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Autore: FairySweet    20/10/2016    2 recensioni
L'aveva lasciata andare o almeno ci aveva provato. Non poteva restare ancorato ai suoi occhi, non poteva vivere dei suoi ricordi perché altrimenti si sarebbe perso nel mare vuoto delle lacrime.
Ora però, in quel dipinto ancora mezzo vuoto, prendeva vita un volto d'angelo che costringeva il respiro a rallentare ...
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                                            Sorriso di Luna





Sarebbe rimasto per ore a guardarli.
Una casa piena di bambini era una casa felice, o almeno, era quello che aveva sempre pensato ma crescendo, con il tempo, aveva scoperto che la felicità poteva unire anche due persone sole.
Certo non era il caso suo ma che importanza poteva avere? Era contento della sua vita e se tutto era andato in quel modo che colpa aveva? Dio nell'alto dei cieli, aveva certo più diritto di lui a scegliere.
Non rimproverava nulla a Marie, lei non aveva alcuna colpa e nemmeno quei bambini che giocavano davanti ai suoi occhi incuranti del tempo o del mondo che prendeva fuoco al di là di quelle mura sicure.
Avrebbe firmato i documenti di François non appena il servitore fosse tornato a casa ma per ora, la visione di quei giochi bastava a dargli sollievo.
Elin sedeva assieme a suo fratello, gli occhi sognanti che seguivano i movimenti di una nave intagliata nel legno.
Un'imbarcazione più piccola di quelle che fino ad ora aveva visto, vele quadrate e un corpo di donna incatenato a prua.
Sirene le chiamavano nel gelo del nord, donne dal volto d'angelo che vivevano nelle profondità degli abissi, cuori solitari che attiravano con il loro canto marinai deboli e stolti.
Niklas creava nell'aria strane figure muovendo rapido le mani.
Fingeva uragani e mari in tempesta che la Francia non poteva regalargli.
Il fuoco era acceso e cuscini di morbido velluto erano stati sparsi sul tappeto.
La balia leggeva silenziosa sollevando di tanto in tanto lo sguardo dalle pagine per spiare i giochi dei bambini.
C'era magia nelle parole di Niklas, quella storia innocente custodiva una forza impressionante, lo leggeva sul volto stupito di Erland, negli occhi della sorella che si fondevano al verde smeraldo del mare e al ghiaccio tagliente “Il freddo silenzio del mare del nord viene rotto dal frangersi delle onde sui fiordi e dal lamento del vento ...” sollevò il piccolo veliero avvicinandolo al volto del fratello “ … riesci a vederlo Erland?” domandò estasiato poi d'improvviso la voce del duca.
Il volto di Niklas si illuminò di colpo confermando ancora una volta al cuore di Andrè, che l'amore, quello vero, non era racchiuso nel pensiero della donna desiderata o in una vita perfetta ma bensì, negli occhi di un figlio.
Si appoggiò alla colonna sorridendo mentre quel padre orgoglioso svestiva gli abiti del nobile freddo e privo di sentimenti.
Lo vide abbandonare il mantello tra le mani della balia sedendo poi sul tappeto accanto al figlio.
Aveva il volto stanco, le spalle piegate dalle fatiche di quegli ultimi giorni.
Non era un bel momento per la Francia e la fragile sicurezza fino ad ora regalata dalle mura, minacciava presto di sparire sotto i colpi di una rivolta imminente ma nonostante tutto, davanti ai bambini la paura non esisteva, la rabbia svaniva e ogni preoccupazione si trasformava in sorriso “Che storia racconti amore mio?” “Tu riesci a vederlo padre?” domandò Erland sollevando davanti al volto dell'uomo il veliero “Questa è una delle mie preferite” sussurrò Nils scompigliando i capelli del figlio “Dov'è la mamma?” “Sta riposando” “Questa è una bugia” “Si, ma non ti dirò comunque cosa sta facendo. Sei in punizione Elin ricordi?” “E mi fate giocare con i miei fratelli?” domandò divertita sdraiandosi a pancia in giù.
Le mani avevano l'unico compito di sorreggere la testa mentre i lunghi capelli sfioravano il tessuto prezioso del tappeto incorniciando due occhi di smeraldo “Per caso hai intenzione di fare la spia?” “No signore” si affrettò ad aggiungere mentre Erland al suo fianco assunse la stessa identica posizione “Allora, vediamo un po' ...” sollevò davanti al volto il modellino spiandone ogni più piccolo anfratto.
Lo muoveva con delicatezza tra le mani costringendo i bambini a seguire ogni suo battito di ciglia.
Sembravano tre giovani assetati che per troppo tempo avevano conosciuto la durezza del deserto ma la voce profonda dell'uomo lenì quella sete “Il capitano Eirkìkr regge saldo il timone della nave” la balia rientrò nella sala, tra le braccia Reine e un sorriso affabile sulle labbra.
L'ultimo tra loro, il gioiello più piccolo e indifeso della sua casata e il più simile a lei tra tutti. Aveva il volto ancora assonnato e una calda coperta avvolta attorno al corpo ma bastò la voce del padre per convincere il bambino a sorridere “Vieni amore mio” sussurrò Nils prendendolo con sé.
Al sicuro, seduto tra le gambe dell'uomo seguiva silenzioso il gioco invisibile delle onde del mare, la testolina posata al petto del duca, la mano stretta alla sua “ Non lo spaventano i fulmini né il rombo delle onde” riprese Nils “Naviga sicuro guidando con braccio saldo i suoi uomini nella tempesta fino a che ...” lasciò il gioco tra le manine del figlioletto sorridendo “... simile ad una sentinella di pietra, a nord dell'isola di Eysturoy, svetta imponente il monte Slaettarantindur” “E com'è?” “Così grande da coprire tutta la superficie dell'isola. Un monte tagliente le cui asperità si confondono tra le nuvole basse, rischiarate appena dal sole di mezzanotte” Elin sorrise sussurrando “Le luci del nord” “Esatto, le luci del nord Lin, le luci che guidano i marinai nelle lunghe notti d'inverno, le stesse che guidano Eirkìkr all'estremo nord” “E cosa trovò?” “Nebbie così pesanti da non lasciar trasparire nemmeno la fiammella del fuoco ma tra l'oscurità e il silenzio, le Faer Oer sbucano come ultimo faro di speranza” “Le hai mai viste padre?” “No, ma conosco una persona che vi ha passato molto tempo” “Chi?” domandò confuso il bambino “Una persona che non ha paura di nulla” “Il nonno?” “Nostra madre” sussurrò Niklas “La mamma?” “Proprio così. Vostra madre ha passato mesi interi in quel mondo lontano. Sperduta tra le nebbie e i ghiacci, accompagnata da Ulek e da pochi altri uomini. Un'amazzone nelle lande desolate” “Perché?” “Ottima domanda Elin” rispose Nils sollevando lo sguardo “Ma non è questo il momento di cercare tale risposta” batté leggermente le mani, un giovinotto si avvicinò timoroso chinando il capo “Fate chiamare la mia guardia del corpo” “Subito altezza reale” “Padre, secondo te possiamo andare anche noi laggiù?” “Puoi andare ovunque tu desideri Erland, puoi fare tutto ciò che vuoi. Il mondo è un posto immenso, così grande da costringere gli uomini a cercare tra i suoi segreti terre e mari sconosciuti” sollevò con una mano il volto del figlio riconoscendo nel suo sguardo l'orgoglio che fin da bambino aveva visto nel proprio “Non c'è motivo alcuno per rinunciare al mondo” non c'era alcun motivo per rinunciare a vivere.
La voce di François riportò Andrè di nuovo nel presente “Perdonate il ritardo, viaggiare di questi tempi diventa piuttosto complicato” “Pericoloso” “Come?” “Questa è la parola che dovreste usare” “Avete ragione” asserì l'altro infilando gli occhiali “Ho con me la maggior parte dei documenti signore, se volete essere così gentile da seguirmi, sistemeremo questa faccenda in pochi minuti” “Poi sarò lasciato libero di ...” “Mancano ancora due atti di proprietà, arriveranno tra qualche giorno. Credo comunque che il mio signore non abbia niente in contrario alla vostra partenza” una guardia armata di spada si avvicinò all'uomo sussurrando qualcosa “E non è ancora tornata?” lo vide scuotere leggermente la testa e sul volto del vecchio, passò un velo di leggera preoccupazione “Ulek è con lei?” “Si signore” “D'accordo, fate chiamare il consigliere” un debole si poi di nuovo gli occhi dell'uomo fusi ai suoi “Prego, da questa parte” seguì i passi dell'uomo immaginando solo la strada verso casa, la stessa vita di sempre, la stessa gioia.




Un fischio forte e potente, sollevò il volto al cielo sorridendo, gli occhi seguivano il volo di un falco.
Volteggiava nell'aria lasciandosi trasportare dal vento proprio come i suoi pensieri.
Appoggiata allo stipite di legno spiava la vita che scorreva lenta all'interno di quel parco.
Una vita che di rado aveva conosciuto, una vita che non le apparteneva ma che sembrava mancare da morire ad Andrè.
Non era colpa sua, era cresciuto con quelle regole, con lo sfarzo e le notti scintillanti della nobiltà conservando tuttavia la purezza dell'onestà.
Era di questo che si era innamorata, di lui, del suo essere sempre giusto, sempre sé stesso.
Non c'erano filtri tra il suo cuore e il mondo, non conosceva la cattiveria perché questa non le apparteneva e sapeva di aver scelto una storia impossibile e ne aveva pagato le conseguenze ma ora, dopo così tanti anni, era riuscita finalmente a perdonare sé stessa.
Come si può cancellare dal cuore di un uomo una donna come lei? Rise di quel pensiero tanto sciocco che raramente tornava a farle visita.
Ora, la nuova dimensione delle loro vite, lasciava al passato solo il compito di svegliare i sogni nel cuore della notte.
Una bambina correva tra l'erba appena macchiata di neve, un braccio sollevato verso il cielo poi quella risata tanto bella che scaldava il cuore “Non vi ha mai detto nessuno che è pericoloso restare da soli con sé stessi?” tremò voltandosi di colpo, davanti agli occhi il bel volto di un uomo, lo stesso che aveva incontrato in Svezia, un conte, un essere umano “Non volevo spaventarvi, vi chiedo scusa” “No è solo … io vi conosco” “Si è vero” rispose l'altro togliendo il copricapo “Mi avete visto ormai molti anni addietro” si avvicinò a lei di un passo sorridendo.
Era alto, bello, un uomo dai lineamenti puri che perfino vestito di stracci urlava nobiltà “Cosa fate tutta sola nelle stalle?” “Andrè è a colloquio con il duca e io lo … io aspetto” “Temo che il suo colloquio dovrà attendere Marie, il duca ha altro per la testa ora” la ragazza socchiuse gli occhi studiando qualche secondo il suo volto “Ricordate il mio nome?” “Non l'ho mai scordato” “Perché?” “Eravate così innocente, così spaesata e fuori posto in mezzo all'eleganza. Un fiore in boccio spaventato dalla vita” “Non ho più paura della vita” “No è vero” mormorò l'altro “Ora avete spine acuminate che vi difendono e il bocciolo che vi proteggeva è sparito. Siete una rosa lucente che lotta con il passato” Marie sospirò stringendosi più forte nelle spalle “Se alludete alla duchessa io non ...” “Conosco bene il passato, conosco bene la duchessa che vi torna ogni notte negli incubi. Non è sempre stata così sapete?” lo sguardo confuso sul volto della giovane lo costrinse a sorridere.
Sfilò i guanti raccontando un ricordo che apparteneva a pochi soltanto “Amava la solitudine, non ha mai concesso a nessuno di avvicinarsi più di tanto al suo cuore e il suo sorriso era per pochi fortunati soltanto. Non c'erano bambini nella sua vita né il pensiero di poter avere un giorno una famiglia. Il mondo che le correva attorno profumava di polvere da sparo e di ordini impartiti con forza” lo sguardo si spostò qualche secondo sul gioco della bambina, sulla sua corsa e sull'erba leggera mossa dal soffio del vento “Odiava le luci dei grandi saloni, odiava le feste, gli abiti eleganti, le chiacchiere delle dame. Odiava tutto ciò che era in qualche modo legato a quel mondo perché accettarlo, voleva dire accettare la donna che viveva dentro di lei” “Ne siete sicuro?” ribatté ironica la giovane “Non ho mai sentito il suono fresco della sua risata, non l'ho mai vista abbandonare le rigide costrizioni dell'uniforme per giocare né ho mai sperato di vederla felice al punto da ignorare le regole e le leggi. C'è gioia nel suo sguardo e amore e pazzia” “Le persone cambiano con il tempo, sono parole vostre conte” “È vero ma voi ora vedete una granduchessa di Svezia, una donna con lo sguardo di ghiaccio e un cuore invisibile ma c'è bontà dentro di lei. Conosco bene quel cuore e posso assicurarvi che avvicinarsi ad esso, vuol dire scoprire d'improvviso com'è fatto l'amore” “Ed è quella bontà che ha condannato a morte decine di anime innocenti?” ribatté tagliente ma l'altro sospirò stringendo la mano sull'elsa della spada “Non commettete lo stesso errore di molti Marie, non giudicate con gli occhi perché c'è un mondo intero nascosto dietro a quello sguardo” “Perché la giustificate? È colpa sua se sono morte persone innocenti, è colpa sua se la notte non dormo e il mio mondo è fatto di incubi!” “La rabbia, la paura, il pianto, ecco cos'ha condannato quegli uomini. Non è abituata a provare sentimenti tanto forti come lo è l'amore per un figlio” “Perché la giustificate!” “Perché la conosco Marie, so cosa vive in questo momento nel suo cuore e so che non è in grado di controllarlo. Colpa del padre certo, crescerla come un uomo le ha regalato libertà e indipendenza ma l'ha distrutta ...” si fermò qualche secondo cercando gli occhi scuri della giovane “… Andrè lo sa bene. Ha vissuto accanto a lei tutta un vita” “Per questo ora gioca con lui? Una vita non le è bastata?” “Sarà per questo che ora vi tiene qui?” “Cosa?” balbettò confusa “Non riesce a trovare un modo per chiedervi scusa, ci prova, ci prova da quando vi ha mandato a chiamare” “Una parola soltanto, non c'è bisogno di giorni interi per questo” “A volte le parole pesano più di un macigno Marie” strinse la mano della ragazza tra le proprie portandola alle labbra “E quel macigno sta navigando in un mare burrascoso d' orgoglio dove i sentimenti cambiano nome e le paure affiorano come scogli taglienti. So che odiate questo posto e sarei un'ipocrita a chiedervi di accompagnarmi ma ...” lasciò un bacio leggero sulla pelle candida sorridendo “ … vi invito a riflettere sulle mie parole. Ci sono troppe anime che non vivono i loro sogni perché stanno seguendo le loro paure” “Conte ...” “Non permettete alla paura di avere il sopravvento. Non permettete al passato di intaccare il vostro presente, ci sono ancora cose buone in questo mondo” la mano scivolò dolcemente via dalle sue, un bel sorriso poi i passi nel freddo e quelle parole tanto dolci e rimbombare nel silenzio.




La notte era serena e la luna splendeva alta nel cielo illuminando di pallida tenerezza i profili delle statue.
Amava spiare la luna, amava il suo sorriso sul mondo, la sua purezza.
Fece un bel respiro giocando con i capelli.
Le mani di Nils si strinsero più forti attorno ai suoi fianchi costringendola a ridere. Indietreggiò di un passo incontrando il petto forte di suo marito, il suo respiro sul collo mentre lasciava sulla pelle teneri baci “Perché la mia sposa spia la luna?” “E perché il mio sposo ha permesso ad Elin di giocare con i fratelli oggi?” “Non l'ho fatto” “Bugiardo” posò le mani sulle sue, le dita intrecciate mentre il fresco respiro della notte sfiorava i loro volti “Cosa cerchi nella luna amore mio?” “Non lo so” Nils sorrise stringendola più forte a sé.
Sentiva il profumo della sua pelle, quel caldo tepore che il mantello le regalava separando con una spessa scia di tessuto i loro corpi.
Amava da morire sua moglie e avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, per vederla sorridere, per saperla felice “Cosa c'è Nils?” “Niente” mormorò spiando l'astro luminoso “È solo paura tutto qui” “Paura di cosa?” domandò preoccupata voltandosi lentamente verso di lui.
Gli sguardi si incontrarono legando parole silenziose e battiti leggeri “Cos'è che impedisce al tuo cuore di riposare?” “La Francia non è più sicura Helena” “Lo so” “Non voglio rischiare di mettere in pericolo i nostri figli, non voglio mettere in pericolo te” “Perché dovresti? L'abbiamo scelto assieme ricordi? Rivedere mio padre, permettere ai bambini di conoscere quel nonno che tanto è mancato e passare il Natale assieme” chiuse gli occhi posando la fronte sulla sua “Non aver paura amore mio, non accadrà nulla di male” “Il popolo è in rivolta, ci sono saccheggi ovunque. Le strade non sono sicure Helena, la Parigi luminosa e tranquilla che ricordavi è sparita” “Parigi non è mai stata tranquilla, c'è tanta povertà e tanto rancore. Non condannare queste persone, stanno soffrendo Nils” “Non sono loro che condanno” sfiorò con la mano il volto del marito seguendone i lineamenti.
Era abituata al suo sorriso, alla forza dei suoi occhi e vederlo così indifeso di fronte ai sentimenti, faceva un male tremendo al cuore.
“Torna a casa con i bambini” aprì gli occhi di nuovo cercando il suo sguardo “Torna a casa ti prego, non voglio che la rabbia di questo paese intacchi la vostra vita” “Nils io non ...” “Tuo padre verrà con te, partirà assieme a voi e si prenderà cura dei piccoli” strinse la mano attorno a quella della giovane baciandola “Mancano pochi giorni a Natale e mi sembra un lento cammino verso il patibolo” “Da quando hai così paura?” “Da quando sei entrata nella mia vita e mi hai cambiato Helena. Da quando mi hai regalato una famiglia, un motivo per vivere di nuovo” il volto della giovane si colorò di tenerezza.
Gli occhi piegati in un sorriso leggero, le labbra dolcemente schiuse e il respiro accelerato da centinaia di pensieri.
Conosceva bene la prossima domanda, la capacità della sua sposa di leggergli nell'anima ma non era pronto “Verrai con me?” lesse nel suo sguardo la speranza, la voglia folle di credere che anche solo per qualche secondo, la realtà fosse uguale al mondo perfetto che viveva dentro di lei.
La vide sospirare, abbassare lo sguardo e come una bambina terrorizzata, cercare rifugio tra le sue braccia.
“Tornerò presto” sussurrò stringendola più forte “Te lo giuro, fosse anche l'ultima cosa che faccio al mondo tornerò da te e dai nostri bambini” posò la fronte sulla spalla della giovane nascondendosi al sorriso ingannatore della luna.
“Non ho alcuna intenzione di lasciarti qui da solo” “Sono solo pochi giorni” “Non hai mai lasciato i nostri figli, non hai mai lasciato me. Non farlo adesso, non costringerci a restare lontano da te” “Non è un gioco, c'è la guerra là fuori” Helena sorrise annuendo leggermente “Ha un altro nome e non presenta eserciti ma è una guerra e in guerra non esiste la pietà” “Se ti chiedessi una cosa del genere lo faresti Nils? Mi lasceresti qui da sola?” un debolissimo no uscì dalle labbra dell'uomo.
Pacato, leggero, quasi un sussurrò eppure era lì “Allora non chiedermi niente del genere amore mio, non farlo ti prego” “Voglio solo saperti al sicuro” “Lasciami restare al tuo fianco, allora sarò al sicuro” si allontanò dolcemente dal marito nascondendo il tremito della voce ma c'erano leggere scie di diamante a solcarle il volto.
Lacrime silenziose che da troppo tempo non toccavano la seta delle guance, le sfiorò le labbra cancellando quelle piccole perle insolenti “Promettimi che una volta passate queste maledette feste partirai Helena, promettimi che prenderai i nostri figli e che tornerai a casa” “E tu promettimi che la smetterai con queste sciocchezze” “Non sto scherzando duchessa” “Nemmeno io” lasciò un bacio su quelle labbra forti costringendolo a ridere “Ora basta, domani ho incontri importanti ricordi?” “L'ambasciatore francese, come potrei dimenticarlo? Quell'uomo ama mia moglie” “Andiamo?” domandò stringendo la mano attorno a quella del marito “Dove stiamo ...” “A cancellare queste lacrime duca e con esse, anche le vostre paure” le dita si strinsero con forza attorno alle sue e come un bambino, si lasciò guidare attraverso le ombre della sala permettendo alla luna pochi attimi di tenera confidenza.
  
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