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Autore: MaDeSt    13/10/2016    4 recensioni
Non è necessario leggere il prologo ma è caldamente consigliato.
Sei ragazzini provenienti da un villaggio sperduto, cresciuti in un piccolo paradiso, ignoranti dell'orrore che li circonda, si ritrovano ad avere tra le mani sei uova di drago, di cui poi diventeranno amici... e la loro leggenda ha così inizio.
Dovranno salvare il mondo, ecco ciò che ci si aspetta da loro. Ma ne saranno all'altezza? Riusciranno a capire chi è il loro vero nemico prima che questo li distrugga?
[Pubblicazione interrotta. Non aggiornerò più questa storia su EFP, non aggiornerò i capitoli all'ultima versione, pubblicherò solo in privato per chi realmente è interessato a seguire la storia a causa di plagi e ispirazioni non autorizzate non tutelati a discapito del regolamento apparentemente ferreo. Trattandosi della mia unica storia, a cui lavoro da anni e a cui sono affezionata, non vale la pena rischiare. Chi fosse interessato a capire come seguire la storia troverà tutte le informazioni nelle note all'inizio dell'ultimo capitolo pubblicato. Risponderò comunque alle recensioni qualora dovessi riceverne, ma potrei accorgermene con del ritardo.]
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dargovas'
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Il colore del titolo del capitolo corrisponde al colore della regione in cui la storia al momento si svolge, tenete d'occhio la mappa per sapere dove ci troviamo!

QUESTIONS AND SUSPICIONS

Andrew tornò a casa esausto intorno alle sette della sera, quando il sole cominciava a nascondersi dietro le montagne a ovest; sorrideva contento mentre camminava, perché quel pomeriggio finalmente il piccolo Umbreon si era deciso a lasciarsi fare il solletico, e aveva scoperto che anche per lui era davvero piacevole almeno dove le scaglie erano più piccole e sensibili.
Il mio piccolo drago finalmente comincia a mostrarsi affettuoso! pensò tutto contento.
Poi pensò a Mike e Zaffir, chiedendosi per quale motivo per gran parte del pomeriggio avessero avuto quell’aria tronfia come se fossero a conoscenza di un segreto che non volevano condividere con nessuno.
Come al solito stava facendo l’ultimo pezzo di strada da solo, quando s’imbatté in due di quei soldati che erano arrivati dicendo di essere alla ricerca di uomini per aiutarli con la loro guerra da qualche parte a est. Trovava strano che ancora si trovassero a Darvil una decina di loro dal momento che nessuno tra gli abitanti aveva mai dato segno di volerli seguire, ma alla vista di quei due istintivamente si strinse nel mantello nascondendovisi fino al naso, lasciando scoperti giusto gli occhi per non perderli di vista, rimembrando la brutta esperienza che il villaggio aveva sperimentato l’ultima volta che soldati diversi da quelli di Eunev si erano stabiliti nei dintorni.
In un primo momento gli uomini non sembrarono notarlo, percorrevano la via nel senso contrario, verso il centro del villaggio, e parlavano tra loro piuttosto animatamente. Andrew immaginò che stessero andando alla taverna a bere qualcosa o che stessero tornando al loro accampamento fuori da Darvil.
Quando gli fu vicino però la situazione mutò; uno dei due soldati lo indicò all’altro, che annuì e rise, poi si diressero verso lui. Andrew si guardò intorno rapidamente in cerca di una via di fuga e individuò un paio di vicoli, ma all’ultimo cambiò idea pensando che scappare con così poco vantaggio da due uomini armati, da solo, fosse stupido. Cercò di sostenere il loro sguardo quando si fermarono bloccandogli la strada, tremava ma per fortuna il mantello lo nascondeva.
Il più alto dei due prese parola per primo: «Non è un po’ tardi per andare in giro alla tua età?»
«Stavo tornando a casa.» farfugliò Andrew.
«Come?» domandò l’uomo avvicinandosi a lui con l’orecchio, perché il bambino aveva parlato dietro alla stoffa che aveva attutito la sua voce.
Andrew spostò il mantello sotto al mento e ripeté più forte: «Stavo tornando a casa.»
«E cosa facevi ancora in giro a quest’ora?» gli chiese l’altro con un sorriso beffardo.
Il ragazzino decise di passare all’attacco e li provocò: «E voi cosa ci fate ancora qui nel nostro villaggio a disturbare la quiete? Qui non è tardi per tornare a casa a quest’ora, non so da dove veniate voi. Il sole si vede ancora per qualche tempo.» e indicò le montagne a ovest.
«E se ti dicessi che siamo le nuove guardie del tuo villaggio?» rispose il primo uomo, il più alto e giovane.
«Non lo siete, lo so benissimo. Siete qui per reclutare uomini per una guerra, ma credo siano già stati abbastanza chiari a riguardo, nessuno ha mai detto di sì. Perché siete ancora qui allora?»
«Succedono cose strane qui, ultimamente. Sono i nostri ordini di rimanere a controllare che la situazione resti tranquilla.»
«Siete voi che non la rendete tranquilla. Darvil è un posto pacifico e tranquillo.» ribatté il ragazzino.
Il soldato più basso si piegò in avanti e indicò la sua guancia: «Proprio un brutto taglio, eh? Che mi dici?»
«Giochi vivaci. Ora dovrei tornare a casa...»
«Oh, ma certo. E che ci fa un ragazzino come te con un cavallo così al seguito?» riprese il più giovane, pareva determinato a smascherarlo come se sapesse già tutto e volesse solo sentirglielo dire.
«Questo è... ehm... preso in prestito.» balbettò colto alla sprovvista, dandosi dello sciocco per non averci pensato prima per potersi preparare una risposta soddisfacente; ultimamente erano riusciti a convincere Cedric a prestargli i cavalli per andare al bosco più in fretta, ma non avevano potuto restituirli perché era via.
«Naturalmente. Per andare lontano, immagino? Forse nella Foresta?»
«Cosa? No! E non sarebbero affari vostri ugualmente!» ribatté scontroso a voce più alta del necessario.
Il soldato fece per mettere una mano all’elsa, ma l’altro lo bloccò appena prima che potesse sguainare la spada in faccia ad Andrew e rise: «Suvvia, non vorrai prendertela in questo modo con un ragazzino! Sono sicuro ci sia stata un’incomprensione, chiedo scusa da parte di entrambi. Ora sbrigati a tornare a casa.» guardò severamente il compagno che annuì e allontanò la mano dalla spada che gli pendeva al fianco.
Poi i due se ne andarono fingendo di non essere più interessati a lui, ma Andrew rimase fermo apposta per sentire se si stessero sussurrando qualcosa, e infatti sentì un bisbiglio indistinto. Sospirò facendosi coraggio e riprese a camminare con le gambe che gli tremavano, e Wind lo seguì sbuffando e scuotendo la testa, distraendolo per un attimo dai suoi pensieri.
L’accarezzò sulla fronte mentre pensava al peggio: Sanno qualcosa di noi... i genitori di Susan, e ora queste domande in mezzo alla strada, quando chiunque potrebbe passare e sentire cosa chiedono e cosa rispondo... dobbiamo fare in modo che non girino più voci strane sui draghi, o presto saranno guai. Che faremo se un esercito dovesse presentarsi a Darvil? Oh no! Dovremmo scappare per impedire che succeda! O forse allerteremmo soltanto di più i soldati, che verrebbero qui in massa a cercarci?
Solo l’arrivo davanti alla porta di casa sua lo salvò da quei pensieri. La guardò con nostalgia, quasi come se già potesse vederla rasa al suolo da quei soldati che cercavano i giovani fuggitivi.
Scosse la testa deciso a non pensarci e legò la giumenta al palo lì accanto, le fece ancora qualche carezza, poi aprì la porta annunciando a sua madre di essere tornato e accogliendo con piacere il calore della sua piccola e comoda casa.
«Oh, finalmente, speravo che per una volta tornassi... beh, non tardi come al solito.» lo salutò lei con un debole abbraccio, poi lo spinse delicatamente in sala e lo accompagnò in cucina «Mi aiuteresti per favore? Apparecchia per tre.»
«Come mai solo tre?» domandò sorpreso.
La donna sbuffò irritata, non dalla sua domanda ma, Andrew capì in seguito, da quello che era successo: «Tuo fratello maggiore si è messo in testa che vuole partire con quei soldati, non te l’ha detto? Strano. Vuole vedere il mondo ed eventualmente liberarlo dal male... oh, non chiedermi quale male, lo sai che non approvo le guerre.»
«Certo.» sussurrò lui amareggiato mentre sistemava con cura i piatti e le posate; da quel poco che sapeva di suo padre molto tempo prima era stato un soldato, e il fatto che fosse scappato con un’altra donna appena saputo del concepimento di un terzo figlio di sicuro non aiutava sua madre a provare simpatia per i soldati, pur se fossero gli uomini più gentili di Dargovas. Scosse la testa, non volendo pensare al padre che nemmeno aveva voluto conoscerlo o vederlo venire al mondo, e riprese: «Lo lascerai partire?»
«Cercherò di farlo ragionare finché potrò. Spero che prima o poi quei soldati se ne vadano, ma spero anche che mi lascino il tempo di far rinsavire quel ragazzo!» esclamò battendo ripetutamente il mestolo sulla pentola.
«Hai saputo qualcosa quindi di... quello che cercano?» domandò titubante, preoccupato di dover prestare ancora più attenzione ora che uno dei suoi due fratelli era propenso ad abbandonarli per seguire i soldati in missione.
«No, non gli hanno detto nulla ancora. Abbiamo solo discusso recentemente... per fortuna eri via coi tuoi amici in questi giorni, non ha nemmeno lavorato.» commentò cupamente.
«Mi farai sapere se torna dicendo qualcosa su quei draghi?» le domandò allegramente per camuffare la sua preoccupazione mentre posava sul tavolo i bicchieri.
«Non c’è nessun drago, Andrew...» cominciò lei passandosi una mano sul viso.
«Sì ma, se lui dice qualcosa che gli hanno detto i soldati, me lo farai sapere?» si dondolò sulle punte dei piedi.
La donna sospirò esasperata e senza nemmeno guardarlo rispose: «Sì! Se mai dirà qualcosa sui draghi te lo farò sapere.»
«Grazie!» esclamò, e corse di sopra, indeciso se sgattaiolare fuori casa per avvertire almeno Mike e Jennifer della notizia, perché erano i più vicini. Ma alla fine decise che fosse meglio non uscire col buio, tantomeno con i soldati in giro col rischio di incontrare proprio gli stessi di prima.

Anche Susan non se l’era vista particolarmente bene passando tutto il giorno insieme a Lily, sempre più certa che nascondesse qualcosa dietro quell’ampio sorriso e lo sguardo vivace. Una volta finito di preparare i biscotti – ai quali la bambina aveva dato la forma di draghi – le aveva fatto un sacco di altre domande riguardanti i draghi, le aveva letto un’altra leggenda che ipotizzava come fosse nato il primo drago dall’unione di Aria e Fuoco e le aveva proposto di disegnare quel drago di cui nessuno sapeva nulla, ma che rimaneva sempre una bella storia da raccontare. Si era inventata almeno cinque diversi modi di divertirsi a tema Draghi, tanto che erano arrivate a dipingersi scaglie sulla pelle finché infine, per la felicità di Susan, Ilion se n’era accorta e le aveva rimproverate mandandole a lavarsi via l’inchiostro. Ma ciò non aveva demoralizzato la piccola Lily, che aveva costretto Susan a giocare anche dopo cena fino a che Jorel aveva detto loro di dormire.
Non appena Lily era uscita dalla sua stanza augurandole la buona notte fingendo di alitare fuoco e poi richiudendo la porta, Susan si era lasciata andare sul letto e si era sentita liberata di un peso enorme, ansimando come se per tutta la sera avesse trattenuto il fiato.
Aveva avuto un sonno tormentato di incubi in cui Lily scopriva il loro segreto, o in cui la piccola prendeva le sembianze del drago elementale della storia e la bruciava col suo alito caldo, oppure che la bambina spifferava tutto ai soldati, i quali poi uccidevano sia i draghi che loro, essendo legati ormai. Era arrivata a chiedersi per quanto tempo avrebbe dovuto tenere occupata Lily cercando di non farle capire nulla, e a sperare con tutta se stessa di essere stata brava a fingere fino a quel momento.

Sebbene Andrew faticò a prendere sonno con quei pensieri per la testa, non si accorse del ritorno del fratello maggiore, che rincasò dopo le quattro di notte e senza che nessuno in famiglia se ne accorgesse si mise a dormire beato nel proprio letto.
La mattina però fecero colazione insieme, e sentendo lui e la madre discutere ebbe la scusa perfetta per uscire di casa, sapendo che loro avrebbero pensato che non volesse assistere alle loro litigate. Lasciò l’abitazione insieme all’altro fratello che lo salutò per andare a lavorare come apprendista del falegname, Andrew ricambiò il saluto e lo guardò allontanarsi.
Quando fu sparito si guardò intorno, sentì le grida dei suoi familiari dentro casa, quindi sbuffò, liberò la giumenta e le salì in groppa per trottare via. Non incontrò nessuno per strada salvo gli uomini o le donne che andavano a lavorare, e si fermò davanti a casa di Jennifer chiedendosi se fosse ancora troppo presto per chiamarli.
Alla fine scelse di non disturbarli prima delle otto di mattina, quindi spronò nuovamente Wind al trotto e lasciò Darvil diretto verso il boschetto. Controllò che nessuno lo seguisse, e una volta che fu tranquillo poté finalmente pensare a cosa dire a Umbreon, sperando che con la sua astuzia potesse aiutarlo a trovare una soluzione.
Arrivato al passo alla tana, perché non aveva fretta e soprattutto per non far male alla giumenta nemmeno per sbaglio, trovò i draghetti ancora addormentati al caldo, ma già avvertiva la presenza del suo cucciolo nero. Smontò dalla sella e legò Wind a un ramo basso, e la giumenta scalpitò innervosita perché percepiva la presenza dei draghi.
Andrew sbirciò nella tana – dove con l’arrivo del vero freddo avevano portato delle coperte costruendo una specie di tenda – ma se anche Umbreon si fosse trovato lì non l’avrebbe visto perché l’anfratto era buio; distingueva i colori di tutti gli altri grazie alle scaglie iridescenti, ma evidentemente non c’era abbastanza luce per far luccicare quelle del drago nero.
Ti sbagli, è perché sono qui disse la sua voce grave nella mente di Andrew.
Il ragazzino si riscosse e si rialzò guardandosi freneticamente intorno, ma non riusciva a vederlo: «Dove?»
Sopra di te pareva divertito.
Alzò lo sguardo e lo vide appollaiato su un ramo con la lunga coda che penzolava inerte accanto al tronco, lo guardava quasi voracemente, ma Andrew attribuì la causa di quella sensazione al colore e alla luminosità dei suoi occhi.
Umbreon scosse un po’ le ali sbilanciandosi ma tenendo la testa perfettamente ferma nella stessa posizione, dopo alcuni secondi di silenzio smise di guardare il ragazzo e si preparò a scendere dall’albero; aprì le ali e balzò giù per poi sbatterle per frenare subito la caduta, e atterrò a pochi passi da lui.
Tornò a guardarlo e mentre si risistemava le ali sui fianchi gli domandò: Qualcosa ti turba?
«In realtà sì...» sussurrò, gli fece cenno di seguirlo per inoltrarsi un po’ nel bosco e mentre camminavano gli raccontò di cosa fosse successo la sera prima, riguardo suo fratello che voleva unirsi ai soldati.
Quando finì di parlare si fermarono e attese il giudizio di Umbreon, che non tardò ad arrivare: Potrebbe anche portarci vantaggio.
«Come?» domandò sorpreso.
Se tuo fratello lavorasse per loro ma vivesse con te, stando attento a non farti scoprire potresti ottenere informazioni da lui.
«Riguardo voi?»
Ogni cosa. Noi, quanto siano realmente vicini a scoprirci, quanto sanno dei draghi, o di voi e di Darvil. E soprattutto scoprire cosa vorrebbero da noi.
«Beh stanno combattendo una guerra, dei draghi farebbero comodo immagino...»
Forse, ma non dimenticare che abbiamo sì e no due mesi di vita...
«Ma siete forti!» lo interruppe «E presto o tardi volerete, così veloce che nessun uomo a cavallo potrà...» s’interruppe colto da un pensiero improvviso. Guardò Umbreon atterrito: «E se volessero uccidervi così nessuno potrebbe usarvi? Voglio dire... forse vi cercano perché hanno paura che qualcuno possa controllarvi...»
Voi.
«...E se qualcuno vi controllasse, e se quel qualcuno fosse loro nemico, nessun uomo, nemmeno a cavallo, potrebbe vincervi...»
Forse ripeté Umbreon Non è un’ipotesi da sottovalutare. Perché in tal caso non vorrebbero morti soltanto noi, e la tortura delle volte può essere peggiore della morte stessa...
«Questo però non mi rincuora affatto...» si lamentò «Ero venuto qui sperando che parlarne con te mi calmasse, ma non fanno che venirmi in mente idee sempre peggiori!»
Non che tu abbia ancora di cui preoccuparti così tanto; non sanno nulla, per ora hanno solo dei sospetti infondati, basati a loro volta su sospetti di altre persone e voci che girano tra le case. E se ci metteranno più di un mese a scoprirci, noi sei saremo abbastanza grandi da potercene liberare.
«In un mese? Crescere tanto da liberarvi di soldati armati, protetti da armatura, e a cavallo?» fece scettico.
Umbreon ridacchiò e agitò la coda: Pare che tu non sappia molto di noi. Forse dimentichi che tu alla mia età avevi solo la capacità di frignare?
«Ehi! Come ti permetti?» esclamò offeso dalla sua affermazione. Pur sapendo che aveva ragione.
Prima o poi voleremo, come hai detto. E non manca molto perché le mie ali siano abbastanza forti...
«E quando arriverà il fuoco?» lo interruppe impaziente, con un largo sorriso.
Umbreon dilatò le pupille e si prese del tempo per rispondere; aveva appena rinfacciato ad Andrew di non sapere molto dei draghi, eppure non aveva idea di cosa stesse parlando. Cercando velocemente la risposta nei pensieri dell’umano, capì che a quanto pareva, secondo le leggende, i draghi potevano sputare fuoco... ma non sapeva cosa volesse dire, né come potessero esserne capaci.
Perciò alla fine scosse la testa e ammise: Non ne ho idea.
Un po’ deluso dalla sua risposta Andrew gli propose di tornare all’inizio del boschetto ad aspettare gli altri e s’incamminarono correndo, il ragazzino rideva perché nonostante Umbreon fosse ormai alto più dei suoi stinchi era ancora più lento di lui a terra.

  
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