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Autore: Lady Memory    30/09/2016    2 recensioni
Il duo perfetto, ovvero Hermione e Severus secondo fanfiction. Cosa potrebbe succedere se un giorno Hermione decidesse di sfidare il professore più temuto di Hogwarts con una scommessa? Una piccola storia spensierata, completamente AU, scritta per il piacere di giocare con le parole.
Completa. In attesa di un ultimo capitolo bonus indipendente.
Genere: Azione, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Severus Piton, Sibilla Cooman | Coppie: Hermione/Severus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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LA SCOMMESSA

by Lady Memory

Una piccola storia spensierata, completamente AU e OC, scritta per il piacere di giocare con le parole. Da non prendere assolutamente sul serio.

Consueto disclaimer: Ovviamente, i personaggi di questa storia non mi appartengono. Un ringraziamento a JKR per averli inventati e per averci dato il permesso di continuare a farli vivere.

 

Nota dell'autore: Capitolo dedicato a tutti i sentimentali romantici (come me ;)

*****************

20. Una ragazza, un coniglio e un mucchio di guai

Hermione rimase immobile per un lungo momento, il tempo di prendere un respiro profondo. Poi si precipitò alla porta della Guferia per controllare che nessuna delle streghe più anziane ci avesse ripensato e stesse tornando indietro per un'ulteriore controllatina.

Aveva ancora il cuore che le batteva sordamente in gola e una gran voglia di piangere. Trasfigurare Severus in un coniglietto era stata l'unica idea che le era venuta in mente per salvarlo da una situazione umiliante.

Ma la cosa non era andata proprio come sperava. Non era sicura di aver convinto Minerva e soprattutto, aveva peggiorato la situazione per il mago; quando i gufi si erano scatenati, rivelando la loro natura selvaggia, la giovane si era veramente spaventata. Per fortuna era intervenuto Crookshanks!

Fino a quel momento, quel gattone era stato la loro salvezza: aveva protetto Severus durante la sua permanenza nelle stanze di Hermione e l'aveva portato fuori al momento giusto, aveva aiutato Hermione a creare un diversivo e si era gettato in mezzo alla mischia di quelle bestiacce alate per impedire che a Severus venisse fatto del male.

Lei, invece, stava solo combinando disastri su disastri, facendo insospettire Minerva e… e… E dove era adesso Severus? Cosa stava facendo? Perché non usciva fuori da quel buco nella parete?

Hermione si inginocchiò davanti al muro scrostato, incurante della paglia e dei residui che coprivano il pavimento.

"Severus?" mormorò con un tremito nella voce, e poi tese l'orecchio ansiosamente. Era così piccolo, santo cielo! Sarebbe riuscita a sentirlo se avesse chiesto aiuto? Poteva tirarlo fuori di lì con un incantesimo senza fargli del male? E se lui non avesse voluto uscire?

Solo il silenzio le rispondeva, e a quel punto Hermione si spaventò veramente.

"Severus!" chiamò di nuovo pressantemente. "Ti prego, rispondi! Rispondi, Severus!"

Le lacrime cominciarono a sgorgare incontenibili. Crookshanks le si fece vicino e miagolò sommessamente, come a rincuorarla. Hermione lo guardò e tentò di parlare, ma le labbra le tremavano troppo. A quel punto non resistette oltre. Abbracciò il gattone, nascondendo il viso nella sua folta pelliccia rossa e pianse, pianse e pianse, formulando frasi sconnesse interrotte da singhiozzi disperati.

"E' colpa mia! E' colpa mia! Oh, Severus! Cosa faccio se ti è successo qualcosa? Come faccio senza di te?"

Il miagolio di Crookshanks si fece più insistente, quasi nervoso, ma Hermione non allentò la stretta; certo il micio si stava spazientendo per quel bagno caldo e salato a cui lo stava sottoponendo, ma stringersi a lui era troppo confortante in quel mare di desolazione in cui stava sprofondando.

Crookshanks però aveva in mente tutt'altro; era seriamente affezionato alla sua padroncina nonostante i guai in cui lo stava trascinando, e non si sarebbe mai sognato di protestare per quell'umido abbraccio. Ma c'erano forti ragioni per interromperlo proprio adesso, così il gattone intensificò il brontolio, costringendola finalmente a lasciare la presa e ad alzare la testa.

Ed allora Hermione lo vide.

Un coniglietto nero, tutto tremante, faceva capolino dal muro e la guardava diffidente.

************************

"Severus!" gridò Hermione, dimentica di ogni precauzione nella gioia e nel sollievo travolgente di quella scoperta.

"Severus…," ripeté di nuovo, quasi sussurrando, sentendo le lacrime bagnarle nuovamente le guance.

Poi protese le braccia verso di lui in un gesto di invito.

"Vieni da me, piccolo…" mormorò senza neanche rendersi conto di quel che diceva. Crookshanks inclinò la testa, lanciandole uno sguardo divertito.

Ma il coniglietto non pareva avere alcuna intenzione di ubbidire. Con uno scatto, si tirò indietro, scomparendo nuovamente nella parete.

"No, Severus, ti prego!" gridò Hermione, e sopraffatta dall'ansia e dal rimorso, si trascinò sulle ginocchia fino a toccare il muro, curvandosi in modo da poter guardare dentro la crepa in cui era scomparso il mago. Ma la fessura era desolatamente vuota, e la ragazza si coprì il viso con le mani, scoppiando di nuovo a piangere. Intenerito, Crookshanks cominciò a leccarle un orecchio con un miagolio sommesso.

"Non mi sente, Crookshanks!" si disperò Hermione. "Ormai è diventato un coniglio e non ragiona più da umano e non capisce quando parlo."

Il miagolio di Crookshanks si fece aspro, e la ragazza si tirò faticosamente a sedere, parlando tra le lacrime, tirando su col naso e cercando vanamente un fazzoletto per soffiarselo.

"E' tutta colpa mia, solo mia! Non avrei mai dovuto provare a creare quella maledetta pozione! Sono stata sciocca e presuntuosa!" ansimava Hermione, ormai inarrestabile nella sua angoscia. "Ho sbagliato tutto, e ho continuato a sbagliare anche dopo."

Crookshanks le strofinò il testone contro il fianco nel tentativo di arginare quell'inondazione di auto-accuse, ma Hermione voleva parlare, doveva parlare.

Accusarsi era troppo poco; come tutti coloro che hanno un'alta stima di sé, si crucciava esageratamente quando capiva di aver commesso uno sbaglio, e si torturava al pensiero che gli altri potessero criticarla. Ma siamo onesti: in quel momento, Hermione non pensava (solo) a se stessa. Un altro potente e dolcissimo sentimento aveva invaso il suo cuore riempiendolo di un dolore che andava oltre ogni possibile preoccupazione per la sua reputazione infranta. E scoprirlo le diede una strana pace.

"Ho bisogno di lui," dichiarò improvvisamente al gatto, asciugandosi gli occhi e il naso con le maniche. "Finora non l'avevo capito, ma è così. Ho bisogno di Severus. Ho bisogno di vederlo, di parlargli, di sentire la sua voce, di irritarmi per le sue battute sarcastiche. Io… io non so cosa mi sia successo…"

Per una manciata di secondi, Hermione tentò di convincersi di non aver davvero compreso cosa le stesse accadendo, poi il cuore traboccò.

"Vedi, Crookshanks, io lo conosco bene. Dopo tutto, è stato il mio insegnante per sei lunghi anni. Non hai idea di come fosse odioso in classe! O forse ce l'hai, se ti ricordi i discorsi che facevamo in camerata…"

La ragazza si interruppe per tirare su col naso, poi riprese con il tono esitante di coloro che improvvisamente vedono la luce e ne rimangono in qualche modo abbagliati.

"Però adesso che sono anche io dall'altro lato della cattedra, ho capito che quello che credevamo fosse perfidia, in realtà era qualcosa d'altro. Era preoccupazione per noi, che eravamo così sciocchi e inesperti e impreparati a tutto l'orrore che ci aspettava lì fuori. Anche se effettivamente, Severus non è mai cambiato, neanche quando la guerra è finita… Fa proprio parte del suo carattere. Quell'uomo è arrogante, presuntuoso, sarcastico, saccente, ostinato, imbarazzato, goffo, tenero, adorabile…"

Hermione sospirò dopo quel viaggio negli aggettivi in cui aveva ricostruito in pochi secondi un rapporto di anni con il suo ex-professore. La giovane si perse nei ricordi, e Crookshanks, che la sorvegliava attentamente, non si sorprese quando vide un sorriso estatico allargarsi sempre più sul volto di lei.

"Io…," mormorò Hermione come in trance. "Io… Io credo di essere innamorata."

Stupita lei stessa di questa dichiarazione, con le guance arrossate per l'emozione della scoperta, Hermione alzò gli occhi ed emise un piccolo grido di sorpresa.

Il coniglietto era uscito dal suo buco e la contemplava da sotto in su con sguardo adorante, alzando verso di lei il musetto fremente.

************************

Ci fu un profondo silenzio, di quelli che nascono quando due anime finalmente si incontrano. Poi Hermione tese delicatamente le mani. Questa volta Severus non si ribellò, ma si lasciò prendere docilmente, e la giovane lo sollevò con cura infinita fino a guardarlo negli occhi: due occhietti neri, tondi e brillanti di coniglio, che pure riuscivano ad esprimere una grande, totale, immensa adorazione.

Allora, travolta dalla piena dei suoi sentimenti e incapace ormai di controllarli, Hermione lo strinse a sé, mormorando paroline dolci e sconnesse, accarezzandogli le morbide orecchie pendule, e infine baciandolo ripetutamente sul nasino rosa.

Questo diede il colpo di grazia a Severus. Già vibrante d'emozione per l'effusione di tutti quei sentimenti che non poteva ricambiare - almeno a parole - il coniglietto emise uno squittio strozzato, ondeggiando come un ubriaco e afflosciandosi poi tra le mani di lei in una sorta di trasognata ebbrezza.

Hermione sorrise, interrompendo i baci.

"Sei tornato," gli disse teneramente, e lo sollevò per guardarlo un'altra volta negli occhi. Ma non riuscì a trattenersi troppo a lungo e finì per ricominciare a baciarlo. Poterlo finalmente stringere a sé le dava una gioia infinita. In quella forma conigliesca, Severus era molto meno fragile e molto più coccolabile della sua versione umana in miniatura. Inoltre, non poteva opporsi, neanche a parole – ammesso che volesse farlo - ed Hermione stava approfittando biecamente dell'occasione.

"Sei tornato e ora sei mio," dichiarò poi risolutamente quando ebbe sfogato tutta la sua tenerezza e ridotto Severus ad uno stato di rimbambimento sognante. "E io ti difenderò contro tutto e contro tutti."

Crookshanks emise un piccolo ringhio, ma Hermione non ci badò. Aveva riappoggiato il coniglietto a terra e stava estraendo la bacchetta dalla manica. Inerte come un pupazzo di pezza, Severus continuava a guardarla con un'espressione tra l'estatico e l'imbambolato. Ma non appena Hermione cominciò a trafficare con la bacchetta, il coniglio tornò in vita di colpo, e drizzando le orecchie, si sollevò sulle zampe posteriori saltellandole freneticamente intorno.

"Che succede, Severus?" gli chiese lei, perplessa. "Se aspetti solo un attimo, ti faccio ritornare te stesso, così potremo parlare."

Con un ampio svolazzo tremolante che faceva capire quanto fosse emozionata, Hermione lanciò il controincantesimo. Severus vibrò sotto la sua potenza, ma non successe nulla; il coniglietto rimase indiscutibilmente un coniglietto… e un coniglietto sempre più agitato.

"Ma… cosa…" balbettò Hermione, ripetendo freneticamente la formula.

Crookshanks adesso ringhiava in modo decisamente allarmante, ma Hermione era troppo preoccupata per badargli.

"Cosa c'è che non va?" esclamò alla fine, terrorizzata. "Perché l'incantesimo non funziona?"

"Forse perché l'ho bloccato io," disse quietamente una voce ben nota alle sue spalle.

************************

"Minerva!" esclamò Hermione, sentendosi agghiacciare il sangue nelle vene. Adesso capiva la ragione di tutta quell'agitazione dei suoi due compagni… e rimpiangeva amaramente di non avervi prestato attenzione!

Nonostante le sue vanterie, non sapeva proprio cosa fare. Come poteva affrontare Minerva e negare le sue responsabilità, data la situazione in cui era stata sorpresa? E soprattutto, come poteva proteggere Severus e sé stessa dall'inevitabile diluvio di accuse ed illazioni che sarebbe seguito?

Crookshanks si ritirò a coda bassa, con un miagolio sommesso. Era evidente che, nonostante la sua intraprendenza, anche lui non vedeva soluzioni.

Avvilita, Hermione si chinò a prendere il coniglietto che la fissava smarrito e se lo mise in grembo, circondandolo protettiva con le braccia. Quindi alzò la testa e fronteggiò la strega più anziana con le sole armi del suo sdegno e di due occhi decisamente arrossati.

"Perché sei tornata, Minerva?" chiese in tono d'accusa. "Volevi spiarmi?"

Incredibilmente, Minerva non mostrò di adombrarsi né per quella domanda irragionevole - come preside, non aveva certo bisogno di chiedere permessi per girare nella sua scuola! – né per quella insinuazione malevola.

"Mi spiace," disse invece pianamente. "Nonostante quel che può sembrare, non ero tornata per spiarti, ma per ricordarti che è ora di pranzo. Vedi, ero preoccupata per te."

In effetti, tendendo l'orecchio, Hermione sentì un lontano brusio di voci unito al rumore attutito di centinaia di piedi che risalivano i corridoi. Che gentile Minerva a preoccuparsi… Eh già, considerò amaramente, davvero gentile!

"Ascolta, Hermione," disse l'anziana strega, ripulendo con un colpo di bacchetta un ceppo che solitamente serviva da trespolo per qualche gufo e sedendovisi stancamente sopra, "tu ed io siamo partite col piede sbagliato. Capisco che una vita di avventure ti abbia provocato una certa insofferenza verso le autorità, ma tu, a tua volta, devi capire la mia responsabilità come preside di questa scuola."

La preside si curvò a guardarla negli occhi. "Una volta ti fidavi di me, Hermione. Perché adesso no?" chiese quietamente.

"Non è che non mi fido, Minerva!" esclamò subito Hermione, a disagio per quella gentilezza disarmante che la faceva sentire in colpa più di un rimprovero.

"Allora dimmi la verità: questo coniglio in realtà è Severus, non è così?"

Hermione respirò profondamente e strinse il coniglietto ancora più forte a sé; poi abbassò la testa e annuì, sconfitta.

Minerva incrociò le braccia con aria soddisfatta.

"Ho avuto questo sospetto quando Sibilla l'ha estratto a forza dalla tua tasca. Ecco perché, fingendo di esaminarlo, in realtà ho sigillato il tuo incantesimo trasfigurante con un sortilegio autobloccante che può esser sciolto solo da chi l'ha effettuato. In questo modo, se anche Sibilla o Poppy avessero cercato di fare un controincantesimo rivelatore, non avrebbe funzionato."

L'anziana strega spiegò pacatamente, "Non volevo far del male a Severus, ma solo tenerlo fuori dalla portata di Sibilla. Quella donna è davvero pestifera quando ci si mette!"

Poi Minerva sorrise con dolcezza e si curvò verso la ragazza e il coniglietto, che ascoltavano tristemente in silenzio.

"Puoi non credermi, Hermione, ma anche io voglio bene a Severus…. magari in maniera diversa da te, ma sicuramente da molto più tempo."

La giovane arrossì vivamente a quell'allusione.

"Allora… allora, hai sentito TUTTO quello che ho detto!" protestò vivacemente, e per un momento, fece gli occhiacci alla preside, che le rispose con un sorriso tranquillo, "Hai detto forse qualcosa di cui ti devi vergognare?"

Hermione arrossì ancor più vivamente e fece segno di no, troppo imbarazzata per parlare.

"Dunque non hai di che preoccuparti," concluse serena Minerva e riprese con calma la sua inchiesta.

"Adesso spiegami: hai trasformato Severus perché c'è stato un problema con la tua pozione, vero? Immagino che sia stato cambiato in qualcosa di imbarazzante, come è successo con Sibilla… E tu allora hai cercato di proteggerlo, non è così? Conoscendoti, scommetto che ti sentivi in colpa…"

Hermione tirava su col naso ed annuiva ad ognuna delle domande di Minerva, felice dentro di sé che non le venisse richiesto un resoconto diretto di quello che era effettivamente avvenuto dopo il tragico momento dell'assaggio.

Ma Minerva non era certo tipo da dimenticare i particolari. Tutti quegli anni di scuola l'avevano dotata di una incredibile sensibilità alle frottole nonché di tecniche raffinatissime di interrogatorio. E infatti…

"Hai scritto tu quel messaggio che ha portato il gufo?" chiese la strega all'improvviso, sfruttando l'effetto shock per entrare di colpo nel vivo dell'indagine. Hermione sbiancò a quella domanda inaspettata.

"Insieme", balbettò la ragazza, "l'abbiamo scritto insieme."

"Ah!" Minerva si accigliò. "Ma bravi! Quindi, mentre noi ci preoccupavamo e ci mangiavamo il fegato alla ricerca di Severus, voi due eravate insieme?"

"Io… noi… ecco…. sì…" pigolò Hermione.

La preside si aderse. "Voglio la verità, signorina! Dove ha passato la notte il professor Snape?"

"C-con me," rispose arrossendo Hermione. "Ma ti assicuro, Minerva, che non…"

"COSA?" esplose la strega. "TU mi assicuri?! Ma guarda cosa mi tocca sentire! Avete passato la notte insieme, e TU hai la faccia tosta di venirmelo a dire! Signorina Granger, nonostante io sia felice che il professor Snape sia sano e salvo, non posso tollerare una simile infrazione al regolamento e quindi…"

"Ma Minerva! Non è successo niente! Non poteva succedere niente!"

"E questo cosa c'entra?" esclamò Minerva arrabbiatissima, per poi fermarsi di botto. "Un momento! Cosa vorresti dire?"

"Voglio dire che, ecco… io… lui…" Hermione si interruppe e lo sguardo le si posò sul coniglietto che stringeva ancora a sé, come per chiedergli scusa di quel tradimento. Severus abbassò le orecchie; era chiaro che anche lui si dava per vinto.

La giovane sospirò e si arrese.

"Severus non poteva far nulla," mormorò. "La pozione lo ha rimpicciolito a dimensioni lillipuziane."

Minerva sbarrò gli occhi a quella descrizione e per un attimo, una luce divertita e interessata le balenò nello sguardo. Poi ritrovò la sua compostezza.

"D'accordo," disse asciuttamente. "Questa voglio proprio vederla. Qualcosa mi dice che sarà un'esperienza davvero unica. Ora scioglierò il mio incantesimo, così potremo far ritornare Severus in forma umana."

Con un rapido movimento della bacchetta, l'anziana donna sparse una piccola esplosione di scintille sul coniglio, poi si rivolse alla ragazza.

"A te l'onore, Hermione," la invitò amabilmente, nell'evidente tentativo di rendere meno penoso il momento alla sua giovane collega.

Esitando, Hermione alzò a sua volta la bacchetta, poi la riabbassò e guardò Minerva con aria ansiosa.

"Cosa hai intenzione di fare dopo, Minerva?" chiese sommessamente.

"Che domande!" rispose la preside, leggermente imbarazzata. "Porteremo Severus in infermeria e lo affideremo a Poppy. Saprà ben lei come sistemare la faccenda. Sono decenni che lo fa!"

"Ma così," continuò Hermione con un tono stranamente inespressivo, "tutti sapranno cosa gli è successo. Sai che non è possibile nascondere quel che succede in infermeria."

"Temo proprio di sì," ammise Minerva. "D'altra parte, sono tutti preoccupati per lui, adesso. Non potranno che essere felici che sia tornato sano e salvo."

"Ma a lui non piacerà," insistette Hermione, sempre con quel tono piatto che stava cominciando a impensierire l'anziana preside, la quale a quel punto pensò bene di spiegare meglio il suo punto di vista.

"Hermione, capisco che tu sia dispiaciuta, ma io non posso far finta di niente. Ormai sono stata informata di quello che è successo, ed è mia responsabilità mettere fine a questa storia."

"Capisco," disse Hermione con calma, ma i suoi occhi ebbero un lampo inquietante. "Hai saputo tutto, e quindi devi agire di conseguenza."

"Sono contenta che tu mi dia ragione," rispose Minerva con un sorriso lieto, e aggiunse, guardando il coniglio divincolarsi disperatamente tra le braccia di Hermione, "Mi spiace che invece lui non sia d'accordo. Ma d'altra parte, quando mai Severus è stato d'accordo?"

"E' vero," convenne Hermione, deponendo l'agitatissimo Severus a terra e alzando risolutamente la bacchetta. "Ma vedi, questa volta temo di non essere d'accordo neanche io."

E prima che Minerva, stupefatta, riuscisse a reagire, la ragazza esclamò freddamente,"Obliviate!"

  
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