corpo che sembrava fatto di pietra. Pian piano sono arrivati anche i suoni e una voce gelida che mi investiva in sincronia con la cadenza della pietra, almeno così mi è sembrato. Mi ricordo che ho esclamato: "Blauw!" E tutto tornò a farsi di nuovo buio. ― Sospirò fiacca, affranta.

― Non ti sei resa conto di nulla? ― Esclamò stupita Kathell, mentre il demone le piantava addosso uno sguardo perplesso. ― Non ti sei posta nessuna domanda, non hai avuto nessun dubbio, ti sei alzata e hai... ― si interruppe schifata, ― vissuto.

― Cosa c'era da capire! ― Si infervorò Michell, ― Blauw, una volta che sono tornata lucida, mi ha detto che un tale giostraio mi aveva derubato della faretra, che, se necessario, avrei dovuto dare la caccia a tutta la sua progenie fino a quando non sarei ritornata in possesso di ciò che era mio di diritto!

― Stupida creatura, meriti solo il mio disprezzo! ― Con un gesto repentino le estrasse la freccia dal collo. Il sangue prese a scorrere denso lungo il collo ambrato del demone che iniziò a boccheggiare. ― Dentro di te scorre un'infinitesima goccia del potere di Làm Nhùc Xàu, sottratto in parte alla freccia. Stordita dal profumo, che per inciso è quello del fiore della pianta alle nostre spalle, hai conficcato la freccia nell'agave lasciando che il resto dell'essenza la nutrisse. ― Kathell osservò con avida curiosità il vuoto prendere possesso degli occhi del demone. ― L'agave fiorisce una volta sola e poi muore. ― Continuò a parlare incurante della vita che scivolava via da Michell. ― La freccia l'ha resa eterna: attraverso la terra, l'acqua, le spore e l'aria ha invaso tutto il territorio rendendolo arido e inospitale così da creare un bacino inespugnabile dove poter custodire la faretra e se stessa. ― Trascinò il corpo esanime del demone fino all'agave, aspettò paziente che tutto sangue defluisse e attese di vederlo completamente assorbito dal terreno poi infilò il bracciò tra le foglie carnose, procurandosi numerosi graffi, e finalmente estrasse la freccia. Attese ancora qualche secondo poi urlò a gran voce:

― Blauw!

Solo l'eco della sua voce rispose.

Soddisfatta raccolse la faretra e, zoppicando, si diresse al tunnel immergendosi nel buio, un attimo prima che l'altissimo fusto aprisse le profumate corolle alla luce; le spore, libratesi nell'aria, la sporcarono di un viola intenso. Uscita all'aperto si sdraiò sulla roccia bianca che sovrastava l'entrata, guardò per lunghi minuti il cielo incandescente socchiudendo gli occhi per non rimanere ferita dal sole accecante. Un largo sorriso faceva bella mostra di sé sul viso stanco e dai tratti ancora fanciulleschi. Sentiva l'essenza di Làm Nhùc Xàu reclamarla, pretenderla; si era nutrita per anni con i frutti del terreno contaminato dall'agave ed ora era giunto il momento del Tributo. Nella mente splendevano a chiare lettere le ultime parole pronunciate dalla nonna, quelle che, ormai incosciente, non aveva udito: – Ricorda, bambina mia, ricorda che desidera riunirsi più di ogni altra cosa e nulla lo fermerà. Lentamente, estrasse una freccia e ne accarezzò la punta, avvertì immediatamente un brivido correrle lungo la spina dorsale che le fece inarcare la schiena dal desiderio. Gemette piano e, dopo aver preso un grosso respiro, impugnò l'asta e lo conficcò in profondità nel primo punto come indicato dalla mappa che campeggiava splendente sulla sua schiena.

Fu così che ogni cosa riprese il suo corso, esattamente da dove Carny l'aveva interrotto.


 

Note autrice: questa storia partecipa al contest ”Poker d'immagini” indetto da Najara87 sul forum. Le immagini che ho scelto sono le seguenti:

Personaggio: http://www.pikky.net/ggk

Paesaggio: http://www.pikky.net/hgk

Oggetto: http://www.pikky.net/jgk

Scena: http://www.pikky.net/kgk

Ulteriori note: mi sono iscritta a questo contest con le idee ben chiare su come utilizzare l'oggetto da me scelto, ancora prima di aver sviluppato una trama, ad essere sincera. La cultura orientale è affascinante e offre spesso spunti di riflessione. In questo caso mi sono interessata all'agopuntura, vuoi per un brutto ricordo a causa di un film in cui dei tizi avevano aghi ficcati su tutto il viso, o vuoi per la curiosità di comprendere come si possa aderire all'idea di essere bucherellati ovunque. In pratica l'agopuntura consiste "nell'inserire aghi in taluni punti del corpo umano al fine di promuovere la salute ed il benessere dell'individuo: secondo la medicina tradizionale cinese, stimolando questi punti si possono correggere gli squilibri del flusso del qi attraverso canali conosciuti come meridiani”.2 Premesso questo, il mio pazzo cervello ha elaborato l'idea che, se un ago usato correttamente porta giovamento, usato in maniera alternativa può recare danno. Ecco la mia brillante idea: usare le frecce come arma impropria per "prosciugare" letteralmente della sua "essenza" un corpo seguendo il principio dell'agopuntura. Scusatemi se ho volato troppo in alto con la fantasia.

Alcuni nomi inventati li ho tradotti in olandese.

Buona lettura e sono graditi i commenti.


 

1Tratto da il linguaggio dei fiori : Nel linguaggio dei fiori e delle piante il fusto contenete i fiori dell’agave simboleggia la sicurezza, regalare una pianta di agave ad un amico significa che si considera il sentimento di amicizia sicuro e fermo, desiderio di un’amicizia eterna. Il significato di eternità e sicurezza prese vita nel corso dell’800 e fu legato al fatto che questa pianta, data la sua maestosità, non porta alla mente nessuna immagine di distruzione o morte. L’agave ha, però, un altro significato, dovuto alla particolarità di fiorire una sola volta prima di morire, rappresenta infatti un amore talmente grande che arriva a distruggersi.


 


 

2Notizie prese da questa fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Agopuntura

   
 
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