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Autore: LoveStoriesInMyHead    13/08/2016    1 recensioni
Ogni persona, nel corso della propria vita, subisce un cambiamento o è testimone di un evento incredibile oppure tragico. Insomma, qualcosa colpisce il nostro subconscio e cambia radicalmente il modo di agire e riflettere. Ma alcune delle volte, questi eventi sono talmente tragici che non solo cambiano, ma trasformano completamente la vita un essere umano, una sorta di rinascita in qualcosa di cui prima si aveva il timore di diventare.
Questa è più o meno la storia di un ragazzo venuto dal mare. Del suo destino e della sua tanto bramata identità. La sua storia si lega al povero pescatore Fisher che, segnato dalla perdita di tutto ciò che definiva la sua vita, lo istruirà e gli darà ciò che tutti chiamiamo una famiglia.
Leyk City non è un posto interessante, ma tutto è cambiato a seguito di uno strano evento e la vita in quel posto sembra assumere una piega inverosimile. Rekin e Fisher scopriranno che l'orizzonte si può raggiungere e che ciò che c'è aldilà è molto peggio di quanto si sarebbero mai aspettati.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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FISHER

 

Quella mattina Fisher non aveva nessuna intenzione di uscire di casa. Le nuvole in cielo annunciavano un temporale imminente e il mare mosso gli dava uno strano senso di inquietudine. Mise sul fuoco la caffettiera e su un piano improvvisato sistemò una vecchia e sbiadita tovaglietta in cotone. Un tuono lo fece sobbalzare un momento prima che versasse la sua bevanda in una tazza. Il vento si era alzato velocemente e Fisher fu costretto a chiudere per bene ogni piccola finestrella della sua improvvisata dimora. 
Si sedette e, sorseggiando il suo caffè, si mise a leggere la prima pagina del giornale locale, il Leyk City's facts. Non fu sorpreso nel leggere niente di interessante, d'altronde non poteva mica aspettarsi qualcosa di vagamente intrigante da una cittadina tranquilla come la sua. Un altro tuono e, questa volta, Fisher non sobbalzò. 
In tutti quegli anni passati lì, uno di questi acquazzoni era alquanto raro. Indubbiamente capitava qualche pioggia forte, ma quella violenza naturale, che incombeva sulla tranquilla Leyk City, l'aveva trasformata in uno scenario inquietante e per nulla rassicurante. 
Quando Fisher terminò di bere il suo caffè, richiuse il giornale e, con movimenti veloci, sistemò quel che c'era da sistemare. 
Nonostante lui avesse tappato ogni fessura, qualche spiffero d'aria entrava comunque, così il povero Fisher era costretto ad indossare una giacca di lana anche dentro casa. Casa non è proprio il termine adatto, ma a lui piaceva definirla tale. Un vecchio relitto di un grosso peschereccio era l'unica dimora che Fisher si era imposto di abitare. La sua vera e propria casa era piena zeppa di cose che lui non avrebbe mai più voluto vedere e, dopo mesi nei quali aveva dormito dentro un vecchio granaio che dava sulla spiaggia, riconobbe che l'idea di vivere dentro una barca era la scelta migliore. 

Qualcuno bussò alla porta e Fisher, sbuffando, si mosse a passi pesanti per andare a vedere chi avesse osato disturbarlo. Non passò molto tempo prima del secondo, più insistente, colpo.
«Fisher, so che è lì dentro!» Una voce possente e dura si fece strada tra i tuoni e la pioggia battente.
«Cosa vuole da me?» ribatté l’uomo a pochi centimetri dalla porta. Il suo umore era mutato rapidamente e l’ultima cosa che avrebbe voluto fare era instaurare un dialogo con quel rompiscatole là fuori.
«Voglio che lei accetti l’offerta. La Missing Destiny ha bisogno di qualcuno come lei» rispose l’altro.
«Troppi soldi per un posto in un peschereccio.»
«Non è una truffa, mi creda. Mi piacerebbe poterle illustrare meglio questa situazione. Fisher, mi farebbe entrare? La prego.» L’uomo sconosciuto aveva assunto un tono impietosito e Fisher non resistette ad accontentarlo. Lo fece accomodare e senza dire una parola lo condusse all'interno della stanza.
«Sappia soltanto che non appena fiuterò l’imbroglio, non mi farò problemi a cacciarla via a furia di calci» lo informò, mantenendo il suo sguardo severo sull'uomo.
L’uomo di asciugò la mano sui pantaloni e la tese verso Fisher. Quest’ultimo, titubando qualche secondo, ricambiò la stretta e sospirò, pronto ad ascoltare ciò che aveva da dirgli.
«Mi chiamo Alan Gunter e sono il capitano della Missing Destiny. Ho in mente di giungere fino alla Baia di Hithenworth. Sono arrivato in città da poco e mi sono bastati una manciata di minuti per venire a conoscenza delle leggende sul non-raggiungere-l’orizzonte e delle creature che sorvegliano il confine. Sarebbe una cosa grandiosa poterne catturare una, non crede? Insomma, questo non farebbe altro che incrementare le ondate di turisti e arricchire questa cittadella.» Gunter sembrava uno di quei bambini impazienti di scartare i regali la mattina del venticinque dicembre.
«Mi prende in giro? Non mi azzarderò una seconda volta!» La voce di Fisher divenne più dura, spaventando l’animo ingenuo del capitano.
«Ci ho rimesso quasi tutto il mio equipaggio e mia moglie è rimasta paralizzata dalla testa in giù per una bravata del genere. Si rende conto della stupidità della sua offerta? Metterebbe a rischio la sua vita per un po’ di gloria? Lo sa quante leggende parlano di stolti come lei? Non si azzardi nemmeno a chiederlo a qualcun altro. Non so quanto male potrebbero reagire.» Urlando a squarciagola, Fisher aveva sicuramente acceso una lampadina nella testa vuota che gli stava davanti.
«Non posso darle torto, ma forse lei non ha ancora pensato che con la paga potrebbe finanziare una di quelle cure sperimentali che potrebbero salvare sua moglie. Certo, è un rischio che bisogna correre, le cure potrebbero non funzionare, ma le sto offrendo una speranza.» Gunter fece una pausa e lo fissò dritto negli occhi, la sicurezza riacquistata. «A questo punto, dovrebbe rivalutare l’offerta.»
Fisher rimase in silenzio. I tuoni facevano da contorno a quella scena. Il capitano vide l’indecisione negli occhi del pescatore e ne approfittò per sferrare la stoccata decisiva.
«Vostro figlio è morto e sua moglie sta seguendo la stessa strada. Tutto dipende da lei. Quante morti ancora vuole sulla coscienza?»
Per Fisher fu come ricevere un pugno in pieno stomaco, ebbe un mancamento e per poco non gli cedettero le ginocchia. Era ovvio che quell'uomo sapeva perfettamente come manipolare le persone.
«Esca da casa mia» disse, faticando a pronunciare ogni singola sillaba.
«In caso ci ripensasse, questo è il mio biglietto da visita. Aspetto una sua telefonata.» Poggiò un fogliettino sul tavolino e si alzò. Si sistemò la giacca e gli rivolse un ghigno impertinente. Poco dopo si chiuse la porta alle spalle, non rivolgendo nemmeno uno sguardo al pescatore, che intanto lo scrutava adirato.

Fisher strinse tra i polpastrelli callosi il fogliettino, riflettendo sulla decisione giusta da prendere. La sua mente gli urlava di non accettare per nessunissima ragione quel lavoro, ma il suo cuore gli ricordava incessantemente gli occhi di Arya. Sappiamo tutti quanto il volere degli uomini sia nullo in confronto all'amore ed il pensiero della moglie di nuovo piena di vita lo spinse verso una direzione diversa. Una lacrima gli bagnò la guancia e Fisher scelse di seguire il suo cuore.


 
   
 
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