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Autore: jamesguitar    07/08/2016    1 recensioni
Teresa era convinta del fatto che tutte le storie comincino da un luogo. Che sia un luogo a caso, oppure uno che dall’inizio ci trasmette determinate emozioni, non fa differenza; parte tutto da lì. Sapeva che tutti iniziano a vivere più o meno negli stessi posti, ma ci teneva a distinguere la vita dalla propria vita. Una delle poche certezze che aveva era che sono due cose diverse: tu vivi, vivi e vivi ancora, la tua patetica e insulsa esistenza va avanti; può farti soffrire e renderti felice, ma non importa, perché prima o poi arrivi in quel luogo, figurativo o reale, a caso o speciale che sia, in cui tutto diventa diverso. Può cambiare qualcosa dentro di te, può succedere qualcosa di brutto o bello, fatto sta che in quell’istante comincia la tua Storia. Essa è diversa dalla vita nella sua semplicità, diversa da qualsiasi cosa ti sia successa prima; il tuo cuore inizia a battere ad un ritmo diverso, le tue giornate hanno un sapore mai sentito, cambiano i colori del cielo che ti sovrasta.
Su quella piattaforma della metropolitana di Roma, qualcosa cambiò dentro Teresa. Cominciò la sua Storia.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Rose blu

II

Teresa si svegliò la mattina dopo su un cuscino bagnato dalle sue stesse lacrime. Si strofinò gli occhi gonfi per il pianto della scorsa notte, acciecata dalla luce del mattino proveniente dalle finestre, e si raggomitolò tra le lenzuola. Prima di aprire gli occhi aveva davvero sperato che la giornata precedente fosse stata solo un brutto sogno, che tutto l’ultimo periodo lo fosse stato, ma realizzò che non lo era. Quella era la semplice e cruda vita reale, il sole splendeva fuori dalla finestra per l’inizio di un nuovo giorno, e il suo stomaco brontolava dalla fame.
Con una lentezza esasperante di alzò e si ravviò i capelli; infine, guardando l’orologio, si accorse che erano le undici passate ed era in ritardo per il lavoro. Teresa si lasciò scappare un’imprecazione e inciampò nei vestiti già sparsi disordinatamente per terra; afferrò il cellulare e vide tante chiamate perse dal suo datore di lavoro. Si affrettò a richiamarlo, ma poco prima che schiacciasse il tasto di chiamata lesse un messaggio in cui le veniva comunicato che era licenziata.
Sbuffò e lanciò quell’aggeggio sul letto, maledicendo il proprietario del bar in cui lavorava e la sua suscettibilità, e poi lo mandò al diavolo. Non le era mai andato a genio quel posto. Certo, quell’ennesima batosta non giovava ai suoi finanziamenti e alla ricerca di un appartamento che doveva iniziare, ma avrebbe trovato un altro lavoro. O almeno lo sperava.
 
In ogni caso Teresa si spogliò del pigiama, si infilò al volo del leggins neri e una felpa, e aprì la porta per dirigersi in cucina. Dopo aver fatto qualche passo, si accorse che c’era qualcuno in casa. Qualcuno che non era Francesca. Camminò in punta di piedi, ascoltando che Francesca stava parlando con quella persona. Le ci volle un po’, ma poi capì che era Elena, una sua vecchia amica, e le si gelò il sangue.
«Non posso credere che sa venuta a chiedere aiuto proprio a te» il suo tono sprezzante arrivò diretto alle orecchie di Teresa, che si fece piccola piccola nella sua felpa di tre taglie più grandi.
«Cosa avrei dovuto fare, lasciarla per strada? Non potevo. Lui non lo avrebbe fatto, e tu neanche» ribatté Francesca.
Lui. Teresa sapeva fin troppo bene a chi si riferiva.
«A proposito di Luca –disse Elena- sa che è qui?» ed eccola, la pugnalata. Ascoltare quel nome fu una tortura per Teresa, una tortura che fece sembrare tutto molto più reale e la terrorizzò.
 
«L’ho chiamato stanotte –Francesca sospirò- era abbastanza scosso, ma immagino che abbia finto di non esserlo perché sapeva che avrebbe potuto ferirmi»
Teresa aggrottò le sopracciglia, confusa.
«Sai che dovrai dirle che tu e lui state insieme adesso, vero?»
Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso. La riccia si sentì sconvolta, come risvegliata da un coma, e stranita da quella faccenda. Cosa diavolo era successo mentre era via?
Entrò in cucina, cercando di non sembrare aggressiva, e tra le due calò il silenzio. Elena la squadrò da capo a piedi: era la prima volta che la rivedeva dopo cinque anni, e riuscì a pensare solo a commenti negativi su di lei. Francesca, invece, era imbarazzata a non finire. «Hai sentito tutto?» le domandò con un filo di voce.
«Sì» rispose Teresa, che non sapeva come sentirsi, e soprattutto non sapeva che cosa aveva il diritto di provare.
 
«Non volevo che lo scoprissi così» e Francesca era sincera, nonostante pensasse di odiarla.
«Beh» Elena finalmente parlò «Francesca, non credo che tu debba giustificarti –guardò Teresa- o sbaglio?»
In un’altra circostanza Teresa le avrebbe risposto a tono, ma doveva solo abbassare la testa e dare loro ragione, perché ne avevano, per quanto questo la facesse arrabbiare con se stessa e disperare ulteriormente. «Certo che no –disse quindi- non me l’aspettavo, ma sicuramente non sono nessuno per protestare»
Sentì un improvviso bisogno di piangere di nuovo, ma le lacrime non le arrivarono gli occhi, e fu meglio così; in silenzio iniziò a preparare un espresso con la macchinetta sul piano della cucina, mentre le altre due ricominciarono a parlare.
«A proposito, oggi Luca pensava di uscire stasera insieme a Gabriele ed altri –Francesca provò a fingere che Teresa non fosse nella stanza- vuoi venire?»
«Certo –Elena sorrise- dove andiamo?»
Teresa era davvero in imbarazzo, quella era una situazione assurda che non avrebbe mai immaginato potesse succedere. O forse sì?
«In un pub in centro, la sorella di Gabriele lavora lì da qualche mese»
 
Nonostante non ne avesse nessun diritto, Teresa si sentì ferita nell’orgoglio. Non poteva dire nulla sul fatto che Luca e Francesca stessero insieme, lo sapeva bene, ma voleva uscire con loro. Lo voleva da matti, e non esattamente perché le mancavano. Non c’era una ragione, voleva farlo e basta. Un po’ come sempre, negli ultimi anni.
«Posso venire?» e così si girò di scatto, lasciando le due spiazzate. Elena abbassò lo sguardo, ma Francesca lo tenne dritto su di lei, chiedendosi se stesse scherzando.
«Potresti, ma avrei voluto passare una serata piacevole» rispose quindi, con quel tono tagliente che usava solo quando era arrabbiata con lei.
«Io…- Teresa si trovò di nuovo in imbarazzo- Okay, scusami. Avrei voluto uscire un po’ per distrarmi, ma non fa niente» prese la sua tazza con violenza e uscì furiosamente dalla stanza, sentendosi umiliata e arrabbiata con se stessa. In fondo, era giusto così. Come aveva solo potuto pensare di poter uscire con loro come se niente fosse?
«Teresa, aspetta» Elena e Francesca la raggiunsero e la fermarono prima che entrasse nella sua stanza. «Va bene, puoi venire, ma non aspettarti che cambi qualcosa. E soprattutto, evita di parlare direttamente con Luca. Non credo che sarà contento della tua presenza» la freddezza con cui Elena disse quelle parole fece gelare il sangue di Teresa, che a quel punto non ce la fece più. Annuì ed entrò nella stanza chiudendo la porta frettolosamente.
Sapeva che le due avrebbero continuato a parlare, quindi tese l’orecchio sulla porta.
 
Infatti, Francesca disse: «Luca sta venendo, in ogni caso. Mi ha detto che voleva vederla. Ti mentirei se dicessi che la cosa non mi preoccupa per niente»
Teresa si sentì morire sentendo la paura nella sua voce, mista ad una rabbia che le aveva visto addosso solo l’ultima volta che l’aveva vista.
«Francesca, ma che discorsi fai? È logico che voglia vederla, dopo tutti questi anni. Chiedere delle spiegazioni. Tu non vorresti?»
 
Teresa avrebbe voluto che si allontanassero dalla porta, perché quello che Francesca disse dopo la fece tremare. «Certo che vorrei, ma è tutto così assurdo. Avevamo finalmente trovato un equilibrio, io e lui, e adesso lei torna nella nostra vita per portare danni. Lo ha sempre fatto, giusto? E lo farà di nuovo»
La ragazza decise che non voleva più ascoltare. Indietreggiò lentamente, mentre le parole di Francesca risuonavano nella sua testa in un eco, mentre i sensi di colpa che la notte prima erano tornati ad assalirla la torturavano, le strappavano gli organi interni, maceravano il suo cuore.
Come poteva biasimarli? Aveva sempre fatto tutto nel mondo sbagliato. Ogni mossa, ogni piano, era stato fatto con giusti scopi ma metodi del tutto assurdi. Era arrivato un momento in cui era andato tutto storto, e questo non aveva solo rovinato la sua vita, si era riflesso su quella delle persone che amava, le uniche che l’amassero, anche se era quasi riuscita a convincersi che non lo facessero.
 
Francesca era sempre stata materna con lei, anche in momenti in cui Teresa avrebbe solo voluto una complice nei suoi crimini; aveva provato a farla crescere, a farle capire i suoi errori. E se questo prima la affascinava, era diventato noioso, quasi pesante. Teresa si era sentita giudicata da Francesca in ogni momento, senza mai pensare che forse avrebbe avuto tutte le ragioni per farlo, se lo avesse fatto davvero.
E Luca? Luca era Luca. Non sapeva neanche come descriverlo. Pensò a come sarebbe andata quel giorno, e l’idea le contorse lo stomaco. Pensò di fare le valige e arrendersi, andare dai suoi genitori… ma no. Non poteva scappare, stavolta.
 
Il sole batteva sulle teste dei due ragazzi che correvano spensierati sulla spiaggia, quel pomeriggio di un 20 Luglio caldo e afoso. «Non mi prenderai mai!» urlò Teresa, facendo una pernacchia al ragazzo dietro di sé e correndo più veloce. Sentì il vento caldo sulla pelle, l’acqua del mare che le schizzava sui piedi, mente rise e sentì Luca gridarle do fermarsi, che era davvero troppo stanco, che aveva vinto lei. «Se andiamo avanti così arriveremo al paese vicino, sei fuori di testa! Poi chi ci torna indietro dagli altri?»
Teresa rise a sentirsi implorare, e rallentò, per poi fermarsi del tutto. «Sei un mollaccione» gli disse, avvicinandosi.
Luca abbassò lo sguardo sul fisico della ragazza e arrossì, poi tornò a guardarla negli occhi e si avvicinò a sua volta. Sentì il respiro ansimante di Teresa sul petto, quella ragazza era davvero, davvero bassa.
«E tu sei una nana» la prese in giro, beccandosi in tutta risposta un colpo alla spalla. «Ahia!» esclamò.
Teresa ammiccò. «Nel mio corpicino c’è più forza di quanto credi» risero insieme, mentre respiravano il profumo del mare e il suo soave suono li cullava in quel momento perfetto.
«Dovremmo tornare dagli altri» Teresa era un po’ in imbarazzo: trovarsi sola con Luca era più di quanto potesse aspettarsi, lei, una ragazzina di sedici anni con una cotta per un ragazzo della sua classe che la aveva sempre vista come un’amica. Raramente era capitato loro di restare soli, specialmente in situazioni del genere, perciò quando Luca si avvicinò un po’ di più un modo alla gola le mozzò il respiro.
«Perché, stare con me ti mette a disagio?» Luca la provocò di proposito, sapeva bene che non era così, e non le avrebbe permesso di scappare da lui come faceva ogni volta.
«No» Teresa arrossì. La capacità di quel ragazzo di farla cambiare da un minuto all’altro era impressionante: dall’amica scherzosa, era diventata una ragazzina imbarazzata e con mille farfalle che le svolazzavano nello stomaco.
Luca si sedette a terra, sulla sabbia, e quel gesto le fece capire che non aveva nessuna intenzione di muoversi. Infatti «Allora restiamo un po’ qui» disse, invitandola a sedersi acanto a lui. Teresa non esitò neanche un secondo.
Restarono in silenzio per qualche secondo, fissando l’orizzonte e quel mare di un azzurro limpido, raro per le località nei pressi di Roma. Sembrava che tutto fosse più bello per loro due quel giorno, lì, in quel momento, con le loro ginocchia che si toccavano e le mani a neanche due centimetri di distanza.
«Sei davvero speciale» Teresa disse quelle parole quasi senza pensarci, e appena si rese conto di averle pronunciate arrossì.
«Cosa? Io? –Luca fu sorpreso- e perché?»
«Tu… -Teresa lo guardò- non so spiegarlo, sai sempre qual è la cosa giusta da dire, sei gentile, altruista, bello. Sei il contrario di me. Ti ammiro per la capacità che hai di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, di non giudicare mai nessuno, di non sfociare mai nella superficialità o nella banalità»
Luca si sentì fiero di sentire quelle parole, ma non poté non negare. «Non siamo così diversi, io e te» disse, guardandola; nei suoi occhi Teresa vide riflesso i, mare, e in effetti al mare quegli occhi assomigliavano, di un blu intenso che le fece ribaltare lo stomaco.
«Sai, vorrei tanto essere speciale anch’io, ogni tanto –Teresa indirizzò lo sguardo verso l’orizzonte e accennò un sorriso amaro- vorrei essere una di quelle persone che lasciano il segno, che vengono ricordate, e lasciano un’impronta nelle vite di tutti, ma non solo, nella storia. Vorrei essere un volto ricordato per una qualche rivoluzione, per un libro che ha spopolato e ha cambiato molte vite. Vorrei essere più di un semplice individuo fra tanti. Tu sei sulla strada per diventare una persona così, ma io… io no. Affatto.» non sapeva neanche perché gli stava dicendo quelle cose. Per quanto fossero vere, probabilmente non gli interessavano, e lo stava soltanto annoiando.
Invece Luca fu affascinato da quelle parole, così tanto che trovò il coraggio di avvicinarsi, prenderle il volto con le mani e convincerla a girarsi verso di lui. Teresa sentì il cuore battere all’impazzata al contatto delle sue mani con la sua pelle.
«Mi fa piacere che pensi questo di me, ma credimi, quella che potrebbe essere qualcuno qui sei tu» Luca la accarezzò con una mano, e lasciò andare l’altra.
«Non credo, sai?» Teresa si lasciò andare ad una risatina.
«E invece sì. Puoi non essere la persona più fine che conosca, o la più altruista, ma una cosa la so: tu hai qualcosa dentro, qualcosa che brucia costantemente, qualcosa che potrebbe accendere la rivoluzione che ti piace tanto e anche l’idea per il libro che spopola. Hai quella scintilla che ti permetterà di fare qualsiasi cosa. Fidati di me»
Teresa restò in silenzio, si limitò ad avvicinare il volto a quello di Luca, scaldata dalla sua mano, dal sole e dalle parole così belle che le aveva appena detto, quelle parole di cui avrebbe potuto convincersi, che avrebbero potuto azzittire i sensi di colpa che aveva per non essere la figlia che i suoi genitori volevano. Luca la baciò. La baciò con una delicatezza che la cullò insieme al suono del mare.
E quel primo bacio Teresa lo ricordò ogni volta che lo rivide, ogni volta che si tennero per mano, perché fu il più bello di tutti. Il più desiderato, il più dolce, pieno dell’amore che entrambi avevano represso per molto tempo.
 
Quel ricordo le venne alla mente di nuovo, in quell’istante in cui capì di aver perso molto, il giorno in cui se ne andò.
 


Teresa giaceva sul letto a fissare il vuoto di fronte a sé, stesa su un fianco, con una mano a giocare con le ciocche di capelli ricci che sfuggivano allo chignon disordinato che aveva fatto poco prima. Dopo aver sentito le parole di Francesca non aveva avuto più la forza di guardarla, di parlarle, e anche solo accennare ad uscire con loro quella sera. La verità era che sapeva di non merite niente, di essere fortunata a ricevere ancora aiuto da lei dopo tutto quello che aveva fatto. E avere bisogno di lei così tanto anche se non poteva la faceva stare peggio di quanto già stesse.
Quando sentì il campanello, il suo cuore si fermò; sapeva che Luca sarebbe arrivato, e aveva anche imparato, in tanti anni, a distinguere quel suo modo strano di suonarlo: frettoloso, come se avesse sempre paura di disturbare. Teresa si sorprese di ricordarlo ancora, come se non fosse passato neanche un giorno da quando lui suonava il campanello per venirla a prendere, o bersi una tazzina di caffè insieme sul terrazzo. Eppure ne erano passati tanti, di giorni.
Ebbe la certezza che fosse lui quando sentì Francesca ed Elena accoglierlo. «Tesoro, vuoi che restiamo?» riconobbe, ovviamente, la voce di quella che un tempo era la sua migliore amica.
«No, va tutto bene» Teresa trasalì. Il suo timbro non era cambiato di una virgola, e il ricordo della dolcezza con cui lui le parlava un tempo la pervase, facendole perdere la testa; la ragazza pregò che scomparisse prima di doverlo affrontare.
 
Sentì dei passi e la porta chiudersi, e poi ci fu silenzio: Francesca ed Elena se ne erano andate, il che voleva dire che c’erano soltanto lei e Luca, in quella casa. Teresa capì che doveva trovare il coraggio di alzarsi e andare da lui, doveva e basta, nonostante l’idea la raccapricciasse.
Così si alzò e si avviò alla porta, rifiutandosi categoricamente si sistemarsi in qualsiasi modo; non ce n’era motivo. Con il cuore che batteva a mille aprì la porta della stanza e camminò verso il salotto. Non si affrettò, timorosa di quello che lui le avrebbe detto, degli insulti che avrebbe potuto scaraventarle addosso, delle lacrime che forse lei stessa non avrebbe saputo trattenere. Era davvero il caso di farlo? Non era meglio scappare ancora?
Forse sì, per quanto fosse sbagliato, ma comunque non poteva farlo. Non aveva un posto dove andare stavolta, nessuno che la accogliesse a braccia aperte. Doveva affrontare ciò che aveva fatto.
 
Non appena Teresa fece capolino nel salotto lo vide lì, ad aspettarla, con lo sguardo fisso sul muro accanto a lui. Non la notò subito, e la ragazza ebbe due secondi per ammirare il suo profilo, i suoi lineamenti delicati e il blu dei suoi occhi che la aveva incantata molte volte. Guardò i suoi muscoli fasciati da una maglietta nera, quella che lei preferiva; i suoi jeans sgualciti della levis comprati sette anni prima. Luca non era cambiato di una virgola, in apparenza, eppure Teresa sapeva che non era così. Era cambiato molto: glielo lesse negli occhi, in quell’espressione tormentata che raramente gli aveva visto addosso. Rendersene conto ancora prima di parlargli fu un colpo al cuore.
Al terzo secondo da quando la ragazza era entrata nella stanza Luca si girò di scatto verso di lei, e il contatto diretto con quegli occhi la fece ammutolire. Non seppe più cosa dire; quello sguardo che sembrava di un angelo era sempre stato in grado di farle questo effetto, nonostante tutto. Incrociandolo avvenne la fusione che aveva coinvolto entrambi per moltissimi anni: quella dei loro occhi, dei loro ricordi, delle loro emozioni e di tutte le cose che non riuscivano a dire. Guardando quel blu caratteristico Teresa ricordò ogni cosa di nuovo: la volta in cui la avevano catturata prima del loro primo bacio, la volta in cui le avevano fatto passare l’arrabbiatura con un solo sguardo di sfuggita, come la avevano scrutata la prima volta che avevano fatto l’amore; Teresa ricordò le passeggiate in centro, i gelati condivisi da più piccoli e le birre di quando crebbero, gli sguardi durante matematica e dopo il primo tiro di sigaretta (che fecero assieme). Era strano ripensare a quante cose avevano fatto insieme, ma quei ricordi non furono nulla in confronto a quello più doloroso: Teresa ricordò anche l’ultima volta in cui li vide, prima che tutto il suo mondo crollasse.
 
«Luca, aspetta, ti prego!» Teresa, scossa dai singhiozzi e con le lacrime che rigavano le sue guance, rincorse il ragazzo per le scale del palazzo. «Lasciami almeno spiegare!»
Il moro non si voltò; continuò a correre senza fermarsi, con il cuore in gola e il dolore che gli macerava il cuore.
«Vuoi davvero andartene così, cazzo!?» Teresa non voleva che finisse in quel modo, litigando, senza spiegarsi le ragioni del tradimento che gli aveva appena confessato e analizzare nel dettaglio i motivi che la avevano spinta a farlo. Voleva che Luca non mollasse, lo desiderava con tutto il cuore, o sarebbe stato davvero tutto perduto.
Il ragazzo, furioso, si decise a fermarsi. Si girò e la guardò negli occhi, troppo arrabbiato per piangere, troppo confuso. «Mi sembra che tu abbia violato ogni regola, quindi cosa te ne frega di come me ne vado?» era arrabbiato, e Teresa avrebbe dovuto comprendere che anche lui aveva diritto a sfogarsi e dire come si sentiva; ma negli ultimi giorni era così accecata di rabbia che sentiva che quello non era il loro bisogno primario come coppia.
«Davvero non ti passa neanche per la testa di pensare ai motivi per cui avrei dovuto farlo?» le sue parole scossero Luca, che per un attimo rimase a guardarla confuso e ancora più arrabbiato. «I motivi!? –si avvicinò di un passo- beh, dimmeli allora! Sono abbastanza curioso di sapere come cazzo hai potuto farmi questo!»
Teresa raccolse il coraggio che aveva represso per tanti mesi e, suo malgrado, tirò fuori le parole più avvelenate che trovò. «Non te ne frega niente di me, Luca! Non hai altri pensieri che la tua brama di successo, di fama. Non vedi nient’altro a parte i tuoi progetti, non hai neanche pensato di coinvolgermi quando hai deciso di lasciare Economia per inseguire il tuo sogno del cazzo!»
Luca si sentì ferito, umiliato, e anche frastornato: non credeva che la avrebbe mai sentita dire quelle cose così cattive, quelle cose che si sentiva ripetere mille volte dai suoi genitori e che lei sembrava essere l’unica a disapprovare. «Ah, quindi è così che la pensi!? Tu puoi seguire il tuo sogno e io invece no? E per quale ragione questo dovrebbe essere giusto?»
Teresa per un attimo esitò, ma poi si asciugò le lacrime e rispose. «Avevamo dei progetti! Avevamo pianificato tutto, e tu hai deciso di punto in bianco di stravolgerli senza neanche consultarmi! E tra l’altro, non hai fatto altro che trattarmi di merda. Come se improvvisamente fossi io quella che doveva trovarsi un lavoro e fare quella che avrebbe dovuto essere la TUA parte nei nostri progetti. Tu e Francesca non avete fatto altro che farmi sentire uno schifo! Non ti sembra normale che io abbia cercato affetto e complicità in qualcun altro?»
Se prima Luca aveva tanto odio da gettarle addosso, la sua ultima frase lo colpì al cuore. Si sentì mancare l’aria, quando capì che Teresa non gli aveva confessato tutto per chiarire le cose e ricominciare.
«Teresa, che cosa vuoi?» lasciò da parte tutte le risposte cattive che avrebbe voluto usare, tutte le domande che gli laceravano il cuore: che cosa avesse quel tipo di speciale, che cosa avesse di meglio di lui. In quel momento non importava.
«Io… -Teresa si avvicinò, e i due furono davvero più vicini di quanto quella situazione esigesse- ho provato a provare di nuovo quello che provavo un anno fa, dico davvero, ci ho provato con tutta me stessa, ma… non so se posso riuscirci, è tutto così diverso adesso» in quell’istante lei sperò con tutto il cuore che lui negasse, che le dicesse che la amava come una volta, che potevano ricostruire tutto. Nonostante lei stessa non ne fosse affatto sicura, sentì il bisogno di sentire delle parole dolci. Nonostante tutto, continuò per un attimo a sperare.
Luca pensò di baciarla, inaspettatamente, e lasciare le loro lacrime unirsi in un unico pianto cheli avrebbe consolati entrambi: ma non lo fece, senza sapere che farlo avrebbe risolto molte cose.
«Quindi è tutto finito?» Luca si finse fermo, impassibile.
A Teresa mancò il respiro. «Non ce la faccio più, Luca» avrebbe dovuto provare a risolvere tutto per conto suo, affrontare le difficoltà che la vita le aveva messo davanti, ma in quel momento sentì che non poteva. O forse non voleva? Probabilmente era così; non voleva affrontare quel dolore, ricostruire tutto con fatica. Era più facile andarsene.
E così lo fece, si voltò e camminò ignorando il rumore del calcio di Luca su un cassonetto. Se ne andò velocemente, leggendo di sfuggita sul suo cellulare il messaggio di Marco in cui le diceva che a casa sua ci sarebbe sempre stato un posto per lei. Ma se si fosse voltata, avrebbe visto negli occhi di Luca una seconda possibilità.
 
Quel ricordo scosse Teresa al punto che si chiese perché diavolo fosse lì, cosa pensasse di ottenere, perché si fosse rimessa in quel casino scompigliando la propria vita e quella di tutti gli altri. La ragazza sentì la terra mancarle da sotto i piedi, come se le avessero tagliato in due le gambe. Era tutto assurdo, a partire dal tradimento di Marco fino ad arrivare a lei che era lì di fronte a Luca, l’unico che la avesse amata davvero, sinceramente e profondamente. L’unico che aveva ferito così tanto.
«Ciao» non seppe cos’altro dire; cercò l’indifferenza che la aveva salvata negli ultimi cinque anni, e la trovò a stento.
«Ciao» anche Luca si finse impassibile, ma stavolta con scarso successo. Averla lì, davanti ai suoi occhi, gli fece crollare addosso il piccolo mondo che si era costruito in sua assenza.
«Io… -Teresa avrebbe voluto dirgli molte cose, ma a dire il vero non sapeva proprio da cominciare, quindi si tenne sul banale- voglio che tu sappia che non resterò a lungo. Troverò un lavoro, un appartamento e me ne andrò»
«Perché non vivi più con lui?» Teresa si sorprese del fatto che Francesca non gliene avesse parlato, ma del resto era un argomento scomodo e capiva perché avesse lasciato a lei il compito duro di parlarne a Luca.
Teresa fece un sorriso amaro «Mi ha tradita con la sua istruttrice di palestra» Luca capì cosa voleva dire con quel sorrisetto, che l’ironia della sorte aveva colpito anche lei.
«Ti direi che mi dispiace, ma sarei ipocrita a farlo» mentre Luca parlava Teresa fece di tutto per non guardarlo negli occhi, perché le faceva male, ma quando lui le si avvicinò fu impossibile non farlo. Si trovarono a solo un metro di distanza, e Teresa non fece in tempo a chiedersi il perché che lui le chiese: «Sei stata felice con lui, almeno?»
Quella domanda, carica di rancore e risentimento, fece rabbrividire Teresa. «La felicità è sopravvalutata –ancora una volta sorrise amaramente- e tu? Sei stato felice con Francesca?» per quanto lo negasse perfino a se stessa, aveva bisogno di saperlo.
«Sì –la ragazza rabbrividì, e si sentì tremendamente in colpa per questo- ma, comunque, ci tengo a dirti che stiamo insieme solamente da due anni» non avrebbe dovuto importarle, ma lo faceva.
 
«Ascolta, non voglio che Francesca soffra –Luca fu diretto- quindi, per favore, se uscirai in nostra compagnia o saremo costretti a convivere, evitiamo di parlare del passato. Evitiamo qualsiasi cosa che potrebbe farla stare male, perché non voglio assolutamente che pensi che io sia ancora interessato a te»
Teresa capiva, anche se quelle parole la ferivano almeno un po’. «Certo, ci mancherebbe altro»
Luca guardò un attimo la felpa che Teresa aveva addosso, e nello stesso momento entrambi si resero conto che era sua. Teresa ricordava bene la volta in cui gliel’aveva regalata: era un freddo pomeriggio di dicembre, avevano fatto l’amore sul letto di Teresa ad una piazza e mezza e, sorseggiando una cioccolata calda, lui le aveva sussurrato all’orecchio queste parole: «Sei tutta la mia vita», le aveva messo quella felpa sulle spalle, dato un bacio sulla guancia e, dopo averle fatto l’occhiolino, era uscito di fretta per andare in palestra con solo la sua maglietta bianca addosso.
Quel ricordo fece male ad entrambi, ma non lo dissero; non ce n’era bisogno.
 
«Allora, io vado –Luca si allontanò e Teresa riprese a respirare- Francesca mi ha detto che verrai stasera, quindi ci vediamo lì» si avviò verso la porta, ma lei sentì il bisogno di fermarlo. Afferrò il suo braccio, come lui avrebbe dovuto fare anni prima, e lui si voltò come avrebbe dovuto fare lei.
«Luca, so che sarà difficile, ma potremo tornare amici?» non aveva fatto la stessa domanda a Francesca, ma la avrebbe fatta, perché in quell’istante si rese conto che era quello che voleva. Rivoleva indietro i suoi amici ad ogni costo: avrebbe rinunciato alla sua dignità, pianto tutte le sue lacrime, implorato. Voleva quell’affetto che le davano un tempo. Per quanto si convincesse che era lì solo momentaneamente, sapeva che era tornata per un’altra ragione. Aveva solo troppa paura di ammetterlo a se stessa.
Luca fu sorpreso da quelle parole. Non credeva che provasse davvero il desiderio di essere sua amica, o tornare ad essere amica di chiunque altro lo fosse un tempo. «Hai rovinato tutto, Teresa, ma so che se ti metti in testa una cosa niente o nessuno è in grado di fermarti. Lo pensavo dieci anni fa e lo penso ancora, perciò non hai bisogno che io ti risponda» un sorriso amaro piegò le sue labbra, e Teresa rimase a guardarlo mentre se ne andava.
 
Essere giunta alla conclusione di voler recuperare i rapporti con le persone che un tempo l’amavano fu un duro colpo per Teresa, che, fissando la soglia di quella casa, si rese conto di desiderarlo con tutto il cuore e di trovarsi di contro ad una difficoltà ancora maggiore. Sarebbe stato difficile, forse era addirittura impossibile: come poteva tornare amica di persone che aveva abbandonato di punto in bianco per un ragazzo che a malapena conosceva, e in cinque anni la aveva distrutta più di quanto nessun altro avesse fatto in tutta la sua vita?
Eppure lo stesso Luca le aveva dato una possibilità. Le aveva detto che ce l’avrebbe fatta, qualora se lo fosse messo in testa; Teresa non sentiva un suo incoraggiamento da anni, e quell’improvviso slancio di bontà immeritata nei suoi confronti la commosse.
Decise che, per la prima volta dopo tanto tempo, avrebbe ripreso in mano la sua vita. Non avrebbe lasciato che le cose andassero avanti da sole nel loro corso, si sarebbe intromessa in esso con prepotenza, con la determinazione che dieci anni prima la rendevano quella che realmente era.
 
La verità era che tutto aveva cominciato ad andare male quando era diventata stanca di lottare, stanca di sopportare la pressione di Luca, di Francesca e dei suoi genitori messi insieme; di punto in bianco aveva deciso di cambiare vita, senza capire che stava scappando dalle uniche cose per cui valesse la pena combattere. Aveva perso tutto per quella prepotenza che aveva usato nel modo più negativo possibile, per l’apatia con cui si era difesa dal dolore che si infliggeva da sola. Quel giorno, davanti alla porta di quella che era di nuovo casa sua (anche se forse solo per un po’) decise che non sarebbe più stato così. Mai più.
  
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