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Autore: notaro slash    07/08/2016    0 recensioni
La storia di una band londinese risorta dalle sue stesse ceneri come se fosse una fenicie e quella di alcune ragazze che li accompagneranno lungo l’ascesa al successo.
Sesso, droga e rock n’ roll, come andrà a finire? Ce la faranno o soccomberanno nell’anonimato?
Stay Metal!
Genere: Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Problems




Sarah P.O.V.
 
Apro lentamente gli occhi mettendo a  fuoco quello che ho intorno. Guardo il posto affianco a me dove stanotte ha dormito James, passo una mano sul materasso ancora caldo, deve essersene andato da poco.  Al cantante ieri sera non ho specificato come mai passo tante serate in quel locale, il fatto è che io ci lavoro come cameriera e inevitabilmente l’ho visto ogni volta che si mescolava tra la gente che affollava il locale. Solo ieri sera ho avuto il coraggio di farmi avanti, non ci sarei neanche dovuta essere al The Big Red essendo la mia giornata libera ma alla buon musica non si disdice mai. E neanche a un bocconcino come James Brown.
In realtà quello che è successo stanotte non doveva avvenire, poco dopo che mi son lasciata con Frank ho intrapreso una relazione con Travis Cooper, bassista di un’altra band della scena musicale londinese. Purtroppo gli uomini sono il mio debole e quelli come James sono i miei preferiti, quando ho visto l’opportunità di farlo mio non ho resistito. Certo, non è proprio il massimo tradire il proprio partner ma un po’ di svago non fa mai male, no?
Ripensandoci, Frank mi ha lasciata proprio per questo mio comportamento. Ne sono pentita? Forse un po’ si ma la vita va avanti con o senza Frank Loug.
Non so perché James se ne è andato via e probabilmente non lo saprò mai, chissà fra quanto lo rivedrò. Forse sapeva della mia ultima relazione e non ha voluto farne parte come amante o… Lui ha qualcun’altra a cui pensare.
Mi alzo di malavoglia dal letto e giro per casa non curandomene affatto di essere nuda, la mia coinquilina non la vedo da ieri mattina. Qualche volta scompare per poi riapparire anche dopo una settimana, è ormai un’abitudine a cui non mi faccio più problemi. Dove vada lo sa solo lei e a me non va di indagare nei suoi fatti personali, se ha voglia di parlarne io sono qua per sentirla.
Sul ripiano della cucina trovo il mio scatolo dei cereali e una tazza vuota, a quanto pare il biondo ha avuto il tempo di fare colazione prima di dileguarsi fuori casa. Il solito approfittatore.
Accendo la tv e faccio colazione, in ogni caso a lavoro dovrò andarci alle 03:00 p.m. quindi posso fare tutto con calma. Se mai i vicini hanno sentito quanto stavo godendo l’ultima notte sotto i tocchi di James, ora sicuramente stanno sentendo, nel bene o nel male, i Led Zeppelin insieme a me. Mi do una sciacquata per poi uscire sotto il sole cocente per fare la spesa, quando quella stupida della mia coinquilina si renderà partecipe al sostenimento di entrambe comincerò finalmente a credere nell’esistenza di un essere superiore.
Passando davanti a uno degli scaffali del supermercato mi cade l’occhio sui barattoli di Nutella… Non riesco a resistere, ne prendo un paio e mi dileguo da quel corridoio prima che mi prenda tutto quello che c’è. Amo la Nutella, dovrebbero fare una statua in onore di Pietro Ferrero, uomo eccezionale.
Pago quanto preso ed esco, quasi rimpiango il condizionatore del supermercato. Prendo il telefono e chiamo Karen, un’amica che lavora con me al pub, non abita lontano magari scrocco il pranzo.
Comincia a squillare ma non risponde.
<< Ciao Sarah… >> Finalmente sento la sua voce, mi sa di averla svegliata…
<< Ma buongiorno cara. Passo da te per un caffè, così magari ti svegli. Datti una sistemata  eh >> Mi autoinvito a casa sua e non aspetto neanche una sua risposta, riattacco e mi muovo verso la macchina.
DRIIIN DRIIN DRIIIN
Mi attacco con insistenza al citofono di Karen fino a quando spazientita non mi apre senza neanche chiedere chi è. Non c’è bisogno neanche di domandare, sono l’unica che rompe le scatole suonando all’impazzata il citofono di casa.
<< SALI ROMPI MINCHIA! LA PROSSIMA VOLTA NON TI APRO! >> Mi grida da chissà quale stanza di della casa mentre salgo le scale che mi portano all’appartamento.
<< Grazie per l’accoglienza love… Ehi! Avevo detto di darti una sistemata >> Replico vedendola ancora con quel pigiama con degli orsetti disegnati sopra e i suoi capelli castani arruffati in una massa informe.
<< Uff mi hai svegliata! Volevo dormire io, altro che caffè… abbiamo il turno a pomeriggio non tra dieci minuti! >> Controbatte buttandosi sul divano e coprendosi il viso con il primo cuscino che le capita sotto braccio.
L’appartamento della ragazza è molto semplice e piccolo, dopotutto solamente con il suo stipendio non può certo pretendere una villa. Dopo un piccolo ingresso con attaccapanni, specchio, portaombrelli e un tappeto un po’ logoro si entra nella stanza più grande dell’abitazione, comprende una piccola cucina, un tavolo in legno scuro con i piedi rovinati dalle unghie di un gatto –Karen non ha un gatto, cosa sia successo a quel tavolo lo sa solo l’affittuario -, frigorifero, microonde, un televisore e, infine, un divanetto arancione con striature gialle canarino. Quel divano è un pugno nell’occhio ogni qualvolta che lo vedo, però devo riconoscere che è comodo.
Una volta, finito il turno al locale, avevo alzato un po’ il gomito con gli alcolici e Karen, dopo aver vomitato nel suo bagno anche l’anima, mi trascinò fino al divano dove mi fece stendere e dormire con una coperta sopra. Nemmeno il tempo di poter formulare una parola di senso compiuto che mi addormentai come un sasso. Non ricordo dormita migliore oltre a quella fatta in quel giorno.
Devo dire che non ho dormito solamente su quel divano, all’insaputa della mia amica mi feci il suo attuale ex. Dove ora ha appoggiata la testa il ragazzo… Beh forse è il caso di continuare a tenere la bocca chiusa.
Ci prepariamo un caffè per cercare di darci una svegliata, neanche il sole cocente che c’è oggi è riuscito a svegliarmi del tutto. Colpa di James che mi ha tenuta sveglia per tutta la notte. Accendiamo la televisione mettendo a MTV… Oh che merda, ci sono gli One Direction! Fanculo, spegniamo!
Con uno movimento stizzito cambio canale mettendo dove capita. Meglio tutto a quei ragazzi senza palle. Trovo una replica di Master Chef, questo può andare più che bene. Il bello è che ai fornelli non sono un granché, però è bello vedere i piatti che preparano. E quando capita Gordon Ramsay? Aaah adoro quell’uomo.
Passiamo il tempo a chiacchierare godendoci Gordon che sbraita contro tutti. Karen è la tipica ragazza a cui tutti vanno dietro ma che a lei non frega niente del trovare il suo principe azzurro; soprattutto dopo che si è bruscamente lasciata con il suo ex. In effetti può sembrare strano, chi non vorrebbe un ragazzo? Ma lei è felice così e ripete sempre “quando sarà il momento lo saprò”, non sono di certo io colei che le farà cambiare radicalmente idea.
Nonostante questa differenza di pensiero andiamo sempre molto d’accordo ed è come una sorella che non ho mai avuto. Le litigate non mancano mai ma, in fin dei conti, nessun rapporto è sempre rose e fiori.
<< Beh mangiamo? >> Chiedo sorniona sperando di scroccare ancora una volta un lauto da pasto da lei. Ovviamente sono abile con queste cose.
<< Ecco! C’era l’inghippo in questa tua visita! Ma sai pensare a qualcosa che non è cibo? E poi dove metti tutta quella roba che ti spazzoli?! Guarda che bel culo che continui ad avere! >> Si lamenta indicandomi il sedere mentre si mette comoda sul divano. In effetti so di aver un bel culo, non è certo per vantarmi ma è una delle mie armi preferite con gli uomini, li faccio impazzire. Poi il fatto che amo indossare i leggings da una mano in più con delle volte l’effetto vedo non vedo con cui tanto mi piace stuzzicare i poveri malcapitati. Insomma sono una ragazza solare ma, forse, anche un po’ sadica con gli uomini.
<< Sei te che non usi le tue armi che madre natura ti ha gentilmente donato, non è mica colpa mia! >> Controbatto giusto per farla innervosire più di quanto lo poteva essere fino a poco fa.
<< Uff gne gne gne –Mi fa il verso alzandosi di scatto dal divano e andando ai fornelli –.Renditi utile e aiutami a cucinare >> Conclude dandomi le spalle, non vedendo, così, come mi sto crepando dalle risate.
Ci prepariamo un lauto piatto di pasta mentre continuiamo innocentemente a punzecchiarci a vicenda. Karen l’ho conosciuta proprio al locale dove lei già lavorava da diverso tempo. Mi è sempre piaciuto il Big Red, ogni qualvolta che si entra sembra di essere trasportati in un pub americano, non american style ma bensì americano nel vero senso della parola. Le luci e la musica creano un bell’effetto che coinvolge fin da subito. C’è quasi sempre qualcuno a suonare e, con il bancone posizionato al centro, la gente va e viene con alcolici in mano come se niente fosse. Siamo diverse cameriere, una decina circa, vestite in tono con l’ambiente dark/punk/rock, che si danno il turno tra bancone e servizio ai tavoli… Ma non manca il cibo! Siamo famosi anche per quello oltre che per l’atmosfera. Adoro molte foto appese lungo le pareti, impossibile non pensare di trovarsi a Los Angeles circondato da rocker con fuori parcheggiato il proprio chopper.
Finiamo il pasto e, dopo un pisolino insieme su quel divano dai colori sgargianti, la saluto per andare a casa per cambiarmi e lasciare la spesa che mi sto portando dietro da stamattina. Me ne ero pure dimenticata di avere tutta questa roba appresso.
Alice, la mia coinquilina, come al solito non c’è e se è passata, è riuscita a non lasciare tracce del suo passaggio. A volte è peggio di un gatto, riesce a muoversi così silenziosamente e accuratamente che potrebbe seguirti per chilometri senza che te ti accorga di qualcosa. Probabilmente un ninja è più rumoroso di lei.
Mi trucco, indosso la “tenuta” da lavoro e ritorno alla guida della mia Ford dopo essermi chiusa alle spalle la porta di casa. Guardo l’orologio digitale della macchina: 2:45 p.m., mi aspetta una lunga giornata.
Arrivo al locale con un paio di minuti di ritardo e trovo già là alcune delle mie colleghe.
<< Ciao Sarah! >> Mi saluta raggiante Michelle che corre ad abbracciarmi.
Saluto le altre ragazze e, dopo aver spettegolato un po’, cominciamo a lavorare. A quest’ora difficilmente c’è gente.  La situazione rimane relativamente tranquilla fino alle sei, quando comincia ad arrivare gente in un certo numero considerevole. Il boom arriva verso le nove e noi ragazze dobbiamo darci da fare insieme ai cuochi e gli altri ragazzi per stare dietro ad ogni ordinazione.
10:33 p.m. Accade un qualcosa a cui non ero pronta psicologicamente, credevo di non doverci fare più peso e invece è qui. Si guarda intorno alla ricerca di chissà cosa, sicuramente un posto appartato. Lo trova dopo poco e aspetta che una di noi vada per prendere l’ordinazione.
Non deve attendere molto, Karen appena lo vede si affretta a dargli il benvenuto e prendere la sua ordinazione. So già cosa ha preso senza chiederlo, ormai ordina sempre la stessa cosa, Nachos.
E’ matematico, ogni volta che si presenta qua deve prendere sempre lo stesso piatto, ma non si stufa mai?
Stasera abbiamo una cover band femminile degli AC/DC a intrattenere il pubblico e James ne sembra particolarmente attratto. Continua a lavorare elargendo sorrisi ai clienti a destra e a manca tendendo, però, sempre sott’occhio quel pesce lesso del biondo. Continua a tenere lo sguardo puntato su quelle cinque ragazza che si scatenano sul palco del locale, non se essere gelosa o meno.
<< ‘Sera, ecco a lei la sua ordinazione >> Dico a James portandogli il piatto. In realtà lo stava portando Michelle ma l’ho bloccata, voglio parlarci e quale occasione migliore che quando devo portargli del cibo?
<< Uh… Ehm… Grazie –Risponde senza prestare attenzione a chi ha vicino perché troppo occupato a vedere le ragazze suonare –.Ah sei tu, Sarah! >> Oh buongiorno fiorellino finalmente te ne sei accorto! Ok, non rispondiamo acidamente che non è il caso.
<< In tutta la mia ricciosità… Buona cena >> Saluto allontanandomi da là vicino per continuare la mia mansione.
<< No aspetta. A che ora finisci il turno?  Ti devo parlare >> Mi blocca prendendomi il polso sinistro con una presa ferrea. Basta questo contatto a farmi salire su di giri e volverlo di nuovo ancora una volta. Dio, devo finirla ho un fidanzato!
<< Mezzanotte, non so se ti conviene aspettarmi >> Nonostante tutto provo a resistergli cercando di persuaderlo a non rimanere. Non sono convinta di riuscirci.
<< Aspetterò. A dopo, buon lavoro >> Mi lascia il braccio rendendomi libera di muovermi. Se indugio anche solo un minuto di più vicino a quel tavolo è la volta buona che perdo il controllo difronte a tutta la gente che affolla il locale.
 
Per il resto della serata non torno di nuovo dal ragazzo che, dopo aver mangiato, si è infilato tra la gente sotto il palco per godersi meglio il live delle cover band tutta al femminile. Per fortuna Michelle non ha fatto domande quando le ho rubato il piatto che portava, avrei fatto scena muta perché non so proprio come spiegare la situazione. Anzi non so neanche cosa stia succedendo realmente. La gente a fine serata cala ma lui, nonostante questo e la fine del concerto delle Back n Black rimane ad aspettarmi. Si intrattiene giocando a biliardo con quei pochi che son rimasti. Lo vedo ridere e scherzare, concentrarsi per non sbagliare e fare buca, arrabbiarsi quando non riesce ad andare a segno.
Il The Big Red finalmente giunge al termine pure per questo giorno, con esso arriva la fine del mio turno e, inevitabilmente, anche il confronto con James. Lo trovo appoggiato al palo della luce posizionato difronte all’entrata del locale. Non mi ha notata, guarda dall’altra parte della strada fumando nervosamente una sigaretta e tracannando birra dalla bottiglia che appoggia dopo ogni sorso sul freddo marciapiede. Per sbaglio si brucia la mano, le imprecazioni si sprecano in questo caso.
<< Finito di buttare giù tutti i santi o ne hai ancora per molto? >> Chiedo ironica mentre mi faccio porgere una sua sigaretta. Marlboro, roba forte il ragazzo.
<< Mh ero sovrappensiero, non infierire >> Ride non so se divertito dalla situazione o perché un po’ nervoso.
<< Comunque… ti devo parlare Sarah >> Aggiunge diventando tutto d’un tratto serio.
<< Su cosa? >> So benissimo su che cosa ma voglio vedere dove vuole andare a parare.
<< Riguardo a ieri sera. E’ stato belli rivederti, mi sono divertito e… –Prende una pausa guardando per un attimo il cielo che ci sorveglia sopra le nostre teste –E credo che ci dobbiamo dimenticare quanto successo, non doveva accadere >> Sapevo che finiva così ma io non voglio farmelo sfuggire. Non oggi, tanto Travis non c’è e com’è il detto? Occhio non vede cuore non duole, se non sbaglio. Ecco mi sa che lo seguirò ancora per una notte.
<< Ah se è quello che vuoi… Come mai questa decisione? C’è qualcun’altra? >> Non so veramente cosa voglia dire con questa domanda ma sono certa che un po’ di birra mi aiuterebbe a sciogliere il nodo che mi si è formato in gola.
<< Non proprio ma diciamo di si >> Risponde insicuro passandosi una mano tra i suoi capelli biondi.
<< Non proprio? Cioè lasci tutto per una che, magari, neanche ti vuole? Sei pazzo >> Rido istericamente, questo ragazzo è pazzo da legare. Da troppo peso ai sensi di colpa e, per di più, a qualcuno con cui non ha nessun tipo di legame!
<< No, non è come pensi. E’ una situazione complicata, lunga da spiegare… >> Mi guarda in modo duro ma nei suoi occhi noto un barlume di tristezza.
<< Sei contento di tutto ciò? Ne sei felice, ti va bene? Perché accontentarsi di vedere qualcuna da lontano quando puoi avere di meglio? >> Mi avvicino a lui con fare sensuale e appoggio la mano destra sulla sua spalla. Ho detto che non lo lascerò andare così facilmente.
<< N-no… Ho di meglio da fare >> Continua a provare a fare il duro ma io sono Sarah Fitz e ottengo quello che voglio. Sempre.
<< Cosa? Girare per Londra con le mani in tasca e una sigaretta che penzola dalla bocca? E’ tutto ciò che ti puoi dare? Io non ne sarei poi così certa >> Lo persuado abbassando il tono della voce in modo tale che mi possa sentire solo lui.
<< Ci sono tante cose da fare a Londra e… >> Comincia a giustificarsi girandosi dall’altro lato ma lo blocco subito.
<< Tante cose irrilevanti, noiose o che poco importano… Ma ce ne sono altre interessanti e che si possono fare insieme. In coppia >> La mia voce è ormai un sussurro nel suo orecchio. Lo vedo titubante ma ancora non molla.
<< Sarah… Per favore, Sarah. Finiscila, è inutile >> Ma ormai è mio. Perché continui a fare il pesce lesso?
Gli prendo il visto tra le mani e lo bacio con passione stando attenta che i nostri bacini siano abbastanza vicini da far sentire come il suo amichetto reagisce. La testa dice una cosa, l’amico un’altra. Chi vince?
<< Che cosa devo finire? Ah già, di fare questo? >> Chiedo sarcastica prendendolo ancora una volta e baciandola con più voglia di prima. Lo sento che man mano si scioglie sotto il tocco delle mie dita. E’ ancora intenzionato a fare resistenza?
<< Sarah… >> Mugola tra un bacio e l’altro. Tra poco cede, me lo sento.
<< Sssh… Nessuno saprà niente di quello che succederà, lasciati andare. Ci sono io a prenderti >> Lo esorto mordendogli il labbro inferiore.
Cede! Mi mette le mani sul culo e comincia a divorarmi la bocca. Ce ne freghiamo di tutto quello che ci circonda e andiamo a prendere la mia macchina lasciando la sua per la notte nei pressi del locale. La strada da fare è poca ma sembra di attraversare tutta Inghilterra a piedi a quanta è la voglia di lasciarsi andare una all’altro.
 
James chiude il portone di casa con un colpo di tacco senza staccarsi da me neanche per un secondo. Per un attimo mi passa per la mente l’idea che possa essere tornata la mia cara coinquilina ma scaccio via questo fastidioso pensiero, sarà chissà dove ora. Lo spingo fino alla mia stanza dove, prima di salire sul letto dove l’ho fatto accomodare, improvviso un siparietto con lui che non aspetta altro che buttarsi su di me e farmi sua. E chi sono io per negarglielo?
Mi spoglio davanti a suoi occhi nel modo più sensuale e provocatorio che conosca, voglio che impazzisca di piacere per ogni minima cosa. Altro che quella troia che occupa abusivamente i suoi pensieri, fate spazio per Sarah!
Quando mi rendo conto che ormai è arrivato nel momento in cui sta per scoppiare, mi butto sul letto strappandogli ogni indumento che gli è rimasto ancora sopra. Comincia a lasciarmi baci infuocati sulla mia pelle soffermandosi ogni tanto a guardare il mio volto in estasi.
No basta, non ce la faccio più. Lo prendo e lo faccio mio, ancora una volta, di nuovo una cosa sola come la sera precedente. Farlo con lui è diverso che farlo con qualsiasi altro, è una cosa di unico, speciale, inimmaginabile. Proibito.
 
Il sole filtra dalla finestra leggermente aperta per fare circolare l’aria. Sono raggomitolata in me stessa stringendo forte un cuscino. Apro leggermente gli occhi, quel tanto che basta per capire che quello stronzo mi ha lasciata ancora una volta sola e ciò che sto abbracciando è il suo cuscino. Che gran testa di cazzo, scappa come un codardo.
Tiro ancor di più su la coperta infilandomici sotto completamente. Perché se ne va? Non la sopporto questa cosa. A cosa starà pensando ora? Lo conosco e sicuramente i sensi di colpa che aveva ieri sono aumentati a dismisura. Di quello che ho fatto non me ne pento, in fin dei conti, ho soddisfatto il mio desiderio di portarmelo a letto per la seconda volta.
Rimango in quella posizione per un bel po’, mi alzo solo nel momento in cui il mio stomaco comincia a reclamare con insistenza del cibo. Esco dal mio nascondiglio fatto di coperte, infilo le pantofole che lascio sempre affianco al comodino e vado in cucina a fare colazione. Questa volta non trovo solo una tazza lasciata ma, bensì, due. Chi è che ha mangiato con lui?
<< Ciao cara, ti vedo in forma. Mi fa piacere >> Ecco chi è, Alice, la mia coinquilina. Accidenti mi ero dimenticata di essere ancora nuda. Beh… alla fin fine non è un problema, molte volte giriamo per casa nude entrambe, può sembrare strano ma è una cosa molto liberatoria. E poi sono capitate quelle serate particolari in cui si è alzato il gomito di parecchio oltre il limite facendo cose che, se si è lucidi, non ti sogneresti mai di fare. Insomma qualcosa a tre ogni tanto è sfuggita.
Trovarsi nello stesso letto la mattina con un’altra donna e un perfetto sconosciuto non è di certo il miglior risveglio che si possa chiedere.
<< Buongiorno bella, finalmente sei tra noi. Da quanto è che sei qua? >> Chiedo cercando nella mensola la caffettiera per farmi un bel caffè come si deve.
<< Oh quanto basta per aver sentito quanto ti sei data da fare stanotte –Ma non ti stanchi mai? –E per poter fare colazione, stringendo un po’ amicizia, con il bocconcino raccattato per la serata >> Spiega senza dare molto peso a quello che dice, come se fosse stata testimone di un qualcosa di assolutamente normale.
<< Non è un bocconcino qualunque, è IL bocconcino. Quello per eccellenza >> Preciso mettendo sul fornello la moca.
<< Si? E cosa intendi farci allora? >> Chiede mentre comincia a rollare una canna sul tavolo della cucina.
<< Non lo so… Però sono certa che non posso lasciarlo andare con molta facilità. E’ questione di orgoglio, capisci? Soddisfazione personale diciamo >> Lascio la caffettiera sul fuoco mentre io aspetto spaparacchiandomi sul divano del salotto. Ah quanto è comodo stare nuda senza alcuna preoccupazione. Il bello è che questa abitudine me l’ha data quella scema di Alice, è lei che ha cominciato.
Ricordo ancora la prima volta che, non curandosi del fatto che c’ero pure io con lei, si è spogliata e si è seduta sul divano con una nonchalance disarmante. Ne rimasi spiazzata, non me l’aspettavo proprio! Condividevamo casa da circa due settimana ed era la prima volta che faceva una mossa così pazza. In ogni caso in poco tempo mi contagiò e, senza rendermene conto, mi ritrovai a camminare per casa così come mia mamma mi ha fatto. Penso che qualsiasi uomo pagherebbe oro per vivere con due come noi.
<< Capisco capisco… Beh allora buona fortuna non so quanto ti sarà facile, se ne è andato con una faccia alquanto affranta. Era parecchio turbato mi sa >> Commenta concludendo con un ottimo risultato la propria canna.
 
Si la fortuna, mi sa che me ne servirà parecchia se voglio continuare a perseguire una strada del genere. Peccato che non si possa andare in negozio e trovarla sugli scaffali, barattoli di “fortuna sottovuoto, offerta speciale”.
 
Hannah P.O.V.
 
“…‘Abbandonate ogni speranze o voi che entrate’.
Attraversa la porta e affronta le tue paure.
L’Acheronte richiama la tua anima, buttati,
fatti trasportare dalla corrente…”
 
Rimetto la penna nella mia borsa e rileggo ancora una volta le parole che si son create dall’inchiostro. Ormai sta tramontando, il sole saluta per un ultima volta l’Inghilterra. Ci si rivede il giorno dopo sempre al solito orario.
E strano, ma allo stesso tempo al quanto divertente, come delle note musicali o delle parole possano rappresentare perfettamente quello che ti passa per la mente.
Ormai sento sempre più presente quella vocina nella mia testa che mi dice di mollare tutto, non ci sono molte ragioni per andare avanti. L’Acheronte mi reclama, vuole la sua ennesima vittima. Io ci cadrò?
Non so più che fare, è un pensiero che più passa il tempo e più rimane impresso nella mia mente. E’ un qualcosa a cui ragiono ogni giorno ma a cui è difficile abituarsi.
Mi alzo e mi incammino verso casa con l’agendina ben stretta in mano. Per oggi c’è ancora lavoro da fare.
 
 
 
 
 
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Note d’Autore:
Ciao! Il decimo capitolo, un piccolo traguardo personale visto che è la prima volta che arrivo alla doppia cifra in una ff :3.
In questo capitolo affrontiamo un paio di personaggi che fino ad ora sono stati poco approfonditi e sono comparsi di meno, Hannah ha ancora un ruolo marginale ma non sarà sempre così (la strofa all’inizio della sua parte è roba mia, spero che sia gradita). Sarah è una ragazza particolare, così come la sua coinquilina Alice, son comparse pure un altro paio di ragazze: Michelle e Karen.
La cover band degli AC/DC tutta al femminile esiste e la potete trovare su Youtube.
Spero che vi piaccia, fatemi sapere che ve ne pare e a presto!
 
-Slash
  
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