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Autore: vereor cruz    30/09/2016    1 recensioni
Primo tentativo di Drarry su questo sito.
"Era pronto a dimostrare a chiunque che non aveva cattive intenzioni, che non intendeva comandare il mondo, che non intendeva assoggettare l'umanità come alcuni suoi predecessori avevano fatto, e che no, non gli interessava neppure essere adorato come nuova divinità new age.
Non che avesse niente in contrario all'adorazione."
Draco scopre di essere un 'tipo caliente'. Nel vero senso della parola.
Drarry, se continuo.
Genere: Angst, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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La Caduta Degli Eroi (Theo)


Theodore Nott.
Un metro e settantasei di altezza, spalle magre e fisico asciutto.
Il portamento di un aristocratico a cui è stata inculcata la buona educazione senza che neppure se ne accorgesse, trovandola naturale e spontanea quanto l’aria che da sempre respira.
La resistenza di chi il fisico se lo è curato, per non diventare una palla di grasso e vizi, perché, diciamocelo: per i suoi hobby, non serve solo la presenza, la nobiltà, i soldi, il successo. Serve anche l’avvenenza.
I ragni che catturano gli insetti più grossi non si sfamano quanto le bellissime piante carnivore che, aprendosi in un fiorire di bellezza, di scatto serrano le fauci attorno a succulenti prede ricche di vita.
Theodore Nott.
Intelligenza curata perché intelligenza significa successo, significa ego, significa vita. Intelligenza curata perché significa dominio dell’io, dell’ego, del sé, e l’essere umano è perduto, se non coltiva il proprio io, il proprio sé, il filtro attraverso cui reinterpretare un’esistenza intera. Il culto della propria intelligenza, viziata e coccolata e cresciuta fino a diventare mostruosa, qualcosa di cui essere fiero, e con cui incutere negli altri rispetto e timore.
Intelligente, bello, ricco.
Sicuro di sé come chi non si è mai posto il problema di doverlo essere.
Sicuro di sé come chi non si è mai trovato di fronte ad un ostacolo che non sia riuscito ad aggirare, ad abbattere, o a corrompere.
Sicuro di sé come solo la consapevolezza del proprio io, e del sangue altrui sulle mani, possono dare.
Sicuro di sé e del proprio valore, come chi non lo ha mai messo in dubbio.
Libero da legami inutili, liberato dalla natura di quell’unico che avrebbe voluto mantenere, e non ha potuto. Libero dal richiamo al passato, reciso finalmente con la morte di Nott Senior, morto mai abbastanza presto, e stranamente non per mano sua, anche se certo non per mancanza di un piano a riguardo.
Libero da legami inutili, solo la rete di sicurezza di conoscenze strategiche, e il piacere di un numero ristretto di amicizie, un numero così basso che la qualità può essere cercata, perseguita, affinata nel tempo e nella frequentazione. Draco Malfoy, erede di due delle famiglie più controverse dell’aristocrazia magica inglese, e Blaise Zabini, a sua volta legato ad una terza famiglia famosa e discussa.
Potere, attraverso queste amicizie, potere e fiducia.
Se la vita è esperibile solo attraverso il proprio sé, è importante che il sé sia forte.
Sia la vita è esperibile solo attraverso il proprio sé, significa che, così come soli si nasce, soli si muore, e soli si vive. Eppure, talvolta è concessa la vicinanza di altri esseri umani, altri sé, altri io, altri individui con cui il proprio sente di avere qualcosa in comune.
Senza sapere indicare cosa, Theodore Nott sa che non avrà altri amici fuori dalla cerchia ristretta di Draco e Blaise. Non gliene servono altri, e le relazioni con il resto del mondo si declinano in una serie di graduale, progressivo rispetto, fino al più totale disinteresse, oltre il disprezzo.
Ora, gli è difficile ammettere su quale gradino della scala relazionale con cui interpreta il mondo stia la bella donna dai capelli rossi troppo lunghi sulla schiena, che gli sta di fronte.
Se anche è  vero che èriuscito ad evitare di pensare a lei e al dubbio che fa sorgere nel suo cervello popolato da certezze assolute, è ora di ammettere che vederla, una sola occhiata, è bastato a creare in lui uno scompiglio che decisamente non è familiare.
Il dubbio, la cui presenza stessa è per Theo fonte di ansia e preoccupazione, si radica nel suo cervello e minaccia di trapelare da lì al resto del suo animo.
Il silenzio con cui solitamente cataloga ed osserva le belle donne che gli si presentano alla vista è sostituito dall’essere assolutamente senza parole. Un silenzio che suona diverso dal solito, un silenzio che nasconde uno strapiombo, e che minaccia di lasciare aperte porte su scorci del proprio essere che solitamente sono ben nascosti al mondo esterno.
Theo osserva.
In piedi sulla soglia dell’ufficio dove lei lavora, e dove gli auror gli hanno formalmente chiesto di presentarsi per collaborare con lei, Theo osserva. Guarda, vede, cataloga, cerca di analizzare la donna con la stessa lucidità con cui si relaziona al mondo, solitamente, ma non ci riesce.
Ne vede i particolari: i capelli troppo lunghi, sciolti sulla schiena, il rosso che con il passare del tempo si è scurito, dall’iniziale arancione che condivide con ogni altro membro della famiglia, in un rosso rame scuro, quasi sanguigno, assolutamente delizioso.
Il viso elegante, deciso, il naso dritto, la bocca morbida, gli occhi blu grandi e attenti. Il collo sottile, le braccia esili, il seno piccolo, i fianchi accentuati dalla gonna a vita alta, le gambe lunghe che la portano alla stessa altezza dei suoi occhi.
Il nero della maglietta aderente e a collo alto sottolinea troppo il busto delicato e i muscoli tonici del suo corpo, le braccia che sembrano volere nascondere la forza che possiedono. La gonna rosso scuro è quasi viola, e si apre morbida sulle sue curve, seguendola sinuosamente fino poco sotto alle ginocchia, dove si vedono le calze nere. Stivaletti bassi, poco oltre la caviglia, neri, completano il quadro.
Nessun gioiello, nessuna decorazione, come se fosse troppo impegnata a lavorare per badare a più che il vestito.
Theo odia ammettere di starlo pensando, vorrebbe negare, negare a sé stesso e con tutte le proprie forze, ma è troppo intelligente per farlo, troppo razionale anche solo per provarci.
Ginny Weasley è, obbiettivamente, la donna più bella che abbia mai visto.
Non è sempre stata così.
Theo ricorda di avere sempre fatto poco caso a lei, perché è sempre stata piuttosto comune. Oltre al fatto che l’ha sempre considerata poco più che la versione femminile dei suoi innumerevoli, troppi fratelli. Se ne ha gradito il silenzio, la tranquillità taciturna e la decisione, l’unico guizzo di interesse può essere stato dato dalla forza d’animo che ha dimostrato durante il peggior anno che Hogwarst abbia mai visto, quello con Piton preside, quello con i Carrow a fare da padrone in una scuola trasformata in centro di ricerca per le arti oscure.
L’anno preferito di Theo, e probabilmente quello che lei più ha odiato.
Gli occhi blu lo fissano cercando di dimostrare neutralità, freddi e attenti, ma Theodore è innaturalmente in grado di leggere chiunque cerchi di nascondersi al suo esame; ne nota l’ansia, il nervosismo, l’irritazione. Le belle mani sono ferme, reggono una serie di fascicoli di pergamena che, evidentemente, stava spostando da una scrivania all’altra, nel momento in cui lui si è affacciato alla porta aperta del suo ufficio.
Non gli ha ancora detto una parola e ancora non ha aperto bocca lui.
In silenzio, si guardano.
Se lei sta dimostrando segni di nervosismo di cui non è consapevole, lui certo non si sente più calmo. Ed è intollerabile. Al punto che gli pesa di meno perdere la battaglia e cede per primo a parlare, a giustificare la propria presenza.
-Weasley- saluta.
-Nott- risponde lei, la voce un suono basso e rauco, per essere una voce femminile.
-Mi hanno chiesto di collaborare con te- spiega lui, piegando appena la testa di lato.
-Il caso di Harry, lo so. L’Auror Denver me ne ha parlato- lei annuisce, e, rimettendo il libro sul tavolo alla sua destra, con la mano libera gli fa gesto di entrare: -Accomodati. Ho del materiale che immagino vorrai esaminare-
Cerca di mantenere la voce calma, fredda.
Theo entra, chiudendo la porta alle proprie spalle.
Si muove lentamente, e non può trattenersi dal continuare ad esaminare la donna sola nella stanza con lui.
Da dove gli viene quel brivido?
Quante altre volte è stato solo con una donna in una stanza, per fini anche decisamente più espliciti di quelli che hanno loro in quel momento?
Quante altre volte ha cercato il brivido costruito del piacere, e si è dovuto impegnare per trovarlo, ed ora, ora eccolo, impreisto, inaspettato, completamente incontrollato?
Se non si conoscesse bene, ammetterebbe di stare provando paura.
Siccome conosce sé stesso, sa che non è affatto paura.
Non ha paura di Ginny Weasley.
Peggio.
È attratto da lei.
Motivo in più per appoggiarsi di schiena alla scrivania libera, incrociare le braccia al petto e restare a guardare, lei, la scrivania, la stanza, i libri, da quella posizione di sicurezza.
Ginny Weasley deglutisce, e si volta. Raccoglie fra le braccia qualche libro e li appoggia sulla scrivania che gli ha preparato, riempiendola di pergamene, libri, appunti.
-Conosci qualcuno di questi?- chiede.
Theo si volta seguendo il suo movimento, ma finisce per trovarsi, come temeva, al suo fianco, entrambi in piedi sulla scrivania con i libri. Il corpo di lei, flessuoso, snello, sta così bene accanto al suo, e Theo non tenta nemmeno di rimproverarsi per averlo pensato.
Sposta lo sguardo sui libri.
Li ha già letti tutti, come immaginava, e i titoli sono troppo semplici. Non trattiene un sorrisetto e uno sbuffo divertito: -Se non li conoscessi, non avrebbero pensato a me per aiutarti, non trovi?-
Lei non batte ciglio: -Molto bene- commenta, e li impila tutti a bordo della scrivania.
Un secondo carico di libri espone un paio di tomi che Theo non ha mai letto per intero, ma di cui sa di cosa si parla. Non lo dice, eppure lei impila di nuovo tutti, tranne quei due: -Questi?-
-So di cosa parlano- ammette lui, l’espressione indecifrabile.
Lei lo guarda da dietro Struttura Dei Corpi Umani Nelle Trasfigurazioni e Cronache Di Esperienti Genetici Degli Ultimi Duecento Anni, lasciando salire un sorrisetto sulle labbra morbide. Le sta bene, l’espressione divertita e intelligente: -Non li hai finiti?-
La verità è che non ne ha avuto bisogno.
Conosce l’autore di persona, perché ha collaborato con il vecchio studioso alla nuova edizione che gli ha chiesto di aiutarlo a curare. Che motivo avrebbe avuto di leggere un libro quando sapeva già cosa conteneva ogni pagina?
-Non ne ho avuto bisogno- risponde.
Lei annuisce, e non insiste. Impila i due libri sugli altri, e indica la propria scrivania, dove sono rimaste solo tre pergamene molto antiche, srotolate e sovrapposte.
Theodore si avvicina, in silenzio, e osserva.
Sono criptate tutte e tre, ma per la prima un sistema di decifrazione minima è sufficiente. Per la seconda, potrebbe esserci bisogno di un po’ più di attenzione. La terza… la terza, deve ammetterlo, gli fa quasi sgranare gli occhi.
È quella che gli Auror non volevano che vedesse.
Quella che ha visto nei ricordi di Draco.
Quella che ha scritto lui stesso, anni fa. Proprio quella sezione lì, la parte che gli auror nn sono ancora riusciti a decifrare, la Pergamena dei Puri che gli è quasi costata la vita, e Ginny Weasley gliel’ha messa davanti al naso, sulla scrivania del suo ufficio.
Sia ben chiaro: Theodore non sgrana gli occhi.
Non trattiene il respiro, non si irrgidisce.
Niente di tutto ciò.
Semplicemente, continua a guardare.
Guardando, osservando, ricorda come decifrare.
Ricorda i codici, ricorda a cosa si è ispirato per elaborarli, ricorda l’incantesimo.
Ricorda anche il mago che ha collaborato con lui, ricorda i discorsi da fanatico, ricorda gli esperimenti che all’epoca lo interessavano.
Ricorda le tesi di un uomo intelligente che però non era stato in grado di applicare la stessa intelligenza alle teorie di una religione improbabile che, oltre a desiderare l’annientamento del mondo piuttosto che un mondo migliore, avrebbe implicato la sua stessa schiavitù.
Theo respira normalmente.
L’aria entra ed esce, portando con sé il buon odore delle carte, dei libri, della pergamena, dell’inchiostro. L’ancor più buono profumo della donna in piedi ora alle sue spalle. Il ricordo di pelle in putrefazione che si accompagna all’odore leggermente stantio della pergamena che ha criptato.
Pensa.
Pensa a quanto stia rischiando Ginny Weasley.
Al fatto che, per quanto sia una donna in grado di badare a sé stessa, nonostante sia una strega in gamba, è pur sempreuna donna sola, chiusa in un ufficio insieme ad un uomo che non sa essere un assassino, che non sa essere capace di andare ben oltre l’uccidere un essere umano. E, se Theo volesse, se decidesse di schierarsi dalla parte opposta a quella bella donna, Ginny Weasley sarebbe morta in un attimo. O perderebbe la memoria. O morirebbe dopo atroci sofferenze, per il piacere di Theo.
Ma abdare contro Ginny Weasley adesso non significa solo andare contro Ginny Weasley, riflette Theo.
Significa tradire Draco, significa tradire Blaise, significa schierarsi dalla parte opposta di Potter, una seconda volta, e questa farlo in modo decisamente esplicito. E non ne vale la pena.
Non se significa perdere le uniche due persone che vuole avere attorno.
Non se significa attirarsi di nuovo il rancore di troppe persone, e rischiare di mettere in cattiva luce nuovamente la propria famiglia, perdendo terreno e contatti necessari per portare avanti i suoi esperimenti.
Non se, e non in ultima parte, non se significa uccidere la bella donna, alla fine di tutto quello che potrebbe essere fatto a quel bellissimo corpo.
Theo raddrizza la schiena, allontanandosi dalla pergamena.
È una scelta?
Sta scegliendo da che parte stare?
Da una parte c’è una banda di pazzi, che disprezza, che sa essere pericolosi, e che, se sapessero che si è riavvicinato a quei documenti, cercherebbe di ucciderlo, proprio perché sanno benissimo che non si piegherebbe mai al loro fine ultimo. Da una parte c’è il tradimento, l’assassinio, il rischio di perdere tutto e non scoprire mai cosa c’è alla fine di quel cammino di conoscenza iniziato.
Dall’altra c’è Draco, il ragazzo che lo ha subito giudicato degno di vedere quello che è davvero, senza provare a rifilargli la versione di sé che recita di fronte agli altri. Uno dei pochissimi esseri umani che ha piacere ad avere accanto. E che gli piace studiare e cercare di prevedere. Il primo che gli ha dimostrato fiducia, che gli ha espresso ammirazione per un’intelligenza da non insultare con la finzione, con una recita. E Blaise, a sua volta, che, da quando lo ha visto la prima volta, non si è neanche accorto di avere fatto la stessa scelta di Draco, tanto naturale gli è sembrata.
E Potter, ora nel bellissimo, allettante corpo di Lis, così bello da guardare, quando, seduta accanto a Malfoy, Theo le spiegava che un giorno è stata uomo.
E, forse, Ginny Weasley.
Le cose più belle sono quelle fatte ad, e con, un corpo vivo, dopotutto, no?



Lis sta ancora parlando con Hermione Granger, oltre la porta spessa di legno del salotto. Draco aspetta in silenzio, mani incrociate al petto, appoggiato con la schiena al davanzale interno della finestra che si apre illuminando il corridoio.
Potrebbe bussare, ricordare alle ragazze che il loro tempo insieme è finito, ristabilire possesso su Lis e cacciare la Granger, che non ha più diritto a tempo in esclusiva per monopolizzare l’ex Salvatore del Mondo Magico, ra in vesti femminili.
Non sa con esattezza quale sia il motivo che più lo spinge a trattenersi, se è perché non vuole vedere la Granger, figurarsi parlarle, o se è perché Lis ha espresso chiaramente di volere gestire questa faccenda dell’incontro da sola, e non vuole prevaricare una sua decisione. Dopo quello che ha passato, considerato quanto interamente si è messa nelle mani di Draco nei pochi giorni passati insieme, è giusto, anzi, è bene che dia segno di volere prendere decisioni da sola. Di volere gestire autonomamente la propria vita.
Di stare riprendendo confidenza con una vita che è sua, e non di Draco.
D stare allontanandosi da lui, e, anche se lui vorrebbe poter fare qualcosa per impedirlo, di stare imboccando la strada che la porterà via da lui.
Come è giusto che sia, come era prima.
Draco fissa un punto imprecisato nel bel pavimento del corridoio.
Già. Tutto come prima. Quando non sapeva se Potter lo odiava o no, ma poteva essere certo che non ci fosse simpatia tra loro.
Quando l’ultimo sguardo che Pottr gli aveva rivolto era stato in occasione di quel primo, fatidico incontro che il mondo magico aveva avuto con Draco versione Piromane.
Quando l’ultimo sguardo che Potter aveva appoggiato su di lui era stato carico di emozioni, tutte nascoste dietro un’apparente calma neutra e neutrale così sospetta e fuori luogo sull’Eroe del Mondo Magico.
Quando l’ultimo sguardo di Potter sembrava volergli dire, stai attento, ti tengo d’occhio.
Può forse Draco ora rispondere di non avere nulla in contrario? Che anzi, gli farebbe piacere, e prego, perché non vieni più vicino? Ti piacevano tanto i giardini di casa mia, quando eri una ragazza, perché non torni a vederli? Ti piaceva tanto quando ti prendevo in braccio, e ti stringevo contro, perché non fingi di avere di nuovo una caviglia fuori uso, solo per dare ad entrambi una scusa per toccarti, stringerti, abbracciarti?
Mano sulla fronte.
Ah, Merlino, se sono fottuto.
Non è possibile che stia seriamente prendendo in considerazione l’eventualità di corteggiare Potter, dopo averlo restituito al suo corpo maschile, e possibilmente dopo avergli restituito anche la memoria, e avere annientato i Puri.
Non è possibile che abbia già superato con la più tranquilla serenità il fatto che gli piaccia una donna, che è stata un uomo, che tornerà uomo, e che non gli dispiaceva neppure da uomo. No, anzi, che gli piaceva anche nel suo originale corpo di uomo.
Con quegli occhi verdi troppo grandi e vibranti che gli hanno sempre fatto venire i brividi, tanto a fondo parevano andare. Con quel viso delicato ma virile che gli ha sempre fatto desiderare vedervi sopra le espressioni più sincere che solo il piacere e l’orgasmo sanno dare.
Con quell’orgoglio e quella testardaggine che lo hanno sempre spinto a prendere posizione contro Draco, contro la scelta più ragionevole, contro la scelta più allettante, in nome di qualcosa di effimero e stupid e idiota e del tutto non in grado di ripagarlo, come poteva essere il concetto di giustizia.
Ah, Merlino, sono davvero spacciato.
La mano ritorna sul braccio, e Draco scuote appena la testa per spostare una ciocca di capelli troppo biondi dagli occhi. La porta è sempre chiusa, e dalla stanza non giunge un suono, perché le stanze di Villa Malfoy sono fatte a prova di spioni. Se vuoi origliare, impara a farlo in modi più efficaci, gli hanno insegnato i suoi. Il fuoco nel camino è acceso, tuttavia, e nessuno può impedire a Draco, nuovo Piromane del ventesimo secolo, di sbirciare da lì.
Chiude gli occhi, anche se potrebbe non farlo, solo perché così è più facile concetrarsi su quello che vede aldilà delle fiamme, anziché sdoppiare la vista tra la realtà che gli si para di fronte agli occhi fisici, il pavimento, e quello che c’è dall’altra parte, che vede attraverso le fiamme.
Lis, vestita di scuro, di nuovo con un abito che le sottolinea le curve senza metterle in mostra, è seduta su un lato del divano. Vicino a lei, in jeans babbani blu scuro e felpa scura slacciata, Hermione Granger le tiene una mano nelle proprie. Lis sorride, guance asciutte e occhi che non danno segno di avere pianto, mentre Hermione Granger è un po’ pallida, e sembra che ad un certo punto abbia avuto gli occhi lucidi.
-Malfoy ti sta davvero trattando bene- dice Hermione Granger alla ragazza, sorridendo contro la propria volontà, e con l’aria di chi sta ammettendo qualcosa di davvero difficile da dire.
Beh.
-Te l’ho detto- ribatte Lis, sorridendo con quel suo splendido sorriso che illumina la stanza.
Hermione Granger sbuffa sorridendo, e scuote la testa: -Oddio, se tu potessi rivedere questa scena quando avrai recuperato la memoria…-
Merlino non voglia.
Lis ridacchia: -Anche Draco è convinto che lo odierò, non appena avrò ricordato chi sono, e chi è lui. Eppure non capisco come potrei. Come facciate a pensarlo. Se anche mi avesse trattata nel peggiore dei modi, cercate di pensare a quello che ha fatto per me da quando mi ha trovata. Il fatto stesso che mi abbia trovata e portata in ospedale basterebbe a perdonargli tutto-
Davvero?
Il sopracciglio alzato della Granger sembra porre la stessa domanda.
Lis sorride di più: -Certo. E poi, da quello che mi è parso di capire, non è che lo odiassi così tanto-
-Harry, cioè, Lis, scusa- si corregge la Granger, espressione di pacata contrarietà: -avete cercato reciprocamente di uccidervi. Cioè, ci siete andati vicini, ma direi che è sufficiente…-
Lis aggrotta la fronte.
Hermione Granger si morde il labbro e sospira: -Avrei fatto meglio a non dirtelo, scusa. Non ti aiuterà di certo, adesso. Però è vero. Tu non hai fatto assolutamente apposta. Non sapevi cosa avresti provocato quando l’hai colpito. Lui, da quello che ci hai raccontato, non si è fatto problemi a cercare di colpire te con qualcosa di brutto-
Oh, merda.
Draco ricorda il dolore improvviso e inarrestabile del Sectumsempra.
I tagli profondi, il sangue che rifiuta di restare al suo posto, e fluisce via, sgorga a fiotti, gli impregna la camicia bianca e fluttua sul pavimento, finché Piton entra nel bagno a salvarlo.
E lui… lui ha davvero cercato di colpire Potter.
Una maledizione Crociatus non avrebbe fatto meno danni di quell’incantesimo, anche se non avrebbe lasciato a Potter le cicatrici che la fattura ha lasciato su di lui.
Lis riflette, aria pensosa per qualche minuto: -So che c’è stato qualcosa del genere, Hermione. Non mi ricordo cosa, ma so che c’è stato. E non mi importa. Me lo ha detto anche lui, che qualcosa di brutto è successo. Continua ad alludere a questo ‘qualcosa’, come se bastasse a tenermi lontana. Non importa. Dammi dell’ingenua, ma… a me basta quello che sta facendo per me, ora, per perdonarlo-
Non ingenuità, pensa Draco, ma bontà d’animo.
E lui sa di non meritarla.
O almeno, ne è abbastanza convinto.
La Granger pare valutare se dargli il beneficio del dubbio, e il particolare lo sorprende.
-Certo ti sta aiutando davvero tanto. Si sta prendendo cura di te meglio di quanto potremmo fare io, Ron, o gli altri Weasley-
Lis sogghigna a questo punto, e, Circe, se non è un’espressione improvvisamente, assurdamente eccitante, Draco non sa più cosa lo sia: -Oh, se è per quello non ha nascosto neppure di avere una gran brutta relazione con loro, e con te-
La Granger sbuffa: -Tutto astio che ha contribuito di persona a creare-
Lis ammicca: -Stranamente, non ne dubito-
Che vuoi dire?
Hermione Granger si alza: -Devo andare, ora. Ti da fastidio se racconto quello che mi hai detto a Ginny?-
-Beh, una volta era la mia ragazza, no?-
Una volta..?
Hermione sorride sorniona: -Sì, ma è da un pezzo che non lo è più-
Che? Cosa, chi, come...Che?
Quante informazioni importanti come questa si è perso dalla loro conversazione?
-E’ pur sempre una delle tue migliori amiche. Ti puoi fidare-
-Ti credo. Puoi dirle quello che vuoi-
Hermione Granger annuisce.
Poi lancia a Lis un’occhiata di rimprovero quasi materna: -So che non hai la minima idea di quello che sto per dire, ma, sappi che se scopro che lo hai fatto apposta per stargli più vicino, Harry, ti spezzo le gambe-
Lis arrossisce e poi scoppia a ridere, deliziata: -Giuro che penso di poterti assicurare di non averlo fatto apposta, e di certo non per quel motivo. Anche se ammetto che è l’unico lato positivo di questa storia delirante!-
Draco, fuori dalla porta, non si accorge di essere arrossito come raramente gli è capito nel corso della sua breve esistenza di essere umano.




Nell’ufficio di Ginny Weasley, Theodore e la ragazza dai capelli rossi troppo lunghi sono ancora vicini, seduti alle due estremità apposte della scrivania su cui stanno le pergamene da criptare.
Theo cerca di ignorare Ginny Weasley, e Ginny Weasley cerca, senza riuscirci, di fare la stessa cosa.
Theo legge con attenzione la pergamena che ha criptato pochi anni prima, e Ginny Weasley rilegge per la quarta volta le stesse due righe di un libro che spera poterla aiutare a criptare la pergamena di Theo.
Senza sapere che è la pergamena di Theo.
Senza sapere che basterebbe che alzasse i suoi bellissimi occhi e giurando silenzio gli chiedesse di decifrarla. Offrendogli qualcosa in cambio, come garanzia. Sé stessa, per esempio.
Theo deglutisce, rimproverandosi per stare dimostrando segno di cedimento al nervoso che gli induce la sua presenza, la sua vicinanza.
Lei è troppo impegnata a cercare di darsi un tono per accorgersene.
Quando arriva una lettera nel suo ufficio, sulla pergamena arrotolata la calligrafia di una donna che le scrive, Theo finge di non guardarla accigliarsi e srotolare la lettera, leggere con la fronte aggrottata, tentare di non sorridere, e poi rimanere sbalordita.
Quando lei finisce la lettera e l’appoggia, Theo non finge di non starla guardando, e lascia che i suoi occhi azzurro scuro incontrino i propri, blu notte.
Alza un sopracciglio nero e cerca di indovinare dalla sua espressione il mittente, il contenuto della lettera.
Senza chiedere, e senza turbare il silenzio che è sceso da quando hanno smesso di parlare, più di un’ora prima. Lasciando che sia la sua bella voce roca a rompere la quiete, spiegando che la lettera è di Hermione Granger.
Che è stata a villa Malfoy.
Che ha visto Lis, cioè Potter.
Che le ha raccontato della cicatrice sulla fronte della ragazza.
Che le ha raccontato come, sotto gli occhi stupiti di chi osservava, la cicatrice sia riuscita a superare l’ostacolo del velo coprente della maledizione che tiene prigioniera la memoria del Grande Eroe.
Lis ha spiegato ad Hermione Granger la teoria di Theo.
Hermione Granger l’ha scritta a Ginny Weasley.
Ginny Weasley guarda gli occhi di Theo, e gliela espone, precisa identica nelle parole a come lui l’ha esposta a Lis.
-Questa teoria viene da Malfoy?- chiede.
Theo abbassa la pergamena, ma la tiene ancora fra le mani: -No, è una mia idea-
-E ne sei convinto?-
-Non l’avrei detta, se non lo fossi stato- ribatte, ragionevole ma non freddo.
Non eccessivamente.
Forse.
-Credi davvero che si possa.. Aggirare l’incantesimo?-
Sembra quasi titubante.
Theo si lecca il labbro sotto, senza pensare a quello che sta facendo.
Cosa che non succede mai.
Male.
Cosa che, però, attira improvvisamente gli occhi azzurri di Ginny Weasley sulla sua bocca, e fa spuntare un velo di rossore sulle sue guance chiare.
Bene.
-A dire la verità, mi sembrava una tesi un po’ azzardata, ma, proprio mentre parlavo con.. Lis, la cicatrice è riapparsa. Credo che, fisicamente, Potter sappia di essere Potter, e quindi il suo copro stia cercando di ritornare alle forme originali. Il problema è che credo sia meglio che recuperi prima la memoria, per non trovarsi con un corpo che non conosce, con ricordi su cui non può fare affidamento-
Ginny annuisce, concentrata sulle sue parole, gli occhi sul tavolo.
-Aggirare l’incantesimo…-
-E’ bastato parlare a Lis di Hogwarst, e alcuni ricordi devono avere spinto per riemergere. Il risultato è stato fisico-
-Quindi, il corpo sa di essere stato cambiato, ma il cambiamento è stato indotto dai ricordi intrappolati-
Theodore annuisce.
-Questo significa che in realtà, sia il corpo di Harry, sia il suo incoscio, sanno benissimo di essere stati stravolti… e stanno entrambi cercando di tornare allo stato orginario. Solo che si crea uno sdoppiamento tra il percorso di ritorno che fa il corpo, e quello che fanno i ricordi… Ho capito bene?-
Theo annuisce di nuovo.
-Se il corpo cambiasse, i ricordi che hanno spinto per il cambiamento, per il ritorno alla forma originaria.. Significherebbe avvicinarli alla superficie giusto? Avvicinarli al conscio, rispetto all’inconscio a cui sono relegati ora-
-Sì, è quello che penso. Se il corpo di Potter tornasse allo stato originario, i suoi ricordi si libererebbero immediatamente dopo, perchè significherebbe che sono già oltre lo stadio a cui sono bloccati in questo momento-
-Però, hai detto… Che potrebbe solo creare più problemi a Harry, ritrovarsi con un corpo nuovo, e con ricordi a cui non sa se credere-
Theo annuisce.
Ginny annuisce e si fa pensierosa.
Il fatto è che lo sdoppiamento del percorso di recupero fra memoria e corpo è inevitabile, se si segue il percorso di riabilitazione normale. Se si rispetta la privacy della persona affetta da amnesia, e ci si limita a suggerire elementi dall’esterno che possano spronare i ricordi a riemergere, e affinché questi determinino un cambiamento fisico.
Lo sdoppiamento crea inevitabilmente crisi nel soggetto in cui si crea, e la procedura per ottenere il cambiamento stesso è lenta, lunga, si procede a tentoni.
Potter potrebbe metterci anni a tornare al proprio corpo, o, peggio ancora, potrebbe recuperare il proprio aspetto molto in fretta, e metterci anni a liberare i ricordi, pur vicini allo stadio cosncio, dall’oblio.
È una siuazione che certo nessuno augura ad un proprio amico, pesante da sopportare sia per chi ne è affetto sia per chi gli sta attorno.
Potter non può permettersi di essere malato, perché Potter è il Grande Eroe, e i Grandi Eroi non possono cadere vittima di incantesimi così gravi.
Il mondo ha bisogno del Grande Eroe, subito, adesso, tanto che non si può neppure ammettere che il Grande Eroe è caduto vittima di un attacco così insidioso, in prio luogo.
Theo lo sa.
Draco lo sa.
Gli auror lo sanno.
A quanto pare, anche Ginny Weasley lo sa.
-E’ azzardato, ma.. e se aggirassimo l’incantesimo per andare a toccare i ricordi, così da farli riaffiorare, ma facendogli saltare la fase in cui questi spingono per il cambiamento fisico? Voglio dire, se cercassimo di accelerare il recupero di ricordi, e metterlo in parallelo a quello fisico…-
Theo aggrotta la fronte: -Non frequente, ma fattibile-
Sa benissimo dove questa ipotesi andrà a parare.
Lo sa perché, quando ha scritto l’incantesimo di cambiamento, si è studiato tutti i percorsi, i risultati, i progressi, fallimenti e gli studi che le scuole della ricostruzione della memoria magica hanno seguito nel corso dei secoli.
Sa cosa è proibito, perché nocivo al paziente amnesiaco, e cosa è proibito, perché lede la sua autonomia.
Sa cosa è proibito perché considerato immorale, considerato spiare nella vita privata di una ersona, in quello che di più intimo un individuo ha, di paragonabile all’anima.
Sa che Ginny sta suggerendo esattamente quello.
E non può credere alle proprie orecchie, perché la donna che ha di fronte è Ginny Weasley, eroina dal cuore puro, donna che ha combattuto, a mala pena diciottenne, la guerra magica che ha segnato l’ultimo mezzo secolo, dimostrando integrità d’animo, tempra morale, forza interiore.
Agendo solo per strade virtuose e giuste.
E ora propone…
Theo non riesce a capacitarsi di quanto il proprio cervello ed il proprio corpo stiano trovando arrapante quello che Ginny Weasley sta suggerendo. Quello che quelle parole significano.
Ginny annuisce: -Già. È rischioso, ma..- si morde il labbro, occhi fuori fuoco.
Sta pensando, e Theo non riesce a trattenersi dal trovarla stupenda, così, persa a pensare quel qualcosa di pericoloso, illegale, immorale, un esperimento da fare sulla pelle del suo amico.
Del suo ragazzo?
Eppure non si pone certo come se stessero parlando del suo fidanzato, o del tipo che frequenta, o nemmeno del suo ex.
Quelle parole conferiscono a Potter il grado di vittima, di paziente, e niente di più.
Un oggetto da manovrare.
Un atteggiamento molto poco da eroina dal cuore puro.
-Potremmo provare- suggerisce lei, occhi in quelli di Theo, esitante.
Theo non riesce a fermare il sorriso da lupo che gli sale.
Forse è perché adora constatare quanto sia facile per un eore cadere nella tentazione.
Forse perché gli piace constatare che la via dell’errore, la via ritenuta immorale, è la più facile. Forse perchè gli piace sentirsi colpevole per quel salto non etico di un eore.
Forse perché gli piace la sensazione di stare corrompendo Ginny Weasley ed il suo cuore puro.
-Anche se va contro almeno dieci leggi del mondo magico, almeno, e la manipolazione dei ricordi non è esattamente un argomento facile da sollevare. Gli auror non ce lo permetterebbero, se lo sapessero. Harry stesso potrebbe non gradire… Per non palrare di quello che potremmo rischiare, se sbagliassimo qualcosa…-
-Io non sbaglio- ribatte Theo, interrompendo i suoi dubbi.
Il piacere di sapersi agente corruttore, sì, ecco cosa è.
Sorride, di più, famelico, lupo che ha incastrato la preda: -Mai- aggiunge.
La corruzione dell’io puro è un vestito che si intona così bene all’incarnato di Ginny Weasley, un profumo che così bene si adagia sul suo corpo, un balsamo per quell’aria di provata frustrazione che Theo le vede negli occhi azzurri.
Ginny, sempre pensierosa, annuisce, e poi si lascia sfuggire un piccolo sorriso a propria volta, il sorriso dell’eroe corrotto: -Se ne dubitassi, non avrei accettato di lavorare con te-
Brivido.
Innegabile brivido che gli scende giù per la schiena.
Eroe corrotto, cattivo vince 1-0.
Beccati questa, oh tu che ancora credi negli eroi.




WOW!
Fatto. Amo Theo, l’ho già detto, vero?
Scusate per il formato del capitolo precedente, spero l’editor non mi rifaccia lo stesso scherzo, di nuovo, e, se lo fa, datemi tempo, e sistemerò. Come sempre, questa è la prima stesura, se ci sono errori, piano piano rileggo e correggo. Feel free di scrivermi e farmeli notare, se ne vedete! Fatemi sapere cosa ne pensate!
Sempre più vicini alla fine!
VQA
 
   
 
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