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Autore: Tifawow    27/04/2009    1 recensioni
”Senza Nome essi Sono, Devastatori dal Fato scelti. Vite e Regni insieme mietono, più della Morte Sono svelti”. Un'antica ballata, una profezia vecchia come il mondo, canta ciò che l'umanità teme e aspetta da secoli: il Devasto senza nome profetizzato, i seguaci del Caos leggendario che lotta per riemergere dalla Luce della Sfera. E nella notte, Lancaster, un Cavaliere del Vento, viene portato laggiù, dove il Devasto nasce...e sottoposto alla prova peggiore, per qualcuno che è nato libero.
Seconda classificata al concorso di Eylis "la Sfera e...il Matto"
Genere: Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Il Cubo era devastante.
Il Cubo era enorme.
Il Cubo era la fine.
Le uniche tre cose che si sapevano di quel luogo infame, che i Devastatori amavano chiamare “La Stanza dei Giochi”, quel luogo che i prigionieri temevano come la peste, quel posto dal quale non era mai tornato nessuno.
Eppure, pensò Lancaster, non pareva così spaventoso una volta al suo interno.
Enorme certo. Quando era stato portato nelle prigioni non si era accorto di quanto potesse essere grande quel luogo di tormento... sicuramente, si disse, doveva essere stato modificato con la magia, perché dall'esterno non sembrasse così tremendamente grosso.
Poteva tanta vegetazione crescere all'interno di una torre? Lancaster non lo credeva, eppure i suoi occhi gli mostravano ora il contrario, palesando alla sua vista una specie di strano panorama indefinito, una massa intricata di alberi e arbusti, sentieri nascosti dai rovi, strane piante e strani fiori. E gli animali, strane specie sfuggivano al suo occhio, specie che non ricordava aver mai visto nei suoi lunghi viaggi, stralci di pellicce dai colori sgargianti, versi innaturali che si alzavano su tutto.
Immenso.
Non si riusciva a capire la fine.
Lancaster, assieme ad altri cinque prigionieri, stava in piedi, coperto come meglio gli consentivano i pochi stracci che gli avevano dato, di fronte al grande cancello di ferro battuto che dava sul Cubo, scortati dai due devastatori che li avevano catturati solo il giorno prima.
Il Demone, altissimo e terribile, era fermo alla destra del cancello, lasciando che il ghigno permanente sulle sue labbra mettesse i brividi a tutti coloro che osavano alzare gli occhi sulla sua figura.
Il Piromane, che ancora non aveva smesso di sorridere in direzione di Lancaster, che ancora lo fissava con quegli occhi simili a pezzi di brace ardente, che confidava apertamente in lui e nelle sue capacità.
-Questo è il Cubo- la voce di Damon in quel luogo, riusciva a suonare più terribile che mai -il luogo della vostra morte- la mano, magra e forte, si alzò, indicando un punto indefinito al di là della fitta boscaglia -Da qualche parte, in mezzo a tutto questo, c'è l'unico posto che può darvi la salvezza... la Sfera-.
Il vociare spaventato dei prigionieri parve non scalfire minimamente i due devastatori, che ancora attendevano ai lati del cancello, pronti a breve a farli entrare per cominciare le danze.
-Silenzio!- esclamò Damon, quando le suppliche si fecero più alte e disperate -Qui gli ordini li diamo noi!-  una donna singhiozzò debolmente, mentre le voci diminuirono di colpo.
Lancaster taceva.
Unico tra quei cinque prigionieri a non parlare, lo sguardo fisso sullo stretto sentiero che si snodava al di là del cancello, strada che lo avrebbe riportato a casa, nel vento, nella libertà che tanto amava, dai suoi compagni Cavalieri che si erano battuti inutilmente per difenderlo quando i due Devastatori erano giunti a lui.
I lunghi capelli biondi ricadevano sporchi sul viso macchiato di sangue, le numerose ferite che gli percorrevano il corpo quasi non le sentiva tanta era la sua determinazione.
-Se sopravviverete fino alla Sfera- continuò Damon -Vi lasceremo andare- una pausa. Sul volto del Demone si disegnò ancora il medesimo spaventoso ghigno di poco prima -Ma dubito che qualcuno di voi ce la farà...- fece un cenno al compagno, traendo fuori dalla bisaccia una lunga chiave di ferro, probabilmente quella del cancello.
Fire, molto lentamente, distolse gli occhi da quelli di Lancaster, annuendo in direzione del Demone e prendendo a sua volta una seconda chiave. Quando entrambe le chiavi furono girate nei rispettivi chiavistelli, come per magia il cancello iniziò a cigolare sui cardini, aprendosi lentamente.
Senza attendere oltre, Damon avanzò verso l'interno, tirando con uno strattone le catene che tenevano insieme i prigionieri. Fire si fece da parte, attendendo che passassero.
-Vedi di vincere- mormorò, quando Lancaster gli passò a fianco, lasciando scivolare un pugnale nella sua mano -E' un po' contro le regole ma... ci tengo...-.
Lancaster lasciò che il pugnale scivolasse sotto i suoi pochi stracci, senza rispondere. Non capiva perché il Piromane volesse aiutarlo, ma la cosa non lo toccava... a lui interessava solo la sua libertà.
Quando il Demone li ebbe portati tutti all'interno del Cubo, sciolse le catene che li legavano insieme, guardandoli dalla sua notevole altezza -buon gioco, bambini...- mormorò, prima di dare loro le spalle e dirigersi verso il cancello, lasciando che quest'ultimo si chiudesse dietro di se.
Lancaster, sciolto dalle sue catene, si voltò verso la fitta boscaglia.
La sua libertà era vicina.

* * *

Nathirra osservava, silenziosa, composta sul suo trono all'interno della Sfera.
Circondata da quel sottile alone luminoso che le conferiva il più grande tra i poteri di devastazione, osservava deliziata i prigionieri mandati al sacrificio, ansiosa di vedere chi di loro sarebbe infine giunto per nutrire il Matto che sarebbe stato a breve iniziato.
-Nathirra...- la voce sibillina di Sensitive si alzò dal suo scranno, e la sottile figura della Dama Velata si mosse lentamente.
La bambina dalla lunghe trecce castane volse appena il suo sguardo, distante e compiaciuto -Dimmi Sensitive, ti ascolto...-.
La figura della Dama parve esitare, poi lentamente si alzò in piedi dal suo trono, situato poco più in basso di quello della Regina, voltandosi verso di essa e iniziando a percorrere con estrema lentezza i pochi gradini che la dividevano da lei. Dolce e melodiosa la sua voce si alzò da quel fragile corpo avvolto dai veli -Il Gioco è cominciato come tu hai ordinato mia Regina... i tuoi occhi lo possono vedere anche da sé. Ma mi sento in dovere di metterti in guardia...- i passi, quand'essa fu arrivata di fronte al trono, si fermarono di colpo.
Nathirra, il cui sguardo pareva così compiaciuto qualche attimo prima, prese un'espressione imbronciata, esattamente consono alla bambina che era -I tuoi avvertimenti giungono in ritardo Veggente- rispose -Se c'è qualcosa che non va, perché non hai parlato prima?-.
-Perché prima la Visione era confusa...- leggiadra, Sensitive si chinò di fronte alla bambina, con l'intento di guardarla in volto -Ma ora è successo qualcosa... qualcosa che cambierà le Nostre sorti, le sorti del nostro Devasto...-.
-Le vedi?-.
-Le vedo, Regina...- gli occhi della Veggente, da sotto il velo, guizzarono per un breve secondo, prima di spegnersi di nuovo nel fiume di visioni -Vedo un Nome...-
Nome.
Quella parola fece sgranare i grandi e infantili occhi della bambina, le cui mani si portarono subito a stropicciare la gonna del vestitino che indossava -un nome...- mormorò -Che nome?! Noi siamo... il Devasto che non conosce legge!! Non possiamo avere un nome! Esso sarebbe la nostra fine! Che nome vedi Sensitive?? Vedi forse la nostra fine??- agitata.
-Non vedo né inizio né fine, questo il Fato non me lo concede...- ancora quella voce distante e melodiosa -Nathirra... il Nome che vedo è confuso tra altri, ed esso ricorda, ricorda a noi quello che tendiamo a dimenticare...-.
Il volto della piccina si fece dubbioso -Cosa...?-.
Sensitive rimase in silenzio, per pochi, lunghissimi secondi. Poi le labbra scarlatte si socchiusero appena, sibilline come ogni singola movenza nel corpo della donna -Il Ghigno sempre permane, la sua Mente non ha Fine. È Cinque Entità umane, la Pazzia a Lui è affine...- una pausa -E' questo, che noi dimentichiamo Nathirra. Il Matto è oltre la nostra comprensione... oltre la mia vista...-.
Gli occhi della bambina, quasi d'istinto, corsero sul seggio del Matto, ormai vuoto da moltissimi anni e che presto sarebbe stato occupato da Femhalt...da anni quel posto non era occupato, da anni la risata sarcastica e il ghigno malefico del più imprevedibile tra i Devastatori non riempiva il silenzio della Sfera.
Ma presto sarebbe stato preso... Femhalt si era mostrato degno, e presto avrebbe banchettato con i resti umani del sacrificio, diventando uno di loro e dando inizio al Grande Devasto.
Che cosa significava quel nome?


CONTINUA...
 

Ed eccoci al secondo capitolo di questa storia^^
Come sempre, un grazie a chi si sofferma per leggere, e un bacione grande grande :*

Tifa.
   
 
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