Da piccola
volevo fare la “barrista”. Lo scrivevo ovunque,
fiera di avere la risposta
pronta quando gli adulti mi facevano la fatidica fatale fantasiosa
domanda sul
mio futuro. Mio padre mi lasciò perfino sfogliare il suo
libro sui cocktail,
che imparai praticamente a memoria: a cinque anni è
fondamentale conoscere la
differenza tra un tumbler e un flûte!
Questo mio
sogno rimase la mia fissazione fino in quarta elementare quando, tra la
caterva
di libri che io e mia madre divoravamo, m’imbattei in quelli
che sarebbero
diventati rispettivamente la dea della mia infanzia e la mia Bibbia:
Cornelia
Funke, e il suo “Cuore d’inchiostro”.
Dopo i primi capitoli, un’idea cominciò a
farsi strada nella mia mente: e se anche io avessi avuto il potere di
dar vita
a storie mozzafiato e strappalacrime, grazie ad una semplice penna tra
le dita?