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Autore: ResurrectionMoon    30/08/2016    2 recensioni
(...) Ma non poteva pretendere che lo capisse, non avrebbe neanche mai potuto immaginarselo, uno come Naruto. D'altronde non c’era arrivata sua madre, come poteva uno innamorato e sbadato come l’Uzumaki riuscire ad intendere che la ragazza dagli occhi verdi con la quale era cresciuto avrebbe preferito non essere mai nata così com’era? (...)
(...) A volte si toccava, palpandosi il centro del petto dove la pelle era tirata sulle ossa ed immaginava che fosse quello di un ragazzo. Allora affondava con anche il capo sotto l’acqua ed in quei momenti vedeva ciò che sarebbe voluta essere. Fantasticava su come sarebbe potuta essere la sua vita da ragazzo e sui fiori che avrebbe regalato ad Ino ma poi, quando la mano raggiungeva l’inguine e percepiva fra le dita la fessura in mezzo alle gambe, stringeva i denti stizzita e si alzava di getto a sedere, rompendo l’incantesimo. (...)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Un po' tutti | Coppie: Sakura/Ino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Era tornata a casa in piena notte e pur sapendo che sua madre avesse il sonno leggero e dunque l’aveva sentita arrivare, non aveva osato raggiungerla in camera.
Si era fatta una doccia e data una sistemata prima di infilarsi sotto le coperte. Il mattino seguente, di lunedì, era tornata a scuola facendo un’altra strada per evitare di incontrare lo sguardo spaesato di Ino che le faceva tanto male.  Legò la bicicletta come ogni giorno e come ogni giorno, come se nulla fosse cambiato, sentì la voce di Naruto salutarla. 
Aveva lo stesso identico sorriso che lei così spesso aveva spento grazie ai suoi brutti modi e quando lo vide avvicinarsi una tensione inconsueta la investì.
Le si parò davanti e le consegnò una busta: dentro c’era di nuovo quella felpa.
-Te la regalo-le disse, sorridendo ancora-siamo sempre amici, no?
La vista della ragazza si appannò e il suo petto percepì una sorta di calore invadere il cuore, un calore che non aveva mai sentito. Annuì e si asciugò il viso con la manica dell’enorme cardigan che portava.

Le lezioni scorsero in fretta e quando arrivò il momento dell’intervallo, Sakura pensò di salire sul tetto dell’edificio per prendere un po’ d’aria e stare da sola. 
Lasciò che il vento autunnale annodasse i suoi capelli e inspirò profondamente l’aria odorosa di pioggia. Appoggiata al muretto del tetto poteva vedere il cortile colmo di ragazzi e fra loro, la figura di Ino che spiccava con i suoi capelli biondissimi e la divisa scolastica tenuta in modo ben poco scolastico. La fece sorridere il ricordo della ramanzina che le fece del professor Kakashi riguardo l’abbigliamento da tenere in aula. Allora ebbe un fremito e pensò che quei momenti non sarebbero davvero più tornati. Si chiese se mai Ino l’avesse accettata e avrebbe ancora avuto il coraggio di trattarla come la sua migliore amica, se dopo la sua dichiarazione le avrebbe mai parlato ancora di Sasuke e delle litigate con Karin. In quel momento si sentì tremendamente sola, come se sapesse per certo che mai nessuno al mondo l’avrebbe realmente capita e ne averebbe sentito la mancanza. Si ritrovò a fare un macabro pensiero riguardo la propria morte e alla possibilità di chi ci sarebbe stato al suo funerale. In passato quelli come lei non avevano un funerale, diceva il monaco della loro fede, gli dei non accettavano abomini come loro nel proprio regno. 
Sputò oltre il muro e ringraziò di essere atea. 
Proprio quando si decise a tornare in classe però, si trovò la strada sbarrata da tre figure tanto conosciute quanto fastidiose. Karin e le sue tirapiedi erano parate davanti alla porta dell’ascensore e i loro ghigni non promettevano niente di buono.
-Hey, Haruno!-le gridò la rossa, da sempre in competizione con lei e Ino per l’amore di Sasuke-Dovresti imparare a dire a bassa voce i tuoi segretucci.
Le tre ragazze scoppiarono in una risata malefica mentre alla rosa sembrò che tutto il mondo si fosse capovolto. In un impeto di paura, si figurò gli sguardi di tutta la scuola puntati malignamente o curiosamente su di lei, compreso quello compassionevole degli insegnanti per la sua difficile situazione. Pensò a come l’avrebbero evitata delle persone una volta saputo della sua doppia identità e di che vergogna avrebbe suscitato in tutta la sua bigotta famiglia. Immaginò periodi di solitudine e ulteriori anni di sofferenza, una fuga lontano da casa. Volle piangere poiché capì che presto il suo segreto sarebbe davvero stato sulla bocca di tutti vista la bravura di Karin di divulgare i fatti altrui.
-Allora, Sakura-sghignazzò-così non ti piaci, vero? Beh, fortuna che io sono magnanima e potrei aiutarti.
La vide sfilare dalla borsetta a tracolla un paio di grosse forbici d’acciaio e per un attimo pensò al peggio. Attonita e coinvolta in un persistente capogiro non ebbe il tempo di correre verso le scale che portavano al corridoio dell’ultimo piano, quindi venne raggiunta dalle due amiche di Karin e afferrata per le braccia.
-Lasciatemi stare! Che volete?!-strillò, dimenandosi come un’anguilla.
-Sta un po’ giù- le intimò una delle due, quella bionda con un grosso paio di occhiali che rendevano ancora più piccoli e perfidi i suoi occhi color nocciola.
Una delle due le diede una ginocchiata nella piegatura fra coscia e polpaccio in modo da toglierle l’equilibrio in un urlo di dolore e farla cadere sull’asfalto poroso. 
Sakura sentì il cuore batterle all’impazzata nel petto mentre i ciuffi di capelli offrivano protezione al suo viso arrossato e colmo di lacrime che ora cadevano a grandi gocce sul terreno. Tremava dalla paura, non era stata mai aggredita in quel modo e provava un forte dolore alle spalle, tenute indietro dalle mani delle altre ragazze e alle ginocchia ormai sbucciate dalla caduta. Provò a divincolarsi nell’intento di scattare verso le scale ma Karin la raggiunse e le afferrò i capelli, costringendola ad alzare il viso verso il cielo azzurro.
-Che c’è piangi ora? Dovresti ringraziarmi, ti aiuto a guadagnare un aria più mascolina.
Le sentì ridere malignamente dei suoi singhiozzi, della saliva che assieme al naso colante, le era calata sulle labbra e delle lacrime calde e intense, simili al succo di una pesca matura schiacciata fra grandi dita possenti. Si sentì esattamente allo stesso modo: stritolata dal mondo. La violenza che le muovevano Karin e le sue amiche non era altro che una dimostrazione pratica del dolore che così spesso aveva attanagliato il suo petto, mozzandole il respiro. Non era che un resoconto reale delle occhiate sospettose e intransigenti e di tutte quelle parole non dette che forse avrebbero potuto mettere in chiaro la situazione prima di arrivare ad incanalare tanta negatività.
-Adesso farai meno la furba-sibilò la rossa mentre Sakura sentì la lama delle forbici tagliare con crudele lentezza i suoi capelli fin quasi alla radice più volte finchè la testa non fu quasi tutta privata della maggior parte dei centimetri di capelli che la rivestivano. Ogni taglio era come un pugno nello stomaco, come quella voce che le ricordava quanto male le avrebbero fatto solo perché era se stessa. Fu come sprofondare in un buco nero fatto di ricordi dolorosi e di amare prospettive e Sakura desiderò ardentemente sparire dalla faccia della terra, magari non essere mai esistita. I suoi sensi vennero attutiti dal nero che l’avvolgeva tutta e il tatto smise di sentire il freddo terreno, il dolore per i nodi incastrati fra le falangi di Karin, il vento, l’udito cessò di percepire le risate e i commenti sprezzanti e gli occhi, gli occhi non vedevano altro che l’oscurità delle loro palpebre strizzate e umide di pianto.
-Lasciatela subito stare!
Quella voce la riscosse: era Ino. Le diede la forza di abbassare il mento in direzione della ragazza ora in posizione guardinga sulla soglia della porta delle scale. Non le era possibile vederla chiaramente eppure il tono della sua amica, che lei sapeva riconoscere come il proprio, le anticipò quanto fosse furiosa la sua espressione
-Altrimenti?-la sfidò Karin.
-Altrimenti, Karin, ti assicuro che non la passerai liscia-Sasuke, quel ragazzo che lei aveva sempre detestato e per cui aveva provato tanta gelosia, era comparso da dietro le spalle di Ino e i suoi occhi neri come una notte senza stelle, erano puntati dritti nelle iridi della sua carnefice.
-S-Sasuke…-balbettò mentre lasciava la presa dai capelli di Sakura-I-io…
-Fa silenzio-la freddò-Sei pessima. Sparisci dalla mia vista immediatamente.
-M-ma…-una delle due amiche di lei provarono a intervenire, scatenando ancora di più l’amarezza dell’Uchiha.
-Andatevene.
Dopo qualche secondo Sakura si sentì mancare e cadde completamente al suolo. Si ritrovò raggomitolata sul terreno con la percezione nuovamente attiva, il vociare di diverse persone fra cui anche Naruto e il professor Kakashi attutito dalla bolla di vergogna e spossatezza che si era magicamente creata attorno a sé. I suoi occhi schiusi vedevano il pavimento come una distesa grigia tappezzata di quei ciuffi rosa che erano i suoi. Non riusciva più neanche a piangere, si sentiva completamente umiliata e spossata.
-Sakura!
Le braccia lunghe e fini di Ino la sollevarono, portandola contro il suo petto.
-Oh, Sakura! Meno male che Naruto ti ha notata quassù in tempo!-esclamò la bionda.
Fu una sensazione strana quella che le diede il contatto con la pelle profumata della ragazza che amava, come se tutto ciò che aveva subito non fosse più importante e la cosa migliore fosse trovarsi attaccata a lei, col respiro un po’ affannato e preoccupato della Yamanaka dritto contro il collo.
-Ino… mi dispiace così tanto-singhiozzò stordita quando riuscì a mettersi seduta-Ho rovinato tutto...-aggiunse mentre guardava mortificata la figura accovacciata di Ino accanto a lei. La vide scuotere la testa platino e asciugarsi le ciglia con quel modo femminile e delicato di cui si era innamorata.
-Tu sei mia amica-mormorò Ino, prendendole le mani nelle proprie per poi cercare di incrociare i loro sguardi-Lo sei sempre stata.

Lo stesso pomeriggio Sakura tornò a casa accompagnata da Naruto e Ino e quando lui le lasciò sedute nel giardinetto dell’Haruno, si creò una sintonia particolare, diversa dal solito. Forse era la consapevolezza a rendere il loro rapporto meno fiabesco di come Sakura se lo era immaginato e più realistico di quanto Ino credesse eppure entrambe sentivano che le cose andavano bene com’erano.
-Vieni qui, fronte spaziosa-la invitò dolcemente Ino, apostrofandola con quell’aggettivo che Sakura aveva imparato ad adorare perché era segno della loro relazione d’amicizia e di come le situazioni si sarebbero appianate. Col tempo lei avrebbe imparato ad accettare che Sasuke e Ino presto si sarebbero davvero fidanzati mentre Ino stessa si sarebbe impegnata per superare la paura di aver quasi perso la sua migliore amica. Forse chissà, avrebbero complottato ancora in futuro, come quando erano ragazzine, magari per far rendere conto a Naruto di quanto Hinata tenesse a lui. Forse avrebbero resistito alle faglie del cambiamento.
Per ora era possibile osservarle durante il tramonto, sedute nel giardino dai colori ormai autunnali, Ino intenta a sistemare i capelli a Sakura, Sakura intenta a ricercare in quel gesto la sua nuova normalità e legarla al quotidiano del passato.
-Ecco fatto.
Nel riflesso dello specchio che Ino le porse una volta finito di elaborare quei suoi capelli irregolari, Sakura si vide rinnovata e si piacque. Per la prima volta dopo mesi e mesi, riuscì a sorridere a se stessa, a quel viso dai lineamenti sottili incorniciati da ciuffi rosati e corti, sistemati alla meglio in un taglio più che mascolino. 
-Ti piace?
L’Haruno strinse i denti per non piangere di commozione e annuì freneticamente. 
-Solo una cosa… non è che hai tagliato un po’ troppo sulla fronte?-ridacchiò, giocando con i corti ciuffetti.
-Sei sempre la mia Fronte-spaziosa-le rispose sorridendo e quello fu il regalo migliore che Sakura avesse mai chiesto, il sorriso più vero che avesse mai visto che la fece sorridere di rimando.
   
 
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