Variazione n°1- Seconda parte

E’ giunto il mio momento, pensava Lyria mentre gettava alla rinfusa i pochi oggetti che le sarebbero serviti in una sacca, come tante volte aveva visto fare ai personaggi dei suoi amati romanzi di avventure.
Il binocolo multilente, un allineatore solare per accendere il fuoco, la lanterna da viaggio e -naturalmente- un sacchetto di cuoio pieno di polvere vapor-fossile, indispensabile a far funzionare qualsiasi cosa, nel loro mondo.
Di certo le sarebbe servito anche qualcosa da scambiare per un biglietto di dirigibile, aveva pensato mordendosi il labbro e guardandosi attorno.
La sua stanza era debolmente illuminata dalle gocce ambrine sparse sul suo comodino, e i tanti oggetti metallici e preziosi nella sua stanza rispondevano alla loro luce con scintillii multicolore.
Si diresse decisa verso la libreria e afferrò il modellino di un dirigibile, osservandolo bene. Non aveva idea di quanto potesse valere, in realtà non sapeva assolutamente quale fosse il valore della maggior parte degli oggetti nella sua casa, così scartò il modellino e prese alcune spille colorate che teneva sulla toletta senza mai indossare.
Erano di vetrogemma, uno strano materiale trasparente ma coloratissimo ottenuto fondendo gemme e silicio nelle fornaci acide, e Lyria immaginava avessero un discreto valore poiché non ne aveva mai viste indossare alle ragazze di ceto più basso del suo.
Aggiunse un pettinino d’avorio e un piccolo orologino regalatole da sua madre, quella arpia dall’aria pomposa, poi strinse bene le cinghie dei suoi stivali, mise lo zaino in spalla e si mise davanti alla finestra aperta.
Inspirò profondamente ad occhi chiusi. Quando li riaprì, si ritrovò a fronteggiare le misteriose e promettenti luci notturne di Nuova Moerna. Ogni tanto uno sbuffo di vapore ne velava qualcuna, diffondendo la sua luce in tutto il volume della nuvola biancastra.
Lyria si assicurò un’ultima volta che le cinghie del suo zaino fossero ben strette e poi scavalcò il davanzale.
Il parapetto era ampio e costeggiato da imponenti tubi di vetrocemento. Appoggiandosi al tubo per non cadere, la ragazza percorse il parapetto fino ad arrivare alla scaletta di servizio utilizzata dagli operai dell’Agenzia Idrotermica per la manutenzione degli impianti.
Cominciò a scendere afferrandosi saldamente ai pioli, complimentandosi mentalmente con sé stessa per aver avuto la prontezza di indossare i guanti: anche attraverso la pelle rinforzata sentiva la carezza del gelido metallo solleticarle le dita.
Fece la massima attenzione quando passò davanti alla finestra della camera di sua madre perché vide un’ombra muoversi rapida dietro la tenda, e in pochi minuti era arrivata a terra, nel giardino.
Corse verso il cancello e lo scavalcò senza troppi problemi e poi si lanciò a rotta di collo giù per la strada lastricata verso le luci del cuore pulsante di Nuova Moerna.
La prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata arrivare a Green Waters, nei sobborghi, e poi risalire fino alla Cisterna di Granito: voleva assolutamente conoscere di persona Quentin Hopkins.


 

Come promesso, ho proseguito il racconto cominciando a seguire le idee indicate dai recensori:  Moonrjse e xHGx volevano sapere di più di Quentin, e Esarcan -di cui ho apprezzato il suggestivo racconto distopico- mi ha suggerito... un delitto! Ma ogni cosa a suo tempo ;)
Ringrazio di cuore anche Steno, autrice di una serie fantasy esilarante che mi ha catturata in queste settimane! 

Il Drago