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Autore: MaDeSt    22/09/2016    5 recensioni
Non è necessario leggere il prologo ma è caldamente consigliato.
Sei ragazzini provenienti da un villaggio sperduto, cresciuti in un piccolo paradiso, ignoranti dell'orrore che li circonda, si ritrovano ad avere tra le mani sei uova di drago, di cui poi diventeranno amici... e la loro leggenda ha così inizio.
Dovranno salvare il mondo, ecco ciò che ci si aspetta da loro. Ma ne saranno all'altezza? Riusciranno a capire chi è il loro vero nemico prima che questo li distrugga?
[Pubblicazione interrotta. Non aggiornerò più questa storia su EFP, non aggiornerò i capitoli all'ultima versione, pubblicherò solo in privato per chi realmente è interessato a seguire la storia a causa di plagi e ispirazioni non autorizzate non tutelati a discapito del regolamento apparentemente ferreo. Trattandosi della mia unica storia, a cui lavoro da anni e a cui sono affezionata, non vale la pena rischiare. Chi fosse interessato a capire come seguire la storia troverà tutte le informazioni nelle note all'inizio dell'ultimo capitolo pubblicato. Risponderò comunque alle recensioni qualora dovessi riceverne, ma potrei accorgermene con del ritardo.]
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dargovas'
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Il colore del titolo del capitolo corrisponde al colore della regione in cui la storia al momento si svolge, tenete d'occhio la mappa per sapere dove ci troviamo!

ONCOMING TROUBLES

Come al solito salutarono i draghi prima di tornare a casa, ma questa volta se ne andarono con più difficoltà: avrebbero voluto parlare con loro per tutta la notte. Inoltre si divertivano perché cuccioli non conoscevano ancora molte parole della loro lingua e continuavano a chiedere spiegazioni, o capivano ben poco di quello che gli veniva detto.
La madre di Layla, una donna dal fisico slanciato, capelli scuri e gli stessi occhi verdi della ragazza, cominciava a insospettirsi. Poco dopo che Layla fu entrata in casa cominciò a farle domande fingendo indifferenza: «Allora... com’è che ultimamente esci e stai fuori tutto il giorno?»
«Oh... beh sai, gli amici che ho sono davvero simpatici, starei da loro anche a dormire a volte...» tentennò lei in risposta, poggiando la giacca sulla poltrona.
«E non dai fastidio, vero?»
«Ma certo che no mamma! Perché dovrei?»
«Oh no niente... volevo solo sapere. E dove passi il giorno di preciso?» continuò con fare incredibilmente soave.
«Ehm...» decise di dirle la verità, evitando di parlare dei draghi «Oggi siamo stati nel bosco.»
La madre la guardò torva: «Ma non è pericoloso?»
«Certo che no! Ormai conosciamo bene alcune zone. Andiamo lì per giocare e ci divertiamo molto, tutto qui.» sperava di essere stata abbastanza convincente.
«Non so perché ma ho l’impressione che tu mi stia nascondendo qualcosa... e credo di aver capito cosa.» Layla la fissò con estrema intensità «Tu esci tutti i giorni e stai via così tanto perché...» la giovane incrociò le dita dietro la schiena «...sei innamorata!»
Ci rimase malissimo, ma in fondo era felice che sospettasse una cosa del genere piuttosto che qualcosa di simile alla realtà: «...Cosa?!» chiese ugualmente, incredula.
«Ma sì cara si vede!» continuò Alena estasiata «Ti sei invaghita di uno dei ragazzi con cui esci!»
«Ma non dire fesserie!»
«Hai visto? Se reagisci così significa che ho ragione!» e se ne andò canticchiando allegramente.
Layla fece un sospiro di sollievo. Corse in camera sua e si sdraiò sul letto aspettando che sua madre la chiamasse per cenare augurandosi con tutto il cuore che non indagasse oltre.
Devo fare in modo che pensi di essere sulla strada giusta con la storia della cotta... Innamorata? Io? E di chi, per Lya?! pensò leggermente infastidita ma al contempo sollevata.

Mike invece tornando a casa trovò la cena già pronta e il falchetto di suo padre appollaiato sullo schienale della poltrona, dunque andò a cercare la madre tutto contento e le chiese quali novità ci fossero.
Ma la donna sembrava tutt’altro che allegra, anche se cercava di mascherare la preoccupazione, e gli disse semplicemente che suo padre aveva bisogno del suo aiuto, quindi sarebbe partita per Miol a breve.
«Ho già lasciato informazioni a Gerida, ha gentilmente accettato di tenerti in casa sua per questo periodo. Saremo di ritorno tra due o tre mesi al massimo. Mi raccomando, fai il bravo.» gli disse, poi lo spinse verso il tavolo da pranzo e consumarono una cena silenziosa, il ragazzino ora era sconfortato e non alzava gli occhi dal piatto.

Quella stessa sera giunse al villaggio un altro gruppo di soldati, sei in tutto, senza stemmi o emblemi di alcuna città. Non si fermarono a parlare con nessuno, attraversarono Darvil solo per passare da una sponda del fiume all’altra, diretti al bosco a nord dei campi: erano le persone che i banditi stavano aspettando per dargli le uova di drago.
S’incontrarono in quella stessa radura dove i ragazzi avevano trovato le uova, dal momento che un giovane drago morto sarebbe stato un punto di riferimento inconfondibile, e lì il compagno dell’uomo che Cedric aveva ucciso gli raccontò tutto ciò che sapeva: Qril, quello morto, appena tornato alla radura con la freccia conficcata nella spalla gli aveva detto che un gruppo di ragazzini aveva rubato le uova, che erano fuggiti nel bosco e che un settimo ragazzo l’aveva ferito. Essendo in pessime condizioni non era stato in grado di fornire molti dettagli sui ragazzini, ma soprattutto ricordava il suo assalitore – alto, magro, capelli neri e lineamenti decisamente inusuali a Darvil – e una ragazzina bionda. Poi lui, Erne, si era allontanato per cercare delle piante curative, e tornato alla radura aveva trovato Qril col cranio trapassato da una freccia identica alla prima, e non aveva avuto dubbi riguardo al fatto che il ragazzo dai capelli neri fosse il responsabile.
Ascoltando tutta la storia, non poco delusi e arrabbiati per la perdita subita, i soldati scelsero comunque di non rimproverare Erne per aver cercato di salvare la vita al compagno e non aver indagato oltre su questi ragazzini, ma concordarono con le ipotesi dell’uomo. Sei o sette ragazzi non sarebbero stati un ostacolo, avrebbero messo le mani su quelle uova e avrebbero fatto nascere i draghi. A tutti i costi.

Qualche giorno dopo Layla decise di passare a chiamare anche Emily sperando che non fosse occupata ad assistere il padre, e per fortuna sembrò essere così; non vedeva l’ora di mostrarle quanto fosse cresciuta Ametyst, e pure di presentargliela. Per stare al suo passo non andò a prendere Nuvola nella stalla, e lungo la strada faticò a tenerle nascosto cosa provava e cosa voleva mostrarle, anche se Emily lo immaginava ugualmente.
Ma per quanto se lo aspettasse, quando finalmente arrivarono alla tana dei draghi dove gli altri stavano giocando ora a rincorrersi, Emily rimase letteralmente a bocca aperta e senza fiato vedendo che le stesse creature che si trovavano dentro le uova erano già grandi più del doppio; non l’avrebbe mai ritenuto possibile senza averlo visto coi propri occhi.
Ametyst si avvicinava lentamente e circospetta col suo consueto passo da lucertola, non aveva bisogno di vedere Layla per sapere che le era vicina, ma non era sicura di conoscere la mente della ragazza che le stava accanto.
Layla le fece cenno di avvicinarsi ulteriormente e la cucciola obbedì un poco rassicurata dal suo sorriso e dalla felicità che la sua amica provava, guardò Emily dritta negli occhi con sguardo penetrante, e lei si sentì girare la testa e le cedettero le gambe, tanto che cadde in ginocchio.
Layla la guardò preoccupata e s’inginocchiò a sua volta prendendole le spalle: «Emily? Come stai? È tutto a posto? Ametyst non farle male! È una mia amica!»
Non era mia intenzione, mi dispiace le disse, subito ritraendosi dalla mente di Emily, che riprese a respirare.
Solo allora gli altri si accorsero delle due, Jennifer si fermò a guardarle ed ebbe solo il tempo di esclamare: «Emily?» prima che Zaffir le saltasse addosso e la spingesse a terra, poi entrambi rotolarono in mezzo a neve e fango fino ad andare a sbattere contro una radice dissotterrata.
Mentre Susan e Mike – che sembrava quasi aver dimenticato la faccenda dei suoi genitori in presenza di Zaffir – ridevano a crepapelle e Jennifer si lamentava che le sarebbero venuti dei vistosi lividi, Andrew e Cedric si avvicinarono a Layla ed Emily seguiti dai loro draghi. La ragazza sembrava non riuscire a staccare gli occhi dal draghetto verde, e quello mugolò a disagio facendo provare lo stesso a Cedric.
Quindi il ragazzo guardò Emily e le disse lievemente freddo: «Stai turbando il mio amico drago.»
«Io... io cosa?» balbettò lei ancora spaesata.
«Smettila di fissarlo. Grazie.»
Emily gli diede ascolto e guardò lui invece, riprendendosi dal senso di vertigine che aveva provato poco prima, si rialzò e gli disse stizzita: «Cosa diamine vuoi saperne tu? Com’è che hai cambiato idea riguardo al drago? Ora lo vuoi tenere? Poverino, non lo invidio.»
«Lo so e basta...» rispose.
Ma lei lo interruppe subito: «Ah sì? E come?»
Layla si schiarì la voce e intervenne in un sussurro: «I draghi comunicano col pensiero, segretamente, solo con chi vogliono.»
Emily la guardò incredula, poi disse: «Parlano?!»
«Eh sì! Sono proprio svegli! Ti sei sentita strana poco fa perché Ametyst ti è entrata nella mente, forse per vedere chi fossi.»
«Ametyst... è... è la tua?» balbettò l’altra.
«Sì. Salutala!»
«Eh... ciao, Ametyst.» disse incerta salutando la draghetta con una mano.
Ciao, Emily le rispose lei, che ancora stava scegliendo una voce ma se non altro non usava più quella di Layla, rimanendo tuttavia a distanza da entrambe.
«Sai, ha una voce davvero tenera.» disse Emily tornando a parlare con Layla, poi guardò il draghetto verde e si rivolse a lui: «E tu? Hai un nome? Vuoi parlarmi?»
In risposta Smeryld brontolò e fece due passi indietro nascondendosi dietro Cedric, mentre Umbreon sbuffava divertito dalla sua aperta dimostrazione di disagio.
«Oh, per le Lune, non dirmi che già si è affezionato a te!» sbottò parlando ora con Cedric.
«La cosa ti sorprende? Ti disturba? O ti dispiace forse? Sei gelosa?» ribatté lui mostrandole un sorriso di trionfo e sfiorando la spina sulla fronte di Smeryld con due dita.
«Credimi, se non fosse che poi metterei in pericolo anche tutti gli altri, ti consegnerei a quei soldati!» disse la ragazza a denti stretti, senza specificare alcunché.
Per un attimo Cedric rimase interdetto infatti, non sapendo di che soldati parlasse, ma venne distratto dal draghetto verde che a quelle parole ringhiò abbassando la testa e scuotendo la coda, e tutti e quattro i ragazzi presenti lo guardarono.
Poi Cedric alzò un sopracciglio e guardò Emily con un lieve sorriso beffardo: «Guarda che così non ti guadagnerai la sua simpatia, sai? Mi ha appena detto che in questo momento ti consegnerebbe alla nostra dea della morte.»
Andrew fischiò per non esprimersi a parole, Layla fissò Smeryld a bocca aperta ed Emily esclamò: «Che cosa?! I draghi sono così crudeli?»
«Beh... dipende dal drago.» disse Andrew lanciando una rapida occhiata furtiva a Umbreon, che tuttavia al momento sostava tranquillo al suo fianco.
«E comunque no, non sono gelosa. Non volevo un drago, volano, e io ho il terrore dell’altezza... per colpa tua.» aggiunse cupamente guardando Cedric di storto, ma il ringhio di Smeryld che venne subito dopo la indusse a riprendere il discorso più serenamente: «Certo sono meravigliosi, e tu più di tutti, secondo me. Adoro il verde. Ma dal momento che Layla è la mia migliore amica, se Ametyst vorrà, potrò parlare e giocare con lei.»
«Ma non è la stessa cosa.» disse Cedric.
Layla gli fece cenno di non dire altro, anche se era chiaro che per una volta voleva essere lui ad avere la meglio su Emily, ma il ragazzo colse la sua occhiata e annuì senza dire più una parola e abbandonando l’aria derisoria di poco prima.
Poi finalmente anche gli altri tre ragazzi coi loro tre draghi si decisero ad avvicinarsi, ancora ridendo, Jennifer zoppicava lievemente e si massaggiava la spalla continuando a mugugnare contro Zaffir.
Sulphane fu la prima a notare la novità; al contrario dei fratelli e delle sorelle corse incontro a Emily e sebbene si tenne un poco distante le saltellò intorno osservandola, e tutti a loro volta poterono notare come la testa rimanesse ferma alla stessa altezza sebbene il resto del corpo si muoveva continuamente su e giù. Dopo averle girato attorno una decina di volte tornò di corsa da Susan, e Zaffir si azzuffò con lei, per nulla incuriosito dalla presenza di un’altra umana.
Emily aveva gli occhi incollati su Sulphane, la indicò e domandò: «Era nell’uovo giallo? È tuo Susan?»
«Sì, credo sia femmina, si chiama Sulphane!» disse lei con un largo sorriso.
«Sì è... è davvero bellissima.»
«Sulphane! Vieni qui, Emily ti ha appena fatto un complimento!» la chiamò Susan.
Un cosa?
«Un complimento! Significa che ha detto una bella cosa di te.»
E cos’ha detto? domandò avvicinandosi, lasciando il piccolo Zaffir da parte a stuzzicare Umbreon mordicchiandogli la punta della coda.
«Ha detto che sei bellissima.»
Sulphane emise uno strano verso acuto e piuttosto lungo, come se fosse lusingata, guardò Emily e di nuovo le trotterellò intorno scodinzolando tutta contenta.
«Puoi toccarla se riesci, ha una personalità molto tranquilla e gentile.» disse Susan ad Emily, e la ragazza tese subito la mano cercando di sfiorare l’ala di Sulphane mentre passava, ma la mancò e tutti risero.
Sulphane alla fine si fermò davanti a lei e si lasciò toccare dalle sue mani tremanti, che le sfiorarono il collo, la criniera dorata, e poi le solleticarono dietro l’orecchio. Non riuscì a trattenere un appagato brontolio di gola a quel tocco, quasi come se stesse facendo le fusa, chiuse gli occhi e rilassò le ali finché si afflosciarono sul terreno, mentre spazzava la neve con la lunga coda.
Emily rise: «Le piace!»
«Così pare.» esclamò Andrew, guardò Umbreon che ricambiò la sua occhiata e si rivolse a lui: «Ti va se provo anche con te?»
Senza dire una parola, ma solo brontolando contrariato, Umbreon si sbrigò a levarsi dai piedi prima che potesse toccarlo, e Andrew lo rincorse ridendo.
«E così li avete fatti nascere... cosa farete ora?» riprese Emily, Sulphane si staccò dalla sua mano solo per rotolarsi a terra davanti a lei, e la ragazza sorrise.
«Li cresciamo, che domande!» esclamò subito Mike, Zaffir alle sue spalle sbatté qualche volta le ali per aiutarsi a salirgli sulle spalle, e il ragazzo barcollò ridendo, poi esclamò sorpreso: «Sei leggerissimo!»
«Li crescerete... come? Voglio dire, crescono in fretta! E poi? Quando saranno troppo grandi?»
«Beh per quel tempo credo che saranno abbastanza grandi da proteggerci da ogni pericolo!» disse Susan allegramente guardando la sua piccola dragonessa la cui apertura alare, tuttavia, era già intorno ai sei piedi.
«Lo direte a Darvil?»
«In effetti non potremo tenerlo nascosto a lungo...» sussurrò Layla «Qualcuno li vedrà prima o poi, o noteranno qualcosa di strano.»
Andrew rinunciò a rincorrere il draghetto nero e si avvicinò a loro per dire semplicemente: «Non necessariamente.» poi lui e Jennifer corsero via per giocare di nuovo coi draghetti, imitati da Susan e Mike. Layla fece cenno a Emily di unirsi ai giochi e la più grande si guardò la gonna con aria delusa, ma ciò non le impedì di sollevarla e cominciare a correre dietro i piccoli draghi ridendo allegramente.
Nonostante ci misero parecchio ad abituarsi ad Emily, i draghetti alla fine la inclusero nei loro giochi e si rincorsero e si azzuffarono anche con lei. Umbreon la graffiò accidentalmente, come anche tutti quelli su cui per sbaglio si strusciava, a causa delle molteplici piccole spine grigie. Smeryld, Umbreon e Rubia furono gli unici a non aprirle la mente.
Tornarono a casa presto per non incorrere in eventuali punizioni per uscire troppo a giocare, senza nemmeno tornare per pranzo a volte. Emily vociava entusiasta, e Jennifer le ricordò che avrebbe fatto meglio a tenere la bocca chiusa riguardo ciò che aveva visto, o per loro – e anche per lei in quanto testimone – sarebbero stati guai.
Quando Mike non si separò dal gruppetto per andare a casa propria, Susan gli chiese il perché. E allora il ragazzino raccontò della partenza di sua madre, dicendo a Jennifer che sarebbe rimasto in casa sua per qualche mese.
«Non c’è problema!» fece lei allegramente «Preparati a svegliarti ogni giorno per fare una bella lotta in camera tra i cuscini!»
«Oh no...» commentò lui preoccupato; Jennifer lo batteva sempre quando lottavano, anche dandogli dei vantaggi.
Andrew scoppiò a ridere e l’altro lo fulminò con lo sguardo, ricordandogli poi che stava allungando troppo la strada per tornare a casa propria.
«Sì, certo. A domani!» ribatté il ragazzino tra le lacrime, andandosene verso sud.

  
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