Prologo
Macerie, era questa la parola adatta per descrivere Erazî.
Vi erano pietre e travi di legno ovunque, tutto ciò a testimoniare il passaggio di coloro che cercavano di far prevalere la loro supremazia su tutto lo Stato, gli Andhakāra, il popolo dell'oscurità.
Avidi, conquistatori, amanti del denaro, ma molto di più amavano la discordia e la disperazione che si dipingeva sul volto della gente buona.
Quando essi passavano incutevano terrore nella popolazione, perché il loro divertimento era in quello: Intimorire gli innocenti.
Erazî però, non era del tutto distrutta, c'era una parte che ancora non era caduta in mano agli Andhakāra: La città di Aalainn.
Essa si trovava all'estremo confine est, dove il sole sorge, al capo opposto di Tumen, sede del popolo oscuro.
Aalainn era popolata dalla tribù Helder, il popolo della luce, esso era capeggiato da Abner, Re Bianco, e sua moglie Anouk.
Colui che manteneva la pace e l'armonia nella grande cittadina e che nel contempo era costretto a combattere le eresie del nemico, il Re Nero.
Xerab, un essere mostruoso, Re del popolo oscuro e di tutto ciò che causava ostilità nell'Universo.
Si tramava, e si trama ancora, di generazione in generazione che chi fosse riuscito a guardarlo negli occhi avrebbe sofferto di una morte lenta e dolorosa, ciò perché intrisi di malvagità e cattiveria.
Un elmo copriva il suo volto e nessuno, dopo che egli era diventato capo degli Andhakāra, era riuscito nell'intento di scorgere un minimo lineamento del suo viso.
Kalōastra, il nome della sua spada Divina.
"La lama dalle anime oscure", denominata così perché imprigionava ogni anima malvagia al suo interno, rendendone così il possessore malefico.
Arma altrettanto potente era Hātērastra, una lancia bianca, appartenente ad Abner.
Denominata "La lancia del bene", era capace di purificare ogni anima.
Ed è grazie a questo che ad Aalainn vi è sempre stata una costante quiete.
O almeno, c'era.
Arriva sempre un qualcosa che spezza un filo sottile, a cui sono aggrappate migliaia di vite, e quel filo era la vita di Abner.
Colpito da una grave malattia, anche l'uomo più forte e rispettato della grande città abbandonò il mondo terreno.
Un grande senso di afflizione si propagò per tutta Aalainn, bandiere nere vennero issate sulle torri del palazzo reale e ogni donna, uomo o bambino che fosse, si vestì di nero per il lutto.
La famiglia reale era distrutta, Anouk, la moglie dell'uomo, fissava il ritratto raffigurante il loro matrimonio:
Abner non era cambiato molto, il solito spilungono, come lo chiamava lei, i capelli di un bianco candido, che caratterizzava il popolo Helder, le braccia toniche che prendevano in braccio una, al tempo, giovane donna dalla chioma color neve, Anouk.
Prima di morire, aveva sul volto soltanto molte rughe in più, segnate da anni di guerre, la cicatrice che percorreva il suo addome, procurata da una spada.
La barbetta incolta troneggiava sul suo viso sciupato e di un colore innaturale, a parer della donna, ancora troppo giovane per lasciare questo dannato mondo.
-Amore mio- sussurrò, la stanza era silenziosa, dovuto al fatto che di due persone, solo una fosse viva.
La grande finestra era oscurata da pesanti tende nere, evitando che il sole filtrasse nella camera da letto.
Le pareti verdi sembrarono stringersi attorno ad Anouk, un senso di soffocamento le si fece spazio fin su per la gola.
La donna non riuscì a gestire la situazione, si sentì così costretta ad uscire dalla stanza.
I corridoi bianchi e la troppa luce le bruciarono gli occhi, avendo passato troppo tempo nella stanza ombrosa.
Si poggiò su di una parete, chiudendo gli occhi e lasciandosi qualche minuto per respirare, le lacrime minacciarono di scendere copiose, perché era dovuto toccare proprio a lui?
La sua spalla poggiava contro qualcosa di duro che realizzò trattarsi della teca.
La lancia Hātērastra era conservata nella gabbia di vetro trasparente, e lì Anouk sospirò.
-Anouk, sai che non terrò per molto- Abner biascicò difficilmente le parole.
-Non dire così, troveremo un modo- la donna era sull'orlo delle lacrime.
-Sai anche tu che non è vero, non darti false speranza tesoro- l'albina era abbracciata al marito, ormai sul letto di morte.
-Dovrai lasciare Aalainn in mano ad Anais, è l'unica a poter mettere la parola fine a tutte queste guerre, dobbiamo lasciare che la profezia faccia il suo corso, Hātērastra sarà al suo fianco, riuscirà a proteggersi - Anouk strinse i pugni, annuì semplicemente e guardò il suo compagno di vita chiudere gli occhi per sempre.
"Figlia mia, il destino di Erazî, dipende da te." Pensò la Regina Bianca, mentre si avviava verso l'esterno del castello.