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Autore: _Fire    10/09/2016    7 recensioni
Conosco una storia. Parla di due persone che si sono amate.
Magnus e Alec. Alec e Magnus.
Ma a chi interessa una storia che parla d’amore e di morte?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Epilogo.
Even on the other side

 



 

Magnus aveva imbarcato la valigia, e ora si dirigeva verso l'aereo con destinazione Francia con in spalla solamente uno zaino. In realtà, però, non aveva per niente voglia di partire.
Non aveva programmato quel viaggio per farlo da solo.


Un mese e mezzo prima

«Sarà stupendo, Alec, vedrai, ci divertiremo tantissimo.» Magnus accennò un sorriso, con lo sguardo ancora fuori alla finestra. Si rifiutava categoricamente di credere che Alec stesse morendo, e pensare al loro viaggio, quello che era sicuro avrebbero fatto, lo faceva sentire un po' meglio. Sperava che valesse lo stesso per Alec. Ad un certo punto, però, si rese conto che il marito era silenzioso – di solito ci era abituato, non era certo un chiacchierone, ma stavolta il silenzio era preoccupante…
Si voltò di scatto con il cuore a mille, e in testa una sola parola, una sola sillaba: no.
Alec era steso nella stessa identica posizione di qualche minuto prima, quando lui aveva cominciato a parlare. Gli occhi erano chiusi, ma non completamente, un po' come quando dormiva; la bocca dischiusa, incurvata in un lieve sorriso.
«Alec?» sussurrò, con voce tremante. «Se è uno scherzo non è divertente»
Lo scosse leggermente. «Okay, ci sono cascato, hai vinto» disse, fingendo una risata, sperando che così Alec avrebbe messo fine a quella scenetta, ma non successe niente.
Le lacrime, che si erano fermate solo per pochi secondi, ripresero a scendere più veloci e copiose della prima volta. Adesso non c'era più niente da fare.
«NO! NO! ALEXANDER!» gridò, con tutto il fiato che aveva in corpo. Se n'era andato, e lui non lo stava nemmeno guardando.
Le sue urla attirarono il resto della famiglia di Alec, che corse nella stanza: Magnus era aggrappato al corpo di Alec, immobile sul letto.
«Cosa è successo?» disse Maryse, con voce stridula e gli occhi sbarrati, tremando.
Robert era sulla soglia: cercava di ricomporsi, ma aveva perso tutto il suo abituale controllo.
Come reagisci alla morte di un figlio?
Isabelle fece per avvicinarsi al letto ma cadde in ginocchio appena prima, scossa dai singhiozzi. Jace la raggiunse subito, avvolgendole le spalle con le braccia, troppo sconvolto per dire qualcosa, quasi pietrificato dal dolore.
Come reagisci alla morte di un fratello?
Magnus non rispose, continuando a piangere e a sussurrare parole all'orecchio di Alec, che ormai non poteva più sentirle. Aveva la mente vuota, oscurata dal dolore. Non riusciva più a vedere bene, perché le lacrime gli appannavano gli occhi. Sentiva che le forze lo stavano abbandonando, e usò quelle che gli rimanevano per stringere Alec quanto più forte possibile.
Di lì a poco arrivò il medico, che provò a far spostare Magnus, ma lui si rifiutò.
«Non posso lasciarlo» mormorò, ricoprendogli il volto di baci. Constatò che il corpo di Alec diventava più freddo. «Non ti lascio amore» ripeté poi più piano, come se Alec e solo Alec lo sentisse.
Come reagisci alla morte di un marito?
 

§

 

Il funerale fu breve e riservato; parteciparono poche persone, giusto i parenti e alcuni amici d'infanzia. C'era anche il dottore, che insisté per partecipare.
Il cielo era nuvoloso quel giorno, sul punto di piovere, e rispecchiava lo stato d'animo di tutti i presenti.
Ognuno di loro disse qualche parola, ma risultava più difficile del previsto. Magnus si era preparato una sorta di discorso, ma quando fu il suo momento non riuscì a pronunciare più di qualche frase sconnessa. Alec era morto da poco, e lui non era ancora ritornato in sé: si sentiva confuso e fuori dalla realtà, come se tutto quello che stava vivendo non fosse reale. Una parte di lui, infatti, continuava a sperare che fosse tutto un sogno – un incubo, anzi – e che presto si sarebbe svegliato.
Gli dispiacque non riuscire a dire tutto quello che avrebbe voluto, però si consolò pensando che la cosa più importante era che lui sapesse, e non tutti gli altri. E Alec sicuramente conosceva già ogni singola parola che aveva scritto.
Venne riscosso dalle sue riflessioni grazie ad un gesto di Isabelle: era il suo turno di posare un fiore sulla tomba.
Quest'ultima sarebbe stata seppellita in uno spazio dedicato alla famiglia Lightwood.
Magnus appoggiò un ramo di plumbago azzurro sulla superficie lignea. I fiori di quella pianta erano dello stesso colore degli occhi di Alec, per questo gli piacevano così tanto.
Gli tolse il respiro pensare che lì sotto c'era il suo corpo. Il corpo della persona che aveva amato di più in tutta la vita.
Magnus.
«L'avete sentito?» disse immediatamente lui, appoggiandosi alla bara. «Lui mi ha… era la sua voce...»
Robert e Maryse lo pregarono di allontanarsi, affinché la cerimonia potesse essere portata a termine, ma lui era impassibile.
«Non ti lascerò di nuovo...» continuava a mormorare, e il suo lamento era interrotto solo da qualche singhiozzo.
Una mano gli si poggiò sulla spalla. Subito girò il viso, aspettandosi di trovare Alec, come sempre al suo fianco.
Gli occhi in cui si specchio, però, anche se simili per forma, non erano i suoi. Al posto dell'azzurro c'era il nero.
Isabelle si inginocchiò accanto a lui. «Anche io lo sento, qualche volta. Mi sembra quasi che il fruscio del vento abbia la sua voce.» Poi abbassò la voce. «Jace non lo vuole ammettere, ma so che succede anche a lui. Si gira improvvisamente cercando qualcuno, e sappiamo chi.»
«Ci succederà sempre?»
«Forse con il tempo di meno. Non ti mentirò, Magnus, sarà difficile.»
«Lo so. Era troppo importante per tutti noi. Mi sento come se fosse morta anche una parte di me, quella più bella e più felice.»
Izzy non rispose, limitandosi ad abbracciarlo. Fu grazie a lei che non cadde al suolo e riuscì a rialzarsi. In più, gli strinse forte la mano mentre la bara calava sotto terra. Alec aveva ragione, quella ragazza era una roccia.
A cerimonia conclusa uno ad uno se ne andarono tutti. Isabelle e Jace sarebbero voluti rimanere un altro po', ma Maryse e Robert li convinsero a tornare a casa: c'erano già state abbastanza lacrime e dolore per quel giorno.
Magnus, una volta solo, si sedette lì, di fronte alla lapide.

 

Alexander Gideon Lightwood
1989 – 2018
Beloved son, brother, husband and friend
 

Gli rimaneva un altro ramo di fiori e stava per metterlo lì, quando il suo sguardo si soffermò sulla tomba giusto accanto a quella.
 

Maxwell Joseph Lightwood
1998 – 2007
Beloved son and brother
 

Non l'aveva mai conosciuto, ma solo dai racconti di Alec gli voleva bene. Divise in due il ramo e ne poggiò una metà su ciascuna lapide.
«Spero che siate insieme adesso.» sussurrò. Se davvero esisteva un Paradiso, quei due dovevano trovarsi lì.
Poi si rivolse solo ad Alec. «Mi manchi già. E non è passato nemmeno un mese intero.
Voglio che tu sappia che non mi pento di nulla, neanche dei momenti più difficili. Questa storia è perfetta perché è nostra. Di due persone che ci sono sempre state, che non si sono mai dimenticate, che hanno affrontato e superato di tutto insieme.
Del resto, non si può rimpiangere di aver amato qualcuno tanto quanto io ho amato te. Quanto io amo te.»
Lasciò un bacio e una lacrima sulla pietra gelida e si incamminò fuori dal cimitero.
Lungo la strada vide Simon e Isabelle che andavano verso la macchina.
Magnus si sarebbe potuto fermare per parlare con loro, dato che sapeva che Izzy provava quello che provava lui, ma in quel momento non si sentiva in vena. Dopo aver parlato con Alec voleva stare un po' da solo per metabolizzare il lutto, ed evitare che il dolore prendesse il sopravvento su di lui.
Allora accelerò, passando semplicemente accanto a loro, molto velocemente. Le sue orecchie, però, colsero comunque le parole matrimonio/non ora/dopo Alec.
Fece finta di tossire. Quel gesto ebbe l'effetto sperato: i due si accorsero della sua presenza, girandosi verso di lui.
«Di cosa parlavate?» chiese Magnus, nel modo più innocente possibile, ignorando volutamente la chiara speranza della coppia che lui non avesse sentito o quantomeno non ne parlasse.
«Non fare il finto tonto» sbuffò Isabelle, abbassando lo sguardo. «Io e Simon stavamo pensando di sposarci. Lo so cosa stai pensando, e te lo dico subito: non vogliamo farlo adesso. Sappiamo che non sarebbe giusto dopo la-» si bloccò. Non riusciva ancora a pronunciare la parola morte. «Dopo Alec.»
La ragazza si morse forte il labbro, cercando di non piangere. L'aveva già fatto abbastanza. Simon le prese subito una mano tra le sue.
Magnus sorrise intenerito. Si vedeva che erano innamorati, proprio come lo erano stati lui ed Alec. E anche loro si erano sposati, secondo molti, prematuramente, quindi capiva benissimo la situazione in cui si trovavano.
Ripensandoci, lui avrebbe sposato Alec addirittura prima.
Non c'era motivo di negarlo ad Isabelle e Simon.
«Invece dovreste» disse dunque, convinto.
Simon granò gli occhi, guardando immediatamente Isabelle per avere un suo segno, ma il volto della ragazza era di ghiaccio.
«Perché?» domandò, con voce bassa e tremante. Non vedeva come avrebbe potuto permettersi di organizzare un matrimonio quando Alec era appena morto. Avrebbe dovuto pensare a lui, non a se stessa.
«Isabelle, so riconoscere il vero amore quando lo vedo.» rispose, rigirandosi la fede dorata ancora lucida che portava all'anulare. «E credo in esso. Ancora, anche se ho perso il mio.»
Una lacrima scese sul suo volto, ma non si curò di asciugarla, prima di tutto perché ormai ne aveva piante talmente tante che una non avrebbe fatto differenza, e poi perché la stessa lacrima scivolava su quello di Izzy.
«Anche Alec ci credeva. Non l'avrebbe mai ammesso, ma è così… Voleva che voi due foste felici. E penso proprio che lo voglia ancora, dovunque sia. Perciò, per favore, sposatevi se questo vi renderà felici, perché in quel caso lo sarà anche lui. Sapete com'era fatto, non vorrebbe mai che posticipaste una cosa del genere per lui.»
Isabelle annuì, con gli occhi lucidi. Magnus aveva ragione: le sembrò quasi di sentire Alec.
«Grazie, Magnus» disse, abbozzando un sorriso e poggiandogli una mano sulla spalla. Le sue parole l'avevano fatta sentire meglio.
«Di niente, dolcezza.» rispose lui, riprendendo poi la sua strada.
«Aspetta» lo chiamò lei. «Perché non vieni a casa con noi? Non credo che dovresti stare da solo. La famiglia deve stare unita in questi momenti.»
«Lo apprezzo molto, ma io-»
«Prima che tu possa dire il contrario» lo precedette Isabelle. «Tu fai parte di questa famiglia.»
«Significa molto per me» le assicurò Magnus. «Ma ho bisogno di stare un po' da solo per riflettere»
«Va bene» si arrese Isabelle. «Ma se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarci»
Magnus, annuì, salutandoli. Si guardò indietro prima di girare un angolo, e vide Simon avvolgere un braccio attorno alla vita di Izzy prima di lasciarle un dolce bacio sulla guancia.
«Hai visto, Alec?» mormorò, girandosi dall'altra parte, aspettandosi di trovarlo al suo fianco come sempre. Gli ci vollero un paio di secondi per realizzare. Tuttavia, continuò a parlare, stavolta rivolto però verso il cielo. «Isabelle ha trovato qualcuno che la ami davvero. Come avevi sempre desiderato.»

 

§

 

Tempo presente

Magnus partì mentre erano in corso i preparativi per il matrimonio, perché non era possibile rimandare le prenotazioni. In altri tempi quell'evento lo avrebbe eccitato tantissimo, e avrebbe fatto di tutto per assistere la sposa come wedding planner. Tuttavia, dopo i recenti avvenimenti, credeva che sarebbe stato solo d'intralcio – anche perché tutto non avrebbe fatto altro che ricordargli il suo, di matrimonio. Matrimonio con una persona che era morta poco prima.
D'altra parte, nemmeno la voglia di partire era tanta. Era tutto prenotato per due, le camere, i posti sull'aereo…. E invece era solo. Come aveva detto ad Isabelle, però, Alec non avrebbe mai voluto che qualcuno di loro si privasse di qualcosa per lui, soprattutto visto quanto Magnus aveva parlato di quel viaggio.
Persino quando Alec era morto, tutto quello a cui stava pensando era il viaggio… Si sentiva un po' in colpa, in realtà. Si era distratto, pensando ai suoi programmi e alle sue fantasie, e intanto Alec era morto, senza lui al suo fianco a stringergli la mano o a dargli un bacio sulla fronte.
«Perdonami, Alec» mormorò, sempre rivolto al cielo. Ormai faceva spesso alcuni commenti come se lui potesse sentirlo, perché era abituato a cercare sempre il ragazzo per parlare di qualcosa, ed era difficile smettere di farlo.
Diede un'occhiata alla sua valigia: non aveva portato molto, ed era riuscito a far entrare tutto in un solo bagaglio, assurdo per lui. Ma che senso aveva portare tanti vestiti e altre cose se non poteva condividerli con nessuno?
Vista l'ora, gli conveniva iniziare a dirigersi verso l'aeroporto, dato che solitamente le file per il check-in erano molto lunghe. Quando prese la valigia cadde una busta. La raccolse e se la mise in tasca. Gliela aveva data Isabelle qualche giorno prima, dicendo che Alec gliela aveva affidata anni prima, facendole giurare di consegnargliela solo se gli fosse successo qualcosa.
Non era ancora riuscito a leggerla, era l'ultima cosa che gli rimaneva di lui. Aveva paura che se l'avesse aperta sarebbe sfumato tutto, ma non poteva negare di essere curioso.
La tenne in tasca per tutto il tempo, finché l'aereo non decollò. Era arrivato il momento.
La busta era bianca, con gli angoli un po' rovinati dal tempo. Chissà dove l'aveva conservata Isabelle per fare in modo che nessuno la trovasse. Era perfettamente chiusa, prova che non era stata mai aperta prima. Sul retro c'era scritto semplicemente Magnus, in blu, con la scrittura ordinata di Alec.
La carta aveva il suo profumo. Magnus se la portò al viso e ispirò per qualche secondo.
Fece un respiro profondo e cominciò a leggere. Era come se lo facesse con la voce di Alec, come in un film.

Caro Magnus,
scusa per l'inizio banale, ma non riuscivo a trovarne uno migliore. Sei sempre stato più bravo di me con le parole, ma non potevo certo chiederti aiuto per questo. Spero che mi perdonerai.
Se stai leggendo questa lettera… sono morto. Oggi, o da un po' di tempo, dipende da quando Isabelle si ricorderà di dartela – sperando che lo faccia.
Non so se sono riuscito a dirti addio, se sono morto in fretta, all'improvviso, dopo un coma, o dopo una crisi. Se potessi scegliere, vorrei morire solo dopo aver salutato tutti, magari mentre mi parli di qualcosa di bello.

Magnus dovette fermarsi. Stava già piangendo, bagnando parte della carta. Si sentiva anche un po' osservato. Si stropicciò gli occhi, asciugandoseli. Almeno Alec era morto come aveva voluto… Sperò che il viaggio fosse quel qualcosa di bello a cui alludeva.

Se invece non fossi riuscito a parlarti, voglio che tu legga attentamente queste parole, perché sono tutto ciò che posso lasciarti.
Da quando ti ho incontrato, ho conosciuto, ho sentito, ho capito l'amore. Anche la mia famiglia mi ha sempre amato, certo, ma tu lo hai fatto in un modo diverso, speciale, che credevo non avrei mai provato. Voglio farti sapere che quando ero con te il dolore mi sembrava meno forte, come se la tua sola presenza lo alleviasse. Ti ringrazio di essere stato sempre al mio fianco, non è una cosa da tutti. Anzi, credo che quasi nessuno ci sarebbe riuscito.
Non me la sento di dirti addio. Lascerò una parte di me lì con te, sperando che tu voglia tenerla. In ogni caso, hai sempre Alexander. La tua stella, ricordi? La guardi ogni tanto? Mi farebbe piacere. Comunque, penso di volerti dire arrivederci e basta. Non so dove andremo dopo la morte, ma spero che saremo insieme. Però non fraintendermi, non raggiungermi troppo presto! Voglio che tu viva un vita lunga e felice. E lo stesso vale per quei due spericolati dei miei fratelli. Fammi un favore, tienili d'occhio. Sei stato bravo con me.
Mi mancherai tanto. Ti amo. Ti amo, non dimenticarlo mai. Ti amo, e veglierò su di te. Ti amo.
Tuo per sempre,
Alec.

«E menomale che non eri bravo con le parole» borbottò Magnus, continuando a piangere. Ormai la carta era diventata a pois, tante le gocce salate che ci erano cadute dai suoi occhi. Alec aveva messo il suo cuore in quella lettera, la sua anima. Solo rileggendola, sentendone l'odore, o guardandone la grafia lo faceva sentire come se una parte del ragazzo fosse proprio lì. Ed era quello che aveva scritto, quello che voleva.
Magnus fu tentato di scrivergli una lettera di risposta, per dirgli che amarlo era stata la cosa migliore che avesse fatto nella vita, che era lui a dover ringraziare, che guardava Alexander continuamente la notte, prima di addormentarsi, che avrebbe fatto il possibile per Jace e Isabelle, e gli avrebbe ripetuto che lo amava altrettante volte. Strinse il foglio al petto, vicino al cuore.
Se lo rigirò un po' tra le mani, e notò che c'era qualche riga sul retro.

PS. Se te lo stessi chiedendo, ho scritto questa lettera subito dopo il nostro matrimonio. In questo momento sei sotto la doccia. Ne approfitto perché so che ci metti un sacco di tempo.
Anche se dovessi morire domani, almeno sarei già tuo marito. Sono grato di aver vissuto abbastanza per poterti sposare. È stata la cosa più bella che mi sia successa in tutta la vita.

Quelle parole furono un colpo al cuore: Alec era morto il giorno dopo il loro anniversario di matrimonio.
Magnus ripiegò la lettera, la rimise nella busta e poi di nuovo nella sua tasca. Voleva tenerla sempre vicina. Guardò la fede sul suo dito, ancora brillante. Lui ed Alec avevano avuto poco tempo, ma era stato molto più bello e prezioso di quanto molte persone hanno in una vita intera. Non se la sarebbe mai tolta. Anche se c'erano mille altre cose che testimoniavano la loro vita insieme e la loro unione, era un simbolo.
Il simbolo di quello che era stata anche per lui la cosa più bella che gli fosse successa. Alec gli aveva tolto le parole di bocca.
Avevano uno stesso cuore diviso in due corpi. E anche se una metà aveva smesso di battere, l'altra l'avrebbe fatto per entrambi, e finché ci fosse riuscita, non avrebbe mai smesso di amare Alec.

 

§

 

Magnus tornò giusto in tempo per il matrimonio di Simon e Isabelle.
La ragazza era radiosa, nel suo abito da sposa: il bustino a cuore, decorato con qualche brillantino sullo scollo, terminava in una gonna a sirena, rispecchiando nell'insieme il suo stile alla perfezione. A Simon bastava starle accanto o anche solo guardarla per risplendere della stessa luce. Si vedeva quanto fortunato si ritenesse e quanto la amasse.
Fu una cerimonia bellissima, l'emozione era palpabile. Magnus si commosse, e non ebbe vergogna ad ammetterlo. Per qualcuno che si è già sposato, i matrimoni sono ancora più toccanti, perché conoscono benissimo la sensazione che si prova. Figuriamoci poi quando la persona che si aveva sposato non c'è più.
Clary e Jace facevano da testimoni rispettivamente a Simon e Isabelle – anche se Magnus sapeva che lei, se avesse potuto, avrebbe scelto Alec – e si lanciarono occhiate innamorate per tutto il tempo. Sembrava che, in quel momento, avessero deciso di sposarsi anche loro.
Isabelle indossò la fede sopra l'anello di fidanzamento, che non aveva mai tolto da quando l'aveva ricevuto. Simon la baciò con trasporto, sussurrandole qualcosa all'orecchio che dal labiale sembrava un ti amo da morire.
Magnus rimase silenzioso per la maggior parte del ricevimento: era felicissimo per Simon e Isabelle, ma non poteva negare che quella situazione lo intristiva anche, dato che non faceva altro che ricordargli il suo di matrimonio ed il suo di marito. Tuttavia, cercò di mostrarsi allegro e di non isolarsi troppo. Durante il discorso di Jace, ovviamente non mancò un momento dedicato ad Alec.
«Questo è stato il mio secondo discorso da testimone, e non ero preparato, in realtà» ammise il biondo in conclusione, con un piccolo sorriso. «Credevo che ci sarebbe stato Alec, al posto mio. E anche se non lo è, è al mio fianco. È al fianco di tutti noi.»
«Per una volta sono d'accordo con Jace» disse Magnus, lanciando un veloce sguardo al cielo, e alzando poi il bicchiere per il brindisi.
Alla fine della giornata, dopo essersi ovviamente congratulato ancora con Isabelle e Simon, Magnus si incamminò verso il cimitero. Si sedette, come sempre, davanti alla lapide di Alec, e gli raccontò del viaggio e del matrimonio, perdendo la cognizione del tempo. Sapeva che non era una cosa “sana”, ma lo faceva stare meglio.
Alec avrebbe sempre fatto stare meglio.


§


21 anni dopo

«Non ci crederai mai» disse Magnus, al solito posto.
Dopo i primi anni aveva cominciato ad andare meno spesso al cimitero, e la sua vita aveva ripreso una parvenza di normalità, ma ogni tanto ci tornava ancora. Non riusciva a non farlo, soprattutto quando succedeva qualcosa che sentiva il bisogno di dire ad Alec – come in quel caso.
«La figlia di Jace e Clary, Judith – ti ho parlato di lei, ricordi? – ha ritrovato i vostri vecchi fumetti sugli Shadowhunters e ha deciso di scriverci dei libri. Scrive molto bene, devo ammetterlo. Mi ha fatto leggere dei racconti, in questi anni, o temi per la scuola. Ah, ha detto che userà uno pseudonimo… Cassandra Clare, mi sembra. La cosa più interessante, comunque, è che ha detto che i personaggi saremo noi! Tu, Jace, Isabelle e Clary sarete degli Shadowhunters, Simon un vampiro e io uno stregone.» fece una pausa, accarezzando la lapide. «Sarà strano leggere di noi. Sicuramente mi porterà un sacco di nostalgia, ma chissà, magari sarà divertente leggere una versione completamente nuova della nostra storia.»
Si alzò, e dopo aver lasciato i soliti fiori sulla tomba, insieme a un bacio, si allontanò. Ad un certo punto, però, si fermò di colpo. Gli sembrò di aver sentito la voce di Alec. Si guardò indietro e desiderò che fosse vero. Sussurrò un'ultima frase e riprese il suo cammino.
«Una storia d'amore e di morte.»

 

(Anni dopo, chiesero a Cassandra – Judith – cosa l'avesse ispirata per il personaggio di Alec.
«He was based on a friend. I wanted to give him a better happier ending.» fu la sua risposta.) *










 



* Tweet reale di Cassie.
Note dell'autrice (in lacrime):
Non so cosa dire. Non posso credere che questa storia sia finita, dopo due anni che ci lavoro. Mi ha vista crescere e maturare e ci sono davvero davvero affezionata. Con lei lascio un pezzo di me. 
Spero che questo epilogo vi sia piaciuto, anche se so che non è la fine che speravate. Mi scuso per l'angst a cui vi ho sottoposto durante tutti i capitoli di questa long, e vi ringrazio infinitamente per non averla abbandonata nonostante tutto e per averci creduto 
– anche quando nemmeno io lo facevo. Questa storia è un po' anche vostra. 
Mi farebbe piacere leggere un ultimo vostro parere 
– gli insulti sono accettati  e vi saluto.
Vi lascio la mia 
pagina autrice  per ogni evenienza. 
Al prossimo progetto e ancora grazie.
Un sincero abbraccio,





 
 
 
 
   
 
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