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Autore: BlackInkVelvet    05/10/2016    1 recensioni
Cento prompt. Dodici Gold Saints. Un gemello. Un bambino dai capelli rossi. E una pecora o due.
Perché la vita va presa alla leggera, anche quando si è appesantiti da un'armatura d'oro.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gold Saints
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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003. Ends


Personaggi: Aquarius Camus, Scorpio Milo
Rating: Giallo
Parole: 1661



Le notti estive al Grande Tempio erano un'atroce tortura per Camus, il cui fisico era stato scolpito dai duri ghiacci siberiani. Si agitava fra le coperte, il petto e la schiena percorsi da piccoli rivoli di sudore. Il volto bellissimo si contrasse in un'espressione corrucciata, mentre le folte ciglia vibravano impercettibilmente. Serrò le labbra sottili, socchiudendole solo per permettere ad un lungo sbuffo di fuoriuscire. Si rigirò per, probabilmente, la milionesima volta fra le lenzuola ormai bagnate di sudore, che gli si appiccicavano addosso come un secondo, scomodo strato epidermico. Un ciuffo di capelli rossi, sfuggito alla coda in cui aveva raccolto la sua lunga chioma, gli percorreva il collo ed il petto muscoloso, come se fosse un rivolo di sangue. Spazientito, il francese si tirò su a sedere, scalciando per liberare le lunghe gambe dalla loro prigione di lino, mentre scostava la fastidiosa ciocca dal suo collo, sul quale si era attorcigliata come un cappio. Nonostante avesse creato un sottile strato di ghiaccio che avvolgesse la grande stanza, il caldo di quelle giornate era più che sufficiente per scioglierlo. Non potendo certo mettersi a lanciare Aurora Execution dentro casa - sia mai rovinare la sua collezione di pregiatissimi formaggi francesi d'importazione -, non aveva potuto far altro che rinnovare ogni due ore la sua sottile barriera e, al contempo, difendersi dai suoi colleghi che avevano scambiato casa sua per una cella frigorifera. Troppe volte si era ritrovato a buttare dalla finestra i quintali di chorizo che Shura appendeva alle splendide travi a vista della sua cucina.
Doveva essere stato il karma, ne era sicuro. Era lo scotto per essersi presentato, alla festa di Halloween dell'anno prima, con una vaschetta di gelato alla vaniglia e una nevicata artificiale per movimentare la serata, distruggendo la brace per le caldarroste. Aiolia ancora piangeva al ricordo delle bruciature da ghiaccio, e non aveva mai più indossato il suo gonnellino da Tarzan da quella catastrofica nottata.
Era il karma, senz'altro.
Conscio del fatto che ormai il dio Morfeo non lo avrebbe graziato con del sonno ristoratore, il Cavaliere di Aquarius si alzò, diretto al suo comò di legno di betulla, dal quale cavò fuori un paio di boxer. La temperatura a sua avviso era talmente insopportabile da costringerlo a dormire totalmente nudo, cosa che gli faceva ben sperare di non doversi mai ritrovare in una situazione di emergenza nel bel mezzo della notte. Sarebbe stato imbarazzante veder penzolare i suoi genitali da sotto la cintura dell'armatura. Calzati i suoi boxer lindi e profumati, si diresse trascinando i piedi verso la cucina, intenzionato a ficcare la testa nella ghiacciaia. Sbadigliò rumorosamente, stiracchiandosi sgraziatamente per rilassare le vertebre, quando un rumore lo bloccò sul posto. Gli era sembrato di sentire uno sciabordio provenire dalla sua stanza da bagno. Rimase fermo, i sensi in allerta. Ma il silenzio che albergava nella sua casa lo tranquillizzò; probabilmente, si era trattato di uno scherzo dettatogli dalle lunghe notti insonni che ancora si portava sul groppone. Riprese a ciabattare verso la cucina, quando un suono inconfondibile gli arrivò ai timpani. Si rizzò improvvisamente, i sensi in allerta. Quello era un rumore di coccio contro coccio. Qualcuno stava frugando fra le sue ampolle nel bagno. Ma non avvertiva nessun cosmo; che il suo nemico lo stesse nascondendo? O forse si trattava di un ladruncolo da quattro soldi?  In ogni caso, gli avrebbe costruito una bella bara di ghiaccio Made in Siberia. Sfruttando i piedi nudi, che gli permettevano di calpestare il pavimento di marmo senza emettere il minimo suono, il francese arrivò fino alla soglia della sua stanza da bagno. Ora sentiva distintamente qualcuno immergersi nella sua preziosa piscina di acqua fresca, sua unica salvezza in quel clima torrido. Questo. Era. Troppo.
- Ehi tu! - urlò irritato, irrompendo nella stanza spalancando la porta. Le sue braccia erano già posizionate per usare la Diamond Dust, quando uno squittio spaventato lo bloccò. Rimase immobile, e in mutande, sull'uscio della porta, la bocca spalancata. Di fronte a lui, una cascata di ricci biondi nascondeva parzialmente il volto conosciuto di Scorpio Milo, stravolto dalla sorpresa. Era nudo, con l'acqua che gli arrivava alle ginocchia, in proncinto di sedersi nella bassa piscina, congelato - metaforicamente - in quella posizione sgraziata.
- Cos.... COSA CI FAI TU QUI??! - urlò sbiancando pericolosamente, mentre i suoi neuroni lo informavano in ritardo del fatto che Milo era totalmente svestito. - e mon Dieu, copriti! Svergognato! - Milo emise un suono acuto, tuffandosi nella piscina e raccogliendo attorno a sè quanta più schiuma possibile, nel frenetico tentativo di nascondere le sue grazie. Si fermò, alzando gli occhi perplesso, come se un'illuminazione l'avesse colto all'improvviso.
- Ma dai, mi hai già visto nudo, che sono queste scene?
- Zitto! Maniaco! Pervertito!
- Ohhh non fare la prima donna.
- Sessuomane! Imbecille! - Continuò Camus, mentre un rossore diffuso si diffondeva sulle guance cadaveriche, puntando un indice accusatore contro il greco. - Non ricordo di averti mai visto nudo! E anche se fosse, non significa che io voglia vederti in questo stato di nuovo!
- Ahh, allora ricordi anche tu di quando ci siamo dovuti fare la doccia insieme. Ehehe, non te la scordi la mia "Cuspide Scarlatta" eh? - disse con fare compiaciuto lo Scorpione, appoggiando i gomiti al bordo della vasca. Il francese, d'altro canto, sembrava sul punto di surgelare il suo migliore amico e scaraventarlo giù per le scalinate del Tempio, quando si accorse di un rossore innaturale sulle gote abbronzate dell'uomo, sicuramente abituato a quel clima, per non parlare degli occhi lucidi.
- Tu... sei andato di nuovo a bere con quegli ubriaconi di Rodorio? - disse disgustato Camus, ignorando totalmente la frase spaccona dell'altro, mentre andava a recuperare un asciugamano, determinato a mettere fine a quella visione pietosa. Quasi strappò un morbido asciugamano da una mensola, mugnango minacce di morte e sottili imprecazioni; quando si girò nuovamente verso il greco lo trovò intento a galleggiare a pancia in giù nell'acqua, le mani aggrappate al bordo della piscina, le gambe piegate e i glutei sodi che affioravano dalla schiuma come due isole gemelle. - E copriti, che cazzo! Ti si vede il sedere! - esclamò con i capelli ritti, gettando irato l'asciugamano in testa a Milo. Questo, flemmatico, accolse la biancheria in piena faccia, tornandosene seduto e guardando storto l'amico.
- Se non ti piacciono non guardare. Ti sconvolgo al punto da farti perfino dire "cazzo"? - rispose serafico appoggiando la schiena alla parete piastrellata, arrotolando l'asciugamano e appoggiandolo sulle spalle. Camus ringhiò, quando improvvisamente l'occhio gli cadde su di una rivista appoggiata sul pavimento, accanto ad una paperella di gomma che, era sicuro, non fosse sua. Incuriosito, si diresse alle spalle del greco, impegnato a ridacchiare fra se e se, raccogliendo la rivista. La copertina era totalmente nera, lucida, di materiale scadente, il titolo illegibile. Sia mai che quel disgraziato gli portasse dell'immondizia in casa. Senza pensarci, aprì il magazine.
- Ehi, ehi quella è roba mia! Eddaiiii - si lamentò Milo accorgendosi troppo tardi di ciò che stava facendo Camus. Alzò lo sguardo sull'amico, che osservava con gli occhi spalancati la prima pagina della rivista.
- ... IL Y EN A MARRE! - gridò il francese sull'orlo di un attacco compulsivo di vomito. - Questo è davvero troppo! Tu... Tuuuu, maledetto psicopatico - sibilò con gli occhi iniettati di sangue al collega ubriaco, che lo osservava confuso. - Tu sei venuto nella MIA casa, nella MIA vasca per... per... - raccolse il fiato, tremando come una foglia, nel tentativo di ricomporsi. Non era da lui fare quelle scenate, il gelido Aquarius conosciuto per non mostrare mai i suoi sentimenti. Socchiuse gli occhi, inalando più aria possibile, per rilasciarla con uno sbuffo. Sperando di essersi calmato, portò gli occhi grigi su quelli azzurri di Milo, pronto a fucilarlo senza pietà con un'Aurora Execution. - Tu sei venuto qua per... masturbarti su un giornale pornografico? - sibilò mostrando al biondo la prima pagina della rivista, dove figurava una signorina poco vestita in una posa abbastanza esplicita. Milo osservò la pagina, poi Camus, poi tornò a guardare la pagina, faticando a mettere a fuoco.
- Ooohhh. Beh, hai ragione. Sennò perchè avrei portato la paperella? - Appoggiò il mento sul palmo della mano, mentre ridacchiava tutto contento.
- Basta così! Finita, è finita, capito?!!
- Finita cosa? - chiese con voce strascicata il greco, sfogliando la rivista che Camus aveva abbandonato di fronte a lui.
- La nostra amicizia, schifoso malato pervertito ubriacone che non sei altro! E guardami quando ti parlo! - strillò con gli occhi fuori dalle orbite il francese, lanciando irato la paperella contro il muro di fronte a lui, senza tuttavia ottenere alcuna risposta dal compare. Milo, d'altro canto, iniziò a sentire improvvisamente freddo. Che la sbornia stesse scendendo...? Un improvvisa morsa gelata allo stomaco lo fece gridare, mentre realizzava di essere improvvisamente bloccato dal busto in giù. La superficie dell'acqua era totalmente ghiacciata, e in quelle condizioni il Saint di Scorpio non poteva certo liberarsi. Rabbrividì visibilmente, stringendo le braccia al petto e ficcando le mani sotto le ascelle, cercando di dimenarsi da quella trappola glaciale.
- Camus! Camus, amico mioooo... sono bloccato. Dai su, non fare la carogna, liberami. Sto ghiacciando. E mi si è tutto ritirato. Ahaha, beh almeno ora è di dimensioni normali... eheh... l'hai capita? Se no te la spiego... - In piedi sulla soglia, il francese mezzo nudo lo osservava con un sorriso soddisfatto in volto. La Diamond Dust ne dava di soddisfazioni, altrochè. Aggrottò le sopracciglia, grattandosi il mento.
- Oh, pare proprio che tu abbia bisogno di me... aspetta eh, ti aiuto io. - Allungò le braccia di fronte a sè, concentrandosi attentamente. Dopodichè, fece alcuni movimenti convulsi, come se stesse preparando un attacco. Milo lo osservava speranzoso, certo che avrebbe frantumato quel ghiaccio in pochi millesimi di secondo. Il rosso aveva steso i pugni in direzione del collega, con i polsi rivolti verso l'alto. Un ghigno malvagio gli si dipinse sul volto, mentre alzava i diti medi di entrambe le mani.
- Et voilà. A domani, mon amis. - disse salutando l'amico ubriaco, chiudendo la porta e dirigendosi di nuovo verso le sue stanze. E fino a domattina, Milo era sistemato.



Angolo autrice:
Io.... non so che dire. Se non che questa è la seconda intrusione nella casa del povero Camus, che in una vita precedente doveva essere stato un brigante per meritare tante scocciature. E suvvia, chi da ubriaco non ha combinato qualcosa di simile? Beh, io mi auguro nessuno perchè è davvero davvero imbarazzante. Ahh, che senso di potere avere i goldini alla mia mercè. Come magari avrete notato, avevo citato questo piccolo episodio nel capitolo precedente. Ebbene sì, è altamente probabile che io rifaccia lo stesso con tutti gli aneddoti che citerò; sono occasioni troppo ghiotte per farsele scappare.

Ringrazio tutti coloro che hanno recensito, messo fra le "Seguite", "Ricordate" e "Preferite".
Alla prossima!
Black Ink Velvet


   
 
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