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Autore: Kodamy    08/05/2009    6 recensioni
E fu così che, dopo essersi chiesto più volte cosa si provasse a morire del tutto, Yu Kanda concluse che essere morti fa veramente schifo.
[LaviKanda] [LaviLenalee] [con sprazzi di MarieMiranda] [spoiler fino alla 186esima notte]
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Lenalee Lee, Miranda Lotto, Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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{As death goes on}

{As death goes on}


Capitolo Uno

“ forse erano tutti in bagno ”

 

 

“Ma se segue una disgrazia, allora pagherai vita per vita:

occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede,

bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido.”

(Esodo, 21, 23-25)

 

 

L’Ordine Oscuro era stato vandalizzato.

Sicuramente non c’era altra spiegazione.

Miranda, seduta compìta nel Refettorio accanto a Marie, sembrava esserne particolarmente turbata. Da qualche notte i rumori la tenevano sveglia – ‘ma no, Miranda, no, sei paranoica, come sempre, Miranda, Miranda’ si ripeteva – ma quella mattina erano andati a raccogliere i (pochi) effetti personali del fu Yu Kanda, e… ed avevano trovato tutto sottosopra.

 

Come le lenzuola strappate.

Come l’asettica sedia rovesciata.

Come i cassetti dell’austero comodino aperti, contenuto disperso sul pavimento. Schizzato lì, come sangue schizzato via da una ferita particolarmente copiosa.

E pezzi di vetro e pozze d’acqua, per terra.
Vicino alla porta. Sulla porta.

 

Lenalee abbassò lo sguardo sul piatto ancora pieno ed ormai freddo, labbra di bocciolo ormai eternamente piegate all’ingiù. Occhi iniettati di rosso – come sempre, da quando Allen li aveva abbandonati lì passando a miglior vita.
Lavi si ritrovò a domandarsi distrattamente se sarebbero mai riusciti a vederli limpidi come un tempo.

 

Limpidi, sereni.

 

I Noah erano ancora in circolazione, ma il Conte non più.
Si poteva tranquillamente affermare che la guerra avrebbe finalmente trovato una fine. Finalmente.

Lenalee avrebbe dovuto sorridere ed essere felice.

 

Lenalee guardava il cibo e serrava le labbra, cercando invece di combattere la nausea.

 

“E’ una cosa orribile,” mormorò, infine, infrangendo il silenzio troppo a lungo protratto. Miranda annuì, miserabile come suo solito, mentre Marie rimase in silenzio, con i suoi occhi ciechi che guardavano il vuoto. Imperturbabile – lo sembrava sempre, dopotutto.
Lavi, d’altro canto, sentì quella rabbia infida farsi strada nelle vene, far fremere le mani.
La sentiva sempre più spesso, ultimamente – in particolare, quando gli capitava di sentir il nome di Kanda dalle labbra dei finders.

Una tacita regola, vecchia come il mondo, implica che tutti parlano bene dei morti.

 

L’Ordine oscuro sembrava esserne esente.

Forse, non gli era arrivata la comunicazione.

Chissà.

Forse erano tutti al bagno, nel momento in cui quell’implicita legge era stata approvata.

Si ritrovò a pensare che Yu sarebbe stato veramente fiero del suo piccolo  c a p o l a v o r o  operato in vita.
Veramente, veramente fiero.

 

“Non se lo merita,” continuava intanto Lenalee, voce infranta. Non si fermò neppure a riflettere abbastanza a lungo dal cogliere il suo errore, nell’aver usato il presente.

Seguì il silenzio.

Sarà che nessuno ormai sapeva più esattamente di cosa parlare con la cinese, che sembrava ogni momento un passo più vicina ad un crollo psicotico.

 

Disagio.

 

“Kanda…” esordì Marie, e la sua espressione rimase distante. Parve per un attimo che volesse aggiungere qualcosa.
Si fermò a metà strada, labbra schiuse, espressione crucciata appena.

Lavi non si domandò neppure il perché. Il respiro irregolare di Lenalee era perfettamente udibile anche senza il finissimo udito dell’esorcista austriaco.

 

Finirono di pranzare in silenzio.

 

oOoOoOo

 

Komui sembrò essere turbato da quegli atti vandalici almeno quanto Lenalee e Miranda.
Non si arrabbiò, però, tanto intensamente come Lavi.

 

(Lavi ne rimase leggermente deluso, perché si ritrovò appunto costretto ad arrabbiarsi anche al posto suo)

 

Con una serietà ed una severità del tutto aliene al suo carattere, si premurò di parlare con le unità dei finders. Lo fece nel refettorio, all’ora di cena della stessa giornata.

 

Era una cosa or-ri-bi-le da fare. Non capivano che Yu Kanda non è stato altro che uno dei troppi sacrifici fatti per questa guerra? Che ha  s p r e c a t o  la sua vita per l’Ordine, e che alla fine non ha mai – maimaimai - avuto scelta? E che il loro è un atteggiamento così puerile ed ingrato, ingrato, ingrato, ingrato...

 

Quella parola sembrava piacergli. La ripetè a lungo.
Lavi li avrebbe semplicemente chiamati bastardi, pensò.

 

Lo distrasse un mormorio, dietro le sue spalle, dalla tavolata vicino a quella dove sedevano i pochi esorcisti rimasti.

“… mentre mangio, mi rovina il gusto del cibo…”

Parole troppo ripetute da Yu, parole talmente ripetute da Yu che chiunque le avrebbe sempre e comunque ricondotte a lui.

La voce, però, non era quella di Yu. Yu non c’è più.
La voce era quella di un finder. Lavi ne ricordava il nome. Maxwell.

Maxwell. Una brava persona, di solito. Un po’ ottusa, ma brava.
Una delle tante vittime della tagliente lingua del giapponese.

Alle sue spalle, quel commento sommesso fu seguito da una risata.

Una risata celata troppo male. Sommessa anche lei.

 

Se Yu fosse stato vivo, se Yu fosse ancora in processo di morire, probabilmente un commento del genere non avrebbe punzecchiato il sempre più sensibile non-cuore di Lavi.

Lavi l’avrebbe catalogato, sarebbe andato al capezzale del morente, e glielo avrebbe raccontato.

Si sarebbe fermato a guardare quegli sfuggenti occhi a mandorla inasprirsi, mostrare barlumi di vita prima di riperdersi in quel modo che apparteneva solo a lui. Il mondo riflesso negli occhi di Yu, un mondo di cui Lavi faceva sempre meno parte.

Si sarebbe fermato ad ascoltare quella voce un po’ tumefatta e roca inasprirsi, in caustici commenti e improperi assortiti. L’avrebbe persino ascoltato mentre la lingua scivolava dall’inglese al cinese al giapponese, sempre più lieve, sempre più fievole, finchè non fosse scemata nel silenzio. Sapeva che il giapponese non si sarebbe neppure accorto d’aver smesso di parlare.

L’avrebbe guardato, poi, mentre Yu guardava il nulla.

 

Se Yu fosse stato ancora miserabilmente vivo, quel pessimo commento gli avrebbe regalato qualche attimo di vita. Un pretesto per tornare ad essere, per qualche attimo, il vecchio Yu di prima.

 

Per illudersi che non era cambiato niente, e che il suo corpo sarebbe guarito. Come sempre.

Ma Yu era morto.

Niente commenti caustici.

Niente borbottii inconsulti.

Niente minacce di morte.

Niente calore sotto le coperte, durante le missioni nei Paesi del Nord.

Niente sguardi onesti, e niente “questo non significa niente”.
Niente labbra sulle sue, niente pelle contro pelle, niente rassicurazioni – siamo ancora esseri umani…

 

(che ironia, per bookman!)

(… che ironia, per Kanda…)

 

Niente Kanda.

Niente Yu.

 

Lavi abbassò lo sguardo, stringendo la forchetta con più forza del dovuto.

 

Lenalee si alzò e corse via dalla stanza.

 

Komui corse via dietro di lei, chiamandola a gran voce.

 

Pover’uomo – pensò Lavi, con distacco forzato. Pover’uomo.

 

Tutto, pur di non pensare ‘povero Lavi’.

 

La vita andò ugualmente avanti, dispotica come al solito. Apparentemente, un finder di nome Gozu doveva la vita a Kanda. Si lanciò pertanto in una difesa accorata, strenua e particolarmente appassionata della memoria del defunto. Parlò di dedizione alla missione, e di sacrificio di sé, e di altruismo – salvo la prima, qualità che mai erano state attribuite al giapponese. Non ad alta voce.

 

Non da un finder.

 

Lavi seguì con disinteresse la discussione-lite che scaturì da quell’intervento – semplicemente troppo stanco per sputare veleno su quei poveri finders che, in fondo, non avevano motivo di essere infelici.

Non sentivano il peso del lutto.

 

Kanda era stato per loro quello che può rappresentare un bullo pluribocciato per una classe di tremanti ed insicuri bambini di prima media.
Un lupo affamato, pronto a sbranarli al minimo errore. Pronto a schiacciarli alla prima occasione.

 

Davvero un piccolo capolavoro, Yu.

 

Lavi non riusciva a costringersi a tenere alto l’onore del ricordo di Yu.
Yu non lo avrebbe mai voluto. Yu le sue battaglie le combatteva sempre da solo.

 

E poi, Bookman i ricordi li serba dentro di sé. Li trascrive su carta, li consegna all’eternità.

 

Yu sarà per sempre con noi.

 

Li consegna all’eternità, e li custodisce per sé. Non c’è bisogno che gli altri sappiano.

 

Io so. Lenalee sa. Marie sa. Komui sa. Tiedoll sa.

 

... è sufficiente, tornò a ripetersi, scostando il piatto ed alzandosi dal tavolo con un movimento involontariamente brusco. Dedicò una perfetta imitazione di sorriso a Marie e Miranda, e decise di andare in biblioteca.

 

Leggere gli annali gli avrebbe portato un po’ di sana alienazione dal suo non-cuore-però-cuore-in-fieri, un’alienazione che non poteva non giovargli.

 

Passò la notte lì, e finì per addormentarsi sullo scrittoio macchiato d’inchiostro.

 

oOoOoOo

 

Nonostante il trambusto del giorno prima, durante la notte il vandalo era tornato ad agire.

 

Miranda si svegliò di soprassalto, ed era notte fonda.
Una debole luce, pallida e spettrale, filtrava da uno spiraglio della finestra sfuggito al sipario delle tende.

 

Ben più vivido era stato il rumore di vetro infranto al di là del muro. Non l’aveva immaginato. Era stato proprio rumore di vetro.
Come la sera prima. Vetro. Infranto.

 

Miranda, Miranda, povera Miranda~

 

Strinse convulsamente le coperte nei pugni pallidi, capelli madidi di sudore incollati alla fronte. Trattenne il respiro.

 

Poi, di nuovo. Nel silenzio, il rumore dei cocci di vetro risuonò cristallino.
No, no, non l’aveva immaginato. Sarebbe dovuta andare a controllare? No. No, no, no, non ne aveva il coraggio.

 

Miranda, Miranda, povera Miranda~

 

E se il vandalo l’avesse attaccata? Buona a nulla, buona a nulla Miranda, se l’avesse attaccata, lei…

 

Lei…

 

Serrò ostinatamente le palpebre, strinse la stretta sulla lenzuola, raccogliendole sul petto.

Rimase così per troppo tempo. Alla fine, con un assordante tonfo, i rumori cessarono. Incerta, la donna schiuse un occhio, cercando di tendere l’orecchio ed affinare l’udito.

 

Ma la notte era nuovamente piombata nel silenzio. Non sentì la porta aprirsi e chiudersi.

Non sentì più nulla, e per un attimo le parve di essere diventata sorda. Rischiò ancora una volta di cadere nel panico.

 

Le ci volle un po’, per recuperare coscienza di sé e della situazione.

No, la porta non s’era aperta e non s’era chiusa. Il vandalo era ancora lì.

 

Miranda, Miranda~

 

Deglutì. Una, due volte.

Poi, posò i piedi nudi sulla fredda e liscia superficie del pavimento, sopprimendo un brivido. Gettandosi sulla camicia da notte uno scuro e liso cardigan di lana – un tempo doveva essere stata soffice – con passi incerti e gambe tremanti si diresse verso la porta della stanza.

 

La schiuse, si affacciò sul corridoio.

E gettò un grido.

 

oOoOoOo

 

Marie non era riuscito a prendere sonno.

Nonostante fosse molto tardi, aveva già rinunciato a cercare di dormire. Di riposare (in pace, amen).

A volte, la sua innocence era una vera e propria maledizione. Lo aiutava certamente a convivere con il suo handicap alla vista, ma il costante brusio di piccole voci che gli riempivano la mente diveniva alle volte insopportabile.

 

I battiti del cuore delle persone a lui vicine divenivano quasi un caotico ritmo tribale, che gli ricordava delle missioni intraprese in Africa con Daisya – pace all’anima sua – e Kanda – bis. Quello delle persone più lontane, un debole richiamo che tuttavia ne risvegliava i sensi, e richiedeva d’essere ascoltato.

 

Alle volte, diveniva insopportabile cogliere anche i più fievoli rumori.
Ma non erano i fievoli rumori a tenerlo sveglio.
Erano i singhiozzi di Lenalee a farlo.

 

Quella poverina non aveva retto ad un cuore doppiamente infranto – così fragile, era sempre stato fragile, il battito del suo cuore. Era ridotta ormai all’ombra di sé stessa.

Kanda le aveva voluto bene, a suo modo. Questo Marie lo sapeva.
La cosa lo avrebbe distrutto – in quel modo silenzioso e invisibile in cui Kanda si lasciava distruggere, giorno dopo giorno. Dignitosamente, orgogliosamente, testardamente silenzioso ed invisibile.

 

Forse avrebbe dovuto cercare di assicurarsi che Lenalee recuperasse, che stesse bene.
Kanda gli aveva salvato la vita, una volta.
Un debito che Marie, nonostante fosse un uomo forte, non era mai riuscito a ricambiare.


Kanda non glielo aveva  m a i  permesso.

 

Con ancora addosso gli abiti della giornata, l’uomo si rigirò sul letto, ponderando o meno sull’andare a cercare un posto più silenzioso dove distendere i nervi e far passare il principio di mal di testa. Non fu, tuttavia, in grado di prendere una decisione autonoma: cristallino, il rumore di vetro infranto riverberò nella sua stessa anima, si espanse, e si zittì. I suoi echi, tuttavia, continuarono a scuoterlo per un po’.
Un rumore talmente vivido che, per un momento, temette che qualcuno fosse entrato nella sua stanza e avesse rotto qualcosa.

 

Ma no, non sentiva nessuno nella sua stanza.
L’unico battito di cuore, lì, era il suo. Come suo era l’unico respiro.

 

Si risollevò seduto sul letto, corrugando appena la fronte.

 

Nuovamente, il rumore di vetro infranto riecheggiò graffiante nel silenzio notturno.

 

Vandalismo.

Il vandalo.

 

Il vandalo era di nuovo lì – nella foga di alzarsi, Marie finì per inciampare nelle lenzuola sfatte. Non chiuse neppure la porta alle sue spalle, nell’abbandonare la stanza.

Durante la sua corsa verso la stanza del compagno di squadra, tuttavia, una delle porte sul suo tragitto si aprì di scatto – repentino rumore di cardini, violento spostamento d’aria – e fu costretto a fermarsi.

 

Seguì un grido, un grido innaturale da banshee irlandese - un cuore che salta un battito - ed un tonfo per terra.

 

“Uh… Miranda?”

 

oOoOoOo

 

 

Per il resto della notte, Miranda non aveva accennato a riprendersi dallo shock di essersi ritrovata nel buio del corridoio l’enorme figura di Marie davanti alla porta, proprio nel momento in cui, tremante, aveva avuto il coraggio di aprirla. Marie si premurò tuttavia di controllare la stanza di Kanda, dopo aver adagiato Miranda sul suo letto – e nulla da fare, la stanza era nuovamente vuota.

 

La finestra era rotta in due punti – cosa che effettivamente spiegava i rumori di vetro infranto. Il giorno seguente, seduto accanto ad una Miranda talmente rossa da sembrare sul punto dell’autocombustione spontanea, raccontò l’accaduto a Lavi. Approfittando, in un certo senso, del ritardo di Lenalee a recarsi in Refettorio.

 

“Non può continuare così. Ha persino distrutto la clessidra di vetro,” concluse l’austriaco, cipiglio preoccupato sul volto. Voce calda e pacata, se non leggermente affranta. “Non può neanche permettere al suo ricordo di riposare in pace? C’era qualcuno che lo odiava davvero così tanto?”

 

Domande senza risposta. Apparentemente. Così vuole la retorica.

Lavi avrebbe azzardato un bel “sì” in risposta ad entrambe. Era stato sempre fin troppo facile, odiare Yu.

 

Oltre a questo pensiero, tuttavia, nella sua mente non se ne aggiravano molti altri – questa calma apparente, questa piatta indifferenza che gli attanagliava l’animo lo spaventava un poco. L’alienazione della notte prima, operata consciamente immergendosi nelle letture della Storia – quella con la S maiuscola – aveva sortito il suo effetto.

 

Tuttavia, era come una visita indesiderata dell’altrettanto indesiderato quarantottesimo alias nella sua coscienza.

 

Indesiderata, non benvenuta.

 

Scosse il capo – schifo, schifo, che schifo quell’indifferenza, ma Bookman ne ha bisogno, vedi cosa succede se…? – ma d’altronde Yu non si trova in quella stanza, ed il suo ricordo non c’entra niente con quella stanza, ed in fondo quella stanza diventerà di qualcun altro, qualche nuovo finder o qualche nuovo membro della scientifica o qualche nuovo esorcista che la farà sua e cancellerà tutte le tracce dell’esistenza di Yu.

 

Yu non è lì, Yu è un mucchio di cenere raccolto in un urna senza nome, fra tante altre urne senza nome.


A prova di Conte, a prova di Akuma.

 

Che idiozia, ora che il Conte… ora che Allen…

 

… che idiozia.

 

La Chiesa è fatta di Idioti.  Idioti. Yu non è neanche lì.

 

Distrattamente, si ritrovò a domandarsi se anche Lenalee stesse cercando ovunque tracce di Allen. Tracce di Kanda. Tracce della passata felicità.

Ricordi, oggetti importanti. Un mazzo di carte con cui si cercava di imparare il poker. Un elastico per capelli prestato e mai restituito.

 

 

Una sciarpa avvolta attorno al collo slanciato quando fa freddo.

Una statuina della Marianne come souvenir della missione svolta in Francia.

Quel braccialetto di perline che da quel giorno Yu portava sempre più di rado.

L’odore del sapone sulla federa del cuscino.

 

Chissà.

Chissà dove sei, Yu.

 

Chissà perché Lenalee non è venuta a mangiare, oggi.

 

OOoOoOo

 

Di Lenalee non si ebbero notizie per tutta la giornata.

Komui disse che era in infermeria. Lo disse con un tono talmente desolato ed infranto, che nessuno ebbe il coraggio di approfondire l’argomento.

Lavi protestò dicendo che voleva andarla a trovare.

Komui disse che stava riposando, e al momento non si sarebbe potuta svegliare comunque.

 

Domani, magari.

 

Domani.

 

Quella notte Lavi, Marie ed una tremante Miranda si appostarono nel corridoio di fronte alle stanze della tedesca e di Kanda. Con un sottile senso di inquietudine, attesero pazientemente che qualcuno si affacciasse nel corridoio. Lavi e Marie finirono per intrattenersi parlando di inezie e sciocchezze, mentre Miranda – con le mani giunte di fronte al petto – fissava con troppo impegno la porta chiusa della stanza vandalizzata. Battendo ciglio il minimo possibile, sul viso un’espressione che rendeva ancora più evidenti le occhiaie delle poche ore di sonno godute in questi ultimi giorni.

 

Non successe nulla.

 

A loro insaputa, l’Orologio dell’edificio scoccò le tre di notte. Ma nessuno s’era affacciato ancora al corridoio – nonostante, la sera prima, i rumori fossero cominciati attorno a quell’orario.

 

I secondi si susseguirono, l’uno dopo l’altro. La mente di Lavi, disillusione personificata, in competizione con il cuore-in-fieri, decise di dichiarare arbitrariamente il caso chiuso. “Non sembra tornerà, oggi.”

 

“Ci avrà visti qui fuori?” tentò Marie, tono vagamente incupito dalla riflessione.

 

“No, no, non si… non si è affacciato nessuno. Ho guardato, ho guardato tutto il tempo!” protestò Miranda, stringendo i pugni contro il petto e serrando le labbra. Come dichiarato, tuttavia, nel parlare non scostò affatto lo sguardo dall’imbocco del corridoio.

 

Com’era sentita, questa sua ricerca del colpevole.

 

E pensare che Yu, lei, neanche lo conosceva. Se non di vista. Chissà cosa pensava di lui.

 

Forse vuole solo dormire.

Forse sono troppo cinico.

 

Forse…

 

… un tonfo sordo interruppe il filo dei suoi pensieri.

Un tonfo sordo proveniente dalla stanza chiusa.

Stanza chiusa in cui non era entrato nessuno.

 

Com’era possibile, allora, che questo nessuno la stesse vandalizzando?

 

Miranda sbiancò del tutto, sguardo vacuo fisso sulla porta. Un nuovo tonfo la fece sobbalzare.

Marie sembrava, invece, semplicemente perplesso. Rimase in silenzio, chiudendo gli occhi annebbiati, quasi concentrandosi ad ascoltare qualcosa.

 

Lavi prese in mano i redini della situazione, e scattò verso la porta.
Non appena Miranda se ne accorse, con preoccupazione tutta materna si precipitò a seguirlo a ruota, tirandolo appena per la manica della maglietta.

 

“A-aspetta, Lavi! Non… non è entrato nessuno, lì, l’abbiamo visto… e…”

 

“Appunto! Appunto, non è entrato nessuno e voglio sapere cosa ca…”

 

“… no… non è saggio!” protestò la donna, un sussurro urgente che sibilò nella penombra del corridoio. Sembrava tremare come una foglia. “Non è affatto…”

 

“… non c’è nessuno lì dentro,” mormorò la voce stranita di Marie.

Nessun respiro. Nessun battito di cuore?

 

Nessuno.

 

Ma ancora, come può nessuno…?

 

Un ulteriore tonfo li distrasse dalla piccola discussione. In tre sobbalzarono.
Poi, l’espressione sul volto di Bookman Jr si contrasse nell’espressione più dura che il quarantanovesimo alias avesse mai vestito.

 

Perché, perché ti arrabbi?

Yu non è lì!

 

Lavi posò la mano sulla maniglia, e Miranda posò la mano sulla mano di Lavi. “Aspett---“

 

Ma Lavi non aveva proprio intenzione di aspettare nessuno.
Scostandosi appena di lato, guadagnò lo spazio necessario per aprire ugualmente la porta.

La quale, di scatto, si ritrovò spalancata.

Miranda si ritrovò davanti alla soglia.

Un cassetto vuoto si ritrovò a volare in direzione di Miranda.

La fronte di Miranda si ritrovò sulla traiettoria del cassetto.

 

Non ebbe neppure il tempo di reagire, la donna: svenne più o meno sull’impatto.

 

Indubbiamente, Miranda era sempre stata una donna sfortunata.

 

 

Fine Capitolo Primo

 

 

 

 

A/N: Ed ecco il primo capitolo ~ Spero possiate gradire.

E’ stato anche questo divertente da scrivere XD

 

_Nana_ : grazie <3 spero continuerai a seguire con piacere *-*

 

Rebychan: Aw, quando ho visto il commento da parte tua mi son sciolta un pochettino, lo ammetto XD Okay, mi son sciolta tanto. Scrivere in questo stile mi diverte da matti, e mi han sempre detto che è il mio peggior “difetto”, quello di scrivere cose drammatiche in stile fin troppo leggero XD Personalmente, adoro l’effetto >.< Grazie mille dei complimenti, spero di riuscire ad essere all’altezza delle aspettative~

 

BloodyKamelot: grazie mille per il commento XD Oddio, su, non piangere ò_ò Se vuoi te lo dico anche, ecco, ma non so quanta verità potrebbe esserci nelle mie parole u.u”

 

Bulma90: Grazie *_* è sempre bello sapere che i personaggi vengono percepiti come IC e ben caratterizzati *-* è una delle difficoltà peggiori, no?, quando si scrive fanfiction XD Spero che il resto della storia sia all’altezza *_*/

 

Lalani: aww ç.ò mi fai commuovere, così! Mi sento un po’ rassicurata, magari non sono del tutto arrugginita. Farò del mio meglio per non deludere Lala approfittatrice è_è” Il LaviKanda si è affacciato già da questo primo capitolo – verrà approfondito in seguito – mentre il LaviLena… è un parto della mia mente malata e spaventa anche me, sinceramente.  … però, niente Kanda-fantasma in questo capitolo ç.ò lo so, sono terribile, orribile! Cattiva Dobby è_è [si stira le orecchie] Però questo capitolo implorava di essere impostato in questo modo, e non sono riuscita a dissuaderlo. Nel prossimo, Kanda fantasma sarà la vera star u.u

 

Yuko_chan: grazie millerrimo~ <3 Sì’, l’idea può sembrare da one-shot, ma ti assicuro che ho una bella tabella di marcia da adempiere >_< Più che altro, è una sfida con me stessa, per vedere se riesco a raccontare la storia come la vorrei. Spero di riuscirci è_é ce la metterò tutta~

  
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