La libertà dei sussurri
Sulla spiaggia
risuonarono solo due parole pronunciate da una voce strascicata e
troppo debole per essere sana. Furono solo un sussurro senza interlocutore, parole leggere come foglie cadute agitate dal vento prima di toccare
il terreno, ma che fecero rimbombare clamorosamente la propria eco nel petto
del ragazzo che aveva avuto l'onere di ascoltarle.
«Harry...
Potter...»
L'ultimo alito di
vita aveva lasciato il corpicino di Dobby subito dopo aver fatto
cadere a terra quelle parole pesanti come macigni, grevi come non
erano mai stati neanche gli insulti degli zii rivolti ai suoi genitori. Harry le avvertì penetrare nella carne per andare ad incidersi
sul suo cuore e, come in
risposta alla pressione di una molla, il dolore gli pervase mente e
corpo senza che fosse in grado di fermarlo.
Dobby era morto. Lo
capì subito, non ebbe neanche bisogno di tempo per decidere di arrendersi
all'evidenza.
Era forse diventato molto cinico? Si stava davvero abituando sempre di più a vedere i
propri cari morire per proteggere lui al punto di non dover processare il lutto?
Strinse il corpo
dell'elfo a sé, cercando inconsciamente di infondergli un po' del
suo calore, come se questo fosse stato sufficiente a ridonargli la vita
perduta. Non poté trattenere nemmeno quelle due parole – il suo
nome – dal ripresentarsi con insistenza alle porte della sua mente.
Per un attimo ebbe il malato impulso di usare quel briciolo di
Occlumanzia che aveva appreso contro quel sussurro sincero e
accorato, realizzando solo con qualche secondo di ritardo l'orrore di
quanto aveva cercato di fare: aveva provato a tenere fuori dalla sua
mente semplicemente sé stesso.
Lacrime fastidiose gli
rotolarono sulle guance: Dobby aveva sprecato l'ultimo
respiro per esalare il suo nome, il nome del mago che, sin dal loro
primo incontro, gli aveva causato più autopunizioni che vantaggi.
Il nome del mago che gli aveva appena inflitto il destino peggiore.
Lasciò che l'onta della colpa gli
inzuppasse ogni fibra del suo corpo pulsante, lasciò che tutti i
ricordi legati all'elfo gli rifluissero davanti agli occhi senza fermarli: crogiolarsi
nelle visioni del passato gli sembrò ancora un buon compromesso
prima di accettare che non avrebbe più parlato al suo amico
insolito, che non lo avrebbe più sentito adorare Harry Potter pur
nella sua condizione, che non lo avrebbe più ascoltato mentre
dichiarava con trionfante fierezza di essere un elfo libero.
Avvertì un groppo alla gola: gli aveva donato
la libertà, si era sentito bene nel farlo, appagato, fiero di sé e
felice per Dobby, ma a che cosa era servito?
Harry sentiva che
non sarebbe dovuta andare così, che quella realtà era sbagliata in
ogni sua manifestazione e incrociare la morte negli occhi di Dobby, già meno lucenti del solito, glielo confermò in un lampo di febbrile lucidità.
Libero.
Dobby aveva continuato a seguirlo, dimostrandogli
fedeltà. Aveva continuato a preoccuparsi per lui, aveva continuato a
prendersi cura di lui e ad andare in missione per lui. Tutto per lui. Per tutti quegli anni Dobby non era forse stato il suo sicario, il fedele servitore che
avrebbe eseguito ogni sua richiesta
anche a costo della vita?
Ma Harry non gli aveva chiesto di morire.
Non gli aveva chiesto di sacrificarsi per salvare loro.
Non gli aveva chiesto lealtà.
Gli aveva solo regalato un calzino e la possibilità di scegliere come vivere la vita. E Dobby aveva fatto la sua scelta: aveva scelto di morire per Harry Potter.
Libertà e sacrificio potevano coincidere? Dobby l'aveva creduto profondamente, ma Harry non era sicuro della risposta. Sapeva soltanto che in quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare indietro e salvare il suo amico da sé stesso.
Tutto ciò che poté fare, tuttavia, fu continuare a cullarlo per un po' al ritmo delle onde sulla sabbia e del suo nome.
«Dobby»
Angolo dell'autrice:
Salve!
Di solito non scrivo FF sui
libri o su Harry Potter nello specifico, però questa volta ho voluto
fare un'eccezione. La morte di Dobby meritava che scrivessi qualcosa
al riguardo. È tra gli episodi che più mi hanno colpita all'interno
della saga, sia positivamente che negativamente. Negativamente perché
a Dobby ci si affeziona sin da quando, cercando di salvare Harry, per
poco non lo uccide con i bolidi, perciò vederlo morire è stato un
durissimo colpo. Positivamente perché credo che sia il modo più
onorevole per Dobby di essersene andato. Nella OS ho filtrato il
tutto dai pensieri di Harry che, da quando muore Cedric, non fa che
ritenersi responsabile di ogni singola perdita; tuttavia, credo che
il senso della libertà dell'elfo sia proprio qui: Dobby sceglie di
rimanere al fianco del mago, costi quel che costi. Non è una fedeltà
servile, ma una fedeltà affettiva, la stessa di Hermione e Ron, con
la differenza che i due umani non muoiono. Per quanto possa esser
stato “casuale” che la lama del pugnale di Bellatrix si piantasse
nel petto dell'elfo, Dobby, di fatto, sceglie come morire, e per me
questa è la più grande espressione di libertà. È una libertà in
senso stoico.
Per questo mi sono sentita
in dovere di scrivere qualcosa su questo personaggio che merita solo
di essere ammirato.
Ringrazio tutti coloro che
vorranno leggere, lasciare un parere o anche soltanto aprire questa
storia senza particolari pretese!
Alla prossima,
Menade Danzante