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Autore: Afrodyte    21/08/2016    3 recensioni
E se, dopo la famosa notte del ballo, Oscar decidesse di abbandonare il comando delle guardie reali? Quali sarebbero le conseguenze? Io ho immaginato un matrimonio imposto: da chi? Con chi? Questa è una sorpresa!
E' una storia a più capitoli, scritta alternando i pensieri di Oscar in un capitolo e quelli di Andrè in quello successivo.
Con questo, spero di aver stuzzicato, almeno un po', la vostra curiosità!
Buona lettura a tutti :)
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti, Victor Clemente Girodelle
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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"Alain, amico mio!"
Urlo correndo incontro a quell'amico che non vedo da anni e che, devo ammettere, mi è mancato parecchio.
"Andrè, quanto tempo!"
Dice ricambiando al mio abbraccio.
"Già, mi sembra passata un'eternità dall'ultima volta che ci siamo visti, ma perchè non entriamo in casa? Gli altri ti stanno aspettando con impazienza"
Conduco il mio amico all'interno di quella che, ormai, è diventata casa nostra.
All'interno di quella casa che ci ha ospitati da quando siamo scappati via da Parigi, anni fa.
Quando ancora non potevamo stare insieme alla luce del sole.
Quando eravamo così diversi, per gli altri.
Quando ancora vigeva la monarchia.
Adesso, invece, è tutto diverso.
"Allora" dice Alain entrando in casa "Dove sono i miei nipotini?"
"Un attimo di pazienza" dice Oscar sorridendo "Sono andati a fare una passeggiata con Rosalie e Bernard, torneranno a momenti"
Chiudo la porta alle mie spalle ed invito il mio amico ad  accomodarsi.
"Allora, come procedono i preparativi per il matrimonio?"
Domanda lui di fronte ad una buona tazza di caffè caldo.
"Beh, direi che, ormai, è tutto pronto..manca solo una cosa" dico prendendo posto accanto a lui.
"Che cosa?" domanda, incuriosito.
"Il mio testimone, Rosalie ha già accettato di essere quello di Oscar"
"Beh, è un bel problema visto che il matrimonio sarà domani" aggiunge bevendo un altro sorso di caffè.
Mi volto per osservare la reazione della mia bellissima Oscar e, insieme, scuotiamo la testa: Alain, non hai proprio capito niente.
"Si, è proprio un bel problema" continua lui di fronte al nostro silenzio.
"Alain" dico io per cercare di attirare la sua attenzione "Noi vorremmo che fossi tu il secondo testimone"
"Voi volete che.." inizia a balbettare.
"Si" dice Oscar "Ci farebbe molto piacere, Alain"
"Ma certo, ragazzi!"
Dice alzandosi di scatto e abbracciandoci tutti e due.
Ricambiamo al suo abbraccio, divertiti da quella strana situazione che si era andata a creare.
Ad un certo punto, sentiamo dei passi veloci farsi sempre più vicini a casa nostra e la voce della povera Rosalie in lontananza che urla "Non correte, bambini"
Mi volto e vedo gli occhi di Oscar illuminarsi di gioia.
"Sono arrivati" dice sorridendo e si dirige verso la porta.
Le nostre due piccole pesti entrano in casa di corsa ma, vedendo quello che per loro è ancora un estraneo, si fermano di colpo, imbarazzati.
Osservo Alain che sorride compiaciuto.
"Però.." lo sento commentare ad alta voce "Il piccolino è proprio la tua fotocopia, Andrè, e la bambina.. beh, sembra la mamma in miniatura"
Sorrido osservando la mia piccola principessa.
Ha ragione Alain: sembra Oscar da bambina.
A parte il vestito, ovviamente.
Quelli non li ha mai portati da piccola.
"Allora, bambini, come vi chiamate?"
Dice Alain rivolgendosi direttamente a loro che, imbarazzati, corrono a nascondersi dietro la gonna della madre.
"Lei si chiama Eleonore, come la mamma di Andrè" dice Oscar indicando la nostra bimba di quattro anni "Mentre lui è il piccolo François, come mio padre" conclude indicando quello di tre. (1)
"Sono davvero due bellissimi bambini" afferma Alain.
Poi, dinuovo, rivolgendosi a loro domanda "Allora, chi vuole vedere i regali che vi ha portato lo zio Alain?"
Gli occhi dei nostri bambini si illuminano di gioia e, seguendo Alain nella stanza accanto, iniziano ad urlare "Io!Io!"
Io ed Oscar restiamo in silenzio ad osservare quella scena che da tanti anni, forse troppi, avevamo solo immaginato.
Prima, tutto questo avrebbe potuto essere solo un bel sogno, mentre adesso è diventato una splendida realtà.
Da quando in Francia è stata proclamata la Repubblica non esistono più distinzioni tra di noi.
Siamo due cittadini uguali di fronte alla legge.
Niente più divisioni in classi sociali, niente più privilegi per clero e nobiltà.
Uguaglianza per tutti, finalmente.
E domani ci sposeremo, non mi sembra vero.
Avrei voluto chiedertelo già molti anni prima, ma i tempi non erano dei migliori.
Prima la monarchia, poi la rivoluzione.
Non era il clima adatto per un matrimonio.
Poi, una sera di quattro anni fa, mi hai confessato di aspettare un bambino ed io mi sono sentito l'uomo più felice del mondo.
Avrei voluto sposarti subito dopo avere avuto Eleonore ma, dinuovo, il periodo non era dei migliori.
Mese dopo mese hanno distrutto la famiglia reale allontanando i figli dalla madre e lasciandoli, infine, orfani.
Ricordo bene quanto dolore tu abbia provato in quel periodo, amore mio.
E come avremmo potuto sposarci in un momento così triste?
Ho aspettato che tornassi a sorridere, prima di farti la proposta ma, nel frattempo, un altro anno è  passato ed anche il piccolo François è arrivato.
Ormai eravamo come una famiglia, anzi, siamo come una famiglia, dobbiamo solo legalizzare tutto quanto.
E, finalmente, domani potremmo farlo.
Potremmo sposarci.
Dopo aver atteso così a lungo.
Dopo aver rischiato di perderti.
Dopo aver ricevuto il consenso da tuo padre, possiamo sposarci.
Ricordo quel giorno come se fosse ieri.
Quando l'ho visto davanti alla porta di casa nostra, ho temuto il peggio.
Ho temuto che fosse venuto fino quì per portarti via da me, per farti tornare a Parigi, dato che le acque si erano calmate.
E, invece, no.
Ci ha dato la sua benedizione.
Strano, ma vero.
Ha detto che io avrei potuto renderti felice.
Che io ti avrei trattato come meriti.
Che dava il suo consenso.
E, dalla gioia, tu lo hai abbracciato.
Credo che quella sia stata la prima volta in cui tu e tuo padre abbiate avuto un contatto così intimo.
La prima volta in cui tu abbia trovato il coraggio per accorciare quella distanza che per una vita vi ha tenuto lontani.
Dopo la sua benedizione, non ci ho pensato due volte.
Sono andato ad acquistare un anello e ti ho fatto la proposta.
"Credevo che non me lo avresti più chiesto" hai detto e ti sei messa a piangere.
"Spero che quelle siano lacrime di gioia" ho affermato mentre ti mettevo l'anello al dito.
E tu hai sorriso, gettandomi le braccia al collo.
"Andrè" dici riportandomi alla realtà "Aiuta Rosalie, non farle fare sforzi nelle sue condizioni"
"Non ti preoccupare Andrè, non sono molto pesanti" protesta lei.
"Dammi quelle buste, Rosalie" dico io togliendogliele di mano "Non voglio che tu faccia sforzi, ormai mancano pochi mesi alla nascita del bambino"
"O della bambina" s'intromette Oscar.
"O della bambina" ripeto io "In ogni caso, non fare sforzi"
Ripongo nel mobile tutti gli acquisti fatti durante la loro passeggiata in paese e vado a chiamare Alain e i bambini per il pranzo.
Sarà un pomeriggio splendido, questo.
Io lo so, perchè non potrebbe essere altrimenti.
Io, mia moglie (perchè, per me, è come se già lo fosse), i miei bambini e i nostri amici.
Cosa potrei desiderare di più dalla vita?
Domani.
Solo questo.
Sposarmi con la mia amata Oscar ed essere, anche davanti agli occhi di Dio, marito e moglie.
Mancano solo poche ore per realizzare il mio sogno.
Poche, pochissime, ore e diventerai la signora Grandier.
Diventerai mia moglie.
Il sogno di tutta una vita.

(1) Ho voluto dare spazio anche ai familiari di Andrè, per una volta, e mi sono immaginata una bambina con il nome della madre.
   
 
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