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Autore: starmars    07/09/2016    4 recensioni
Sono passati dieci anni da quando Arya Stark è entrata nella casa del bianco e del nero. Dopo aver imparato a combattere e ad uccidere, deciderà di tornare nel continente occidentale per ottenere vendetta.
“Perchè il Nord non dimentica, e di certo non l'avrebbe fatto lei.”
Non sarà la sola a compiere questa scelta. Anche i Targaryen stanno tornando e i regni del Westeros, dopo una pace durata anni, ricadranno in un periodo di tumulti e di guerre.
**La fanfic prende in considerazione le vicende delle prime quattro stagioni della serie Tv, alcune nozioni aggiuntive sono state prese dai libri della saga. Non c'è alcun riferimento alla quinta stagione.**
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Daenerys Targaryen, Nuovo personaggio, Tyrion Lannister
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Il fantasma di Harrenhal era da sempre stato lei. Un'entità misteriosa che sia nell'oscurità della notte sia nelle ombre del sole di mezzogiorno, aveva incusso timore anche nelle menti più fredde e misurate degli alfieri dei Lannister. La realtà era che Jaquen H'ghar faceva tutto il gioco sporco in sua vece. Lei era solo quella che pronunciava i tre nomi dell'odio di quel momento, nient'altro. Ora le piaceva pensare che essere tornata lì con Spettro fosse un segno, il destino aveva voluto che riprendesse ciò che di diritto era suo. La fama di spirito vendicativo le apparteneva più che mai, ed entrare nella mente di quel lupo albino era diventata un'abitudine. Girovagava con quelle zampe lunghe e bianche, leggere e silenziose tra le mura di quella fortezza decaduta da tempo, con lo sguardo rosso sempre attento, e sebbene molti di quei soldati fossero abituati alla vista di quella creatura, c'era ancora chi vedendolo provava la paura più pura, che lei riusciva a fiutare con estrema facilità.

Finì un giorno per dimenticare di essere nel corpo del metalupo, tramutandosi ancora una volta come un fantasma che vaga irrequieto nel castello. Non era solita entrare dentro nei corridoi sui quali si affacciavano le stanze degli uomini dei Targaryen, ma quella mattina finì per mettere le zampe nell'ingresso umido e freddo di uno di quegli alloggi. Con quel suo naso percepì subito un forte odore di incenso che intrise presto l'aria costringendola a indietreggiare tanto le dava fastidio, poi un sussurro appena pronunciato attirò la sua attenzione. Con dei movimenti guardinghi e miti si avvicinò alla stanza della Regina Daenerys e lì quel sussurro si fece più forte.

“Non ci sono molti sopravvissuti.” captò quelle parole in Valyriano stretto che amaramente pronunciò la voce candida della donna. Si affacciò appena osservandola seduta di fronte al camino scoppiettante. Un'ombra alta e corpulenta appartenente al re oscurò per un attimo la luce provenire dall'interno. Lo sentì sospirare rumorosamente. “Allora è vero che li hanno visti apparire?”

Dany annuì. “L'intera foresta è andata in fiamme. Non ci è giunta nessuna notizia di Aerys.”

Aegon abbassò la testa con aria stanca, sbuffando. Aveva una preoccupazione in volto che rifletteva i dubbi della sua regina. Perdere il fratello per lui non sarebbe stato un grosso peso, ma perdere migliaia di Dorniani, quello si che sarebbe stato un guaio, sopratutto in vista della guerra più importante.

“Ho visto Drogon partire stamani all'alba, è andato dai suoi fratelli.” continuò con una cadenza laconica Daenerys.

“Dovremmo raggiungerlo, così scopriremo che fine ha fatto Aerys.”

“Vuoi lasciare Harrhanal e portarti dietro tutti gli uomini?”

“Se devo proprio dirti la verità, non ho mai avuto nessuna intenzione di stare qui in attesa insieme a quei lupi. In attesa di cosa poi? Di un avviso, un messaggio? Da parte di quello stupido di mio fratello che si è fatto uccidere molto probabilmente.” la rabbia, mista ad una certa soddisfazione, sfumò dalle parole del re, e Arya vide attraverso gli occhi di quel metalupo, la regina argentea sobbalzare. “Come puoi dire questo? Aerys non era...non è stupido. Sono certa che abbia trovato una soluzione per sfuggire al massacro.” i suoi occhi viola brillavano di una speranza cieca di fronte a quel focolare caldo e dalle fiamme frenetiche.

Aegon sogghignò. “Vorrei poter vedere la stessa preoccupazione velare i tuoi occhi, anche quando si tratta di me.”

Non la lasciò ribattere, tanto che lei rimase a bocca aperta, priva di commenti, quando il re si voltò per andarsene.

Ci fu un attimo in cui rimase tra il perplesso e il disgustato quando vide la figura albina del metalupo appena dietro l'angolo, mentre Spettro silenzioso come sempre lo fissava. Arya lo stava fissando, sfidandolo attraverso quel rosso sangue dei suoi occhi. Aegon zittito dall'improvviso incontro attirò l'attenzione di Daenerys che alzatasi dalla sedia lo raggiunse all'esterno della stanza. “Pensi che ci abbia sentito?” domandò la regina quasi sussurrando. L'uomo la guardò sbalordito. “Sei impazzita per caso? È solo una bestia, cosa può aver capito?” Allungò una mano spavaldo facendo gesti all'animale. “Sparisci!” gli intimò, ma Spettro non si mosse di un passo e rimase impassibile.

“Sparisci ho detto!” ripetè con ancora più forza il re.

“Basta smetti!” lo afferrò per il braccio Dany che cercava di calmarlo inutilmente.

Spettro a quel punto, mosso dalla volontà di Arya fece un passo verso di lui, fermo e calmo. Aegon come un codardo che grida senza poter nuocere veramente, si fece indietro lasciando che fosse Daenerys a doversela vedere con quella bestia.

“Perdonalo ti prego” pronunciò dolce. Era come quando parlava con Drogon, solo lei riusciva a farsi capire realmente da quelle creature mitiche.

Il lupo ovviamente non disse niente, ma nello sguardo sprigionò tutta la sua paziente comprensione nei confronti della regina, fino a che non voltò le spalle ad entrambi e svanì nel buio del corridoio.

 

 

 

Quando Arya scese nel cortile principale quella sera, le luci delle fiaccole dell'esercito in partenza illuminavano tutto come se fosse giorno. Sembravano tutti in preda dell'urgenza, tanto erano veloci i loro movimenti nel sistemare i cavalli e i carri sui quali riponevano le loro cose.

Evidentemente Aegon aveva fretta di incontrare questi due draghi che dicevano si fossero fatti vivi all'estremità della Strada del Re.

Chissà se riusciranno a ritrovare Aerys. Sgranocchiò una mela appoggiandosi al muro del loggiato osservando apparentemente quieta quella scena, ma dentro di sé nascose una leggera fitta che le stava punzecchiando lo stomaco, come se ci fosse qualcosa in quel pensiero che non le andasse bene. L'ultima volta che aveva visto il principe Targaryen non si era accomiatata da lui con gentilezza, e davvero in quel momento non le era importato. L'unica cosa che contava realmente era allontanarlo da lei, da quello che le stava facendo senza rimorsi e senza ripensamenti. Eppure ripensando a quegli occhi blu tristi e malinconici il dolce succo della mela, assunse improvvisamente un tono molto amaro nella sua bocca.

CRUNCH, affondò i denti nella polpa e un rigagnolo le bagnò il mento. Avvertì la presenza improvvisa di Tyrion farsi strada dietro di lei per affiancarla.

“Questa storia ha dell'incredibile non trovi? Proprio ora che stiamo per entrare in battaglia contro Approdo del re, ecco che spuntano i due draghi perduti della regina. Devo ammetterlo, il tempismo è schiavo dei Targaryen.”

Arya si pulì la faccia con il dorso della mano prima di poter rispondere.

“Sembri quasi deluso da questa notizia. Pensavo ti piacessero i draghi.”

L'amico ricambiò il suo sguardo scrollando le spalle. “A volte desiderare troppo una cosa, vuol dire esserne sommersi. Un po' come quando ti viene voglia di pudding alle noci, ne mangi in quantità e poi non ne puoi più, ti viene quasi da vomitare.”

“Sono tre draghi, e sono più utili di un dolce alle noci. Forse sono la nostra speranza di vittoria.” sospirò e mise in bocca anche l'ultimo pezzo di mela.

“Non puoi più fare affidamento sui Targaryen. Non dopo quello che è successo. Aegon non mi piace, ha la stessa prontezza mentale di Joffrey, quando si tratta di fare qualcosa di stupido.”

Arya sorrise a quella constatazione. Nel frattempo già metà degli immacolati e dei Dorniani stava mettendosi in ordinate file per poter poi lentamente uscire dalle mura di Harrenhal.

In cima a tutti all'imboccatura del primo portone principale, si era piazzato Aegon Targaryen con la sua armatura dai colori rossi e neri sgargianti. Anche da lontano non si poteva non notare l'impazienza che lo agitava da sopra il destriero.

“Se il principe Aerys non è riuscito a sopravvivere a quell'inferno di fuoco...” continuò Tyrion, e Arya sussultò leggermente a quella frase. “Dovremmo a quel punto avere a che fare con Aegon, contrastato solamente dall'infinita pazienza di Daenerys.”

La ragazza lupo non disse nulla, continuò fingendo indifferenza a scrutare davanti a sé, come fosse concentrata a contare gli uomini in partenza. Tyrion sogghignò a denti stretti osservandola mascherare con insuccesso l'interesse che invece provava per quella faccenda.

“Beh, un Targaryen in meno non è certo la nostra preoccupazione principale, non trovi?” disse infine Arya con un malizioso sorriso.

“No, infatti. Abbiamo altro a cui pensare. Vieni andiamo, sai che siamo attesi nella sala dell'est.”

La sala dell'est a cui si riferiva Tyrion era una saletta, piccola ma accogliente che si trovava al secondo piano, per l'appunto all'estremo est di quel labirinto di muri e corridoi. Era lontano da quel trambusto che i signori dei draghi avevano generato e lontano da qualsiasi altra distrazione. Una stanza perfetta per poter parlare di affari indisturbati, ed è lì che avrebbero ricevuto Yara Greyjoy quella sera.

Prima che potesse voltare le spalle per seguire l'amico che già aveva intrapreso la salita della scalinata che portava al piano superiore, Arya notò la figura argentata della Regina Daenerys avanzare a cavallo verso il portone esterno. Non seppe come né perché ma in quel momento desiderò che si voltasse verso di lei per farle un cenno o anche solo un assenso con il capo, per rassicurarla che l'avrebbe avvertita per qualsiasi cosa avessero scoperto. Invece, il suo volto non si mostrò lasciando ad Arya la vista della sua chioma ondeggiante sopra il destriero fino a che si confuse con gli altri oltre le mura.

 

 

Yara Greyjoy non era certo una donna che si potesse immaginare. Non aveva un fisico femminile, né un volto bello roseo, ma macchiato dal sole, contornato da capelli posticci rovinati dal sale del mare e dal vento delle isole di ferro. I suoi occhi piccoli e di un impercettibile blu la stavano osservando con un'attenzione tutta nuova, come se ritrovarsi davanti una ragazza così giovane come Arya Stark, Regina del Nord, fosse l'unica cosa curiosa che avesse visto in tutta la sua vita.

Accanto a lei, c'era chi invece era impegnato a non incrociare il suo sguardo, Theon Greyjoy. Capo chino e mani dietro la schiena, intimorito o rispettoso quale fosse la sua intenzione, la sua sola presenza lì non aveva fatto che irritare Arya non appena entrata nella sala dell'est. Nemmeno Tyrion sembrò entusiasta all'idea di ritrovarselo davanti per le trattative, come se potesse complicare o rovinare tutto.

“Grazie per aver ricevuto la nostra richiesta Lady Greyjoy ed essere venuta qui.” intervenì subito Tyrion rompendo il silenzio surreale che si era frapposto tra i quattro.

“La lettera l'ho ricevuta da Lady Stark, non da voi...” rispose rimanendo con la faccia interrogativa Yara, cercando di ricordare quale fosse il nome del nano.

“Tyrion Lannister.” Concluse con una voce stranamente solida e forte suo fratello. Alzò a malapena gli occhi verso di lui sempre attento a non sfidare Arya che non appena sentì le sue parole, lo fulminò.

“E io sono la regina Stark, non una Lady qualsiasi. Che ci fa lui qui? Pensavo di aver richiesto la vostra sola presenza.”

“Mio fratello è il mio consigliere, ho ritenuto giusto farlo venire per assistermi, come Lord Tyrion fa con voi.” nella sua voce non c'era la minima traccia di insicurezza. Uno sguardo talmente fiero e privo di ogni malizia li scrutava da quei piccoli occhi blu.

Tyrion annuì, sorridendo sardonico. “Un consigliere piuttosto taciturno. Non sembravi tanto privo di parole e opinioni quando mi vedesti per la prima volta a Grande Inverno, Theon Greyjoy. Eri un giovane spocchioso con la testa sempre alta e le spalle protette da Ned Stark. Che fine ha fatto la tua lingua? Ramsay ti ha tagliato via anche quella?”

Arya rise leggermente osservando Yara con la faccia stralunata. Non capiva ancora quali fossero le sue intenzioni, perché mai avesse accettato con tanta leggerezza quell'invito, e come sopratutto aveva pensato di portarsi dietro quell'uomo a cui aveva risparmiato la vita, ma che tanto odiava da non sopportarne la vista.

“Ho imparato molto negli anni. A come tacere e riflettere. Ma sopratutto ho imparato quale sia la mia reale posizione, Lannister.” rispose guardandolo diritto negli occhi, con una sicurezza che non osava intrattenere con Arya.

“Avresti dovuto imparare prima tutte queste cose. È grazie a me che ora ti ritrovi qui in piedi a parlare e questo di fatto ti rende per l'ennesima volta debitore di uno Stark. Il problema che mi pongo però, è che dare fiducia a te è come regalarla ad un vecchio ladro.” Ora dentro di lei non c'era più la ragazzina vendicativa e collerica, si sentì decisa come una vera regina e per la prima volta Theon la guardò negli occhi. Acquoso, era sempre quello lo sguardo che le riservava. Pietoso.

“Non sarò mai in grado di ripagare gli infiniti debiti che ho verso di voi o verso la vostra famiglia, e non vi chiedo di porre fiducia nella mia persona. Ma se avete bisogno dei Greyjoy, Yara, mia sorella è la donna più leale che esista, su di questo credetemi non avrò mai alcun dubbio.”

La discussione sembrò cadere così, com'era nata, tra un sorriso ironico di Arya alla Lady Greyjoy e uno sbuffo di Tyrion che scrollò le spalle. “È evidente che questa è l'era delle donne. Se gli uomini sono rappresentati solo da nani ed eunuchi...”

“Regina, se mi spigate il motivo della vostra richiesta, io cercherò di fare il possibile per aiutarvi.” riprese a parlare Yara.

“Ovvio che lo farete, siete stati isolati, sia commercialmente che politicamente, non vi rimane molto.”

Tyrion la guardò male cercando di incitarla al chiarimento e non ad una nuova discussione.

“Ebbene...” continuò lei sospirando. “La guerra ad Approdo del Re a cui ci stiamo avvicinando richiede una certa supremazia navale. Cosa della quale attualmente sono sprovvista.”

Yara la stava ascoltando con molto interesse e il suo amico, finalmente la guardò soddisfatto.

“La flotta di Doran Martell è molto forte, sta avanzando lungo la costa orientale riportando una vittoria dopo l'altra. Purtroppo, non è sotto il mio comando, ma segue le direttive del re e della regina Targaryen. Come Regina di un regno indipendente non posso permettermi di fare affidamento su delle forze esterne al mio controllo. Per questo vi chiedo, quante navi avete a disposizione?”

Lady Greyjoy le sorrise. “Novantasette, con tutti uomini validi a governarle.” compiaciuta dalla sua risposta la osservò sicura, ma fu Tyrion a sbuffare.

“La casa Lannister e Tyrell ne conta quasi il quadruplo.”

Yara incrociò le braccia sopra il petto, stizzita da quell'affermazione, e al suo posto Theon ribattè guardando sia lui, che Arya.

“Una sola nave delle Isole di ferro ne vale dieci di quelle delle altre flotte. La nostra esperienza in fatto di mare non ha eguali.”

Perché deve sempre rispondere. Si irrigidì ancora al suono della sua voce, e lo ignorò continuando a parlare con la donna di fronte a lei.

“Novantasette navi sono più che sufficienti. Se sarete disposta a metterle sotto il mio comando, naturalmente sarete voi a dirigerle. Gli uomini di ferro sono rozzi, ma per lo meno sono in grado di seguire il loro leader. Prima di rispondere lasciate che vi ponga alcune condizioni...” Ancora una volta Yara la guardò interrogandosi con uno sguardo tutto curioso nei suoi confronti.

“Condizioni?”

“Sì, condizioni. Innanzitutto, quale che sarà il risultato finale, al termine di questa guerra riprenderete a commerciare con il Nord se lo vorrete e se gli altri Lords lo accetteranno, ma non con Grande Inverno. La casa degli Stark non avrà più alcun rapporto con voi. Questo ci porta alla seconda condizione. Io sono la vostra Regina ora, in guerra, ma quando tutto sarà finito, le Isole di ferro non entreranno a far parte del nostro regno.”

La donna la guardò sconcertata e con la bocca socchiusa, stava per rispondere ma Arya continuò. “Sì sarete indipendenti. O se vorrete, potrete inginocchiarvi alla regina Daenerys, per quanto mi riguarda, non saranno affari miei.”

Le navi le servivano, doveva affrontare quella guerra armata con tutto ciò che poteva, ma non riusciva a sopportare l'idea di dover vedere ancora un Greyjoy gironzolare per il Nord tranquillo e beato.

“Mi sembra una richiesta più che ragionevole mia Regina.” Yara le allungò la mano pronta a stringere l'accordo con lei, ma la ragazza non si mosse e la squadrò ferma. “Non ho finito. Le mie non sono richieste, ma condizioni, che se non verranno rispettate saranno pagate a caro prezzo. L'ultima è più un avvertimento.”

Ci fu una pausa nella quale si sentì Tyrion come trattenere il fiato e Theon balzò con lo sguardo tra lei e sua sorella.

“ Se un uomo di ferro, mettendo piede nelle terre del Nord si proclamerà padrone anche di un solo misero sasso, la casata dei Greyjoy verrà estinta.”

Ancora silenzio e Yara sempre con la mano a mezz'aria sorrise. Un sorriso largo e rassicurante, come se avesse capito tutto di quella ragazza, una regina con cui era meglio mettere pace anziché guerra.

Arya si avvicinò ed energicamente ricambiò la stretta di mano. Poi d'improvviso il volto sicuro della Lady Greyjoy scomparve e si fece più serio. “A questo punto, vostra altezza, c'è una cosa che mio fratello deve dirvi.”

La regina staccò velocemente la mano dalla donna e tornò indietro con un volto quasi indignato. Tyrion accanto a lei spalancò la bocca.

“Cosa?” pronunciò Arya, insicura, sospettosa, come se avesse improvvisamente paura che Theon muovesse la lingua per parlare.

Lo guardò mentre lentamente portò le mani davanti a lui incrociandole come a pregare qualcuno, infine deglutì piano e alzò i suoi occhi verso di lei.

“Quando anni fa presi Grande Inverno, feci cose terribili ai suoi abitanti. Arrivai ad uccidere anche ser Rodrick per arroganza.”

“Theon, smetti!” perché lo stava facendo, perché davanti a lei rivangava un passato che avrebbe potuto compromettere la sua vita e persino la neonata alleanza, ma lui non si fermò e inginocchiandosi davanti a lei i suoi occhi cominciarono a piangere.

“No, vi prego ascoltatemi! Ti prego Arya ascoltami. Feci appendere i corpi di due ragazzini, dopo averli uccisi e bruciati per renderli irriconoscibili.”

BASTA, erano Bran e Rickon, tu li hai uccisi!”

“No, non erano loro, erano i figli di un contadino e io li spacciai per loro, ma non so come i tuoi fratelli riuscirono a fuggire durante la notte, non li ho mai ritrovati, nessuno li ha mai ritrovati.”

Il silenzio, la faccia sconcertata di Tyrion, Yara che la guardava comprensiva, il suo cuore che batteva come un tamburo rimbombandole in testa, le mani che improvvisamente cominciarono a tremare, la voce che le uscì fuori con un lieve sussurro.

Come?”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sansa,

le parole che sto per scriverti ti faranno perdere la ragione. So che dovrei avere più cura e cautela nel rivelartele, ma la fretta e gli impegni uccidono ogni mio riguardo.

Bran e Rickon sono vivi. Sono qui, nel mondo da qualche parte. I nostri fratelli sono ancora vivi!

Ti prego di prendere queste parole per vere e non perdere altro tempo nel chiederti il come e il perché.

Manda qualcuno sulle loro tracce, fa qualcosa, dobbiamo ritrovarli e riportarli a Grande Inverno. Se lo riterrai necessario manda Brienne e Podrick. Sono riusciti a ritrovare me.

Con affetto,

Arya.

 

 

 

 

 

Non riuscì a prendere sonno quella notte. Si rigirò tra le lenzuola così tante volte da ritrovarsi intrappolata al letto, incastrata.

Scostò tutto, infastidita, e stanca si alzò girovagando e sbuffando. Spettro la osservò con la testa inclinata stranito, ma sempre in silenzio e rispettoso.

Avrebbe voluto essere lei a dover ritrovare i suoi fratelli. Il suo posto era lassù con loro, non lì, in mezzo ad una fortezza all'estremo sud del continente. Sono una regina e sono in guerra.

Quelle parole se le ripeteva da un'ora ormai ma non facevano altro che aumentarle l'insofferenza. Bran, avrebbe dovuto esserci lui al suo posto. Lui era di diritto il re adesso. Uno storpio, non può guidare un esercito in battaglia, non può combattere.

Rickon, e Rickon, chissà che aspetto aveva ora. Un uomo alto, rossiccio, se lo immaginava così sempre con quell'aria selvaggia e ribelle nello sguardo.

Non posso...doveva rimanere lì, aveva promesso a se stessa e ai suoi uomini che sarebbe rimasta fino alla fine per guidarli e vincere, perché doveva vincere così da poter ritornare finalmente a casa un giorno.

Se ne andò improvvisamente dalla stanza, lasciando Spettro che aveva ripreso a sonnecchiare, stufo forse di osservarla fare avani e indietro.

Scalza come sempre camminava a contatto con quel pavimento freddo e umido, guidata dalla sua voglia di pace e anche dalla fame. Svoltò per molti corridoi prima di poter arrivare nella sala da pranzo che era stata riservata solo a lei, ma era vuota senza un briciolo di pane nei paraggi.

Il suo sguardo vagò per tutti gli angoli fino a che non si posò in una pallina accartocciata accanto al candelabro. Gli si avvicinò cauta come se dovesse essere scoperta a far rumore nel cuore della notte, quando tutto fuori era silenzio e neve che cadeva dal cielo.

Era un piccolo pezzo di carta che a malapena riuscì a ridistendere, ma una volta aperto la scrittura le fu chiara.

 

A. è vivo.

D.

 

 

 

“Ti ho svegliato nel cuore della notte è vero, ma non devi necessariamente tenere quella faccia scura con me.”

Appena letto quel messaggio, Arya era corsa in camera di Tyrion che a differenza sua dormiva meglio di un sasso, e l'aveva trascinato giù nelle stalle con forza.

“Prendi è un avviso da dare a tutti i Lords domani mattina, appena si saranno levati.” tese la mano con la pergamena e lui la guardò storto.

“Non potevi farlo direttamente tu?” rispose con la voce impastata, ma con un tono stizzito.

“Sto andando dai Targaryen, non posso...” lasciò in sospeso quella frase e di tutta fretta preparò il suo cavallo. Tyrion la guardò stralunato.

“Cosa devi fare? Ti hanno per caso scritto un messaggio con una richiesta di aiuto? Ah no aspetta...non credo proprio. Credo che questo abbia a che fare più con il principe o mi sbaglio?”

La osservò salire in sella con un balzo. “Domani mattina dai quel messaggio ai Lords, per favore.” gli sorrise e senza aggiungere altro partì al galoppo oltre le mura di Harrenhal.

 

Quando arrivò al campo che avevano provvisoriamente installato i signori dei Draghi, era ormai l'alba. Nessuno in vista, tutti ancora dormivano placidi dentro le loro tende. La luce fredda del mattino illuminò tutto intorno un paesaggio devastato, arido, con roghi di fiamme ancora visibili. La neve ovviamente, lì dove prima era alta anche più di un metro, non c'era, più lasciato il posto a della terra bruciata, che puzzava di morte e braciere.

Da sopra il cavallo tutto ciò che poteva vedere erano tende e fumo nero. Ma nel cielo si nascondeva ben altro. Due figure, quasi delle minuscole nuvole, volteggiavano in alto controllando quella che ora era la loro terra. Anche così da lontano potè riconoscerne i colori, il nero di Drogon e il verde smeraldo di Rhaegal, di cui tanto aveva sentito parlare.

La mancanza dell'ultimo drago la mise in agitazione e con gli occhi tentò invano di rintracciarlo nel blu e nel rosa del cielo, e mentre era lì attenta e concentrata si sentì arrivare da dietro una fortissima folata di vento. Il cavallo la disarcionò partendo senza preavviso in una disperata fuga e lei si ritrovò con la schiena per terra. Dolorante, svelta si rialzò in piedi e quello che si trovò davanti la lasciò senza fiato né parole.

Viserion la osservava con una calma e una profondità che non avrebbe saputo riconoscere in nessun'altra creatura, tranne che in Spettro. Respirò piano e cauta abbassò lo sguardo evitando quel contatto visivo singolare, e indietreggiò con il cuore che le batteva all'impazzata. Il drago non si mosse, ma rimase fermo e solido sulle sue quattro maestose zampe.

“Non ti attaccherà a meno che non ti riterrà pericolosa.” quella voce inconfondibile, con il solito familiare tono sardonico le fece sollevare il volto e così osservò Aerys Targaryen scendere dal drago con un elmo nuovo sopra la testa. “A lui non importa molto della distinzione nemico o alleato.” continuò guardandola.

Arya sorrise sentendosi felice e serena, con la mente libera priva di altri pensieri, quegli stessi pensieri che l'avevano attanagliata nei giorni successivi a quello che era accaduto tra loro.

“Credo di aver già sentito questo avvertimento. Anzi credo di averlo pronunciato io stessa.”

Lo vide ricambiare quel sorriso e lo guardò mentre con entrambe le mani si tolse l'elmo, fu allora che Arya con la spontaneità di cui fu capace, rise.

“Ti sembra un atteggiamento rispettoso da tenere nei confronti del signore dei Draghi?” la canzonò sempre con lo sguardo divertito.

“Sei completamente calvo...”

“Già, è quello che ti capita quando esci indenne da un inferno di fuoco.”

Arya tornò seria e gli si avvicinò. “I Greyjoy metteranno la loro flotta sotto il mio comando.”

“Lo immaginavo.” i suoi occhi si erano fatti ancora più luminosi, ora che nessun tipo di capello contornava il suo viso.

La battaglia era vicina, e Arya si sentì invadere da una nuova forza. I suoi fratelli erano vivi da qualche parte, Aerys era vivo e avevano a disposizione tre Draghi per l'assedio ad Approdo del Re.

“La guerra, quella decisiva, sta per cominciare.” pronunciò guardandolo sicura.

“Ti senti pronta?”

Sorrise di nuovo, questa volta, le uscì un sorriso più caldo e complice. “Adesso sì.”

 

 

 

 

 

**Nota dell'autrice: CIAO!!!!!!!! Bentornati, che bello pubblicare di nuovo un capitolo su questo sito, ne sentivo la mancanza.

Le vacanze, almeno per me sono ufficialmente finite e ora incominciano i guai ;D

Bene parliamo subito brevemente del capitolo: c'eravamo lasciati giustamente con un bel cliffhanger, ed eccoci tornati con mille situazioni, che culminano tutte nella fase prima della grande battaglia. Eh già perché dal prossimo inizierà la lunga sequenza ad Approdo del Re...ma basta anticipazioni! Aerys è sopravvissuto, e Viserion (Che lasciatemi dire ancora non ho capito se si scriva Viserion, Vyserion, Viseryon.) dopo avergli buttato addosso fuoco e fiamme lo ha infine ritenuto degno, e così il nostra principe è riuscito a cavalcarlo.

Sì purtroppo è privo di capelli, ma era normale sopratutto perché anche Dany nel libro lo è ogni volta che entra in una pira di fuoco.

Se la scena dell'incontro con Yara vi sembra di averla già vista, ebbene sì ho preso spunto da quella accaduta realmente nella serie tv, solo che al posto di Dany troviamo Arya, che è decisamente meno propensa a fare accordi con i Greyjoy.

Arya è diventata forte sicura, così sicura che si riapre ad Aerys che temeva in fondo di aver perduto.

 

Devo fare alcune scuse in generale. In questo mese ho riletto un po' qua e là alcuni capitoli e sono diventata rossa per la vergogna di alcuni errori che ci ho trovato, a volte tempi verbali a caso o frasi disconnesse. Ho corretto dove ho visto e potuto, ma vi prometto che finita la storia ci ripasserò sopra più attentamente per togliere quelle oscenità.

vorrei ringraziarvi tutti ancora perché nonostante le vacanze la storia ha ricevuto un sacco di visite e mi ha fatto molto piacere e ancora di più mi ha invogliato a tornare a scrivere!

Grazie a Rottlaika per aver inserito le storie tra le ricordate.

 

Mi dispiace dirvi che non saranno molto puntuali le pubblicazioni come lo erano prima, tra gli impegni che mi soffocano e tra la storia che richiede sempre più accuratezza, temo che impiegherò più tempo per scrivere. Ma come al solito non temete, non finirà nel 2020. :D

Alla prossima, un bacio a tutti!

VALAR MORGHULIS**

  
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