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Autore: MaDeSt    24/09/2016    5 recensioni
Non è necessario leggere il prologo ma è caldamente consigliato.
Sei ragazzini provenienti da un villaggio sperduto, cresciuti in un piccolo paradiso, ignoranti dell'orrore che li circonda, si ritrovano ad avere tra le mani sei uova di drago, di cui poi diventeranno amici... e la loro leggenda ha così inizio.
Dovranno salvare il mondo, ecco ciò che ci si aspetta da loro. Ma ne saranno all'altezza? Riusciranno a capire chi è il loro vero nemico prima che questo li distrugga?
[Pubblicazione interrotta. Non aggiornerò più questa storia su EFP, non aggiornerò i capitoli all'ultima versione, pubblicherò solo in privato per chi realmente è interessato a seguire la storia a causa di plagi e ispirazioni non autorizzate non tutelati a discapito del regolamento apparentemente ferreo. Trattandosi della mia unica storia, a cui lavoro da anni e a cui sono affezionata, non vale la pena rischiare. Chi fosse interessato a capire come seguire la storia troverà tutte le informazioni nelle note all'inizio dell'ultimo capitolo pubblicato. Risponderò comunque alle recensioni qualora dovessi riceverne, ma potrei accorgermene con del ritardo.]
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dargovas'
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Il colore del titolo del capitolo corrisponde al colore della regione in cui la storia al momento si svolge, tenete d'occhio la mappa per sapere dove ci troviamo!

A LONG NIGHT

Il ventiquattresimo giorno del mese di Lya fu una giornata nevosa, ma questo non impedì a Layla di andare a chiamare i suoi amici per invitarli a casa sua il pomeriggio per festeggiare il suo compleanno: chiamò Susan, Jennifer, e con lei Mike, Emily e suo fratello più piccolo Mat, Andrew, e andò persino a chiamare Cedric, e di conseguenza la piccola Lily.
Si presentarono tutti per il compimento dei suoi quattordici anni, nonostante Emily e i genitori di Layla storsero il naso alla presenza di Cedric – Fel era rimasto a casa da lavoro per l’occasione – ma non fecero commenti o altro che le avrebbe rovinato la festa; dopotutto lei l’aveva invitato, voleva dire che lo considerava un amico.
Mat e Lily socializzarono in fretta e Jennifer, a cui piacevano i bambini, passò gran parte del tempo con loro. Fu una giornata divertente, piena di giochi e di scherzi, ma soprattutto cibo e, in particolare, la grande crostata che avevano commissionato al padre di Susan apposta per l’occasione. Le cantarono la canzone tipica degli auguri della festa della nascita e Lily si ritrovò a chiedersi più di una volta perché a lei non fosse mai stata fatta una festa così.
L’evento finì prima di cena, in modo che tutti potessero tornare a casa dalle famiglie per passare un po’ di tempo con loro. Era già buio e rimasero sorpresi nel vedere due cavalli legati davanti a casa, di cui uno era quello nero di Cedric, ma il ragazzo spiegò semplicemente che Lily aveva preferito approfittarne per farsi anche una breve cavalcata. Quindi si salutarono, i due fratelli montarono in sella, e ognuno si avviò verso casa propria.
Prima di giungere anche solo in vista del ponte principale, Cedric e Lily si trovarono la strada sbarrata da due cavalieri e fermarono i cavalli. Il ragazzo ebbe il forte sospetto che si trattasse dei soldati che aveva nominato Emily, non vedendo da nessuna parte simboli che ne determinassero l’appartenenza a una qualche fazione, e cominciò ad aver paura soprattutto perché si trovava in quella situazione a quell’ora con la sorellina.
I due uomini si guardarono e poi annuirono, avendo in mente il medesimo sospetto, e tornarono a guardare i due fratelli.
Quello alla loro sinistra si rivolse a Cedric: «Ci è giunta voce che tu abbia ucciso un uomo.» disse.
Il ragazzo aveva appena ricevuto la conferma ai suoi sospetti, quindi cercò di rimanere il più calmo possibile e disse: «Credo vi stiate sbagliando.»
«Tu non sei nato a Darvil, vero?» domandò l’altro facendo riferimento a una delle poche informazioni che avevano in mano, ovvero che l’assassino non avesse lineamenti tipici di Darvil, ma piuttosto di Eunev.
«Sì. Voglio dire sì, sono nato qui.»
«Che succede Ced?» domandò Lily con voce flebile, guardando i soldati con terrore e con una presa poco salda sulle redini.
Lui la guardò e fece per risponderle, ma il primo soldato esclamò sorpreso: «Cedric?»
E lui fece l’errore di girarsi; non si aspettava che conoscessero anche il suo nome, probabilmente il bandito che aveva ucciso doveva aver detto di aver sentito gli altri gridare quel nome nel bosco.
«Quella dev’essere la ragazzina bionda.» bisbigliò il secondo soldato al primo.
«Scappa.» sussurrò alla sorellina, e lei lo guardò confusa «Non perdere tempo, siamo nei guai. Fagli perdere le tue tracce e vai a casa.»
Lily, contrariamente a quanto Cedric le aveva detto, attese qualche secondo prima di costringere il suo cavallo a invertire la direzione per perdersi tra le vie del villaggio, e appena i due soldati gridarono e spronarono i cavalli il ragazzo si mise sulla traiettoria. Entrambi dovettero fermare i cavalli, che nitrirono innervositi.
«Non è lei. Lei non c’entra nulla.» disse Cedric.
«Ma tu sì.» ribatté il soldato di sinistra con un ghigno cupo.
Il ragazzo fu rapido a spronare il cavallo al galoppo e invertire la direzione, ma i due soldati furono altrettanto pronti a scalciare sui fianchi dei loro. Li condusse in una direzione diversa da quella presa da Lily, e passò a tutta velocità davanti a Susan, che stava ancora camminando verso casa e non gli gridò dietro solo perché subito dopo passarono al galoppo anche i soldati. Il resto delle persone che quasi investirono non si risparmiò né grida d’avvertimento né imprecazioni.
La ragazzina provò a corrergli dietro, ma naturalmente fu un attimo perché li perdesse di vista dietro altre case. Sentiva ancora il rumore provocato dai tre animali, quindi riuscì a capire la direzione che avevano preso e non si fermò. Li vide d’un tratto galoppare ora in direzione est, probabilmente all’isola centrale, e cambiò direzione anche lei, col cuore in gola; qualunque cosa quei soldati volessero dal ragazzo era certa che riguardasse i draghi e le uova, e quindi anche tutti loro. Doveva rimanere calma e ragionare ogni azione prima di avvicinarsi troppo.
Sentì i cavalli nitrire e degli uomini che non riconobbe gridare e nascondendosi di casa in casa finalmente arrivò a vederli; il cavallo nero di Cedric era lì, ma lui no. In compenso i soldati, che erano smontati a terra, sembravano soddisfatti e avevano le facce rivolte alla parete della bottega del macellaio, poi uno di loro si chinò per lasciare qualcosa a terra, tappò un buco con una grata di metallo, e infine insieme posizionarono un barile sopra la grata. Non riusciva a capire cosa stessero facendo lì invece di cercare di rintracciare Cedric, e il fatto che rimontarono in sella subito dopo la confuse ancora di più.
Li seguì con lo sguardo sbirciando da dietro la casa dove si era fermata sperando che non la vedessero, e capì tutto solo quando sentì uno dei due dire: «Per un po’ non ci dovremo preoccupare di lui. Ora cerchiamo gli altri, forse hanno avuto successo.»
Non sapeva quanto tempo avrebbe avuto a disposizione per aiutare Cedric, quindi non pensò di andare a chiamare qualcuno. Fissò il barile intensamente tuttavia rimanendo immobile, perché voleva essere certa che quei soldati non l’avrebbero vista o sentita, e che non sarebbero tornati indietro subito.
Dopo un po’ avanzò furtiva rimanendo attaccata alla parete di legno e sbirciò da dietro l’angolo, ma non vide nessuno. Allora corse rapidamente tenendosi bassa, come un gatto che attraversa rapidamente una strada, il cappuccio del mantello scivolò via liberandole i capelli e giunta al barile provò a spostarlo, ma si rese presto conto che era troppo pesante.
«Cedric sei qui?» domandò in un sussurro, e nessuno le rispose. Ma il cavallo c’era, e il ghigno di quei soldati... Niente le avrebbe impedito di pensare che l’avessero chiuso lì.
Cercò in tutti i modi di smuovere il barile senza rovesciarlo a terra, dal momento che probabilmente il suo contenuto apparteneva a qualcuno, ma non era sufficientemente forte e non pesava abbastanza da poter sfruttare il proprio peso. Piagnucolò qualche richiesta d’aiuto al vento, perché non c’era nessuno nei paraggi al momento: era ora di cena e tutti erano in casa.
Alla fine lasciò perdere le buone maniere e provò a ribaltare il barile sperando che fosse ben chiuso; riuscì a smuoverlo e inclinarlo abbastanza lentamente da non causare danni, quindi lo lasciò prendere la nuova posizione orizzontale e lo fece rotolare un poco per toglierlo di mezzo. Si volse e tolse con un po’ di fatica la grata di metallo, quindi ci mise dentro la testa e fece per chiamare il ragazzo, ma si accorse che l’ambiente era saturo di uno strano fumo.
Le venne immediatamente da tossire e sentì tossire anche lui, quindi non ebbe più dubbi che si trovasse lì dentro. Sperò che quel fumo non fosse tossico, ma escluse un incendio perché era tutto buio. Tirò fuori la testa e lo chiamò, poi prese un grande respiro e s’immerse di nuovo trattenendo il fiato.
Riconobbe che si trattava di uno di quei posti dove la gente del villaggio gettava i pochi rifiuti alimentari o scorie, ma non sentiva odori diversi da quello del fumo; era completamente vuoto perché ultimamente tutti gli scarti del macellaio venivano dati in pasto ai draghetti. Dedotto ciò ricordò che il pavimento era in discesa, più profondo al lato opposto all’ingresso.
Cominciarono a lacrimarle gli occhi, quindi si allontanò dall’apertura osservando il fumo levarsi in alto e disperdersi nell’aria; se i soldati avessero guardato in quella direzione sarebbero corsi a vedere cosa stava succedendo.
«Cedric sbrigati! Dobbiamo nasconderci!» gli sussurrò agitata.
Lui finalmente le rispose chiamando il suo nome, sorpreso e confuso, come se non si aspettasse che qualcuno lo tirasse fuori da quella situazione. E alla fine, senza riuscire a smettere di tossire, si arrampicò lungo la pendenza fino a portarsi sotto di lei. Susan gli tese una mano perché notò che faticava ad alzarsi e reggersi sulle gambe, ma ebbe diversi problemi a tirarlo fuori con la forza. Alla fine, combinando le forze con quelle di lui, riuscì a trascinarlo all’aria aperta e il ragazzo si lasciò andare nella neve.
«Ehi! Stai bene?» gli chiese subito preoccupata «Cos’è successo? Cosa volevano quei tizi? Chi sono?»
Cedric si rialzò sulle braccia, tremando e ancora tossendo, scosse la testa chiaramente impossibilitato a risponderle, e Susan notò del sangue nitidamente stagliato sulla neve.
Trattenne il fiato ed esclamò: «Sei ferito? Dove?» e lui dopo un paio di colpi di tosse s’indicò sopra la tempia «Ti fa male?»
Si prese del tempo per rispondere, sforzandosi di non tossire: «Sento male ovunque. Credo fosse quel... quell’esalazione.» si sentiva infatti debole e confuso, aveva difficoltà a muoversi, nausea e dolorose fitte ovunque «Ma dobbiamo andare.»
«Cosa sta succedendo?» sussurrò in preda al panico.
«Quei soldati...» cominciò lui, ma il rumore di due cavalli al trotto lo zittì, ed entrambi i ragazzi guardarono l’ingresso della via.
I cavalieri comparvero da dietro una casa e fermarono i cavalli, poi puntarono lo sguardo su loro due ancora accucciati a terra, che li fissavano.
Dopo un attimo di sgomento quello a destra esclamò: «La ragazza bionda!» e lanciò il cavallo al galoppo seguito dall’altro.
Cedric ebbe un attimo di lucidità e lanciò la grata addosso al primo cavallo, che s’impennò nitrendo allarmato bloccando la strada all’altro, quindi il ragazzo scattò trascinando Susan in direzione della chiesa in pietra, davanti a lui. Riuscirono a raggiungerla e aprire la porta della navata laterale abbastanza in fretta perché i due soldati non potessero prenderli – per non schiantarsi contro la pietra grigia dovettero far rallentare i cavalli.
Entrarono di corsa richiudendosi in fretta la porta alle spalle con un boato e si guardarono intorno, l’ambiente era buio, a malapena si vedevano persino le vetrate raffiguranti la divinità che tra tutte meglio rappresentava il villaggio: Vuulnas, il Cavallo, signore della terra e delle colture, rappresentato come un centauro con uno scudo in una mano e una lancia nell’altra.
Susan sapeva che non avrebbero avuto molto tempo prima che quei tizi li raggiungessero, lanciò un’occhiata al ragazzo che era inginocchiato a terra e continuava a tossire come se quella breve corsa l’avesse definitivamente stroncato. Lo prese e lo costrinse a rialzarsi per cercare un posto in cui nascondersi, lui quindi si aggrappò a lei per non cadere di nuovo a terra.
Appena sentì la porta aprirsi violentemente, la ragazza si lasciò cadere dietro una panca stringendo Cedric a sé e pregandolo in un sussurro di cercare di non tossire, o li avrebbero trovati. Lui fece il possibile tenendo chiusi naso e bocca mentre i due uomini ispezionavano con attenzione lo spazio davanti a loro; avevano lasciato la porta aperta per far entrare quella poca luce che c’era dall’esterno e con essa entravano delle gelide folate di vento.
Appena i soldati si furono inoltrati un poco, spingendo con violenza le panche che incontravano sulla loro strada per indurre i ragazzi a uscire allo scoperto, Cedric di nuovo prese Susan per mano e scattò – pur muovendosi silenziosamente, grazie all’esperienza derivata dalla caccia, al contrario di lei – e si ritrovarono di nuovo all’aperto dove lui finalmente riprese a respirare, nei limiti di quanto quella brutta tosse gli consentisse. Susan chiuse la porta mentre Cedric fece scappare i cavalli dei soldati, per poi correre instabile verso Hurricane, montando indi in sella. Fece cenno a Susan di salire dietro di lui e la ragazza non se lo fece ripetere, non volendo rischiare di rimanere a piedi con soldati a cavallo in giro.
Con tutte quelle grida e nitriti, alcuni abitanti erano scesi nelle strade chiedendosi cosa stesse succedendo e inveendo contro i soldati quando l’incontravano.
Cedric spronò Hurricane al galoppo, ancora tossendo malamente, e Susan si strinse a lui solo leggermente più tranquilla perché era anche lei in sella a un cavallo. Gli chiese di riportarla a casa ora che non erano più inseguiti da nessuno e gli diede le direzioni, ma quando arrivarono nei pressi del panificio cominciarono a sentire grida spaventate e di protesta. Cedric, su richiesta di Susan, non fermò il cavallo e si avvicinarono per vedere dove fosse la fonte, ma ciò che videro terrorizzò la ragazza.
Tre soldati, di cui uno teneva una torcia, stavano letteralmente trascinando fuori casa i suoi genitori, che gridavano frasi incomprensibili sovrapposte alle voci dei tre uomini a cavallo e di altra gente che assisteva alla scena.
Anche Susan si mise a gridare, allertando immediatamente la madre, e a loro volta due soldati guardarono nella sua direzione. Uno di loro le puntò un dito contro e Jelena le gridò disperata di scappare, quindi Cedric fece voltare il cavallo e lo lanciò al galoppo nella direzione opposta.
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«No!» gridò Susan «Cosa fai? Dobbiamo aiutarli!»
«Non possiamo fare niente contro dei soldati armati.» protestò lui, che ancora faticava a respirare.
«Ti prego! Deve esserci un modo!» disse cominciando a piangere disperata.
Dopo una lunga pausa di riflessione il ragazzo di nuovo invertì la direzione e tornò verso casa di Susan, ma quando arrivarono trovarono lì tutti e cinque i soldati, i genitori di lei erano in sella davanti a due di loro – storditi perché non potessero opporre resistenza – e gli abitanti tutt’intorno gridavano inferociti, sapendo di non poter intervenire; non avevano armi, erano totalmente impreparati e impotenti davanti a una simile situazione.
Due dei tre soldati liberi lanciarono al galoppo i propri cavalli verso loro, e Cedric spronò Hurricane ad allontanarsi, zigzagando tra le case sperando di riuscire a disorientarli. Susan piangeva a dirotto dietro di lui e non ebbe il cuore di chiederle di smettere perché poteva attirare i soldati, ma rallentò fino a un trotto veloce per provocare meno rumore. Sentirono il soldato proseguire in un’altra direzione, e solo allora permise ad Hurricane di riprendere il galoppo. Lo guidò fuori da Darvil, verso est.
«Dove stai andando? Fermati! Torna indietro!» gridò la ragazza cercando di tirare le redini.
Lui la ignorò e mantenne il controllo sul cavallo, spronandolo a galoppare il più veloce possibile verso il bosco, determinato a raggiungerlo prima che i soldati capissero dove fosse andato. La neve avrebbe dovuto coprire in fretta le loro tracce.
Susan si arrese e smise di strattonarlo, capendo che niente l’avrebbe convinto a tornare indietro ad affrontare quei soldati armati, continuando invece a piangere con la fronte appoggiata alla sua schiena.
Dopo aver trottato qualche minuto nel bosco Cedric fermò il cavallo, respirando peggio di prima e a fatica trattenendosi dallo scoppiare a piangere per il dolore.
Susan aprì gli occhi, si asciugò le lacrime e si guardò intorno sorpresa che non stessero più muovendosi. Una volta capito dove si trovassero si chiese come mai Cedric avesse deciso di fermarsi invece di provare a raggiungere i draghi, e quando lui con fatica scese a terra ricominciò a gridargli che avrebbero dovuto trovare un modo per aiutare i suoi genitori.
Il ragazzo, sedendosi con la schiena rivolta a un tronco perché le gambe gli tremavano troppo, si rese conto anche di avere a malapena la forza di parlare perché faticava a respirare, ma provò ugualmente a spiegarle il motivo per il quale non avrebbero fatto altro che cacciarsi ulteriormente nei guai tornando indietro; invece di salvare i suoi genitori molto probabilmente sarebbero finiti catturati insieme a loro.
«E allora chiamiamo i draghi! Non possiamo stare qui a far nulla!» esclamò Susan di rimando, infuriata con lui, coi soldati, ma soprattutto con se stessa; le ritornò alla mente il momento in cui aveva convinto Jennifer a raccogliere la pietra rossa, quando aveva detto che sarebbero stati i loro genitori a rimediare alle loro bravate da adolescenti. Ora voleva non averlo mai nemmeno pensato.
«E per fare cosa? Sono nati da un mese e una settimana, cosa speri che possano fare a dei soldati armati e protetti da armatura?» le disse mantenendo un tono di voce pacato, un po’ perché non voleva nemmeno provare ad alzare la voce e un po’ per non irritarla di più.
«Non lo so! Sono draghi! Qualcosa potranno fare! Spaventarli! Potremmo andare dai soldati e attirarli qui, tendergli una trappola! Non lo so! Ma non voglio stare qui Cedric, devo fare qualcosa!» esclamò disperata, le sue grida e i suoi pianti stavano cominciando a innervosire il cavallo ora che Cedric non era più in sella insieme a lei.
«Capisco cosa vuoi dire. Ma tu cerca di capire la situazione, sarebbe totalmente inutile tornare indietro. Non c’è nulla che possiamo fare.» tossì mentre a quelle parole gli occhi di lei ricominciarono a riempirsi di lacrime, poi aggiunse: «Io non ti posso aiutare. Mi dispiace.»
Susan scosse la testa ed esclamò: «Tu non puoi? Non importa, andrò da sola!» e provò a farsi obbedire dal cavallo nero, ma quello non si mosse e invece sbuffò infastidito. Allora gridò: «Non vuoi collaborare nemmeno tu eh? Non cambia nulla!» e scese rapidamente dalla sella pronta ad andarsene a passo di marcia.
A un tratto il ragazzo fece uno sforzo e si alzò, in un primo momento Susan pensò che volesse abbracciarla per confortarla o risalire in sella al cavallo, ma appena le volse le spalle per allontanarsi prese un’aria offesa e, dopo un attimo d’indecisione, ricominciò a gridare più forte. Lui fece in tempo solo a fare qualche passo prima di ricadere in ginocchio e vomitare anche sangue, ma non se ne rese realmente conto, al che lei finalmente si zittì e lo guardò con una smorfia di disgusto misto a disagio, per poi puntare la sua attenzione sul cavallo nero, asciugandosi le lacrime e attendendo che il ragazzo fosse di nuovo in grado almeno di ascoltarla tenendo le braccia incrociate sul petto.
Cedric si prese del tempo, durante il quale non si sentì altro che la neve cadere dagli alberi o Hurricane che sbuffava o raschiava a terra, si assicurò di avere lo stomaco vuoto e di essersi pulito prima di tornare a sedersi davanti all’albero a cui si era appoggiato prima. Le sussurrò delle scuse senza avere il coraggio di guardarla, e la ragazzina né rispose né lo guardò a sua volta, e invece dopo aver riflettuto nel silenzio raggelante di quel bosco si volse per andarsene con passo deciso. Allora Cedric ritrovò il coraggio di parlarle e azzardò un ultimo tentativo di farla ragionare.
Lei si volse a guardarlo con occhi che quasi lanciavano fiamme e riprese a gridare con una voce talmente acuta e forte da spingere Hurricane ad allontanarsi un poco: «Hai paura? Non c’è problema, lo capisco! Ma quei mostri hanno rapito i miei genitori, Cedric!»
«Non... Non è una questione di paura.» ribatté cercando di mantenere la calma «Ma proprio non ce la faccio, e ad ogni modo lo trovo sciocco.» lei fece per aprire bocca per ribattere a tono, con sdegno, ma lui fu più rapido a proseguire: «Se quelli sono venuti fino a qui da chissà dove solo per noi, non risolverai la situazione gettandoti nelle loro braccia.»
«Ma potrei salvare i miei genitori!»
«Non è detto.»
E a quel punto lei esplose: «Loro li interrogheranno! Li tortureranno per sapere di me! E i miei genitori non sanno nulla di cosa ho combinato! Ma i soldati penseranno che stiano solo cercando di proteggermi e non gli crederanno! Dimmi dunque, cosa devo fare? Lasciar correre? Sai cos’ho detto a Jennifer prima di raccogliere il suo uovo? Che i nostri genitori avrebbero rimediato alle nostre bravate da ragazzine. Capisci? Avrebbero pagato per i nostri errori. Ma non mi aspettavo che sarebbe successo davvero! Stavo solo scherzando, e ora è successo... Devo fare qualcosa!»
«E io ti ho detto che capisco. Ma al momento non c’è nulla che possiamo fare.»
Scosse la testa con forza, determinata: «No, tu non capisci! I tuoi genitori non sono mai stati rapiti! Non sono mai scomparsi senza che tu sapessi che sorte gli sarebbe toccata! Non se ne sono andati per colpa tua!»
«Naturalmente, no. Ogni situazione è a sé stante.» rispose paziente «Ma condivido il tuo tormento.»
«Se questo è il meglio che sei fare per essermi di consolazione, sei a dir poco inetto e patetico. Mi hai già fatto perdere un sacco di tempo! Non m’importa che cosa pensi, io vado.»
«Non puoi andare da sola.» protestò, ma la ragazza gli aveva già voltato le spalle e si sforzò di dire tutto d’un fiato: «Nemmeno la folla a Darvil ha alzato un dito contro di loro. Non puoi fare nulla, tantomeno da sola. Ragiona, maledizione! Non lasciarti guidare dalla rabbia.» ora ansimava, l’aria gli mancava e i polmoni gli bruciavano.
Ma almeno Susan si era fermata, ascoltando per la prima volta con razionalità quello che stava cercando di dirle. Strinse i pugni e cominciò a tremare mentre le lacrime nuovamente le rigavano il viso lasciando tracce che poi gelavano nel freddo di quella notte nevosa.
Non voleva rassegnarsi, gettare la spugna e abbandonare a quel modo i suoi genitori, ma finalmente capì che nemmeno con l’aiuto dei draghi, o dell’intero villaggio, avrebbe potuto tenere testa a cinque soldati armati, esperti, e soprattutto a cavallo; per quanto ne sapeva potevano già essere fuggiti al galoppo verso il loro accampamento, ovunque si trovasse. E anche solo per poterli seguire a cavallo lei stessa avrebbe dovuto perdere altro tempo per andare alla stalla e sellare Brezza, che al contrario di Hurricane le avrebbe obbedito.
Mostrare i draghi appena nati a quei soldati avrebbe probabilmente solo peggiorato le cose, dando conferma a quello che per ora era solo un sospetto, e a quel punto i soldati avrebbero potuto uccidere tutti – i draghi, i suoi genitori, lei e Cedric.
Alla fine si guardò intorno e pensò con amarezza che se avessero dovuto passare la notte fuori per non tornare al villaggio, per ripararsi dalla neve cadente avrebbero avuto a disposizione solo il suo mantello e la giacca con cui lui andava a caccia. Si avvicinò a Cedric sospirando abbattuta e gli si sedette accanto, appoggiandosi anche lei al tronco, seguita dal suo sguardo fugace.
«So che hai ragione.» gli disse alla fine in un sussurro, lo sguardo puntato a terra davanti ai suoi piedi «Non so cosa mi è preso, sento solo un bisogno fortissimo... mi sento in dovere di fare qualcosa. Qualsiasi cosa!»
«Lo so.» rispose semplicemente, senza realmente sapere cosa dire per non farla stare peggio, ma soprattutto per non sprecare altro fiato.
«Non volevo arrabbiarmi con te. Anzi se non fosse stato per te forse avrei fatto la loro fine...» continuò, di nuovo con gli occhi lucidi. Dal momento che lui rimase in silenzio concentrandosi sulla respirazione sempre più difficile, Susan parlò di nuovo: «Dormiremo qui? Nel bosco? All’aperto?»
«Non credo di avere la forza di muovermi, al momento.» disse leggermente in imbarazzo.
«Cos’hai?»
«Non lo so.»
Ci fu una lunga pausa. Rimasero in silenzio, lei guardandosi intorno diffidente del luogo e lui al contrario a occhi chiusi sembrava non curarsi delle circostanze, finché Susan si mosse e si strinse a Cedric cercando calore e conforto. Lo sentì irrigidirsi, ma non riuscì a sottrarsi al suo abbraccio. La guardò invece dall’alto della propria spalla e vide che oltre a singhiozzare in silenzio stava tremando. Quindi con fatica si sfilò la giacca per posarla sulle sue spalle, e la ragazzina se ne rese conto un po’ in ritardo; biascicò un ringraziamento in imbarazzo e si decise a coprire entrambi i loro corpi col suo mantello. Si sarebbe inzuppato, con tutta quella neve, dubitava che li avrebbe protetti a lungo dal freddo. Come anche la giacca, che aveva come priorità la comodità di non impedire alcun movimento piuttosto che tenere caldo, e per questo al ragazzo tornava utile per cacciare.
Era sicura che sarebbe stata una lunghissima notte, piena di incubi e improvvisi risvegli – sempre che sarebbe riuscita ad addormentarsi. Guardò Cedric di sottecchi e notò che ancora sembrava rilassato, dunque cercò di fidarsi della sua conoscenza del bosco e si accoccolò meglio, sperando di riuscire a chiudere occhio e che il pensiero dei suoi genitori la lasciasse in pace giusto per dormire.
Alla fine, esausta e spossata dagli avvenimenti della giornata, fu più rapida di lui ad addormentarsi, suo malgrado, e sebbene la sua notte fu popolata di incubi riguardanti i genitori riuscì a non svegliarsi di soprassalto nemmeno una volta.

  
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