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Autore: Zoraya    13/10/2016    1 recensioni
"L'arte è la vita, ma su un altro ritmo" (Muriel Barbery).
Sei quadri, sei one-shot per raccontare l'evoluzione del rapporto tra Lily, James e i Malandrini, le loro speranze e il loro mondo.
_DAL TESTO_
-Potresti passarmi il sale?- . Una voce pacata lo riportò, delicatamente alla realtà e James sbatté le palpebre, sorridendo ancora rivolto verso il ragazzo che aveva parlato. Aveva un’aria malaticcia, era pallido e magrolino, con la veste da mago abbastanza lisa e lo sguardo basso di una persona che si sente fuori posto ovunque.
-Ciao! Io sono James. James Potter- disse, tendendogli la saliera da una parte e la sua mano dall’altra. Il ragazzo, che sembrava sempre più imbarazzato e incapace di guardarlo negli occhi, gli strinse la mano, cercando di sorridere.
-Io sono Remus Lupin- disse, prendendo poi la saliera e arrossendo. –E lui è Peter Minus, ci siamo conosciuti sul treno- continuò poi, presentando un altro ragazzo, grassoccio, ma altrettanto timido.
-Io in treno ho conosciuto lui! E’ Sirius Black!- esclamò James, quasi saltellando sulla panca, eccitatissimo.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Paciock, I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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DIDONE COSTRUISCE CARTAGINE.
 
James correva per i corridoi del Castello, cercando di seminare dei Serpeverde particolarmente inferociti che volevano fargli lo scalpo. Era solo, perché avevano pensato che dividendosi avrebbero potuto scamparla. Anche i Serpeverde avrebbero dovuto farlo, no? Ovviamente no. Quei sei ragazzi si erano gettati al suo inseguimento, ignorando gli altri tre. Al secondo piano, in corrispondenza del bagno di Mirtilla Malcontenta, il ragazzo andò a sbattere contro qualcosa.
-Potter!-. No, ok, forse era qualcuno e non qualcosa, ma in quel momento James aveva tutto in testa, tranne scusarsi con questa persona, per questo- e solo per questo motivo!- l’afferrò di peso e se la trascinò dietro, riprendendo a correre per le scale.
-Potter! Lasciami!- urlò Lily, mentre cercava di stare al suo passo e di non finire per terra. Possibile che non potesse stare tranquilla per i fatti suoi senza che quel cretino le sconvolgesse tutti i piani?!
-Ti conviene risparmiare il fiato e correre, Evans!- urlò in risposta James, sempre trascinandosela dietro.
-Se mi fai cadere ti uccido!- strillò lei, costretta a saltare due gradini, sempre con il polso stretto nella mano di lui, che sembrava incurante di tutto.
-Corri!- la riprese di nuovo, accelerando ancora, se possibile. Lily cercò di mantenersi in  equilibrio il più possibile , allungando il passo, con il fiato corto. Nel frattempo James arrivò davanti alla Sala Grande e, invece di andare dritto e di uscire nel parco, imboccò la strada che portava ai sotterranei. Lily si limitò a seguirlo. Non riusciva più a spiccicare parola, troppo presa a cercare di riprendere fiato. Sentiva i polmoni in fiamme e i muscoli tesi allo spasimo. Perfino i denti le facevano male! James si fermò davanti ad un quadro con della frutta, sempre senza lasciarle il polso, e fece il solletico ad una pera, sotto lo sguardo sconvolto di Lily. Ma che gli prendeva? Era del tutto impazzito? Ma il quadro, contro ogni sua aspettativa, si spostò di lato e il ragazzo la trascinò dentro. Lei si piegò sulle ginocchia, cercando di calmare i battiti del suo cuore e i suoi respiri affannosi. Una mano sul petto e una contro la bocca, per fermare la sua tosse convulsa. Anche lui era piegato in due e respirava a bocca aperta, le spalle scosse da una risata silenziosa, che, per sfortuna di Lily, non durò a lungo. Infatti, il ragazzo buttò la testa all’indietro e rise forte, attirando l’attenzione di tutti gli Elfi Domestici delle cucine.
-Smettila di ridere, idiota!- sbuffò Lily, una mano ancora sul cuore e il volto arrossato e accaldato. In capelli rossi le ricadevano in ciocche disordinate sulla fronte ed erano madidi di sudore.
-POTTER!- lo richiamò, visto che lui non accennava a smettere di ridere a crepapelle.
-Oh! Andiamo Evans! Non è stato divertente?- chiese James, una volta calmatosi. Si passò una mano tra i capelli, stavolta per tentare di sistemarli e non per vantarsi, e spostò lo sguardo su un piccolo e grinzoso Elfo che si trovava accanto a lui.
-Il padrone desidera qualcosa?- chiese questo. James si chinò al suo livello con un enorme sorriso sul volto, sotto lo sguardo perplesso di Lily.
-Potter, dove siamo?- chiese, cercando di allontanare il disagio che l’aveva colta all’improvviso. Ma James non la stava neanche guardando, troppo preso dall’Elfo ai suoi piedi.
-Puoi portarci qualcosa da bere, per favore? E possiamo sederci e stare qui per un po’?- chiese, gentilmente.
-Certamente, signore. Cassy porta tutto subito!- rispose l’Elfo, sparendo velocemente.
-Forza, Evans. Sediamoci.- le disse poi, il ragazzo, crollando su una panca con un sorriso. Lily lo fissò sarcastica e sospettosa, ma le sue gambe si stavano facendo sentire, quindi si lasciò scivolare accanto a lui.
-Siamo nelle cucine.- commentò, tanto per allontanare il silenzio e l’imbarazzo che sentiva. James la stava fissando, attentamente, con un sorrisetto allegro.
-Già, Evans. C’eri stata prima?- chiese, toccandosi di nuovo i capelli.
-No, è la prima volta. Ma perché siamo qui?- chiese ancora lei.
-Perché io, Sirius, Remus e Peter abbiamo fatto uno scherzo ai Serpeverde e quindi stavo scappando da loro.- confessò lui, arrossendo leggermente.
-Ma non vedo come questo possa riguardarmi.- replicò Lily, incrociando le braccia sotto il seno e fulminandolo con lo sguardo.
-Tu ti trovavi sulla mia strada. Eri nel posto sbagliato al momento sbagliato. Non è stata colpa mia.- rispose James, sorridendo ancora.
-Cassy vi ha portato  del succo di zucca, signori.- intervenne la voce pigolante di Cassy, salvando probabilmente James da una sgridata coi fiocchi.
-Grazie, Cassy. Ci porti qualcosa da mangiare? Non so… una torta, magari?- chiese il ragazzo, guardando Lily come a chiederle consiglio.
-Cassy fa subito, signori.-. L’Elfo si allontanò con il suo vestitino sudicio e la sua andatura caracollante, allegro come non mai.
-Ti odio, Potter.- disse Lily, prima di bere il succo che aveva in mano.
-Cosa ho fatto stavolta?- chiese imperturbabile il ragazzo, prendendo un grosso sorso dal suo calice.
-Mi hai trascinata per tutto il Castello, praticamente e ora sono costretta a stare qui con te perché non… E tu mi chiedi perché ti odio?- sbraitò la ragazza, allontanando con uno sbuffo i capelli dal volto.
-Sei costretta a stare qui perché non…?- chiese, invece, James, ignorando tutto quello che lei gli aveva detto.
-Non importa, Potter! Sta’ zitto!- urlò lei, spostando lo sguardo, con le guance in fiamme e non per la corsa di poco prima.
-Non sai la strada, Evans? E’ così, non è vero?- continuò lui, continuando ad ignorarla.
-Perché non stai mai zitto?! Non è vero!- sbuffò Lily, sempre senza guardarlo. James scoppiò a ridere, scuotendo la testa. Tutti i capelli si mossero con lui, colorando l’aria di nero. Lily sbuffò ancora.
-Ma tu cosa ci facevi nel bagno del secondo piano?- le chiese, dopo aver smesso di ridere e dopo l’ennesima occhiataccia della ragazza.
-Non sono fatti tuoi, Potter!- gli rispose, ancora più scocciata da lui e dal suo essere un impiccione.
-Dai! Cosa stavi facendo? Su, per favore! Guarda che non la smetto fino a che non mi dirai quello che stavi facendo!- la minacciò, sempre con il sorriso sulle labbra, puntandole contro il dito.
-Nulla che ti riguardi, Potter!- borbottò la ragazza e James spalancò gli occhi e la bocca. Da quando Lily Evans borbottava e distoglieva lo sguardo in quel modo? Da quando era imbarazzata?
-Che ti succede?- chiese quindi, in modo più gentile e dolce, cercandole gli occhi. –Ma… hai pianto?!- le chiese, quando riuscì a vederla bene in volto, sconvolto. Balzò in piedi sulla panca, tenendosi il petto con le mani.
-L’Apocalisse! Aiuto! Dov’è Remus quando serve?- strillò, attirando lo sguardo perplesso di Cassy e quello seccato di Lily.
-Non ho pianto, Potter! Mettiti seduto!- urlò la ragazza, cercando di farlo stare zitto e di salvare la faccia.
-Cassy ha portato le torte, ma forse non è il momento.- fece Cassy, continuando a guardare James come se fosse pazzo.
-No, Cassy. Va bene, puoi metterla qui. Grazie mille!- esclamò James, riprendendosi all’improvviso e sedendosi di nuovo sulla panca. L’Elfo obbedì, guadagnandosi un sorriso enorme da parte del ragazzo e li lasciò di nuovo soli.
-Allora, Evans. Problemi col fidanzatino?- chiese James, tagliando una fetta di torta per Lily e un’altra per sé.
-Non voglio la torta. E non ho il fidanzato, Potter!- disse lei, facendo una smorfia.
-E allora perché hai pianto?- chiese ancora il ragazzo, mangiando un boccone più grande della sua bocca.
-Non ho pianto, perché dici così?- cercò di tergiversare lei.
-Perché hai ancora gli occhi lucidi e sei rossa.-
-Sono rossa perché abbiamo corso per venire qui, Potter.-
-Comunque hai pianto.- insistette lui, continuando a mangiare e a guardarla. Lei guardava dall’altra parte, come se nulla fosse.
-Evans! Dai! Guarda che posso continuare all’infinito.-
-Potter falla finita! Non sono fatti tuoi!- urlò esasperata, mentre sentiva un singhiozzo risalire lungo la sua gola. Non doveva piangere di fronte a Potter. Non poteva piangere di fronte a Potter.
-E’ successo qualcosa di grave? Qualcosa a casa?- chiese imperterrito lui.
-No. A casa è tutto… a posto.- sussurrò Lily.
-E allora? Qui a Scuola?-
-Potter!-
-Ti prego! Posso aiutarti, lo sai?- le sussurrò, chinando la testa di lato.
-Non puoi, tranquillo.-. Per un po’ i due rimasero in silenzio, James impegnato a mangiare e Lily a non piangere. In realtà non era una cosa così importante e non sapeva neanche lei perché avesse reagito così, infondo era normale che Sev avesse da fare, no?
-E’ solo che ho tante cose per la testa e alla fine non ci stavano più, dentro.- sussurrò. Era solo che sentiva che lui si stava allontanando sempre di più e che la stava lasciando sola. Era solo che c’erano tante persone come lei che stavano morendo nel mondo. Era solo che era stanca di ritrovarsi dei biglietti tra le sue cose. Non ne poteva più di vedere “Avada Kedavra” o “Muori Sanguesporco” ogni volta che apriva un libro. Era solo che non si sentiva né da una parte né dall’altra.
-Ah. E queste cose sono gravi, immagino. Sei preoccupata per tutta la storia dei Babbani, vero?- chiese il ragazzo, con un sussurro, posando la forchetta con cui stava mangiando la torta sul piattino.
-Anche.- rispose laconica lei. Non sapeva perché stava parlando proprio con lui, era la prima volta in tre anni e mezzo che parlavano e basta, senza urlarsi contro.
-Questo quarto anno si sta rivelando più duro del previsto, anche per i compiti. Non deve essere facile.- le disse ancora lui.
-Già.-
-Però tu sei Lily Evans, quindi di cosa ti preoccupi? Sei bravissima in tutte le materie e poi sei una strega meravigliosa. Non devi temere nulla. Fidati se ti dico che ci sono cose più gravi dell’avere dei genitori Babbani. Ci sono persone che sono viste in modo anche peggiore, però, fidati se ti dico che tu… tu sei abbastanza forte da riuscire a sopravvivere a questo mondo e farei vedere a tutti cosa significa essere in parte Babbani. Io… penso solo che tu debba essere felice e orgogliosa delle tue origini. Tutto qui.- disse James, passandosi una mano sui capelli, le guance leggermente rosse per l’imbarazzo.
-Sono fiera delle mie origini, Potter. Sono solo stanca.- replicò lei, cercando di schernirsi, già pentita di aver iniziato a parlare con lui. James le sorrise, colpito dall’idea che gli era venuta in mente, quasi come un fulmine a ciel sereno. Lily Evans era la ragazza più spaventosa, aggressiva e rabbiosa di tutta la Scuola, ma era anche altro e per la prima volta lui se ne rendeva pienamente conto. Lily era anche fragile, piena di emozioni contrastanti e incredibilmente complicata. Ed inoltre era l’unica che non lo venerasse. Era l’unica a trattarlo male e a tenergli testa.
-Perché non mangi un po’ di torta? Aiuta, lo sai?- le chiese, porgendole il piatto.
 
-Evans! Esci con me?- chiese James, attirando l’attenzione di mezza Sala Grande, quella mattina, a colazione.
-La corsa di ieri ti ha fuso il cervello, Potter?- chiese sarcastica la ragazza, sedendosi abbastanza lontana da lui, considerando già chiusa la conversazione.
-E’ un sì?- chiese lui, con un sorriso gigantesco.
-Ma che cavolo gli è preso?- chiese Remus a Sirius, fissando James come se fosse la Piovra Gigante.
-Oh, niente di che. Ieri mi ha raccontato di essere stato con la Evans per tutto il pomeriggio per sfuggire ai Serpeverde e allora io gli ho proposto una scommessa.- spiegò quello alzando le spalle con noncuranza.
-E’ un “taci”, Potter!- replicò lei, voltandosi dall’altra parte e prendendo la sua parte di colazione.
-Uffa! Perché no? Io sono bellissimo!- urlò lui, cercando di attirare la sua attenzione.
-Che tipo di scommessa?- chiese Peter, fissando il suo migliore amico con sguardo vacuo.
-Gli ho detto che non riuscirà mai a uscire con Lily Evans e lui ha detto che lo farà entro il settimo anno.- rispose il ragazzo, stavolta ghignando apertamente alla vista di una Lily infuriata che lanciava un muffin contro la faccia di James. Remus scosse la testa, esasperato.
-Non ci riuscirà mai, lo sa, vero?- chiese Peter, tendendo dei soldi verso Sirius che li prese con un sorriso allegro.
-Stessa cosa che ho detto io. Vinceremo, Pet!- esclamò. Remus guardò ancora una volta James evitare quel lancio con un sorriso e ritornare all’attacco.
-Io dico che ci riuscirà, prima o poi.- disse, porgendo anche lui dei soldi a Sirius.
-Hai perso Moony!- urlò lui, usando quello stupido nomignolo che gli aveva affibbiato James.
-Ci riuscirà quando capirà di dover cambiare metodo.- rispose Remus, con un sorriso scaltro rivolto ai suoi due amici.
-Allora mai! James è tonto.- disse Mary McDonald lì accanto, anche lei con i soldi in mano.
-Che bello, che bello! Finalmente ho trovato il modo di rendere utile James!- esclamò Sirius, osservando i soldi che aveva in mano.
-Io credo che ci riuscirà, invece.- disse Alice, mettendosi in mezzo e porgendo i suoi soldi.
-Alice, non dovresti…- iniziò Frank, perplesso.
-Ma amore, tranquillo! Sono sicura che Potter riuscirà ad uscire con lei.- disse la ragazza, baciando Frank, con il quale stava da circa un anno.
-Oh, Evans! Guardami! Come puoi dirmi di no?- chiese ancora lui, mettendosi in mostra, ricoperto dai mormorii di approvazione delle varie ragazze lì intorno.
-Esattamente come sto facendo, Potter. No.- replicò lei, cercando Severus con lo sguardo, al tavolo di Serpeverde.
-Chi stai cercando?- chiese lui, non curandosi di tenere il tono di voce basso.
-Ma stai un po’ zitto! Si può sapere che cosa ti salta per la testa oggi?- sbraitò la ragazza, balzando in piedi e aggirando velocemente il tavolo. Sev, dal suo tavolo la imitò prontamente. Doveva solo mettere quanta più strada possibile tra lei e Potter. Poteva anche andare in aula o in Biblioteca. Sicuramente lui non si sarebbe mai avvicinato a quei luoghi. O forse poteva…
-Evans! Non lasciarmi così senza una risposta!- la raggiunse in un baleno lui.
-Ti ho dato una risposta Potter e adesso sparisci!- esclamò lei, accelerando il passo. Severus le lanciò uno sguardo confuso, ma si fermò ad aspettarla oltre la porta.
-Ma io intendevo una risposta positiva!- esclamò lui con fare melodrammatico, una mano sul petto e una tra i capelli. Sev lo guardò male e la cosa non sfuggì per niente a Lily che sperava di non dover per forza fare da paciere tra i due, anche perché avrebbe davvero voluto vedere una veloce dipartita di Potter, ma lui le serviva per vincere la Coppa di Quidditch.
-Oh, ma quella risposta era enormemente positiva! Sicuramente un toccasana per me e fidati, ha anche salvato te da una morte atroce e prematura!- lo minacciò, cercando la bacchetta nelle tasche della gonna. Ma perché non la trovava mai quando la cercava? Forse sarebbe stato meglio se l’avesse tenuta sempre in mano.
-Allora esci con me!- disse Potter, saltellando allegramente, ignaro della brutta fine che stava per fare.
-Scherzavo, Potter. Il mio “no” non ti eviterà nessuna morte atroce e prematura!- sbraitò Lily che aveva finalmente trovato la bacchetta e gliela aveva messa sotto il naso.
-Allora, mi lasci in pace o rischi?- chiese, ironica, sorridendo falsamente. Nel frattempo, erano usciti dalla Sala Grande, per cui James non poteva più contare sulla presenza dei professori e dei Caposcuola per salvarsi dalla furia della dolce e tranquilla Lily.
-Potter, lasciala stare o ti affatturo!- disse una voce strascicata dietro di loro. Entrambi si voltarono, leggermente sorpresi. Erano stati talmente impegnati a litigare che non si erano resi conto di aver raggiunto Severus che aveva già la bacchetta in mano.
-Oh! E’ arrivato il cavaliere dalla bianca armatura?- fece il ragazzo, con un sorriso falso e l’ironia che trasudava nella sua voce.
-Falla finita, Potter!- sbottò Lily, voltandogli la testa, con i capelli rossi che frustavano l’aria dietro di lei. Era infuriata e tutto in lei era fuoco, ma a James piaceva così tanto bruciarsi.
-Hai ragione, Evans! Come ho potuto fare un errore del genere? Un cavaliere deve essere bello e imponente, come me, e sicuramente deve avere i capelli più belli. E meno unti. Ovviamente parlo di me stesso, non hai notato come questa descrizione mi cali a pennello?- chiese retorico, seguendo Lily per il corridoio, diretto in aula insieme alla ragazza.
-Potter! I cavalieri sono anche incredibilmente affascinanti e modesti, quindi tu non puoi esserlo e adesso… sparisci!- urlò, afferrando il braccio di Severus e allontanandosi da lui.
-Dai, Evans! Scherzavo!- esclamò lui, ma parve cogliere l’antifona- o semplicemente lo sguardo di puro odio di Lily- perché rimase lì, senza tentare di seguirli.
Stupida Lily! Come hai fatto a pensare che Potter fosse un po’ cresciuto? Solo perché ti ha detto qualche parola gentile… forse semplicemente ogni tanto il suo cervello decide di funzionare a dovere, ma non è una garanzia e dovresti averlo imparato.
-Tutto bene, Lily?- chiese Severus, toccandole gentilmente la mano ancora ancorata al suo braccio.
-Sì, è solo che non riesco a capire quello che sta passando per la testa a Potter! Perché ha cominciato a fare così?- chiese lei, non realmente interessata, ma desiderosa di parlare con il suo migliore amico e davvero, le andava bene qualsiasi argomento.
-Forse se n’è accorto.- rispose semplicemente lui, a voce bassa, cercando di non farsi sentire e contemporaneamente sperando che lei lo sentisse, che capisse. Ma ovviamente Lily aveva già iniziato ad insultare Potter, arrivando alla conclusione che fosse solo un idiota senza speranza. Sev annuì distrattamente a quello che Lily gli stava dicendo, pure se la sua mente era da tutt’altra parte. Ne era certo, James Potter si era accorto di Lily Evans, si era reso conto che era una persona speciale, anche se a prima vista non lo sembrava. Aveva capito che quello che aveva fatto in tutto quel tempo- tutte le prese in giro e le stupide vendette che aveva architettato, ben sapendo che lei gliela avrebbe fatta pagare cara- era stato soltanto un modo per misurarsi con lei, per capire perché lei era così diversa dalle altre. Sì, Severus non era stupido, lui sapeva che Potter aveva scoperto una parte di Lily che era sempre stata invisibile per tutti. Perché Lily era orgogliosa e mai avrebbe mostrato la vera se stessa, quella ragazza molto forte che aveva, però, pur sempre quattordici anni e che non poteva essere sempre di granito. Lei si era mostrata a lui, gli aveva fatto conoscere prima la sua parte orgogliosa e forte e poi quell’altra, quella che sperava sarebbe sempre rimasta a lui. Ma James Potter doveva prendergli anche questo, a lui non bastava avergli rovinato la vita.
-Sev! Mi stai ascoltando?- chiese all’improvviso Lily, guardandolo infuriata.
-Mi ero un attimo distratto, scusa.- rispose lui, con un sorriso dolce. La ragazza sbuffò, ma poi rispose al suo sorriso, inclinando leggermente la testa di lato con i suoi bei capelli rosso fuoco che la seguivano, colorando il mondo tutt’intorno. E Severus accantonò i suoi pensieri, dicendosi che al momento a lui andava bene così, perché Lily non era ancora di Potter e c’era ancora speranza. Perché lei lo guardava sorridendo e a lui bastava.
 
NOTE:
Allora, ciao! Volevo pubblicare ieri, ma per forza di cose non ho avuto in tempo. In realtà anche oggi è stata una giornata un po’ incasinata, ma dovevo postarlo per forza oggi o non lo avrei più fatto. Ma andiamo con ordine. Ho scelto questo dipinto e quindi questo titolo, perché in un certo senso Lily e James stanno “costruendo” un’opinione l’uno dell’altra e questo è un processo difficile e lungo, tanto quanto costruire una città. Non so se sono riuscita a spiegarmi, però volevo far capire, con questo capitolo, l’evoluzione (se così si può chiamare) dei loro pensieri, il cambiamento che li porterà l’uno verso l’altra. Poi, la parte iniziale è abbastanza banale, intendo il fatto che si scontrano in corridoio, eccetera, ma non mi veniva in mente nessun altro modo per farli parlare tranquillamente. Lily, in questo capitolo, piange, perché è vero che io l’ho sempre immaginata come una ragazza forte, ma è anche vero che, almeno secondo me, a quattordici anni non si può essere di pietra. Lei soffre per la lontananza da Piton (il capitolo è ambientato al loro quarto anno e sappiamo bene cosa accadrà dopo tra i due amici) e per la discriminazione. Ho cercato di immaginare come potesse essere, scoprire il perché si è diversi dalla propria famiglia e sperare di essere accettati dal proprio mondo e poi essere ripudiati anche da questo. Secondo me non sarebbe stata una situazione propriamente felice, ecco.
Bene, alla fine ho aggiunto i pensieri di Piton, che inizia già a sentirsi minacciato da James e comincia quindi ad odiarlo, chiudendosi in se stesso e allontanando Lily stessa, involontariamente.
Detto questo, ringrazio le tre persone che l’hanno aggiunta tra le seguite e la persona che l’ha aggiunta tra le ricordate e anche la persona che ha lasciato un commento.
Un bacio.
P.S. nemmeno questo capitolo è stato betato, quindi spero che non ci siano errori. In caso contrario se me li fate notare proverò a correggerli. 
  
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