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Autore: Emmastory    22/08/2016    4 recensioni
La sfortuna della giovane Rain continua a perseguitarla. Sono passati due anni, e il regno di Aveiron è ancora in ginocchio, sotto la costante minaccia dei Ladri, persone assetate di ricchezza e potere, che faranno di tutto per ottenere il completo controllo del regno. Alla ricerca di salvezza, Rain è fuggita verso il villaggio di Ascantha alla ricerca dei suoi genitori, e nonostante i contrasti avuti con loro, è ora fiduciosa e pronta. Sa bene di dover agire, e di non essere sola. I nostri protagonisti si trovano quindi catapultati in una nuova e pericolosa avventura, costretti a far del loro meglio per fronteggiare il pericolo. Si assiste quindi alla nascita di amicizie, amori, gioie, dolori e tradimenti, ma soprattutto, e cosa ancor peggiore, oscure minacce provenienti da voci sconosciute. A quanto sembra, il regno nasconde molti segreti, e toccherà alla nostra Rain e al suo amato Stefan risolverli dando fondo ad ogni grammo di forza presente nei loro corpi. Nelle fredde e buie notti, l'amore che li lega è la loro guida, ma nessuno sa cosa potrà accadere. In ogni caso, bentornati nel regno. "Seguito di: "Le cronache di Aveiron: Segreti nel regno)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-III-mod
 
Capitolo IX

La nostra amata casa

Ero combattuta. Nella mia mente, l’immagine di Maddox appariva complessa, distorta e a tratti indecifrabile. Il suo comportamento era per me incomprensibile. Ci aveva rapiti, torturati per giorni interi, e poi finalmente liberati. Eravamo quindi liberi di tornare a casa, ma camminando, non riuscivo a smettere di pensare a tutto quello che era accaduto. Ormai se ne andata quasi un’altra settimana, eppure ne porto ancora i segni. Quell’ormai famosa ferita è ancora presente sul mio polso, e lo stesso vale per quella di Stefan, fortunatamente sostituita da una cicatrice poco sopra al suo stomaco. Stiamo tornando indietro, e mano nella mano, non parliamo. Il nostro amore ci guida, e le parole non servono. Ad ogni modo, il tempo passa, e mentre questo scorre, il nostro viaggio continua. Abbiamo perso la nostra mappa, ma siamo comunque sicuri di stare andando nella direzione giusta. Nell’aria c’è silenzio, rotto soltanto dal suono dei nostri passi, lenti, decisi e sincronizzati. “Eccoci.” Dichiara poi Stefan, fissando lo sguardo su una casa poco lontana da noi. Felice, accelero il passo che tengo, ma raggiungendola, mi blocco. “Dai, bussa.” Mi incalza Stefan, dandomi una lieve e leggera spinta. Obbedendo a quella sorta di ordine, sono sul punto di farlo, ma un improvviso pensiero me lo impedisce. “No.” Sussurro, ritraendo improvvisamente la mano. “Terra non può vederci così.” Continuo, seria e decisamente non in vena di scherzi. Per tutta risposta, Stefan mi stringe la mano al solo scopo di nascondere quella ferita, e solo alcuni secondi dopo, è proprio lui ad aprire la porta. In quel momento, il colore degli occhi di mia madre si fonde con quello dei miei. “Ragazzi! Cosa vi è successo?” chiede, riuscendo a notare la stanchezza e il dolore dipinti sui nostri volti nonostante i tentativi di nasconderli e apparire tranquilli. Aprendo la bocca per parlare, mi appresto a rispondere, ma all’improvviso, una voce stridula e conosciuta ci interrompe. È Terra, la nostra tanto amata bambina che da ormai lungo tempo desideravamo di rivedere. “Mamma! Papà!” chiama, felice ed eccitata. “Tesoro!” rispondo, inginocchiandomi per un solo attimo e sollevandola fino a prenderla in braccio. Alla sua vista, Stefan sorride, e con una mano le scompiglia la chioma castana da lui ereditata. “Siamo tornati, visto?” le dice, lasciandosi poi sfuggire una risata. Unendosi all’ilarità del padre, la bimba ride, e desiderando unicamente di essere lasciata andare, scalcia leggermente. Non appena i suoi piedi toccano il pavimento, lei resta ferma a guardarci, e improvvisamente, vede ciò che non voglio che veda. Nel salutarla, Stefan mi ha lasciato la mano, e ora la mia ferita, segno di quanto ho subito nella precedente settimana, è in mostra. “Che è successo alla mamma?” chiede, sperando in questo frangente nell’aiuto della nonna. “Niente, si è solo fatta male, principessa.” Risponde questa, prontamente. Mostrando un luminoso sorriso, la piccola si accontenta di quell’informazione, e coprendosi la bocca con una mano, sbadiglia. “Sei stanca, vero? Su, va nella tua stanza, mamma arriverà fra poco.” La rassicuro, guardandola e regalandole una gentile ma frettolosa carezza sulla guancia. Silenziosa, Terra si limita ad annuire, e zampettando per il corridoio, obbedisce come ogni brava bambina. Non appena è lontana, mia madre mi invita a sedermi in cucina. “Parlate.” Ci esorta, parlando contemporaneamente a me e a Stefan. “Devo sapere cosa vi è successo, potete nasconderlo alla bambina ma non a me.” Continua, incalzandoci ancor di più. “Mamma, noi… è una lunga storia, va bene?” risposi, dopo alcuni attimi di snervante silenzio. “Ed io sono pronta ad ascoltare, Rain. Avanti, parla.” Tuonò, continuando a guardarmi negli occhi con aria incredibilmente seria. “Siamo stati rapiti, d’accordo?” sbottai, avendo comunque cura di tenere basso il tono della voce così che Terra non potesse sentirci. “Cosa? Non è possibile!” rispose lei, confusa e stranita da quanto aveva appena sentito. “È tutto vero, queste ferite ne sono la prova.” Disse Stefan, mostrando la mia e quelle che si era procurato su braccia e gambe nel tentativo di difendermi. Scioccata e paralizzata dallo stupore, mia madre non ebbe la forza di rispondere, e riacquistandola dopo un lungo silenzio, riuscì di nuovo a parlare. “Dovete credermi, mi dispiace moltissimo, ma quello che importa è che siete vivi ed io…” Disse, lasciando quella frase in sospeso e sentendo la sua voce spezzarsi a causa delle forti emozioni che provava. “Avrei doluto aiutarvi! Avrei dovuto saperlo! Che razza di persona sono?” continuò poi, con gli occhi velati dalle lacrime e il viso solcato dalle stesse. “Mamma, basta. Sei un’ottima persona, e non potrei desiderare madre migliore. Sei qui per me, per Stefan e per Terra, hai affrontato mille pericoli per proteggermi, perché piangere? Ti voglio bene, e te ne vorrò sempre.” Le dissi, per poi concludere quel discorso con una frase che non avrebbe mai e poi mai perso il suo significato, e il cui valore era letteralmente inestimabile. L’abbraccio che seguì quell’istante fu fortissimo, e non appena si sciolse, lei scelse di andarsene. Poco prima di farlo, mi rivolse la parole per un’ultima volta. “Ti voglio bene anch’io, bambina mia.” Disse, per poi guadagnare la porta di casa e allontanarsi chiudendola lentamente. Rimanendo ferma e inerme, la guardai senza proferire parola, e non appena la porta di casa si richiuse, scoppiai a piangere. In silenzio, come ero solita fare, ma comunque liberamente. “Sfogati.” Mi sussurrò Stefan, posandomi una mano sulla spalla. Voltandomi per guardarlo, sentii una nuova speranza accendersi in me come un fuoco primordiale e indomabile, e baciandolo nonostante le lacrime, mi sentii libera e felice. In un momento di quel calibro, non desideravo che attimi di calma e pace, e infilandomi a letto solo dopo aver fatto addormentare la mia piccola Terra, mirai il cielo esprimendo un desiderio. Ero consapevole della situazione che si era creata ad Aveiron, ma nonostante questo, volevo poter continuare a vivere una vita normale, scandita da innumerevoli cicli solari e vissuta assieme al mio Stefan nelle mura della nostra amata casa.  
   
 
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