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Autore: Kat_188    13/09/2016    0 recensioni
C'è una storia dietro ogni persona. C'è una ragione per sui loro sono come sono. Loro non sono così solo perché lo vogliono. Qualcosa nel passato li ha resi tali, e alcune volte è impossibile cambiarli.
Genere: Drammatico, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si fermarono un momento fuori da delle mura, che si interrompevano proprio di fronte a loro, alte piu o meno due metri e mezzo. I sassi delle mura erano posizionati uno sopra l'altro in maniera disordinata.                                    Crystal allungò lo sguardo e vide una piccola cittadina, circondata da quelle mura, formata, più o meno, da una cinquantina di sottospecie di casette in poetra minuscole che avrebbero contenuto si e no una camera da letto.                               «Aspettami qui.» Le ordinò lui indicandole un tronco, di albero, disteso per terra, proprio fuori dalle mura. Lei si sedette lì e aspettò. Il vento si fece più forte facendo rabbrividire gli alberi e con loro tutto il corpo di Crystal. Dopo un paio di minuti vide il suo accompagnatore uscire da una porta di legno grezzo, con una maniglia di metalli, e le face segno di entrare. Lei si alzò di fretta e corricchiò verso di lui.                                        Era felice di andarsene da quel gelo invernale che le aveva congelato quasi completamente le dita.                                                                                            Quando entrò si ritrovò circondata e ispezionata dagli occhi di quattro persone che la fissavano con una tale intensità da farle desiderare di tornare fuori a farsi amputare un arto dal freddo.                                                  «Ma ti prego…» Cominciò irritata l’unica ragazza nella stanza quando la vide.                                               «E tu pensi che lei possa essere la figlia di Diana? Ma guardala.» Continuò alzando la sua voce e facendosi sempre più irritata.       «Taci Rose, lascia che parli David.» La interruppe il suo accompagnatore facendo cenno di parlare a uno dei ragazzi, quello che sembrava più grande ma non abbastanza da poterlo definire adulto.                     «Grazie Jason.» Rispose il "capo" sorridendo, spostando il suo sguardo sulla ragazza nervosa che lo fissava con disaccordo. Lo sguardo di Crystal da preoccupato si trasformò in un sorriso malizioso, senza farlo apposta, il ragazzo di nome David le aveva rivelato il nome del suo accompagnatore, Jason; e a Crystal non dispiaceva, affatto.         «Ciao Crystal.» Disse David, con un sorriso dolce nei suoi confronti, tanto da far sorridere con gentilezza pure lei; poi lui continuò: «Io, come avrai capito, sono David. L’ancora, segno di salvezza.» Disse lui guardando incuriosito la sua collana.          «Posso?» Continuò lui. Crystal strinse quell'oggetto tanto prezioso nella sua mano sentendo dentro di se che toglierselo e darglielo l'avrebbe fatta allontanare da sua madre ma subito dopo si rese conto di comportarsi da stupida e che in fin dei conti era solo una collana, allora la sganciò e gliela porse.                                                                                             Iniziò a tastarla con grazia ma con sicurezza in vari punti e, dopo pochi secondi, l’aprì come una conchiglia. Le pupille di Crystal si strinsero in due lineette feline; il mondo le crollò in pezzi davanti agli occhi. Non aveva nient'altro; niente apparte quella. E ora anche quel piccolo ricordo, quella piccola fantasia, sulla donna elegante e sofisticata che lei pensava che fosse sua madre si era distrutto.                «No.» Gli urlò Crystal d'istintipensando non si era mai sentita così vuota senza quella, che oramai era una parte di se stessa, addosso.                                   «Non mi ero mai accorto di questa caratteristica, della collana, su quella di Diana.» Disse David osservando gli altri incuriositi da tutto quanto lui; Crystal allungò un mano e la collana dalle mani calde e confortanti del ragazzo; subito dopo la portò al petto come per riattaccare una parte del suo cuore che si era appena staccata.                                                                                  Jason e la ragazza dai capelli nero corvino le lanciarono subito un’occhiataccia di pena nei suoi confronti, invece David sorridendo le domandò: «Crystal mi fai il piacere di vedere se c’è scritto qualcosa o se c'è qualche simbolo all'interno della tua meravigliosa collana, per favore.» Lei lanciò lo sguardo alla collana luccicante e notò immediatamente come non l'avesse rotta, era stata solamente aperta e le saltò subito all'occhio un'elegante scritta argentea in un corsivo perfetto.                                     «La salvatrice dei due mondi.» Lesse Crystal, sovrappensiero, ad alta voce.                                                        «Cosa significa?» Chiese scattante uno dei ragazzi.                            «Matt, per favore accompagna la nostra ospite in una delle nostre case migliori.» Esclamò David.          Crystal si sentì così disorientata che non si oppose, e non si accorse nemmeno che Jason le aveva ripreso la collana.               Subito le sorsero milioni di domande: Perché c’era quella scritta? Come aveva fatto a non accorgersi mai del fatto che la collana si potesse aprire? Come diavolo aveva fatto ad arrivare lì? Era tutto un sogno?Oppure no? Era forse morta? Ma prima che le venisse in mente un’altra domanda Matt la sviò dai suoi pensieri.                                                            «Va tutto bene?» Le chiese il ragazzo quando furono usciti.                                                              «Sinceramente, non lo so.» Rispose lei con il viso cupo e perso. Camminarono per due minuti, lei osservò tutto il tempo la terra sulla quale i suoi piedi poggiavano, persa nel vuoto più assoluto dei suoi pensieri, rischiando, ogni passo che faceva, di andare addosso alla gente che passava.                                                             «Io sono Matt; è un vero piacere conoscerti.» Disse il ragazzo facendo un sorriso magnifico; lei non potè fare a meno di rimanere affascinata da come tutto intorno a lui si illuminasse quando innarcava la bocca verso l'alto facendo formare due piccole e leggere fossette al lato delle labbra.     «Ecco qui arrivati.» Disse aprendole la porta di legno di una piccola casetta fatta di sassi, dello stesso tipo delle mura.                                        «Là ci sono dei vestiti vedi se c’è ne sono della tua taglia. Spero di si.» Le spiegò continuando a sorridere.                                              «Io vado a prenderti qualcosa da mangiare. Sarai molto affamata per il viaggio che hai affrontato..» Ragionò tra se è se uscendo dalla porta. Subito si riaffacciò e aggiunse: «Torno subito.» «Non ci credo! L’avrà rubata! Non posso proprio credere che quella sia sua figlia. Mi rifiuto!» Cominciò dicendo Rose non appena Crystal fu fuori dalla porta.                                                «Che ne pensi David?» Domandò Jason ignorando l’osservazione e le continue lamentele della ragazza.                                                            «Non so ancora cosa dire, c’è un’evidente somiglianza fisica tra lei e Diana, ma potrebbe essere una mutazione di aspetto; ho qualche dubbio sul fatto che lei sia la sua vera figlia.» Disse pensieroso David, appoggiando il capo alle mani. Dopo una pausa continuò:« Voglio che voi la controlliate. Cercate di scoprire più che potete su di lei. Se non è sua figlia dobbiamo scoprire chi è in realtà e che intenzioni ha.» Terminò David uscendo dalla porticina.                                                      Rimasero nella stanza Rose, Tyler e Jason a fissarsi, nessuno di loro tre si fidava di Crystal e intendevano smascherare chi fosse veramente la ragazza.                                                             «Le andrò a parlare io. Vedo cosa riesco a scoprire» Disse Jason dopo qualche minuto di silenzio nel quale i pensieri forti avevano inondato la stanza di confusione. «Perfetto.» Rispose Tyler . Rose non intervenne si limitò a sbuffare in segno di disaccordo. Poi si alzò e se ne andò sbattendo la porta dietro di se. Crystal cercò dei vestiti che potessero andarle bene, trovò dei pantaloni marroni stretti e un maglione nero. Si tolse i suoi vestiti che erano a pezzi. Il freddo le innondò il corpo di brividi. Indossò subito i vestiti, che, anche se dall’aspetto sembravano vecchi, odoravano di nuovo e di pulito.                                      Finito di rivestirsi  si buttò sulle coperte appoggiate per terra che facevano da “letto”. Gli occhi cominciavano a bruciarle, era stanchissima voleva solo dormire; ma, poi, si mise a pensare a tutto quello che le era successo e subito iniziarono a bruciare ancora di più.      " Sono pazza. " Fu la prima cosa che pensò. "Devo andarmene da qui." Allora si tirò su dal letto con uno scatto fulmineo, prese su una giacca messa tra i vestiti, la indosso e uscì. Cercò di non farsi notare e se ne andò, superando le mura, verso il bosco, sperando di ritrovare il fiume e sapersi orientare grazie a quello.    Il sole era tramontato e all'orizzonte solo una macchietta sfocota rossa e oro ricordava che la notte era appena calata. "Non posso restare qui, devo trovare il modo di svegliarmi o tornare sana di mente." Subito dopo però le tornò in mente cosa la stesse aspettando nella sua vita normale, suo Victor che l’avrebbe picchiata, come ogni santo giorno e, a quel punto. La sua pazzia non le sembrò tanto brutta.   Oramai erano calate le tenebre nell'aria e nemmeno un segnale del giorno passato dava l'idea di essere esistito. l vento ululava tra gli alberi facendola rabbrividire per la paura, Crystal si strinse tra le spalle e cominciò a guardarsi intorno per essere sicura che nessuno le stesse osservando.            «Chi va là?» Chiese non appena sentì il rumore di un ramo che si spezzava, ma nessuno rispose, ovviamente.            Cominciò a correre. In breve le accelerò anche il battito del cuore pompano nella cassa toracica al ritmo della sua paura che andava aumentando.         Quando si sentì, più o meno, fuori pericolo rallentò il passo.                                                            Era molto spaventata, non sapeva perché, ma aveva la sensazione di essere in pericolo; a quel punto cominciò a pentirsi di essere scappata. Matt tornò alla tenda.                                                   «Sto entrando.» Avvertì bussando prima di aprire la porta per essere sicuro di non entrare mentre lei si cambiava. Ma appena entrò si rese conto che lì dentro non c’era nessuno
  
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