Capitolo
5
-Ahia.
Mi portai la mano destra
sulla fronte per cercare inutilmente di contenere il dolore:
perchè mi dovevo
svegliare con il mal di testa? Adesso non se ne sarebbe andato
più per tutta la
mattinata, se ero fortunata.
Ma cosa avevo fatto per
averlo? Feci un piccolo sforzo di memoria per capire ciò che
mi stava
succedendo. Nel mentre con la mano sinistra strinsi il lenzuolo del
letto.
Cosa
ci faccio a letto?
Aprii lentamente gli
occhi
e mi guardai intorno: una bella camera, grande, colorata, forse un
pò
impolverata. Peccato che non fosse la mia.
Mi alzai sempre
lentamente, in modo da non peggiorare le mie condizioni, e mi avviai
verso la
finestra. Il sole era ormai alto nel cielo, doveva mancare
all’ incirca un’ora
a mezzogiorno. Allora mi guardai e notai che indossavo ancora la mia
divisa da
assassina.
Almeno
questo...
Quindi mi guardai
intorno
per capire di chi fosse quella camera: mi era familiare eppure non
riuscivo a
ricordare...
Maledizione
a questo mal di testa! E’ colpa sua se
non capisco niente!
In effetti mi sentivo
come
se fossi stata ubriaca, ma l’ultima cosa che mi ricordavo era
che...ero tra le
braccia...del mio...maestro?
Arrossii improvvisamente
ma non capii affatto il motivo.
Che
mi prende?Sarò ancora assonnata...
Sospirai dandomi un paio
di schiaffetti per risvegliarmi ed andai verso lo scrittoio sfogliando
le
pagine di un libro lì appoggiato, quando sentii che qualcuno
stava aprendo
piano la porta. Immediatamente mi voltai e mi nascosi accanto
all’armadio, in
modo da non essere vista da colui che stava entrando.
Silenziosamente vidi dei
capelli ed occhi neri come la pece che guardavano stupiti la stanza.
-Maestro...
E mi allontanai da quella
postazione facendomi vedere.
-Ma che ci facevi lì?
-Ecco, che ci faccio qui?
Dove sono?
Lui fece una faccia delusa
e mi guardò. Credo che si stesse impegnando anche a farsi
venire i lacrimoni
agli occhi.
-Non ti ricordi più della
mia stanza?
Maledizione!
Ecco perchè era così familiare...e
sporca.
-Colpa del mio mal di
testa.
Dissi avvicinandomi a lui.
Nel mentre lui entrò e richiuse la porta alle sue spalle,
ritrovandoci a pochi
centimetri di distanza.
-Piuttosto, che ci faccio
qui?
-Ieri ti sei addormentata
tra le mie braccia! Non sai come eri carina!
Arrossii nuovamente considerevolmente
e distolsi lo sguardo dal suo, voltandomi verso la finestra.
-Lascia perdere, anzi,
dimenticalo!
Piccola pausa dettata dal mio
silenzio imbarazzato e dalle sue
piccole risate che cercava inutilmente
di nascondermi.
-Perchè non mi hai portata
nella mia stanza?
-Ci ho provato ma era
chiusa a chiave!
A
chiave? Ah!
-Vero, ho cambiato
stanza
in questo periodo.
-E perchè mai? – mi chiese
sconvolto e forse un pò preoccupato.
-Lasciamo perdere...
Lasciamo
perdere davvero... meglio non ricordare anche
quello in questo
racconto.
-Comunque non capisco perchè
non mi hai svegliata questa mattina all’alba come tutti gli
altri! Mi dovevo
allenare!
-Per due motivi, piccola.
Stavo per ribattergli quel
piccola ma non me ne diede tempo.
-Uno: dormivo pure io. Il
viaggio è stato troppo stancante!
Buono
a nulla...
-Due: quando mi sono
svegliato
dormivi così profondamente che non che non ce
n’è stato verso. Ah, lo sai che
russi?
-C-COSA? IO NON RUSSO!!!
-Ahahahaha! Se lo dici tu!
Lo guardai arrabbiata e
sicuramente rossa come un pomodoro per un altro bel pò. Cosa
potevo dirgli
dopotutto? Non potevo sapere realmente se russavo o meno: avrei dovuto
indagare, magari Sali...no, meglio lasciar perdere!
-Ehm...ti dovrei parlare.
-Anchi’io dovrei chiederti
un pò di cose.
Lo dissi facendo intuire
al discorso interrotto della serata precedente.
-Si, però la mia stanza
non mi sembra il posto adatto.
Hai
paura che ti spacchi mezzo mondo?
-E poi ti devo fare
vedere
una cosa!
Mi incuriosii e quindi lo
assecondai senza protestare.
-Andiamo a fare una
passeggiata fuori. E’ da un bel pò che non vedo la
fortezza piena di sole!
-Per me è uguale...
Nel mentre prese un
pacchetto dall’armadio e mi guardò sottecchi.
-Ehi sei diventata più
fredda in questo periodo!
-Mmm? Ehm...ma che dici!
Piccola risata nervosa.
-Piuttosto non volevi
goderti il sole?
E nel mentre spalancai la
porta la porta continuando a ridere piano e mi avviai per i corridoi.
Il
maestro mi seguì però camminando lentamente e
guardando con attenzione ogni
particolare dell’edificio. Io mi affiancai a lui e guardai a
mia volta le mura
imbiancate e i piccoli tavolinetti che si incontravano di tanto in
tanto. Per
me non era nulla di particolare: trovavo qualche crepa o qualche
graffio nel
legno nuovo ai miei occhi, ma nulla che mi insospettisse più
di tanto. Poi
guardai il mio maestro incuriosita.
-Maestro, ma che cosa hai?
-Mmm, ecco...hai mai
provato la sensazione di tornare finalmente a casa?
Io non dissi nulla e lui
scosse la testa velocemente.
-No, non è niente. Non ti
preoccupare!
Dopo quella piccola
conversazione ci pensai ancora per alcuni minuti, cercando di capire
ciò che
voleva dire. Quando finimmo di scendere le numerose scale non avevo
ancora
capito quel sentimento, ma potevo tranquillamente dire che il maestro
era
felicissimo e questo mi bastava.
E’ vero, comunque:
all’epoca non avevo provato quel sentimento, e, ad essere
sinceri, non ho
provato ancora oggi quella gioia, anche se adesso darei tutto per
sentirla...
La luce del sole mi
riscosse totalmente da i miei dubbi e mi fece concentrare sul
paesaggio. La
fortezza quel giorno stava dando il meglio di se stessa, era
meravigliosa: il
sole risplendeva alto nel cielo, ma non faceva eccessivamente caldo,
come
qualche giorno prima.
Il maestro mi mise una
mano sulla testa e mi scombinò i capelli ma io mi ritirai
prima di fargli fare
un eccessivo danno.
-Quanto sei fortunata a
essere stata qui tutto il tempo! Dove ero io c’era un caldo
infernale...
Lo guardai mentre
esaminava il cielo: sembrava che non guardasse qualcosa in particolare,
era
completamente assorbito dai ricordi. Allora lo presi in contropiede,
dato che
aveva le difese abbassate.
-E dove saresti stato?
-Oh, non sai quan...
Mi guardò in viso con
un’espressione un pò arrabbiata ed io esposi il
mio migliore sorriso, anche se
falso.
-Lo sai che non posso
dirti nulla sulle mie missioni!
Era vero: non mi aveva mai
raccontato nulla su ciò che faceva in missione, diceva che
era un priore e che
come tale, gli affidavano missioni troppo importanti che non dovevano
essere
raccontate a nessuno senza il permesso del Maestro.
Sbuffai ritornando alla mia
espressione seria e gelida, quella che usavo quando volevo far
spaventare
Salim, insomma.
Salim...dove
sarà andato a finire quel moccioso?
-Questa volta me lo
devi.
-D’accordo. - disse
sorprendendomi – Sai, la nostra missione ci ha portato in
giro per tutta
-Turchia?!?
Ok, la missione era stata
abbastanza lunga per i nostri limiti. Di solito gli assassini del
distretto di
Masyaf si spingevano poco oltre Damasco e Gerusalemme!
-Mmm...non credo che
Ok, adesso stavo proprio
dando il meglio di me stessa per essere marchiata a vita come ficcanaso.
Infatti il maestro mi
guardò storto con un’espressione sorpresa ma anche
infastidita, credo.
-Stai diventando troppo
curiosa per i miei gusti. E va bene, sappi che siamo stati anche
in...Grecia.
Ma non dirlo a nessuno!
GRECIA?!?
Questa volta lo avrei
gridato, se non fosse stato per il mio autocontrollo e per la mano del
mio
maestro che mi tappò la bocca in tempo guardandomi con aria
preoccupata. Non
per me, chiaramente...lui ha una paura morbosa del nostro Maestro. Se
si fosse
saputo in giro qualcosa che lui non voleva, gliel’ avrebbe
fatta pagare cara.
Comunque adesso c’è
bisogno di una piccola spiegazione per capire appieno la mia
incredulità.
Il mondo è diviso in vari
distretti, ognuno dei quali è presieduto da un diverso
Maestro ed è difeso da
una schiera di assassini. Quello a cui io faccio parte è
quello di Masyaf, il
più esteso e importante. Tutti gli altri distretti prendono
ordini in questo
momento dal nostro Maestro e ve ne sono molti, come quello di Roma in
Italia,
di Bouvines in Francia e quello di Sparta in Grecia che è il
più odioso a mio
parere: cerca sempre di sopraffarci e di diventare la nuova
“capitale” e poi
quegli assassini si credono Dio in persona. Comunque, nonostante il
nostro
Maestro gli ha spiegato perchè il potere deve rimanere in
mano nostra (le
Crociate e tutta la politica internazionale si concentra su di noi in
questo momento)
loro non vogliono ascoltarci e, per non cominciare una guerra
fratricida ci è
stato vietato di andare nel distretto greco.
Evidentemente
la sua missione è stata davvero
importante per avere avuto l’autorizzazione del maestro di
andare fin là.
Comunque, per
concludere
la mia spiegazione con un pò d’effetto, la storia
e il destino del mondo lo
scriviamo noi adesso: possiamo decidere di terminare silenziosamente la
prospera vita di un grande regno pari a quello spagnolo o inglese, o
addirittura quella di quei falsi profeti cristiani che inquinano il
nostro
mondo con il solo scopo di arricchire le loro fastose dimore romane.
Possiamo
fare tutto ciò che gioverebbe a noi e ai nostri fedeli
compagni grazie all’aiuto
del nostro vero dio Allah. Ma fino a quando tutto ciò ci
farà comodo, il nostro
Maestro lascerà ancora sopravvivere questa messinscena e
continuerà ad essere
solamente il burattinaio.
Chiacchierammo per almeno
un’ora del più e del meno nel mentre che
passeggiavamo tranquillamente accompagnati
dal rumore delle spade che si incrociavano e da qualche imprecazione,
ogni
tanto. Non si poteva certo dire che gli assassini fossero dei perfetti
gentiluomini in certi casi. Soprattutto gli uomini...quindi non
guardatemi
così!
Dopo quella piccola
confidenza avevo cercato di estorcergli qualche altro particolare, come
ad
esempio chi avevano assassinato quella volta, ma un suo secco no mi
fece
desistere completamente. Però mi promisi che in seguito
avrei continuato quella
mia indagine personale...dovevo solo aspettare un momento
più adatto!
Quando vedemmo che la
maggior parte degli assassini stavano interrompendo i propri esercizi
per
avviarsi verso la mensa, e dopo che lo stomaco del mio maestro si fece
rumorosamente
sentire, capimmo che era ora di andare a pranzare.
Strano, forse quella era
stata la prima volta che pranzavo senza aver prima fatto
colazione...ehm...si,
in questi momenti penso sempre alle cose più inutili...
Comunque, mi stavo
avviando verso la fortezza quando il maestro mi strinse il polso destro
per
trattenermi. Io girai un pò la testa e lo guardai
incuriosita mentre lui
esibiva uno ei suoi migliori sorrisi.
-Non vuoi sapere cosa ti
ho regalato questa volta?
Allora mi girai
completamente e lo guardai rassegnata. Però due dubbi
affiorarono nella mia
mente:
1-
“cosa ti ho
regalato questa volta”?!? Ma se tutti gli altri anni non mi
aveva mai fatto
nulla? Non perchè non volesse farmelo ma di solito sbagliava
di circa una
settimana la data, e per questo si vergognava troppo a fare qualcosa, o
almeno
credo che sia questa la ragione.
2-
Comunque, cosa
potrebbe mai avermi comprato? Non era più una domanda
sarcastica come quella dell'altra sera, questa volta ero proprio
curiosa. Perchè sin da piccola non ho avuto
dei desideri in particolare in questo campo. Anche se in quel periodo
avevo
avuto una certa passione per i pugnali da lancio, lui non poteva
sicuramente
saperlo perchè l’avevo sviluppata nei quattro mesi
precedenti.
Subito dopo
l’assassino mi
mostrò il pacchetto di carta che poco tempo prima aveva
preso dal suo armadio e
me lo porse.
Adesso
ne ho la conferma, di sicuro non è un
pugnale...
Lo soppesai con la
mano
destra: non era pesante, anzi, però non capivo cosa
contenesse. Quindi lo
liberai dal suo involucro e finalmente vidi di cosa si trattava. Di
certo non
poteva sorprendermi più di così...in tutti i
sensi.
Guardai prima il regalo e
poi il mio maestro, rifacendolo per almeno un paio di volte.
Ormai
non ho più alcun dubbio: è rincretinito.
Era un robusto guanto
di
cuoio marrone: osservandolo bene mi accorsi che era molto raffinato,
con delle
cuciture che andavano a creare semplici disegni sulle dita e sui bordi,
ma ad
un esame più attento si potevano vedere dei piccoli graffi
all’altezza del
polso. Quindi non era neanche nuovo!
Però non riuscivo a
capire, un guanto.
1-
Non
avevo mai sentito dire che si potessero
regalare dei guanti in queste occasioni.
2-
Era solo
uno. E a questo
punto non aggiungo più
nulla.
Vedendo la mia espressione
perplessa l’assassino cominciò a ridere.
-Mettitelo...! Non
crederai che il mio regalo è tutto lì, spero!
Io lo guardai tra l’odio
puro per avermi fatto fare quella figura e la curiosità
mentre me lo mettevo
nella mano destra.
-Ringrazia il fatto che
non c’è nessuno in giro.
-Si, si. Come sei
diventata permalosa! Comunque fammi riprendere fiato e ti do il
resto...AHAHAH!!!
Te
la farò pagare cara...altro che Maestro degli
assassini! Diventerò il tuo peggiore incubo!
Bisogna stare attenti
quando mi arrabbio. Divento un pò suscettibile.
Dopo qualche minuto il
maestro stava ancora ridendo non dando segno di volere smettere. Per
mia fortuna
però il suo stomaco lo richiamò alle sue
priorità, cioè il pranzo.
-Pronta?
Annuii e lui si mise due
dita in bocca e fischiò per qualche secondo. Comunque il
rumore che produsse fu
tanto forte da costringermi ad allontanarmi di qualche passo da lui e
coprirmi
le orecchie.
-Ma sei pazzo?!? Vuoi
farmi diventare sorda?
-No, calmati. Comunque
sono bravo, vero? Mi ci sono voluti due mesi per impararlo....
-Si, ma non capisco cosa
centri con me.
Non avevo nemmeno finito
la frase che si sentì un altro fischio lungo circa cinque
secondi.
Mi guardai attorno per
vedere quale assassino lo aveva fatto ma non c’era nessuno e
poi era assurdo,
quel fischio doveva provenire da un posto più
lontano...guardai il maestro e
notai che guardava il cielo e quindi lo scrutai anch’io.
Tra le nuvole si vedeva un
puntino indistinto che lentamente scendeva e diventava una figura
riconoscibile. E allora capii: era stato il richiamo di
un’aquila.
Il maestro tese il braccio
destro munito del guanto senza placche e l’aquila si
posò maestosa sul suo
avambraccio destro.
-Ecco, questo è il resto
del regalo!
Mai un regalo fu più
azzeccato di questo.
L’aquila era bellissima:
per la maggior parte era ricoperta da piume marroni, ma le piume nella
parte
centrale del dorso e quelle finali delle ali erano argentate.
L’aquila si
guardò intorno e poi puntò i suoi piccoli occhi
neri sul viso del maestro che
le accarezzava la testa. Dopo qualche secondo l’assassino
avvicinò il suo
braccio a quello mio inguantato.
-Forza Siham. Vai da
Kores!
Ma l’aquila mi guardò con
stizza e non si mosse di un centimetro.
Bel
caratterino...
-Scusami...
Io non dissi nulla e
allungai la mano sinistra sulla sua testolina per accarezzarla ma lei
invece mi
beccò ed io mi ritrassi vedendo che mi aveva procurato un
piccola ferita.
-Siham! Ma che fai? Dai
vai.
Allora l’assassino mosse
il braccio verso l’alto e l’uccello prese il volo.
-Non credo che gli stia
tanto simpatica...
-Mmm...era così pure con
me all’inizio, ma alla fine si è affezionata.
E’ una tenerona adesso, sai?
Sorrisi e lo guardai negli
occhi. Quanto mi era mancato...
L’assassino protese la
mano verso la mia sinistra e se la portò vicino agli occhi
guardandomi l’indice.
-Scusala. Non avete
sicuramente cominciato bene... Meno male comunque che non ti ha fatto
troppo
male!
Sorrise ed io guardandolo
mi resi conto che avevo il volto in fiamme, allora ritrassi subito la
mano e mi
alzai il cappuccio.
Benedetti cappucci! Sarei
persa senza di loro! Però era strano...mi sentivo
enormemente...imbarazzata? E
di cosa? Non lo capivo neanche io ed allora diedi tutta la
responsabilità al
mal di testa che mi colpiva ancora.
In
questi due giorni mi sto comportando in un modo
troppo strano nei suoi confronti...ma che mi sta succedendo?
Mi girai e mi
allontanai
verso la porta principale, cercando di evitare il suo sguardo
preoccupato.
Quindi cominciai a balbettare qualcosa, tanto per cambiare discorso.
-Come hai detto che si
chiama?
-Io l’ho chiamata Siham,
ma se vuoi puoi usare un altro nome. E' un nome solo temporaneo
altrimenti non avrei
saputo come richiamarla in certi momenti.
Annuii e varcai il
maestoso portone in legno avviandomi verso la mensa: eravamo in enorme
ritardo,
dato che la maggior parte degli assassini si stavano dirigendo altrove.
-E dove la trovo poi?
-Beh, prova nella piccionaia.
Alcune aquile si rifugiano lì a volte. Oppure, se non
è lì, è a caccia.
Annuii ancora una volta.
Stavo diventando troppo ripetitiva, mi dissi.
Dopo pochi minuti ci
sedemmo affianco su un tavolo della mensa e subito dopo cominciammo a
mangiare.
C’è da dire che quella volta il cibo era appena
appena decente, chissà cosa
aveva mai migliorato le capacità della cuoca!
Comunque, dopo quella
sorpresa iniziale, non pensai più al cibo ma guardavo di
sottecchi il mio
maestro di continuo. C’era qualcosa di strano in lui...anche
se non riuscivo a
capirlo. Di sicuro era preoccupato, ma non lasciava trasparire un
singolo
indizio utile.
Subito la mia mente corse
alla sua missione. Era stata lunga, troppo lunga per essere un qualcosa
di
normale e la sua segretezza non faceva altro che dare adito ai miei
dubbi.
Però non era solo lui ad
essere cambiato...smisi subito di mangiare e mi portai una mano alla
testa.
Uff...questo
mal di teeestaaaaaa! Quando mi lascerà
in pace? Non posso riflettere così!
Lui mi
guardò
interrogativo ed io gli sorrisi togliendo prontamente la mano dalla
testa.
-No, non è niente!
Poi , vedendo che si stava
avvicinando Dhakir lo salutai in fretta e me ne andai velocemente senza
farmi
vedere dall’altro assassino. Quell’uomo non mi
è mai piaciuto...si vede, no?
Appena raggiunsi la porta
che collegava la mensa ad un corridoio molto ampio sentii una mano
toccarmi la
spalla.
-Ehi, eccoti qui finalmente!
Mi voltai e vidi il volto
sporco e sudato di Salim. Subito gli portai una mano alla bocca e lo
trascinai
di lato, verso il corridoio mentre davo un’occhiata
preoccupata al mio maestro.
Non ne ero sicura, ma ebbi l’impressione che ci aveva visti.
E una sua piccola
risatina non mi tranquillizzò affatto.
Certo,
con tutto il chiasso che fa questo moccioso!
-La vuoi smettere di
gridare?!? – Sussurrai.
-Ungh...mnmm...ugh...
Lo guardai in maniera
interrogativa e appena lo guardai meglio mi accorsi che gli premevo
ancora con
forza la mano sulla bocca, quindi la ritirai immediatamente.
-Ehm...scusa...
Salim si ritirò di qualche
passo, fortunatamente dall’altro lato rispetto alla porta, e
riprese il
respiro.
-Tu...vuoi...uccidermi!
-Si, prima o poi lo farò
sul serio.
-Argh...e io che ti sto
ancora intorno...
Sorrisi tra me e me senza
farmi scoprire.
-Che ci fai qui, comunque?
-Beh ,ti devo una cosa che
credo possa interessarti...
-Quello che mi dici tu non
è mai poi così interessante...
-Ehi, smettila di
offendermi! Questa volta è importante! Sai, riguarda Khai.
Ok, devo ammetterlo.
Quando vuole Salim sa attirare perfettamente la mia attenzione.
-Sii più preciso.
-Va bene! Riguarda la sua
missione. Devi sapere...
Lo zittii immediatamente e
diedi un’occhiata alla mensa: il maestro era ancora dentro a
ridere con l’altro
assassino che lo aveva raggiunto.
-Può uscire da un momento
all’altro e se ci sente potrebbe scuoiarti vivo.
-EH?
-Dipende da quanto è
importante l’informazione! Quindi vieni con me, cerchiamo un
posto più
appartato.
Cominciai allora a
percorrere delle scale così tanto ormai familiari a me. Nel
frattempo Salim mi
seguiva silenziosamente dietro le mie spalle, quindi non potevo vederlo
affatto.
-Ehi, ma quindi prima eri
con Khai?
-Si, perchè?
Non mi girai per vederlo
in faccia però il fatto che non rispose mi
incuriosì non poco. Però la luce
intensa del sole che mi ritrovai improvvisamente davanti mi distolse
dai miei
pensieri.
Appena arrivata alla mia
personale terrazza inspirai l’aria fresca che vi era a quella
piccola altezza e
mi persi per qualche istante nel panorama del deserto: strano, ma
sembrava
quasi che la sabbia stesse evaporando...illusine ottica, sicuramente!
Però la mia curiosità
verso il maestro mi riportò a Salim. Mi sedetti a penzoloni
sul vuoto e Salim
fece lo stesso accanto a me.
-Qui non ci disturberà
nessuno!
-Già...allora prima di
tutto però mi devi dire una cosa.
-Sono tutta orecchie.
-Il tuo maestro,
Khai...puoi garantire per la sua salute mentale?
Rimasi stordita per un pò,
tanto che il moccioso mi ripeté la domanda per almeno altre
tre volte, questa
volta includendo anche il Maestro degli assassini.
Quando fui in grado di
riprendermi lo guardai alquanto irritata.
-Certo! E poi tu lo
dovresti sapere che il nostro Maestro non può avere questo
tipo di problemi!
-Eh, ma qualche dubbio
viene dopo quello che ho sentito!
-Racconta e se non è come
dici ti do un pugno sul naso!
L’ho già detto, diventavo
“alquanto” irritata quando si dicevano idiozie del
genere.
-Calma! Allora, questa
mattina ero davanti al portone della sala del Maestro...
Fermi tutti! Ma quella
sala non dovrebbe essere inaccessibile a tutti coloro che non hanno il
permesso
del Maestro?
-E tu che ci facevi li?
-Ehm...ma quella è
un’altra storia...!
Vuoi
evitare il discorso, eh?
-Cos’hai
combinato?
-Uff...ieri, quando ti ho
lasciata al bagno, un altro assassino mi aveva sfidato a duello.
Rimasi un pochino
sorpresa. Almeno anche qualcun’altro non lo vedeva come un
completo deficiente.
-Io ho accettato, però
l’arena era piena di fango...e...
Sospirò.
-Vuoi andare al sodo?!?
-Ho ferito un priore che
passava di lì per caso!
Lo disse tutto d’un fiato
e io lo guardai delusa e preoccupata per qualche secondo per due motivi:
1-
Mi stavo
rimangiando tutto quello che avevo pensato di lui da quando lo avevo
conosciuto: era un incapace deficiente.
2-
Quel priore
non doveva essere da meno.
-Ma come hai fatto?
-Ah, non me lo
chiedere...non l’ho capito nemmeno io.
Lo rivalutai ancora una
volta: era assolutamente incapace, deficiente ed inetto.
-Per questo sono stato
mandato dal Maestro che mi sta ammazzando di lavoro con allenamenti
extra.
Ecco
perchè per adesso non si è fatto vedere.
-Però,
prima di aver
decretato di uccidermi per la fatica, stava parlando con il tuo maestro
riguardo la sua missione.
Mi feci più attenta e non
inveii più contro al moccioso.
-Hai origliato?
-Ehm ehm...comunque di
quel che ho capito la missione è durata così
tanto perchè i tre assassini
stavano spiando qualcuno, non dovevano uccidere. E parlavano anche di
una
cosa...
-Dai, cosa?
-Seguivano anche
una...mela.
-EH?!?
-Già, lo penso anch’io.
EEEEEEEHH?!?
Così
quella volta Salim
evitò un pugno da parte mia e mi fece venire dei forti dubbi
sulla sanità
mentale di diverse persone...
Ciao!!! *_*
Come va? Fatti gli auguri alle mamme? (Auguri a tutte le mamme di tutti!!!!)XDXD
Comunque passiamo al capitolo più lungo che abbia mai scritto!!! (ooooh XD)
Chissà di quale mela parleranno? Di quella che ho appena finito di mangiare? (che buona!) Non si sa ancora, ma io, personalmente, scommetterei su quella!XD
Qui metto i significati di vari nomi:
-Siham - Freccia (una bambolina a chi indovina perchè glielo dato! XD)
-Feisal - Deciso
-Dhakir - Colui che ricorda spesso Dio (ora che guardo il significato...o_O...si,il dio Bacco!!!XDXDXD)
Comunque adesso ringrazio tutti coloro che hanno recensito e mantengono la mia storiella fra i preferiti!!! Grazie! °-°
Piccola comunicazione: in queste due settimane sarò molto impegnata con la scuola (sta finendo!!!! Weeeeeee!!!! Goku94 posa la benzina che ci pensiamo dopo a settembre a incendiarla!!!XDXD), quindi non so quando aggiornerò...prima di Giugno sicuro XDXD!!!!
[Elika95 (ma posso davvero chiamarti Irene? E' più semplice!XD) potresti dirmi quale film è??? Perchè se dici che è così bello lo guardo anchhe io! XD]
Vabbè, ciauuu ragazzi, spero che il capitolo vi piaccia come quello passato!
Ciao, un bacio e alla prossima news dalla vostra Phantom G! ^_*