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Autore: Smeralda Elesar    18/09/2016    1 recensioni
Paperinik è un eroe del presente, ben noto nel futuro per aver sventato l'invasione Evroniana.
L'agente della tempolizia Lyla Lay lo recluta nel suo tempo per una missione molto delicata: catturare un androide ribelle fuggito nello spazio e riportarlo sulla terra.
Ma mischiare presente e passato può portare a conseguenze molto strane e Paperinik non si aspettava certo di incontrare una parte del suo passato proprio nel futuro.
Cosa succede quando un eroe incontra una leggenda?
Genere: Azione, Science-fiction, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lyla Lay, Nuovo personaggio, Paperino aka Paperinik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

---

 

-Capisci, Uno?! Era lui! Ed io… io… ah, come ho potuto dimenticarlo?!-

Nel piano segreto della Ducklair Tower del presente Paperino stava facendo il resoconto di una missione più strambo scoordinato e confusionario che Uno avesse mai registrato nella scheda audio.

-Hem… ti spiace cominciare dall’inizio? Non sto capendo nulla-

-Ora te lo faccio vedere. Cerca “Capitan Quacklock” in tutti i database delle reti televisive che riesci a raggiungere-

Uno ci mise un po' a trovare i files giusti, ma quando li trovò invece di chiarire le cose ci fu un’altra scenata semi isterica da parte di un eroe che aveva perso tutto il suo contegno.

-Bwaaa!!! Era lui! Ed io non l’ho riconosciuto! Sob! Avrei potuto avere un suo autografo!-

E intanto si aggrappava alla boccia verde in cui galleggiava l’ologramma di Uno, che se avesse avuto dei polmoni avrebbe fatto scoppiare la torre con i suoi sospiri.

La sigla del cartone animato che riempiva il piano segreto della Ducklair Tower non lo aiutava a capire, se invece di risvegliare i ricordi di Paperino gli procurava quegli scoppi di frustrazione in cui dava testate in giro alternando tutti gli squack del mondo a momenti di avvilimento totale.

E quindi dovette mettersi a scandagliare da solo quei files per scoprire qual era la vera storia del pirata dello spazio. Guardarono tutte le puntate, accompagnato dai frequenti “Questo me lo ricordo!” e “come ho potuto dimenticare?!” di Paperino.

Alla fine, dopo un paio di giorni in cui avevano finito di guardare insieme gli episodi, Uno riusciva a capire perché il suo amico fosse tanto affascinato da quel personaggio.

Aveva grinta, carisma, e quanto a testardaggine e insofferenza ai regolamenti se la batteva alla pari con Paperino ed il suo alter ego mascherato.

Solo che non riusciva a capire come mai un cartone animato di anni prima potesse esistere davvero nel futuro.

 

**

 

Più tardi, molto più tardi, centinaia di anni più tardi per la precisione, Odin Eidolon era in piedi nel suo rifugio segreto all’ultimo piano della ex Ducklair Tower.

Era come al solito a piedi scalzi sull’erba, con i lunghi capelli neri che ondeggiavano al vento; i suoi occhi erano fissi in cielo alla ricerca di una scia luminosa particolare.

Capì che invece di scrutare il cielo avrebbe fatto meglio a guardarsi le spalle quando sentì un fruscio dietro di sé.

Non ebbe bisogno di voltarsi per capire chi c’era con lui.

-E così alla fine era lui, non è vero? L’eroe del passato che avrei dovuto replicare-

Non si era aspettato una domanda così diretta, ma in fondo era meglio dare una risposta sincera una volta per tutte.

-Sì, era lui-

-Perché? Io gli somiglio ma sento che è diverso da me. Cosa è successo? Perché io sono così?-

“Questa è la parte brutta del software di autocoscienza: quando cominci a farti certe domande”

Pensò Odin. Lui era l’unico che potesse dare una risposta a quelle domande, e siccome sapeva gran parte di quello che era successo era colpa sua, si sentiva in dovere di essere sincero.

-Una volta, tanto tempo fa, un amico mi ha mostrato qualcosa che amava moltissimo. In sua memoria, io ho creduto di poter portare una parte di quella personalità che lui amava tanto in un vero essere vivente-

Alle sue spalle l’androide di serie SSX rimaneva in silenzio.

Non doveva essere piacevole scoprire che la propria personalità, una cosa che credeva unica ed irripetibile, era in realtà il risultato di un incrocio di caratteri deciso ancora prima che lui prendesse coscienza di sé.

Odin sapeva che era arrabbiato con lui, e in effetti si rendeva conto che ne aveva ragione.

In quel momento si sentì davvero in colpa per aver giocato con un’intelligenza.

-Ti chiedo scusa-

Disse d’impulso, anche se ormai non sarebbe servito a niente.

-Per cosa?-

-Per averti creato pensando di poterti programmare, senza tenere conto che tu avresti avuto una vita tua. Per averti fatto sentire solo una copia. Per non aver apprezzato quello che eri. E ti chiedo scusa per aver mandato Paperinik contro di te. Volevo che tu lo vedessi e ti rendessi conto di come avresti dovuto essere-

Non ottenne ancora nessuna risposta.

-Mi dispiace- disse ancora.

Stavolta si girò a guardarlo perché voleva rivedere i suoi occhi, così simili a quelli che lui avrebbe voluto ricreare.

Lo vede diverso. L’iride aveva una sfumatura castana che lui non ricordava di aver creato, ma forse era solo il riflesso delle luci rossastre della terrazza.

Era diverso da come lo ricordava lui e diverso da come aveva immaginato che sarebbe stato. Era davvero una creatura autonoma che aveva sviluppato una sua personalità, dopotutto.

Aveva anche un’espressione del viso diversa da quelle che aveva visto nelle foto dei rapporti di polizia; sembrava più consapevole in un certo senso.

-Hai creato me perché ti mancava lui, non è vero? Come padron Ducklair aveva fatto con te-

-Tu… tu lo sai? Sai che sono un droide anche io?!-

-Non temere, non andrò a dirlo in giro. Una vendetta così meschina non sarebbe nel mio stile-

Stavolta fu lui a rimanere in silenzio. Davvero non sapeva cosa dire, se non un “grazie” appena accennato.

-Non ringraziarmi. Lo faccio perché so che è un tuo amico e lui non vorrebbe-

Silenzio. Odin sapeva benissimo a chi si riferiva e mai avrebbe immaginato che Paperinik gli avrebbe salvato la vita in quel modo così contorto.

-In fondo non mi dispiace assomigliargli-

-Paperinik ha detto solo a me cosa è successo in realtà. Hai intenzione di mantenere la tua promessa di lasciare la Terra?-

-Ho dato la mia parola. E oltretutto lui è riuscito a convincermi-

-Ci rivedremo?- gli chiese ancora Odin. In fondo era affezionato a quella sua creatura così problematica e l’idea di perderlo lo rattristava.

-Non lo so. Forse un giorno mi verrà voglia di tornare qui, di trovare te e farti delle domande, ma non sarà tanto presto. Prima voglio costruirmi una vita-

Odin non rispose. In realtà non c’era nulla che avrebbe potuto dire.

Tempo di chiudere un attimo gli occhi e l’androide era sparito solo con un fruscio, esattamente come era arrivato, e lui poteva solo immaginare lo svolazzo del mantello che lo contraddistingueva.

Il miliardario, genio della tecnica ed androide in incognito nella società biologica, Odin Eidolon rimase da solo e tornò a scrutare il cielo, che adesso custodiva nella sua immensità un segreto in più.

-Allora arrivederci. E buona fortuna… Capitano-

 

 

Il mare dello spazio è il mio mare

Il vento dello spazio è il mio vento

L’oscurità dello spazio è la mia oscurità

La bandiera con il teschio e le ossa incrociate è la mia bandiera (*)

 

 

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*sono i capoversi della sigla originale giapponese di Capitan Harlock

 

Cantuccio dell’Autore

 

Orbene, siamo giunti alla fine di questa storia tanto nostalgica.

Sono riuscita anche a creare un paradosso temporale ma non so se regge, fatemi sapere se vi convince (se ne avete voglia).

Io intanto saluto tutte le persone che hanno letto questa storia, le presenze silenziose che hanno fatto girare il contatore delle visite.

Grazie a tutti per aver letto anche questo capitolo.

 

                                          Makoto

 

 

 

 

   
 
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