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Autore: puffolettaHP    09/05/2009    6 recensioni
questa raccolta demenziale (di cui non so ancora gli effetti collaterali, ma sicuramente ne ha molti) ha uno scopo che non so ancora, perciò se siete abbastanza dementi leggetela pure, atrimenti, se ci tenete a restare sani di mente, è meglio di no. "C’era una volta, e più precisamente nel diciassettesimo secolo, un giovane uomo che viveva a Londra. Il suo nome era Carlisle Cullen, e suo padre era il pastore della chiesa Anglicana di Santa Maria, conosciuta dai più come la chiesa consacrata alla Vergine, e dai pochi appartenenti alla confraternita dei “Maria’s Friends” (predecessori degli Hippy, che non c’entrano niente con gli Amici di Maria DeFilippi) come la chiesa di Santa Maria in Canna. L’erba per intenderci. I Maria’s Friends erano uomini dediti alla coltivazione ed al commercio della preziosa erba, anche se, a voler essere sinceri, meno della metà dell’erba che producevano veniva rivenduta, perché un buon sessanta per cento usciva dalla chiesa di Santa Maria in Canna dal comignolo, sotto forma di fumo..."
Genere: Parodia, Demenziale, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'LA VERA STORIA DI EDWARD E BELLA'
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QUESTA ONE SHOT è DEDICATA A TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO E RECENSITO LA MIA STORIA “LA VERA STORIA DI EDWARD E BELLA” ED IN PARTICOLARE A NESSIE93, CHE MI HA CHIESTO DI SCRIVERLA. SPERO CHE VI PIACCIA E OVVIAMENTE… RECENSITE!

 

 

QUELLO CHE NESSUNO HA MAI SAPUTO DI JACOB BLACK E DEL SUO LATO "ROSA BARBIE"

 

Jacob Black era un ragazzo tanto buono e dolce. Viveva con il suo padre handicappato in una casetta in mezzo al bosco che si trovava in mezzo ad altre casette in mezzo al bosco. Quelle casette in mezzo ad altre casette in mezzo al bosco si chiamavano La Push. Inizialmente il vero nome era Push Up, perché le ragazze là giravano con le tette all’altezza delle orecchie, ma poi avevano dovuto modificare il nome perché l’Ispettore capo Swan non aveva gradito.

Nonostante il cartello all’inizio del sentierino dicesse “La Push”, però, gli abitanti del luogo continuavano a chiamarlo Push Up. Jacob non era molto bravo in inglese anche se Forks si trova negli Stati Uniti dove teoricamente si dovrebbe parlare inglese, comunque lui non era bravo in inglese e punto. Anzi, non sapeva proprio parlarlo, perché lui parlava il linguaggio dei segni dei pellerossa. Quindi non sapeva cosa fosse il push up, anche se lui se lo metteva ogni giorno perché aveva delle tendenze leggermente omosessuali.

La sua ultima cotta era Sam Uley, che però non ricambiava. Sam infatti, dopo aver messo due corna grandi così a Leah Clearwater (=Water chiaro cioè pulito, perché gli abitanti di Push Up erano molto igienizzati) con la cugina Emily, e dopo aver picchiato Emily per avergli fatto notare che non era molto carino tradire Leah in quel modo, aveva deciso di piantarla con le storie d’amore. Così tutti i perizomi fucsia di pizzo che Jacob si era comprato non erano serviti a un cazzo. Inoltre Jacob si sentiva depresso perché, dopo quindici anni che lui Embry e Quil si cambiavano nella stessa stanza, aveva detto loro di essere gay ed i due, dopo aver provveduto a coprirsi con due foglioline di fico (tipo statue greche) lo avevano giustamente mandato a fan culo.

Perciò Jacob aveva deciso di buttarsi sul lavoro per dimenticare la sua vita dolorosa ed il suo amore non corrisposto e, ispirato dal video di “shut up and drive” di Rihanna, aveva deciso di diventare un meccanico. Dopo mesi di inutili tentativi era finalmente riuscito a montare la sua Lamborghini (rosa Barbie, ma lasciamo perdere che è meglio) usando anche qualche pezzo rubato dai lego di Quil, per vendicarsi di essere stato mandato a fan culo.

Così, quella mattina, Jacob uscì di casa mostrando il dito medio al padre. Ma non pensiate che fosse così volgare, nel linguaggio dei gesti dei pellerossa significa “vado a scuola”. Comunque uscì di casa, solo che ovviamente non andò a scuola. Lo avevano cacciato anni prima per aver tentato di stuprare il professore di ginnastica, anche se non lo aveva ancora detto a suo padre. Così Jacob prese la sua bella auto rosa Barbie e, inserite le chiavi con il portachiavi di Hello Kitty nel quadro, mise in moto. In quel momento si sentì un:

-          Oh, sisisi Ken!

Jacob sorrise, soddisfatto: quando si cambiava marcia partiva quella suoneria, mentre quando si frenava si accendevano le luci rosa appiccicate sul bagagliaio dell’auto e una vocina diceva “Frena, Barbie!”.

Jacob patì sgommando, estasiato dalla sua nuova macchina personalizzata e firmata Barbie. Prima o poi – si disse – avrebbe dovuto farsela autografare da Zac Efron (ehhhhh, si… il mondo è proprio triste ragazzi, ma anche Jacob Black ascoltava le canzoni di High School Musical).

Ebbene, il nostro sfegatato fan di Zac Efron stava guidando nell’autostrada canticchiando.

-          Ui ar soren flaien ders not e star in even det ui kent ric!

Ve l’ho detto che non lo sapeva l’Inglese. La traduzione di sta roba, per chi fosse interessato, è “we’re soarin’, flyin’, ther’s not a star in heaven that we can’t reach”. In quel momento stava passando accanto alla scuola superiore di Forks, dove c’erano quel sex symbol di Edward Cullen e quei due suoi fratelli uno più gnocco dell’altro, con cui avrebbe fatto volentieri le corna a Sam, tralasciando il dettaglio che lui non stava con Sam e che nessuno dei tre Cullen ci sarebbe stato. In quel momento, però, qualcuno sollevò la sua Lamborghini e lo lanciò via, a un paio di chilometri di distanza (chi avesse letto LA VERA STORIA DI EDWARD E BELLA saprebbe che la Lamborghini serviva ad Alice per picchiare Edward). Jacob non ebbe nemmeno il tempo di capire quello che stava succedendo che si schiantò per terra e battè la testa su un sasso. Poi fu tutto nero.

 

Visto che Jacob Black non può morire, quando vide quella strana luce alla fine del corridoio buio, con Gesù Cristo e gli angeli che cantavano Jingle Bells (avevano un repertorio di canzoni un po’ scarsetto a dire il vero…) ebbe uno dei suoi rarissimi lampi di buonsenso, e decise di non andare verso la luce. Saggia scelta Jacob.

 

Jacob Black riaprì gli occhi, massaggiandosi la testa. Si trovava in una foresta, disteso sull’erba soffice e bagnata, che gli aveva smerdato tutti i vestiti. Constatando di essere tutto sporco, decise di andare a lavarsi al fiumiciattolo che scorreva lì vicino, perché ovviamente tutti gli eroi che si rispettano trovano un fiume ogni volta che si accorgono di puzzare. Così, ancora un po’ rincoglionito, fece cadere i vestiti nel fiume e quelli furono portati via dalla corrente. Jacob Black fece spallucce e si lavò, come avrebbe fatto qualsiasi maschio etero. Fortunatamente per lui, non si era accorto di indossare un perizoma fucsia ed un Push Up. Dopo essersi lavato, andò alla ricerca di una foglia di fico e la trovò subito, nonostante a Forks non crescessero fichi. Ma la fogliolina di un fico è un classico e poi ormai l’ho scritto e non ho voglia di cancellare. Troppa fatica (ihihi).

Una volta lavato e vestito (si fa per dire) Jacob si sedette all’ombra del fatidico fico inesistente e si riaddormentò.

 

Quando Jacob si risvegliò era ormai l’alba del girono dopo (come il film) e si sentiva riposato ma ancora confuso. Non sapeva bene come fosse arrivato in quel posto, anzi, a ben pensarci non sapeva proprio un bel niente. Non gli veniva in mente nemmeno il suo nome.

A questo punto dovremmo tutti ringraziare Alice, che ha fatto perdere la memoria a Jacob. E dico ringraziarla perché Jacob, come saprete, aveva frequentato si e no un paio di semestri a scuola e li aveva passati a fare fantasie erotiche sui suoi compagni di classe (maschi). Per cui non era una gan perdita. Inoltre Jake non aveva la minima idea di essere stato un gay convinto fino a poche ore prima, il che potremmo dire che sia un bene, anche se Edward non concorderebbe, visto che Jacob poi se la farà con Bella. Ma insomma, questi son dettagli.

In quel momento Jacob capì di aver perso la memoria e cominciò a spaventarsi: non sapeva dove andare, a chi rivolgesi. Cosa poteva fare?

In quel momento si sentì un fruscio ed una lupa grigia spuntò dal sottobosco.

-          Ehi, ragazzo, ti sei peso?

Gli chiese, in Inglese. Perché lei l’Inglese lo sapeva, ma Jacob no. La lupa, vedendo la faccia confusa di Jacob, ripeté la domanda in tutte le lingue che conosceva, ma Jacob continuava a non capire. Quando alla fine la povera bestia provò con il linguaggio dei segni dei pellerossa, più per disperazione che per altro, Jacob si portò una mano sulle palle e con l’altra fece il segno delle forbici. Il che, tradotto, vuol dire:

-          Non lo so. Non so più chi sono.

La lupa, che ne aveva già viste di cotte e di crude, ebbe pietà di lui e mimò:

-          Povero cucciolo, hai perso la memoria?

-          Si… credo.

-          Bhe… puoi stare con me finché non ti ricorderai di nuovo chi sei.

Jacob era colpito dalla generosità della lupa, e non voleva disturbarla.

-          Davvero? Ma non ti do fastidio?

-          Ma figurati, mi sono sopportata quei due rompicoglioni di Romolo e Remo, ce la farò anche con te!

-          Chi sono Remolo e Romo?

-          Ma tu ci vai a scuola?

-          No, mi hanno espulso.

-          Sul serio? E come?

-          Non lo so, me lo sono inventato. Ti ho già detto che non mi ricordo un cazzo.

-          Povero piccolo. Magari prima eri anche intelligente…

Jacob non colse l’insulto implicito. Si poteva anche essere dimenticato delle sue tendenze omosessuali, ma di certo da stupido non era diventato intelligente.

-          Ma allora, chi sono Remolo e quell’altro?

Chiese il ragazzo.

-          Bha, due scemetti. Italiani, figurati.

Jacob cosa fosse l’Italia non l’aveva mia saputo, neanche prima di perdere la memoria.

-          Sai, sono vissuti più di duemila anni fa…

-          Ma come, e tu eri viva?

Chiese Jacob, grattandosi la testa e scoprendovi un fiocco rosa equivoco. Lo lanciò via e tornò a fissare la lupa con aria interrogativa.

-          Certo che ero viva! Io sono una lupa-vampia, cosa credi, pirlastro di un licantropo smemorato!

-          Ah, ecco perché puzzi…

Borbottò Jacob, colto da un’improvvisa intelligenza. Poi però la lampadina si rispense subito, perché fra un po’ il petrolio finisce e le bollette bisogna pagarle.

 

Jacob rimase quattro giorni in compagnia della lupa, finché non fu ritrovato da suo padre Billy che nonostante l’handicap si era messo a cercarlo. Bhe, in verità Billy era contento che il figlio si fosse tolto dalle scatole, ma mentre faceva una passeggiata nel bosco a bordo della sua sedia a rotelle, aveva trovato Jacob ed allora si era inventato di essere andato a cercarlo.

Billy, trovando suo figlio vestito di foglie di fico ed in compagnia di una lupa-vampira, decise che avrebbe dovuto dedicarsi un poco di più a lui, perché il poveraccio gli sembrava proprio depresso. Anzi, doveva essere in piena crisi adolescenziale, perché andava in giro ripetendo:

-          Chi sono io? E chi sei tu? Dove siamo? Dove andiamo?

-          Andiamo a casa, ecco dove andiamo rincoglionito di un licantropo!

Billy se lo trascinò dietro attaccandolo alla sedia a rotelle con lo scotch e lo portò a casa. Povero Jacob, gli sembrava davvero in crisi. Per tirargli un po’ su il morale avrebbe dovuto presentargli la figlia di Charlie, Bella. Magari sarebbero andati d’accordo e si sarebbero messi assieme. Billy non aveva mai saputo delle tendenze omosessuali del figlio, ma visto che in quel momento anche Jacob ne era ignaro, il piano avrebbe anche potuto funzionare.

 

… e fu così che Jacob Black diventò etero, anche se ogni volta che si trasformava con Sam gli guardava il… bhe, dai, avete capito. com'è che si dice, ah, si, la lupa perde il pelo ma non perde il vizio. 

  
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