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Autore: lenemckinnon    30/09/2016    1 recensioni
"Sirius Black non era mai stato una di quelle persone che si possono definire brillanti, eppure aveva fin da subito capito che Marlene McKinnon non avrebbe mai potuto essere sua amica. Quello che non sapeva, però, era che quello che c’era tra di loro non era odio, bensì qualcosa di molto, molto più complesso."
Esistono molti modi per amarsi: cercarsi, incontrarsi, odiarsi, rimpiangersi...Sirius Black e Marlene McKinnon ne hanno sperimentati molti, attraverso le molteplici liti e il loro desiderio inconfessato di proteggersi. Ho progettato questa raccolta che ripercorre - non necessariamente in ordine cronologico - molti di questi momenti di sarcasmo, di follia, di amore e di vita.
Blackinnon/accenni Jily
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Marlene McKinnon, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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A lilyrose94,

che mi ha chiesto cosa diavolo fosse accaduto per farli litigare (di nuovo).

Una settimana prima
 
Sirius Black si svegliò di soprassalto, nella mente ancora ben impresso il sogno che ormai da qualche notte tormentava le sue fantasie notturne. Certamente non era necessario quello psicologo da strapazzo che il lupastro continuava a citare nelle situazioni meno indicate ("Lily cara, credi che la tua passione per le fragole derivi da una mancanza di affetto fraterno avvertita durante la tua infanzia?") per realizzare che, effettivamente, immaginare di continuo un cielo stellato parzialmente coperto da spesse nuvole nere, così nitide e definite che avrebbe potuto tracciarne a memoria i contorni, non faceva presagire nulla di buono per il futuro. Sirius rabbrividì dal freddo e si strinse ancora di più nella pesante coperta lavorata a maglia che aveva per caso trovato in un cassetto, rovistando tra la roba appartenuta a suo zio Alphard nelle prime settimane in cui aveva preso possesso della casa sulla scogliera.
Pensare a suo zio riusciva vagamente a tranquillizzarlo e a donargli la sensazione di un calore familiare che mai avrebbe potuto ritrovare con la sua vera famiglia, quella da cui era nato, era stato istruito e rinnegato. Anche Andromeda era forte, certo, ma la vita e le sue insidie l'avevano resa dura come il ferro; nonostante le poche occasioni per ricongiungersi, comunque, la loro corrispondenza vivace e schietta non aveva risentito della guerra e della difficoltà di comunicare senza essere intercettati. Ma soltanto lo zio Alphard era riuscito a dimostrargli quella complicità e quell'affetto giocondo di cui Sirius - non l'avrebbe mai ammesso - aveva disperatamente bisogno. Complicità che gli mancava ogni secondo di più da quando…
 
Basta.
 
Non doveva soffermare i suoi pensieri ulteriormente sull'argomento, o ne sarebbe uscito matto.
Prese a pugni il cuscino per conferirgli un aspetto più confortevole e fece per riaddormentarsi.
 
Toc toc toc.
 
Merda. Doveva essere Moody, e stavolta avrebbe veramente reso concreta la sua minaccia di staccare la testa di Sirius e appenderla come trofeo nella Sala Grande di Hogwarts.
Maledicendo Merlino, Sirius si alzò dal letto trascinandosi dietro la coperta di lana e dirigendosi in fretta e furia verso la porta; la spalancò affrettatamente, un'espressione di puro sonno dipinta in viso.
Di colpo, però, si ricompose sfoderando il migliore dei suoi ghigni.
 
"Vorrei iniziare tutte le mattine con una eccitante bionda che bussa alla mia porta", annunciò a Marlene con un sorriso smagliante, completamente dimentico dell'ansia che lo aveva pervaso nei minuti precedenti.
"Anch'io", rispose la ragazza sarcasticamente, scansando il proprietario di casa per accomodarsi nel minuscolo salotto.
"Io non sono bionda" ribattè Sirius confuso.
"E nemmeno eccitante, per quanto ne so".
 
Dopo averla squadrata per un momento che pareva infinito, incerto se ridere o sbatterla fuori di casa, Sirius si chinò su di lei per rubarle un veloce bacio sulle labbra.
 
"Pensavi fossi Moody che ti buttava giù dal letto per la ronda, vero?"
Incredibile. Non le sfuggiva nulla, a quella. Avrebbe dovuto ricordarsi di stroppicciarsi di più gli occhi nell'andare ad aprire la porta, in futuro.
 
"Ovviamente no, altrimenti non sarei andato ad aprire in mutande. Ho il rispetto delle regole che mi scorre nelle vene e si insinua lento sotto la pelle, lo sai, vero, McKinnon?" ribatté velocemente Sirius.
 
"Stronzate. Sei venuto a dormire in mutande perché è così che dormi tutte le notti."
 
"Oppure perché ero pronto per una sessione di straordinari con te. Se vuoi accomodarti, il letto è giusto un po' disfatto…"
 
Marlene lo colpì con forza sul braccio, rimproverando le sue cattive maniere: "Lo sai che non si parla di certi argomenti con una ragazza? Immagino sia il tuo primo impegno serio, Sirius Black, devo proprio insegnarti tutto…" gli sussurrò lei, facendogli gli occhi dolci.
 
Sirius si avvicinò pericolosamente a lei e le sussurrò: "Il mio primo impegno? Non scherzare! Ho pagato le rate della moto per ben due anni prima che fosse veramente mia!"
 
"Non so se voglio veramente risponderti. Sai mi irrito facilmente, specialmente se vengo paragonata ad una motocicletta volante" disse Marlene inclinando la testa, incerta se disperarsi o lasciarsi andare in una risata sincera.
 
"Ma io non sto cercando di irritarti! Ho solamente un talento naturale per farlo!" disse Sirius allargando le braccia, e quella visione del suo ragazzo in mutande, con un sorriso birichino stampato sul bel viso e gli occhi che emanavano una vitalità quasi infantile riuscì a intenerire il cuore di Marlene, che svelta gli gettò le braccia al collo per strappargli un bacio appassionato.
 
Parecchie ore dopo
 
"Quindi non mi chiedi perché sono passata?" sussurrò la ragazza contro il suo petto.
"Credevo che l'idea di trascorrere piacevoli ore con il sottoscritto fosse sufficientemente allettante per voi, madamigella" la prese in giro Sirius.
"No sciocco. Ho qualcosa di molto importante da mostrarti."
 
Marlene si alzò dal letto portando con sé il groviglio di lenzuola che avevano faticosamente costruito durante quelle ore. Si diresse verso la sua borsetta e ne estrasse un qualcosa di spiegazzato che certamente doveva aver visto tempi migliori.
 
Fece un gran respiro e poi parlò con voce atona: "Questa è una lettera di Mary. Gliel'ha inviata Gideon qualche giorno fa, l'ha saputo da una voce certa che circola al Quartier Generale degli Auror, ma volevamo esserne sicure prima di…prima di rendere ufficiale la notizia, ecco."
 
Sirius si sporse per prendere la pergamena che Marlene gli stava porgendo, di colpo più scuro in volto.
Lesse velocemente la lettera, con il cuore che si faceva più pesante man mano che scorreva le righe e che le parole gli entravano come lame nel petto. Non appena ebbe terminato, alzò gli occhi verso la ragazza e con fare tranquillo le restituì la lettera. Marlene la prese con mani tremanti e la ripose con cura nella sua borsa, evitando accuratamente di guardare il suo ragazzo negli occhi.
Per qualche minuto nella stanza regnò un silenzio totale, interrotto solamente dall'eco delle onde che si infrangevano sulla scogliera.
 
Poi Marlene con voce incerta parlò: "Non sapevo come dirtelo, Sirius, ma pare che Regulus si sia fatto marchiare la scorsa settimana. E' per questo che è stato avvistato a Tottenham Court Road, pare che insieme ad altri seguaci di Tu-Sai-Chi stessero facendo un sopralluogo…non trovo le parole per dirti quanto sia dispiaciuta, dopo tutto quello che hai tentato di fare per lui. Sono prima di tutto una tua amica, e se hai bisogno di parlare di tuo fratello sono qui, sono qui per te."
 
Sirius aveva gli occhi piantati nel vuoto e non accennava a distoglierli da questa sua bizzarra occupazione di fissare il nulla. Marlene senza pensarci gli sfiorò una mano, che lui ritrasse bruscamente.
 
"Promettimi che non andrai dietro di lui a cercare di fargli cambiare idea. Promettimelo, Lène." La voce di Sirius era poco più di un sussurro, ma Marlene riuscì comunque a coglierne il tono spaventato e autoritario che si celava dietro le sue parole.
"Si…si d'accordo" rispose lei con voce incerta.
 
Vani furono i tentativi della ragazza di accennare a un seppur breve dialogo, di parlare dell'accaduto o di tirare fuori dalla bocca di Sirius qualche parola di rimorso, o persino di furia. Il ragazzo si chiuse in un mutismo irato, incapace di gridare al mondo i suoi pensieri e di condividere le sue certamente contrastanti emozioni. Forse non la riteneva degna di tali confidenze?
Regulus, il piccolo, schivo e riservato Regulus, era appena passato da essere fratello a nemico mortale, e questo, rifletté Marlene, non era certamente un balsamo per la mente già tormentata di Sirius.
Ma non c'era nessun valido motivo per escluderla così dalla sua vita: Sirius non aveva nessun diritto di avere quel peso nel cuore, ma nemmeno di tenerle il broncio ogni qualvolta lei provasse a discutere dell'argomento.
 
Per una settimana non si parlarono affatto, se non strettamente obbligati da faccende riguardanti l'Ordine. Poi avvenne la catastrofe.
 
Era una nottata tranquilla, davanti alla sede del Quartier Generale dell'Ordine della Fenice: un gatto soriano dall'aria pacifica passeggiava lungo la strada londinese, umida ancora dalla pioggia pomeridiana. Ci mise un po' per accorgersi che al fondo della strada erano appena comparsi due uomini coperti da pesanti mantelli scuri. Il gatto si infilò rapido in una fessura apparsa dal nulla tra le mura dell'edificio, entrando in un salottino buio e discreto.
 
La Professoressa McGranitt riprese le sue sembianze umane e avvertì con voce preoccupata: "Sono in due, al fondo della strada, e temo seriamente che stiano per tenderci un'imboscata. Svelti, preparatevi a uscire di qui in silenzio."
Emmeline Vance, silenziosa Grifondoro del settimo anno, ripose con cura i ferri con cui stava lavorando pigramente a maglia e uscì dalla porta secondaria senza dire una parola. Altrettanto solerti non furono i chiassosi gemelli Prewett, accompagnati da Mary Macdonald, che riuscirono a rovesciare un paio di porta ombrelli e due appendiabiti nel tentativo di raggiungere la porta. Sirius e Marlene si scambiarono una muta occhiata preoccupata, ma si affrettarono a seguire Hestia e Sturgis all'esterno dell'edificio.
 
All'improvviso furono circondati: i lampi che provenivano dalle bacchette dei Mangiamorte si scontrarono più e più volte con quelli lanciati dai membri dell'Ordine, ma erano in troppi ed era troppo pericoloso continuare a colpire alla rinfusa. Le maledizioni sibilavano vicino alle orecchie dei ragazzi, causando un caos generale dal quale era difficile intravedere una via di fuga.
Marlene evitò con cura un incantesimo di Dolohov - era sicura fosse lui, quante volte l'aveva affrontato in aula a Difesa Contro le Arti Oscure? - e cercò tra la mischia Sirius. Era inevitabile che il suo pensiero andasse a lui, anche nelle situazioni più pericolose in cui avrebbe solo dovuto pensare a vender cara la pelle, ma era più forte di lei, rimaneva il suo chiodo fisso. Che impertinenza, da parte sua, entrare nella sua testa nei tempi e nei luoghi meno adatti. 
Una Maledizione Senza Perdono le sfiorò il gomito, e per la prima volta nella sua vita ebbe paura; si voltò senza pensare per fronteggiare il Mangiamorte che l'aveva colpita, spedendogli indietro un Petrificus talmente potente che gli fece cadere la maschera: era Regulus.
La ragazza sbatté le ciglia più volte, cercando di mettere a fuoco quel viso che fino a pochi mesi prima le era così familiare: in un attimo le passarono davanti agli occhi tutte le domeniche trascorse a studiare in biblioteca, i pranzi sotto la Quercia Grande del Parco di Hogwarts, le uscite ad Hogsmeade e le feste indette a Grimmauld Place da Walburga alle quali fin da piccola era sempre stata invitata.
 
Credo che quando tutto finisce ogni cosa torna alla mente come dei flash. Avete presente, no? È come un caleidoscopio di ricordi; tutto torna indietro. Ma non davvero. Penso che una parte di me sapesse che sarebbe accaduto già nell'istante in cui l'ho visto. Non è qualcosa che ha detto o che ha fatto - è stata una sensazione che è arrivata in quel momento. Forse ne era consapevole quando mi ha vista. Mi chiedo se ho semplicemente perso il mio equilibrio. Credo che la parte peggiore di tutto questo non sia stata perdere lui, ma perdere me stessa.
 
Senza neppure rendersene conto, venne tirata bruscamente per un braccio, lontano dal viso contratto di Regulus e dalla battaglia, la cui furia sembrava essersi allentata.
 
Regulus si era unito ai Mangiamorte. Errore, Regulus si era unito ai Mangiamorte e l'aveva colpita per ucciderla. Sapeva che si trattava di lei, non portava una maschera come loro, non nascondeva la sua identità: la sua fedeltà era sempre andata a Silente e all'Ordine, aveva scelto da che parte stare molto tempo fa e non aveva dubbi in proposito. Quell'idiota invece…non aveva avuto la forza di scegliere.
 
In un attimo il suo pensiero ritornò a Sirius, e al dolore che pensava potesse provare a vedere suo fratello - o quel che ne rimaneva - colpire la sua ragazza. Ma si trattava di Sirius, quindi più che di dolore immaginò si dovesse parlare di sete di vendetta.
 
Cosa voleva dire Sirius, con quella promessa? Lei avrebbe accettato la scelta di Regulus fino in fondo, non gli sarebbe corsa dietro nel vano tentativo di fargli cambiare idea. O forse era Sirius che gli si sarebbe scagliato contro, con tutta la rabbia e il rancore accumulati negli anni?
 
Doveva assolutamente parlargli.
 
Lo trovò che si stava scrostando del sangue dal viso, gli occhi corrucciati che tradivano una grande sofferenza.
 
“…E poi lo sai, credo che alcune persone si meritino che tu gli dia un cinque. Sulla faccia, con una sedia, possibilmente” stava concludendo James con una mano appoggiata sulla spalla del suo amico, ma Sirius aveva lo sguardo fisso nel vuoto, incapace di cogliere l’affetto e la compassione che trasparivano dalle parole di James.
 
Marlene si avvicinò e gli corse incontro, prendendogli le mani tra le sue, cercando rifugio tra le sue braccia e ancora prendendogli il viso tra le mani e baciandolo sulle labbra. Ma Sirius non accennava a muoversi e non rispose a nessuno dei gesti di affetto della ragazza, che si allontanò ferita, il volto rigato da lacrime che non si sarebbero asciugate molto presto.
 
SPAZIO AUTRICE PERSONA CHE HA SCRITTO QUESTA STORIA COSA
 
Non oso nemmeno chiedere scusa per il mio ritardo. Sono imperdonabile, gli esami mi hanno tenuta prigioniera all’università!
 
Sarei molto curiosa di sapere che cosa pensate di questo capitolo e anche di The Cursed Child!



 
  
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