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Autore: chaska    11/05/2009    3 recensioni
La mia primissima fanfiction, con l'ambientazione di assassin's creed ma con personaggi completamente inventati da me.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllol

Capitolo 5

 

 

 

-Ahia.
Mi portai la mano destra sulla fronte per cercare inutilmente di contenere il dolore: perchè mi dovevo svegliare con il mal di testa? Adesso non se ne sarebbe andato più per tutta la mattinata, se ero fortunata.
Ma cosa avevo fatto per averlo? Feci un piccolo sforzo di memoria per capire ciò che mi stava succedendo. Nel mentre con la mano sinistra strinsi il lenzuolo del letto.

Cosa ci faccio a letto?
Aprii lentamente gli occhi e mi guardai intorno: una bella camera, grande, colorata, forse un pò impolverata. Peccato che non fosse la mia.
Mi alzai sempre lentamente, in modo da non peggiorare le mie condizioni, e mi avviai verso la finestra. Il sole era ormai alto nel cielo, doveva mancare all’ incirca un’ora a mezzogiorno. Allora mi guardai e notai che indossavo ancora la mia divisa da assassina.

Almeno questo...
Quindi mi guardai intorno per capire di chi fosse quella camera: mi era familiare eppure non riuscivo a ricordare...
Maledizione a questo mal di testa! E’ colpa sua se non capisco niente!
In effetti mi sentivo come se fossi stata ubriaca, ma l’ultima cosa che mi ricordavo era che...ero tra le braccia...del mio...maestro?
Arrossii improvvisamente ma non capii affatto il motivo.

Che mi prende?Sarò ancora assonnata...  
Sospirai dandomi un paio di schiaffetti per risvegliarmi ed andai verso lo scrittoio sfogliando le pagine di un libro lì appoggiato, quando sentii che qualcuno stava aprendo piano la porta. Immediatamente mi voltai e mi nascosi accanto all’armadio, in modo da non essere vista da colui che stava entrando.
Silenziosamente vidi dei capelli ed occhi neri come la pece che guardavano stupiti la stanza.
-Maestro...
E mi allontanai da quella postazione facendomi vedere.
-Ma che ci facevi lì?
-Ecco, che ci faccio qui? Dove sono?
Lui fece una faccia delusa e mi guardò. Credo che si stesse impegnando anche a farsi venire i lacrimoni agli occhi.
-Non ti ricordi più della mia stanza?

Maledizione! Ecco perchè era così familiare...e sporca.
-Colpa del mio mal di testa.
Dissi avvicinandomi a lui. Nel mentre lui entrò e richiuse la porta alle sue spalle, ritrovandoci a pochi centimetri di distanza.
-Piuttosto, che ci faccio qui?
-Ieri ti sei addormentata tra le mie braccia! Non sai come eri carina!
Arrossii nuovamente considerevolmente e distolsi lo sguardo dal suo, voltandomi verso la finestra.
-Lascia perdere, anzi, dimenticalo!
Piccola pausa dettata dal mio silenzio imbarazzato e dalle sue piccole risate che cercava inutilmente di nascondermi.
-Perchè non mi hai portata nella mia stanza?
-Ci ho provato ma era chiusa a chiave!

A chiave? Ah!
-Vero, ho cambiato stanza in questo periodo.
-E perchè mai? – mi chiese sconvolto e forse un pò preoccupato.
-Lasciamo perdere...

Lasciamo perdere davvero... meglio non ricordare anche quello in questo racconto.
-Comunque non capisco perchè non mi hai svegliata questa mattina all’alba come tutti gli altri! Mi dovevo allenare!
-Per due motivi, piccola.
Stavo per ribattergli quel piccola ma non me ne diede tempo.
-Uno: dormivo pure io. Il viaggio è stato troppo stancante!

Buono a nulla...
-Due: quando mi sono svegliato dormivi così profondamente che non che non ce n’è stato verso. Ah, lo sai che russi?
-C-COSA? IO NON RUSSO!!!
-Ahahahaha! Se lo dici tu!
Lo guardai arrabbiata e sicuramente rossa come un pomodoro per un altro bel pò. Cosa potevo dirgli dopotutto? Non potevo sapere realmente se russavo o meno: avrei dovuto indagare, magari Sali...no, meglio lasciar perdere!
-Ehm...ti dovrei parlare.
-Anchi’io dovrei chiederti un pò di cose.
Lo dissi facendo intuire al discorso interrotto della serata precedente.
-Si, però la mia stanza non mi sembra il posto adatto.

Hai paura che ti spacchi mezzo mondo?
-E poi ti devo fare vedere una cosa!
Mi incuriosii e quindi lo assecondai senza protestare.
-Andiamo a fare una passeggiata fuori. E’ da un bel pò che non vedo la fortezza piena di sole!
-Per me è uguale...
Nel mentre prese un pacchetto dall’armadio e mi guardò sottecchi.
-Ehi sei diventata più fredda in questo periodo!
-Mmm? Ehm...ma che dici!
Piccola risata nervosa.
-Piuttosto non volevi goderti il sole?
E nel mentre spalancai la porta la porta continuando a ridere piano e mi avviai per i corridoi. Il maestro mi seguì però camminando lentamente e guardando con attenzione ogni particolare dell’edificio. Io mi affiancai a lui e guardai a mia volta le mura imbiancate e i piccoli tavolinetti che si incontravano di tanto in tanto. Per me non era nulla di particolare: trovavo qualche crepa o qualche graffio nel legno nuovo ai miei occhi, ma nulla che mi insospettisse più di tanto. Poi guardai il mio maestro incuriosita.
-Maestro, ma che cosa hai?
-Mmm, ecco...hai mai provato la sensazione di tornare finalmente a casa?
Io non dissi nulla e lui scosse la testa velocemente.
-No, non è niente. Non ti preoccupare!
Dopo quella piccola conversazione ci pensai ancora per alcuni minuti, cercando di capire ciò che voleva dire. Quando finimmo di scendere le numerose scale non avevo ancora capito quel sentimento, ma potevo tranquillamente dire che il maestro era felicissimo e questo mi bastava.
E’ vero, comunque: all’epoca non avevo provato quel sentimento, e, ad essere sinceri, non ho provato ancora oggi quella gioia, anche se adesso darei tutto per sentirla...
La luce del sole mi riscosse totalmente da i miei dubbi e mi fece concentrare sul paesaggio. La fortezza quel giorno stava dando il meglio di se stessa, era meravigliosa: il sole risplendeva alto nel cielo, ma non faceva eccessivamente caldo, come qualche giorno prima.
Il maestro mi mise una mano sulla testa e mi scombinò i capelli ma io mi ritirai prima di fargli fare un eccessivo danno.
-Quanto sei fortunata a essere stata qui tutto il tempo! Dove ero io c’era un caldo infernale...
Lo guardai mentre esaminava il cielo: sembrava che non guardasse qualcosa in particolare, era completamente assorbito dai ricordi. Allora lo presi in contropiede, dato che aveva le difese abbassate.
-E dove saresti stato?
-Oh, non sai quan...
Mi guardò in viso con un’espressione un pò arrabbiata ed io esposi il mio migliore sorriso, anche se falso.
-Lo sai che non posso dirti nulla sulle mie missioni!
Era vero: non mi aveva mai raccontato nulla su ciò che faceva in missione, diceva che era un priore e che come tale, gli affidavano missioni troppo importanti che non dovevano essere raccontate a nessuno senza il permesso del Maestro.
Sbuffai ritornando alla mia espressione seria e gelida, quella che usavo quando volevo far spaventare Salim, insomma.

Salim...dove sarà andato a finire quel moccioso?
-Questa volta me lo devi.
-D’accordo. - disse sorprendendomi – Sai, la nostra missione ci ha portato in giro per tutta la Terra Santa e oltre, siamo andati persino in Turchia!
-Turchia?!?
Ok, la missione era stata abbastanza lunga per i nostri limiti. Di solito gli assassini del distretto di Masyaf si spingevano poco oltre Damasco e Gerusalemme!
-Mmm...non credo che la Turchia sia così tanto distante, ci vorranno al massimo due o tre mesi per compiere una missione abbastanza complicata lì!
Ok, adesso stavo proprio dando il meglio di me stessa per essere marchiata a vita come ficcanaso.
Infatti il maestro mi guardò storto con un’espressione sorpresa ma anche infastidita, credo.
-Stai diventando troppo curiosa per i miei gusti. E va bene, sappi che siamo stati anche in...Grecia. Ma non dirlo a nessuno!

GRECIA?!?
Questa volta lo avrei gridato, se non fosse stato per il mio autocontrollo e per la mano del mio maestro che mi tappò la bocca in tempo guardandomi con aria preoccupata. Non per me, chiaramente...lui ha una paura morbosa del nostro Maestro. Se si fosse saputo in giro qualcosa che lui non voleva, gliel’ avrebbe fatta pagare cara.
Comunque adesso c’è bisogno di una piccola spiegazione per capire appieno la mia incredulità.
Il mondo è diviso in vari distretti, ognuno dei quali è presieduto da un diverso Maestro ed è difeso da una schiera di assassini. Quello a cui io faccio parte è quello di Masyaf, il più esteso e importante. Tutti gli altri distretti prendono ordini in questo momento dal nostro Maestro e ve ne sono molti, come quello di Roma in Italia, di Bouvines in Francia e quello di Sparta in Grecia che è il più odioso a mio parere: cerca sempre di sopraffarci e di diventare la nuova “capitale” e poi quegli assassini si credono Dio in persona. Comunque, nonostante il nostro Maestro gli ha spiegato perchè il potere deve rimanere in mano nostra (le Crociate e tutta la politica internazionale si concentra su di noi in questo momento) loro non vogliono ascoltarci e, per non cominciare una guerra fratricida ci è stato vietato di andare nel distretto greco.

Evidentemente la sua missione è stata davvero importante per avere avuto l’autorizzazione del maestro di andare fin là.
Comunque, per concludere la mia spiegazione con un pò d’effetto, la storia e il destino del mondo lo scriviamo noi adesso: possiamo decidere di terminare silenziosamente la prospera vita di un grande regno pari a quello spagnolo o inglese, o addirittura quella di quei falsi profeti cristiani che inquinano il nostro mondo con il solo scopo di arricchire le loro fastose dimore romane. Possiamo fare tutto ciò che gioverebbe a noi e ai nostri fedeli compagni grazie all’aiuto del nostro vero dio Allah. Ma fino a quando tutto ciò ci farà comodo, il nostro Maestro lascerà ancora sopravvivere questa messinscena e continuerà ad essere solamente il burattinaio.

 

Chiacchierammo per almeno un’ora del più e del meno nel mentre che passeggiavamo tranquillamente accompagnati dal rumore delle spade che si incrociavano e da qualche imprecazione, ogni tanto. Non si poteva certo dire che gli assassini fossero dei perfetti gentiluomini in certi casi. Soprattutto gli uomini...quindi non guardatemi così!
Dopo quella piccola confidenza avevo cercato di estorcergli qualche altro particolare, come ad esempio chi avevano assassinato quella volta, ma un suo secco no mi fece desistere completamente. Però mi promisi che in seguito avrei continuato quella mia indagine personale...dovevo solo aspettare un momento più adatto!
Quando vedemmo che la maggior parte degli assassini stavano interrompendo i propri esercizi per avviarsi verso la mensa, e dopo che lo stomaco del mio maestro si fece rumorosamente sentire, capimmo che era ora di andare a pranzare.
Strano, forse quella era stata la prima volta che pranzavo senza aver prima fatto colazione...ehm...si, in questi momenti penso sempre alle cose più inutili...
Comunque, mi stavo avviando verso la fortezza quando il maestro mi strinse il polso destro per trattenermi. Io girai un pò la testa e lo guardai incuriosita mentre lui esibiva uno ei suoi migliori sorrisi.
-Non vuoi sapere cosa ti ho regalato questa volta?
Allora mi girai completamente e lo guardai rassegnata. Però due dubbi affiorarono nella mia mente:

1-     “cosa ti ho regalato questa volta”?!? Ma se tutti gli altri anni non mi aveva mai fatto nulla? Non perchè non volesse farmelo ma di solito sbagliava di circa una settimana la data, e per questo si vergognava troppo a fare qualcosa, o almeno credo che sia questa la ragione.

2-     Comunque, cosa potrebbe mai avermi comprato? Non era più una domanda sarcastica come quella dell'altra sera, questa volta ero proprio curiosa. Perchè sin da piccola non ho avuto dei desideri in particolare in questo campo. Anche se in quel periodo avevo avuto una certa passione per i pugnali da lancio, lui non poteva sicuramente saperlo perchè l’avevo sviluppata nei quattro mesi precedenti.

Subito dopo l’assassino mi mostrò il pacchetto di carta che poco tempo prima aveva preso dal suo armadio e me lo porse.
Adesso ne ho la conferma, di sicuro non è un pugnale...
Lo soppesai con la mano destra: non era pesante, anzi, però non capivo cosa contenesse. Quindi lo liberai dal suo involucro e finalmente vidi di cosa si trattava. Di certo non poteva sorprendermi più di così...in tutti i sensi.
Guardai prima il regalo e poi il mio maestro, rifacendolo per almeno un paio di volte.

Ormai non ho più alcun dubbio: è rincretinito.
Era un robusto guanto di cuoio marrone: osservandolo bene mi accorsi che era molto raffinato, con delle cuciture che andavano a creare semplici disegni sulle dita e sui bordi, ma ad un esame più attento si potevano vedere dei piccoli graffi all’altezza del polso. Quindi non era neanche nuovo!
Però non riuscivo a capire, un guanto.

1-     Non  avevo mai sentito dire che si potessero regalare dei guanti in queste occasioni.

2-     Era solo uno.  E a questo punto non aggiungo più nulla.

Vedendo la mia espressione perplessa l’assassino cominciò a ridere.
-Mettitelo...! Non crederai che il mio regalo è tutto lì, spero!
Io lo guardai tra l’odio puro per avermi fatto fare quella figura e la curiosità mentre me lo mettevo nella mano destra.
-Ringrazia il fatto che non c’è nessuno in giro.
-Si, si. Come sei diventata permalosa! Comunque fammi riprendere fiato e ti do il resto...AHAHAH!!!

Te la farò pagare cara...altro che Maestro degli assassini! Diventerò il tuo peggiore incubo!
Bisogna stare attenti quando mi arrabbio. Divento un pò suscettibile.
Dopo qualche minuto il maestro stava ancora ridendo non dando segno di volere smettere. Per mia fortuna però il suo stomaco lo richiamò alle sue priorità, cioè il pranzo.
-Pronta?
Annuii e lui si mise due dita in bocca e fischiò per qualche secondo. Comunque il rumore che produsse fu tanto forte da costringermi ad allontanarmi di qualche passo da lui e coprirmi le orecchie.
-Ma sei pazzo?!? Vuoi farmi diventare sorda?
-No, calmati. Comunque sono bravo, vero? Mi ci sono voluti due mesi per impararlo....
-Si, ma non capisco cosa centri con me.
Non avevo nemmeno finito la frase che si sentì un altro fischio lungo circa cinque secondi.
Mi guardai attorno per vedere quale assassino lo aveva fatto ma non c’era nessuno e poi era assurdo, quel fischio doveva provenire da un posto più lontano...guardai il maestro e notai che guardava il cielo e quindi lo scrutai anch’io.
Tra le nuvole si vedeva un puntino indistinto che lentamente scendeva e diventava una figura riconoscibile. E allora capii: era stato il richiamo di un’aquila.
Il maestro tese il braccio destro munito del guanto senza placche e l’aquila si posò maestosa sul suo avambraccio destro.
-Ecco, questo è il resto del regalo!
Mai un regalo fu più azzeccato di questo.
L’aquila era bellissima: per la maggior parte era ricoperta da piume marroni, ma le piume nella parte centrale del dorso e quelle finali delle ali erano argentate. L’aquila si guardò intorno e poi puntò i suoi piccoli occhi neri sul viso del maestro che le accarezzava la testa. Dopo qualche secondo l’assassino avvicinò il suo braccio a quello mio inguantato.
-Forza Siham. Vai da Kores!
Ma l’aquila mi guardò con stizza e non si mosse di un centimetro.

Bel caratterino...
-Scusami...
Io non dissi nulla e allungai la mano sinistra sulla sua testolina per accarezzarla ma lei invece mi beccò ed io mi ritrassi vedendo che mi aveva procurato un piccola ferita.
-Siham! Ma che fai? Dai vai.
Allora l’assassino mosse il braccio verso l’alto e l’uccello prese il volo.
-Non credo che gli stia tanto simpatica...
-Mmm...era così pure con me all’inizio, ma alla fine si è affezionata. E’ una tenerona adesso, sai?
Sorrisi e lo guardai negli occhi. Quanto mi era mancato...
L’assassino protese la mano verso la mia sinistra e se la portò vicino agli occhi guardandomi l’indice.
-Scusala. Non avete sicuramente cominciato bene... Meno male comunque che non ti ha fatto troppo male!
Sorrise ed io guardandolo mi resi conto che avevo il volto in fiamme, allora ritrassi subito la mano e mi alzai il cappuccio.
Benedetti cappucci! Sarei persa senza di loro! Però era strano...mi sentivo enormemente...imbarazzata? E di cosa? Non lo capivo neanche io ed allora diedi tutta la responsabilità al mal di testa che mi colpiva ancora.

In questi due giorni mi sto comportando in un modo troppo strano nei suoi confronti...ma che mi sta succedendo?
Mi girai e mi allontanai verso la porta principale, cercando di evitare il suo sguardo preoccupato. Quindi cominciai a balbettare qualcosa, tanto per cambiare discorso.
-Come hai detto che si chiama?
-Io l’ho chiamata Siham, ma se vuoi puoi usare un altro nome. E' un nome solo temporaneo altrimenti non avrei saputo come richiamarla in certi momenti.
Annuii e varcai il maestoso portone in legno avviandomi verso la mensa: eravamo in enorme ritardo, dato che la maggior parte degli assassini si stavano dirigendo altrove.
-E dove la trovo poi?
-Beh, prova nella piccionaia. Alcune aquile si rifugiano lì a volte. Oppure, se non è lì, è a caccia.
Annuii ancora una volta. Stavo diventando troppo ripetitiva, mi dissi.
Dopo pochi minuti ci sedemmo affianco su un tavolo della mensa e subito dopo cominciammo a mangiare. C’è da dire che quella volta il cibo era appena appena decente, chissà cosa aveva mai migliorato le capacità della cuoca!
Comunque, dopo quella sorpresa iniziale, non pensai più al cibo ma guardavo di sottecchi il mio maestro di continuo. C’era qualcosa di strano in lui...anche se non riuscivo a capirlo. Di sicuro era preoccupato, ma non lasciava trasparire un singolo indizio utile.
Subito la mia mente corse alla sua missione. Era stata lunga, troppo lunga per essere un qualcosa di normale e la sua segretezza non faceva altro che dare adito ai miei dubbi.
Però non era solo lui ad essere cambiato...smisi subito di mangiare e mi portai una mano alla testa.

Uff...questo mal di teeestaaaaaa! Quando mi lascerà in pace? Non posso riflettere così!
Lui mi guardò interrogativo ed io gli sorrisi togliendo prontamente la mano dalla testa.
-No, non è niente!
Poi , vedendo che si stava avvicinando Dhakir lo salutai in fretta e me ne andai velocemente senza farmi vedere dall’altro assassino. Quell’uomo non mi è mai piaciuto...si vede, no?
Appena raggiunsi la porta che collegava la mensa ad un corridoio molto ampio sentii una mano toccarmi la spalla.
-Ehi, eccoti qui finalmente!
Mi voltai e vidi il volto sporco e sudato di Salim. Subito gli portai una mano alla bocca e lo trascinai di lato, verso il corridoio mentre davo un’occhiata preoccupata al mio maestro. Non ne ero sicura, ma ebbi l’impressione che ci aveva visti. E una sua piccola risatina non mi tranquillizzò affatto.

Certo, con tutto il chiasso che fa questo moccioso!
-La vuoi smettere di gridare?!? – Sussurrai.
-Ungh...mnmm...ugh...
Lo guardai in maniera interrogativa e appena lo guardai meglio mi accorsi che gli premevo ancora con forza la mano sulla bocca, quindi la ritirai immediatamente.
-Ehm...scusa...
Salim si ritirò di qualche passo, fortunatamente dall’altro lato rispetto alla porta, e riprese il respiro.
-Tu...vuoi...uccidermi!
-Si, prima o poi lo farò sul serio.
-Argh...e io che ti sto ancora intorno...
Sorrisi tra me e me senza farmi scoprire.
-Che ci fai qui, comunque?
-Beh ,ti devo una cosa che credo possa interessarti...
-Quello che mi dici tu non è mai poi così interessante...
-Ehi, smettila di offendermi! Questa volta è importante! Sai, riguarda Khai.
Ok, devo ammetterlo. Quando vuole Salim sa attirare perfettamente la mia attenzione.
-Sii più preciso.
-Va bene! Riguarda la sua missione. Devi sapere...
Lo zittii immediatamente e diedi un’occhiata alla mensa: il maestro era ancora dentro a ridere con l’altro assassino che lo aveva raggiunto.
-Può uscire da un momento all’altro e se ci sente potrebbe scuoiarti vivo.
-EH?
-Dipende da quanto è importante l’informazione! Quindi vieni con me, cerchiamo un posto più appartato.
Cominciai allora a percorrere delle scale così tanto ormai familiari a me. Nel frattempo Salim mi seguiva silenziosamente dietro le mie spalle, quindi non potevo vederlo affatto.
-Ehi, ma quindi prima eri con Khai?
-Si, perchè?
Non mi girai per vederlo in faccia però il fatto che non rispose mi incuriosì non poco. Però la luce intensa del sole che mi ritrovai improvvisamente davanti mi distolse dai miei pensieri.
Appena arrivata alla mia personale terrazza inspirai l’aria fresca che vi era a quella piccola altezza e mi persi per qualche istante nel panorama del deserto: strano, ma sembrava quasi che la sabbia stesse evaporando...illusine ottica, sicuramente!
Però la mia curiosità verso il maestro mi riportò a Salim. Mi sedetti a penzoloni sul vuoto e Salim fece lo stesso accanto a me.
-Qui non ci disturberà nessuno!
-Già...allora prima di tutto però mi devi dire una cosa.
-Sono tutta orecchie.
-Il tuo maestro, Khai...puoi garantire per la sua salute mentale?
Rimasi stordita per un pò, tanto che il moccioso mi ripeté la domanda per almeno altre tre volte, questa volta includendo anche il Maestro degli assassini.
Quando fui in grado di riprendermi lo guardai alquanto irritata.
-Certo! E poi tu lo dovresti sapere che il nostro Maestro non può avere questo tipo di problemi!
-Eh, ma qualche dubbio viene dopo quello che ho sentito!
-Racconta e se non è come dici ti do un pugno sul naso!
L’ho già detto, diventavo “alquanto” irritata quando si dicevano idiozie del genere.
-Calma! Allora, questa mattina ero davanti al portone della sala del Maestro...
Fermi tutti! Ma quella sala non dovrebbe essere inaccessibile a tutti coloro che non hanno il permesso del Maestro?
-E tu che ci facevi li?
-Ehm...ma quella è un’altra storia...!

Vuoi evitare il discorso, eh?
-Cos’hai combinato?
-Uff...ieri, quando ti ho lasciata al bagno, un altro assassino mi aveva sfidato a duello.
Rimasi un pochino sorpresa. Almeno anche qualcun’altro non lo vedeva come un completo deficiente.
-Io ho accettato, però l’arena era piena di fango...e...
Sospirò.
-Vuoi andare al sodo?!?
-Ho ferito un priore che passava di lì per caso!
Lo disse tutto d’un fiato e io lo guardai delusa e preoccupata per qualche secondo per due motivi:

1-     Mi stavo rimangiando tutto quello che avevo pensato di lui da quando lo avevo conosciuto: era un incapace deficiente.

2-     Quel priore non doveva essere da meno.

-Ma come hai fatto?
-Ah, non me lo chiedere...non l’ho capito nemmeno io.
Lo rivalutai ancora una volta: era assolutamente incapace, deficiente ed inetto.
-Per questo sono stato mandato dal Maestro che mi sta ammazzando di lavoro con allenamenti extra.

Ecco perchè per adesso non si è fatto vedere.
-Però, prima di aver decretato di uccidermi per la fatica, stava parlando con il tuo maestro riguardo la sua missione.
Mi feci più attenta e non inveii più contro al moccioso.
-Hai origliato?
-Ehm ehm...comunque di quel che ho capito la missione è durata così tanto perchè i tre assassini stavano spiando qualcuno, non dovevano uccidere. E parlavano anche di una cosa...
-Dai, cosa?
-Seguivano anche una...mela.
-EH?!?
-Già, lo penso anch’io.

EEEEEEEHH?!?
Così quella volta Salim evitò un pugno da parte mia e mi fece venire dei forti dubbi sulla sanità mentale di diverse persone...


Ciao!!! *_*
Come va? Fatti gli auguri alle mamme? (Auguri a tutte le mamme di tutti!!!!)XDXD
Comunque passiamo al capitolo più lungo che abbia mai scritto!!! (ooooh XD)
Chissà di quale mela parleranno? Di quella che ho appena finito di mangiare? (che buona!) Non si sa ancora, ma io, personalmente, scommetterei su quella!XD

Qui metto i significati di vari nomi:
-Siham - Freccia (una bambolina a chi indovina perchè glielo dato! XD)
-Feisal - Deciso
-Dhakir - Colui che ricorda spesso Dio (ora che guardo il significato...o_O...si,il dio Bacco!!!XDXDXD)

Comunque adesso ringrazio tutti coloro che hanno recensito e mantengono la mia storiella fra i preferiti!!! Grazie! °-°
Piccola comunicazione: in queste due settimane sarò molto impegnata con la scuola (sta finendo!!!! Weeeeeee!!!! Goku94 posa la benzina che ci pensiamo dopo a settembre a incendiarla!!!XDXD), quindi non so quando aggiornerò...prima di Giugno sicuro XDXD!!!!

[Elika95 (ma posso davvero chiamarti Irene? E' più semplice!XD) potresti dirmi quale film è??? Perchè se dici che è così bello lo guardo anchhe io! XD]

Vabbè, ciauuu ragazzi, spero che il capitolo vi piaccia come quello passato!

Ciao, un bacio e alla prossima news dalla vostra Phantom G! ^_*
   
 
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