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Autore: Azin31415    02/09/2016    0 recensioni
[Santiago Cabrera]
Questa fan fiction è nata come il proseguimento del film di Santiago Cabrera, "La vita dei pesci". Le mie amiche erano rimaste troppo tristi per la fine del film in cui Andres, il personaggio interpretato da Santiago, lascia una festa in cui aveva rivisto il suo primo e vero amore. Ma lascia la festa solo. Dopo la festa succede: questo! Leggete, eè ambientata nel Cile del nostro Santiago.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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La marea era bassa, le onde della violenta tempesta notturna, avevano creato dei piccoli ruscelli che, mentre cercavano la via per tornare all’oceano, disegnavano nella sabbia strisce con sfumature nere e grigie, come i suoi pensieri.

Alzò lo sguardo all’oceano e il ripetitivo sciacquio delle onde, che normalmente la calmava, non aveva nessun effetto positivo su di lei quella mattina.

Si girò verso la sabbia, sperando che i suoi cupi pensieri scivolassero via dal cuore come i rivoli d’acqua verso l’oceano.

La sabbia asciutta era nera e costellata dal brillío della silice, lei sapeva che era solo un effetto ottico, ma le riportò sulla pelle il ricordo delle notti d’amore sotto le stelle di Atacama.

Si avvicinò all’acqua per rinfrescarsi e le onde le lambirono le ginocchia.

Non riusciva a non pensare a ciò che era successo tre giorni prima.


Osservatorio Alma tre giorni prima

 

Ale percorreva i corridoi dell’Alma con Hans che le cingeva la vita.

“Ci sono dei numeri che mi sembrano errati nei diagrammi che mi hai passato.” Diceva serio l’uomo.

“Io li avevo controllati tutti, appena fatto la scoperta, vuoi che li ricontrolli?”

“Sì, andiamo nel mio ufficio!”

Alessandra aveva il cuore in gola.

Uno sguardo con l’amica le era bastato: se fosse riuscita ad installare nel computer di Hans il Team Viewer di Sophie, il suo doppio gioco avrebbe potuto, finalmente, terminare.

Ma non le piaceva come Hans la stava abbracciando. La mano sul suo fianco si stringeva leggermente e poi saliva e scendeva, accarezzando la sua camicia di seta. Notava il desiderio in lui e questo la metteva in ansia.

Arrivata all’ufficio si mise subito a controllare i numeri, commentando con lui quali potessero essere sbagliati e il perché. In un momento di distrazione di Hans, cambiò schermo ed accettò l’invito a condividere i computer che Sophie aveva inviato, poi rimise la schermata Excel e continuò a fingere di lavorare sui diagrammi.

Notava Hans che si agitava inquieto e, con la coda dell’occhio, lo teneva sotto controllo mentre, a causa dell’agitazione, si rese conto che lei stessa stava chiacchierando un po’ troppo.

All’improvviso se lo trovò seduto sulla scrivania che la osservava, con un sorriso sornione.

Un po’ per stanchezza e un pò per nervosismo, Ale si allungò all'indietro, alzando le braccia per stiracchiarsi la schiena e lui ne approfittò per sedersi a cavalcioni su di lei con le mani sul seno.

La ragazza scattò in avanti sorpresa: “Hans!” Protestò.

Lui non demorse, la abbracciava e intanto sbottonava la camicetta, baciandole il collo: “Sono stanco che mi scaldi per niente, stavolta non accetterò un no!”

“Hans, mi schiacci..” Disse lei, la cui ansia stava aumentando a dismisura, rasentando il panico.

“Oh scusa..” Disse l’uomo, alzandosi e sollevandola come una piuma.

Le cingeva la vita e continuava a baciarla eccitato. La appoggiò bruscamente sulla scrivania e si sdraiò addosso a lei che opponeva resistenza.

“Hans non voglio!” protestò Ale.

“Io si!”


“Speriamo che Hans non voglia dare troppe attenzioni ad Ale!”

“Perché? Cos’altro state organizzando? Chiese Andres mentre osservava curioso Sophie e Mabel trafficare su tre computer contemporaneamente.

“Ci ha dato accesso al portatile di Hans, sto entrando nelle sue mail. Datemi ancora dieci secondi e copio le mail che ci interessano.

Eccola Mabel! Leggi la mail del lecchino bastardo!

Leggi che dice: Le tre troie hanno scoperto qualcosa di veramente eccezionale, un buco nero non individuato e scambiato per una nana rossa, la X324 F.

L’abbiamo trovato!! L’abbiamo trovato!”

Gridarono le ragazze abbracciandosi, poi si guardarono: “L’abbiamo incastrato quel figlio di buona donna!”

“E lui, intanto, dov’è?” Chiese Andres.

“Non so, forse con lei…”

“E se la becca? E se si rende conto che lei lo sta imbrogliando?” Disse Andres alzando la voce. “Ma voi siete folli!!”

Sophie alzò lo sguardo verso il ragazzo, preoccupata all’improvviso per una eventualità che avevano accettato con leggerezza.

“Non le farebbe mai del male!” Si guardò con Mabel “Vero?”

Andres si alzò turbato e si avviò fuori borbottando ad alta voce: “Siete tre incoscienti!”

Mentre si avvicinava all’ufficio di Hans il cuore prese a balzargli in petto come un tamburo, la testa stava perdendo lucidià. Molti pensieri continuavano a frullargli per la mente, ma ora aveva un unico chiodo fisso: temeva, anzi sentiva, che la sua Ale fosse in pericolo.

Arrivato all’ultimo corridoio, vide in fondo due guardie giurate che ridacchiavano ma si fecero subito serie nel vederlo.

Si mise a correre verso l’ufficio del boss, e più si avvicinava più sentiva la voce di Ale gridare dei no soffocati.

Entrò nell’ufficio prima che le due guardie lo acciuffassero e vide la schiena di Hans chinato sulla scrivania che intrappolava la ragazza.

Lo prese per le spalle e lo tirò violentemente all’indietro, scorgendo per un solo secondo quello scricciolo di Ale quieto sulla scrivania, come abbandonato.

Hans si girò furioso, ma il suo viso pieno di rabbia venne colpito in pieno da un pugno feroce che Andres sferrò con tutte le sue forze. Hans cadde all’indietro.

Andres non perse tempo e andò a raccogliere Ale che, singhiozzante, si stava rialzando. La tensione gli aveva seccato la bocca, la respirazione era accelerata, la furia gli stringeva lo stomaco e quando vide l'espressione di terrore ancora impressa sul viso di Ale, dovette mordersi a sangue il labbro per sforzarsi di mantenere la calma.

Le circondò le spalle con un braccio, “Vieni via…” Sussurrò dolcemente.

“Lei non va da nessuna parte!” Tuonò Hans poggiando una mano sul braccio di Ale.

Andres si girò ancora più furioso e, anche se Hans tentò di colpirlo, gli assestò un pugno in volto ancor più forte, facendolo finire contro il muro della stanza. Poi come una furia, lo prese per il collo della sua camicia firmata, lo sbattè ancora al muro e gli intimò “Tu non la sfiori più! Mi hai capito! Non la devi nemmeno più guardare! Bastardo!”

Poi tornò da Ale fulminando con lo sguardo le due guardie, che intimidite si fecero da parte.

Abbracciò la ragazza  e si allontanarono per il corridoio.

 

Arrivati alla caldaia, prima di entrare, Ale si divincolò dall’abbraccio protettivo di Andres e fuggì. Andres la chiamò  ma subito pensò che fosse meglio lasciarla da sola a smaltire il terrore appena vissuto. Entrò alla caldaia pronto a fare una piazzata a quelle due incoscienti che avevano giocato con il fuoco sulla pelle della fragile amica.

 

Ale scappò per i corridoi dell’Alma, non sapeva nemmeno dove era diretta, solo voleva allontanarsi da tutto e da tutti. Arrivò al desk nella hall principale ed ordinò a Jorge di farsi dare le chiavi di una jeep. Si accertò solo che il serbatoio del carburante fosse pieno e se ne andò.

Si allontanò il piu velocemente possibile, premeva l’acceleratore al massimo per la strada dritta ed infinita che la allontanava dall’inferno e dal paradiso in cui aveva vissuto le ultime settimane che a lei parevano un anno.

Arrivò all’autostrada e la inforcò in direzione contraria a Santiago, continuava a correre, con i finestrini abbassati e le lacrime che le appannavano la vista, tanto che ad un certo momento vide un cane intento ad attraversare la careggiata e si spaventò. Riuscì a mantenere il controllo della jeep, ma l’adrenalina scatenata dallo spavento le restituì la lucidità.

Fermò la jeep al lato della strada, ed aspettò che il suo cuore tornasse al battito normale. Non sapeva per quanto tempo avesse guidato, non sapeva nemmeno dove si trovasse.

Dopo il  tempo infinito che le servì per calmarsi si guardò in giro.

Alla sua destra l’Oceano Pacifico era azzurro intenso e lambiva le rocce sulle quali l’autostrada era costruita. A destra, le dune sabbiose salivano dolcemente, nascendo da quel litorale azzurro, violento e prepotente che era l’Oceano.

Riconobbe la Ruta 1. Istintivamente si era messa in viaggio verso il luogo che amava di più dopo la casa nelle colline toscane di sua nonna.

La casa di Tocopilla, una piccola casetta sulla spiaggia che le tre ragazze avevano affittato da quando lavoravano all’Alma.

Abbozzando un sorriso e un po’ rincuorata, riprese il viaggio.

Arrivò a Tocopilla e andò dalla señora Amanda a prendere le chiavi della casa sulla spiaggia. Come da consuetudine, la riempì di empanadas, pastel de choclo e avepalta. Una scorta per una settimana.

Arrivata alla casetta, crollò sul letto e dormì per ore.


Tocopilla tre giorni dopo

 

“Perché te ne sei andata?”

“Avevo troppa vergogna. Sono stata stupida, capricciosa, egoista, e, soprattutto, ingiusta, con te.”

“Allora avrò il  diritto, anche io, di essere stupido, capriccioso ed  egoista almeno una volta.”

“No, stupido no...” Ale giocava  a fare dei circoli, con il piede nudo sulla sabbia.

“Con voi tre scienziate,  mi sono sentito spesso stupido.” Commentò strappando un sorriso alla ragazza.  

“A proposito, siete già state segnalate per il Nobel. Complimenti”

Lei alzò il viso a guardarlo, il vento gli muoveva i capelli. Moriva dalla voglia di affondare le mani in essi, invece ritirò le labbra, mordendole ed abbassò il viso.

“Oh non importa ormai, so che tutta la nostra carriera sarà in discesa da adesso in avanti.”

“E noi?” Chiese schietto Andres.

Ale non alzava il viso e ci mise un bel po’ a rispondere.

“Non pensavo che ci fosse un “Noi”,  fino che non ti ho visto arrivare su questa  spiaggia.” Disse la ragazza con un mezzo sorriso. “Ti ho fatto soffrire troppo.” Mormorò alzando il viso per guardarlo.

“Tu non hai sofferto?” Chiese lui piegando la testa di lato e cercando con le mani la sua vita.

“Moltissimo! Troppo...”

La strinse a sé.

“Cosa pensi di fare adesso?” chiese Andres.

“Ho molte vacanze arretrate. Un mese o poco più.  

Penso di rimanere qui. Mabel e Sophie si stanno occupando di tutto, ora tocca a loro. Interviste, articoli e come sempre calcoli e diagrammi. Io sono ufficialmente malata.” Terminò con un sorriso. Strusciando poi la guancia contro la maglietta di lui. E sentendo il benessere diffondersi per il suo corpo abbracciato a quello di Andres.

“Io devo scrivere un libro.” Disse Andres sui capelli di lei, baciandoli ed aspirando il profumo di mare che emanavano. ”Una casa editrice è venuta a sapere che ero presente all’osservatorio durante i giorni della vostra scoperta e vuole un libro. Mi ha offerto un contratto molto interessante.  Ci metterò molto a scrivere ed avrò bisogno di un posto tranquillo.

Magari per un mese o poco più.” Terminò sorridendo.

“Come lo intitolerai?” Chiese lei abbracciando il suo collo e finalmente guardandolo negli occhi, serena.

“Di che segno sei?”

“Dei pesci!” rispose ridendo.

“Sotto il segno dei pesci, potrebbe essere un buon titolo!”  Terminando di parlare sulle sue labbra, baciandole e facendo scomparire come per una incantevole magia, tutte le ultime amare esperienze.

“Lo hai mai fatto su questa spiaggia?” Mormorò l’uomo finalmente liberando il suo cuore dalla catena che lo aveva stretto in tutti i giorni precedenti.

“No, però l'ho fatto sotto le stelle di Atacama…”

“Ricordo… Qualcosa.. “ Disse sorridendo “Anche sulla spiaggia deve essere bello.”

Lei rise.

“Sì , magari di notte però.  Ti stai bagnando tutto.” Gli disse mentre lui si era seduto sul bagnasciuga senza curarsi dei blue jeans inzuppati e pieni di sabbia.  La attirò su di sé.

“Anche tu.”

“Bacio meglio di Sophie?”

Lui scoppiò a ridere. “Sì, sono sicuro che tu baci meglio!”

Si girò, appoggiandola sulla sabbia bagnata ed, appoggiato ai gomiti, continuava a baciarla con le mani affondate tra i suoi capelli biondi.

Lei aveva sempre odiato sporcarsi di sabbia, sentì l’onda arrivare lambendo la sua schiena e fermarsi tra i capelli con la schiuma leggera. Questa volta non le importò di bagnarsi e di sporcarsi di sabbia. Aspirò a fondo il respiro di lui nella sua bocca mischiato allo iodio del mare a qualche granello di sabbia, e pensò che non era mai stata più felice e più amata come in quell’istante sotto l’implacabile sole australe.

 
   
 
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