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Autore: BilanciaDream8280    10/10/2016    0 recensioni
Da "Una Vita che non c'è" :
Nives era giovane e sin da quando frequentava Hogwarts, aveva i capelli lunghi, neri e lisci, la carnagione pallida e delle labbra carnose e rosse come il sangue. Aveva avuto la sfortuna di conoscere Tom Riddle e di innamorarsene perdutamente a tal punto da credere che anche lui meritasse una chance, anche lui meritasse di essere amato..
I suoi ricordi e le sue emozioni sono rinchiusi in un diario che ha custodito fino alla morte e che ora, finalmente, Crystal è riuscita ad aprire.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Una Vita che non c'è'
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2 Rabbia.

Non ho mai sopportato essere mancata di rispetto. Soprattutto se era mio fratello a farlo. Quando ciò accadeva, la mia rabbia prendeva sempre il sopravvento…

 

 

 ....

La foresta proibita era buia e tetra. Il vento soffiava violento e il freddo gelava la schiena dei ragazzi.
«Sei sicura che ci sia veramente qualcuno ad aspettarci dall’altro lato?» disse affannato Severus Piton.
«Deve esserci qualcuno! Mi hanno detto che ci avrebbero aspettato oltre il lago.»
I ragazzi stavano camminando frettolosi nella foresta, bacchette alla mano, era troppo tardi per stare lì.
«Nevee non credi che ci abbiano solo preso in giro? Qui non c’è nessuno!»
«Mio fratello non metterebbe mai a rischio la mia vita così!» la voce della giovane ragazza era un concentrato di rabbia.
Senza ribattere, Severus seguì la ragazza impaurito.
Un ululato improvviso gelò il cuore dei ragazzi che si fermarono impietriti.
«Sev…hai sentito anche tu?»

 

Una sensazione di paura invase la scena.

 

«Forse è meglio tornare…»
Nives prese la mano di Severus, immobile, e iniziarono a tornare indietro. Iniziarono a correre velocissimi fin quando non sentirono nuovamente quell’ululato.
«Nevee è vicinissimo!»
I due si girarono e videro un lupo dalle dimensioni enormi. La reazione fu uguale per entrambi.
«AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH»
ripresero a correre ancora più velocemente e il lupo attratto dal loro vociare e dal loro odore iniziò a rincorrerli.

 

La scena iniziò a sfumare e a farsi grigia….

 

«Come mai vi trovavate nella foresta proibita a quell’ora?»
La voce pacata di Silente era sempre confortante. «Se si chiama in quel modo, ci sarà un motivo, non trovate?»
I volti dei due Serpeverde puntavano verso il basso.

 

L’emozione che ora si provava era la vergogna, mista alla rabbia.

 

«Professor Silente, oh grazie al cielo! Sono corso a vestirmi appena ho saputo!»
Un uomo corpulento e un pò stravagante entrò nell’ufficio di Silente. Aveva indosso una mantella color turchese e portava al piede ancora le pantofole da notte con dei buffi pon pon all’estremità.
«Professor Lumacorno, mi dispiace aver interrotto il suo sonno. Come avrà saputo questi due studenti sono stati sorpresi nella notte a girovagare per la foresta proibita.»
«Oh, è davvero deludente! Da due ragazzi come voi non me lo sarei mai aspettato!» guardò con rimprovero Nives e Severus.
«Nonostante la gravità della situazione, lei sarà d’accordo con me a non espellere i due ragazzi per la grande condotta che hanno in tutte le materie, soprattutto nella sua, Professor Lumacorno. Ma… mi vedo costretto ad avvertire le vostre famiglie e a mettervi in punizione.»
«Si … si. Sono assolutamente d’accordo» disse borbottando quello che doveva essere il Preside della casata di Serpeverde.
«Ora è meglio vi rechiate a dormire»

 

Grigio e nero.

 

La Sala Comune di Serpeverde era completamente buia. I due ragazzi entrarono svelti e accesero una delle luci. In quel momento poterono vedere dei ragazzi con i cappucci sulla testa che ululavano a squarciagola.
Severus sobbalzò mentre Nives prese svelta la bacchetta alla mano. Riconoscendo suo fratello, puntò la bacchetta dritta verso di lui.
«Stupeficium!» un lampo rosso uscì dalla bacchetta e colpì dritto in petto il ragazzo che fece un balzo di quasi due metri.
Il silenzio riempì la stanza.

 

Ora un senso di soddisfazione aleggiava nell’aria.

 

«Sei un viscido.»

 

Di nuovo grigio e nero.

 

La scena era completamente diversa, la stanza in cui ora il ricordo era ambientato non era più di Hogwarts ma di un altro luogo che Crystal conosceva ugualmente…
Il corridoio era lungo e molto ampio, le pareti bianche erano attraversate da una linea continua di celeste molto chiaro, numerosi quadri erano appesi alle mura come altrettanto numerose erano le grandi finestre che permettevano alla luce di illuminare tutto il perimetro del corridoio.
Nives uscì dalla sua stanza sbattendo fragorosamente la porta e attraversò di corsa il lungo corridoio che portava dritta alla camera del fratello.
Bussò ripetutamente alla porta. Nessuno aprì. Bussò nuovamente, ora più forte.
La porta si aprì di qualche centimetro. Il viso del fratello uscì fuori.
Era un bellissimo ragazzo, anche lui dai capelli corvini e i tratti dolci, un fisico scolpito e degli occhi verdi che penetravano dritti al cuore.
«Cosa vuoi, gnomo.»
«La dovete finire di urlare. Non riesco a studiare!»
il ragazzo ghignò, si voltò verso l’interno della stanza e si rivolse ai suoi compagni.
«Avete sentito. Nevee non riesce a studiare ragazzi… abbassate la voce dai!»
Si sentirono chiaramente delle risate provenire dalla stanza del fratello.
«Qui abbiamo da fare, gnomo.» così dicendo sbatté la porta in faccia alla ragazza.

Rabbia e vergogna

Nives odiava essere trattata senza rispetto dal fratello e numerose volte la rabbia prendeva il sopravvento facendola agire d’impulso.
«BOMBARDA!»
La porta si frantumò in mille pezzi e Nives entrò soddisfatta nella camera del fratello.
I componenti del suo gruppo la guardarono sbalorditi.
Una ragazza dai capelli neri e ricci rideva divertita per l’accaduto, Narcissa e Lucius erano sbigottiti, Algor invece digrignava i denti dalla rabbia e un giovane ragazzino invece si dirigeva contento verso Nives.
«Cosa ci fai tu qui?! Hanno fatto entrare te e non me!»
Il ragazzo la abbracciò.
«Cuginetta mia, ho più carisma di te evidentemente e, soprattutto, non distruggo porte!»
«Esci fuori dalla mia stanza!»
«NO. Voglio sapere perché Barty può stare qui e io no! Lui è più piccolo di me!»
Algor prese la bacchetta, glie la puntò contro e, senza neanche pronunciare l’incantesimo, scagliò fuori dalla stanza la sorella che venne catapultata dritta sulla parete esterna.

 

L’insieme dei ricordi finì riportando Crystal alla realtà.
   
 
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