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Autore: NeroNoctis    23/10/2016    2 recensioni
Jimmy è quello che la società definisce come pazzo, disadattato e persona da evitare. Convive da sempre con una voce nella sua testa, voce che lo fa impazzire e lo spinge a commettere azioni deplorevoli. In un contesto fatto di sesso, droga,violenza ed omicidi apparentemente slegati tra loro, dove Jimmy è vittima e nemico di sé stesso, riuscirà a prendere in mano la sua vita ed uscire dal casino in cui vive?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Il momento del cambiamento è l’unica poesia.
- Adrienne Rich


Le gambe di Jimmy dolevano per via di quella corsa che aveva intrapreso per raggiungere casa di Lydia. Nella sua mente diversi scenari prendevano vita e, in quegli scenari, Lydia finiva sempre per essere uccisa da Jack. No, non poteva finire così, non poteva uccidere anche lei.

Aveva già fatto troppo: quei quattro dottori, i loro figli... sua madre. Già, quella stessa madre che aveva ripudiato, quella madre che non riusciva a guardare negli occhi poco prima per paura di... non sapeva bene di cosa avrebbe avuto paura, ma non sarebbe riuscito a reggere un secondo di quegli occhi. Jack aveva reso la sua vita un inferno, aveva fatto in modo che la gente lo considerasse pazzo e lo aveva portato a fare cose orribili e auto-lesionarsi di continuo, come via di fuga.

Quanto desiderava avere un reale via di fuga, adesso. Dopotutto era libero da Jack, ma non poteva essere davvero libero fin quando Lydia era con lui. Doveva salvare quella ragazza che credeva in lui nonostante non fosse un bravo ragazzo, doveva fermare Jack prima che uccidesse ancora, ancora ed ancora.

I polmoni iniziavano a bruciare per via dello sforzo, il cuore martellava per lo stesso motivo e anche per un turbinio di sensazioni, mentre le gambe iniziavano a risentire dell'enorme accumulo di acido lattico. Ma non importava, niente di tutto quello era importante. Doveva arrivare da lei.

Finalmente si ritrovò di fronte porta di casa, era aperta. Senza pensarci due volte si catapultò dentro senza rallentare, fino ad arrivare in cucina, dove fu colpito da qualcosa. Un colpo forte, violento, dritto nella sua testa che lo fece cadere sul pavimento con la vista appannata. 

Un ragazzo si posizionò davanti a lui, con un sadico sorriso sul viso. Aveva i capelli lunghi, gli occhi verdi e uno sguardo che avrebbe inquietato persino il diavolo in persona. Quello era il figlio del dottor Scott. No, quello era Jack, con il suo nuovo corpo.

«Ciao» disse Jack, iniziando a ridere istericamente, mentre il nero iniziava a prendere possesso del campo visivo di Jimmy, che non potè far altro che cedere a quell'oscurità.

Si risvegliò con uno strano bruciore ai polsi. Tentò di mettere a fuoco quello che accadeva intorno a lui, notando di essere ancora nello stesso luogo, mentre di fronte a lui, legata in una sedia, c'era lei: Lydia. Jimmy tentò di raggiungerla ma si accorse di essere nella stessa situazione: legato in una sedia.

Jack camminava intorno ai due, guardandoli sempre con quel sadico sorriso che non lo aveva mai abbandonato. 

«Eccoci qua» esordì, guardando le sue due vittime.

«Jimmy...» sussurrò Lydia, guardando il ragazzo. Il suo sguardo era di terrore, ma nascondeva anche qualcos'altro. Sembrava speranza, come se credesse che lui potesse risolvere quella situazione. Che stupida che era. Per colpa sua erano morte troppe persone, come poteva credere che adesso avrebbe risolto tutto? Stupida, stupida, stupida.

«Vedete» continuò Jack, esaminando un coltello che teneva tra le mani «non avrei mai voluto arrivare a questo, ma sono costretto. La colpa è tua» disse, indicando il gemello con la punta del coltello «se tu non fossi venuto in suo soccorso, saremmo stati tutti liberi. Ma no, hai voluto condannarla»

«Perché Jack?» chiese Jimmy. La sua voce non era la stessa di sempre, era spezzata. Jack l'aveva spezzato in un modo che nessuno poteva mai provare e doveva mai provare. Nonostante il mondo fosse un ammasso di gente schifosa, nessuno doveva mai provare quello che stava provando lui. Forse qualcuno lo meritava... ma era davvero troppo per chiunque.

«Perchè? Mi stai chiedendo perchè?» Jack si avvicinò a Jimmy, toccando la fronte del fratello con la sua «Tu mi hai rovinato la vita»

«Lui non ha fatto niente» fu Lydia a parlare. Jack si voltò verso di lei, quasi come se si fosse ricordato solo ora della sua presenza.

«Niente? NIENTE?» scoppiò a ridere «LUI MI HA UCCISO! Mi ha negato la possibilità di vivere una mia vita. Solo la mia anima era sopravvissuta, legandosi a lui e formando un solo essere. Ma non potevo vivere in quel modo, no. Volevo essere indipendente... c'era un solo modo per farlo. Uccidere tutti i presenti al momento della mia nascita e morte, per poi rinascere nel corpo di uno dei gemelli che erano nati da una di quelle persone. Gemello a gemello.»

«Ma adesso hai avuto ciò che desideravi, perchè continuare?» chiese Jimmy.

«Perchè voglio finire la mia vendetta verso il mio carnefice. Torturerò lei davanti ai tuoi occhi, voglio vederti soffrire. Poi la ucciderò e ti strozzerò con le sue interiora, proprio come è successo a me»

«Sei tu il pazzo, non io. Pazzo testa di cazzo» disse, protraendosi in avanti e sentendo il bruciore amplificarsi fino alle braccia.

Jack rise ancora, avvicinandosi a Lydia e colpendola di taglio in pieno volto, facendola urlare di dolore. Il sangue iniziò a colarle dal taglio sulla guancia, misto alle lacrime che iniziarono a rigarle il viso. Jimmy si dimenò, senza riuscire a liberarsi. Era spettatore di uno spettacolo orrendo.

Il coltello si avvicinò nuovamente verso Lydia che sentiva la gelida lama sfiorarle le labbra, scendere fino al collo e poi fermarsi sulla camicia bianca che iniziava a macchiarsi di quel sangue che gocciolava dal suo viso. Jack sorrise, infilando la lama tra la camicia e la pelle di lei, per poi tirare indietro e lasciando la ragazza in reggiseno.

«Oh» esclamò Jack, mentre iniziava a sfiorare con le mani quella pelle nuda. Analizzò ogni centimetro di quella pelle liscia, fino a insinuarsi sotto lo stesso reggiseno e tastando il seno. Sorrise.

«Forse potremmo giocare in un altro modo prima di farla finita, che ne dici?»

Lydia non rispose, aveva smesso anche di piangere e lamentarsi. Stava semplicemente in silenzio. Ne aveva abbastanza di tutto, di quegli abusi che continuavano a ripetersi nel tempo. Aveva semplicemente lo sguardo verso i suoi piedi, così da non incrociare Jack o Jimmy, con quest'ultimo che continuava a ripetere il suo nome, ricevendo un sonoro schiaffo dal fratello.

Jack si voltò nuovamente verso la ragazza, iniziando a togliersi la cinta e sbottonandosi i jeans. Restò in mutande, voltandosi verso Jimmy con uno sguardo che lasciava trasparire ogni cosa. Si avvicinò ancora alla ragazza, togliendosi anche le mutande e restando solo con la maglia. 

«Jimmy, sei pronto a sentirla godere?» chiese Jack, trovandosi a pochi centimetri dalla ragazza.

Lydia stavolta alzò lo sguardo, fissando negli occhi Jack. La ragazza sorrise e con un veloce movimento delle mani conficcò le unghie proprio sulla parte più delicata di Jack, facendolo finire in ginocchio e sanguinante. Il ragazzo era così intento a recitare quella parte che non si accorse che la ragazza aveva allentato le corde fino a liberarsi del tutto. Lydia si gettò sul coltello, pugnalando tre volte Jack alla schiena, urlando ad ogni affondo, urla che nascondevano tutto: dolore, umiliazione, rabbia, vendetta. Jack cadde a terra, immobile, pieno di sangue e nudo come un verme. Dopo essersi accorta di tutto, Lydia lasciò cadere il coltello, tremando.

«Lydia, è tutto okay» disse Jimmy «dimmi che stai bene»

La ragazza annuì, dando le spalle al cadavere di Jack e liberando Jimmy dalle corde. I due si abbracciarono per così tanto tempo che non prestarono più attenzione a nulla. Un abbraccio liberatorio solo per loro due.

E quello fu l'errore più grande. Jack si rialzò in silenzio e colpì alla schiena Lydia con la stessa arma con cui era stato colpito. Jimmy strabuzzò gli occhi, mentre lei sussurrava il suo nome e cadeva sul pavimento. Il ragazzo osservò Jack, che si reggeva a stento in piedi e lo caricò con tutta la forza che aveva in corpo. Il coltello finì nuovamente sul pavimento, con Jimmy che si posizionò sopra il fratello e portò la corda usata per i suoi polsi al collo di lui.

Jack iniziò a soffocare nuovamente, proprio come avvenne anni prima durante la sua nascita. I suoi occhi divennero rossi e poco dopo, la vita lasciò per sempre quel corpo.

Jimmy si catapultò su Lydia, accertandosi che fosse ancora viva. Dopo aver tirato un respiro di sollievo, strinse quel corpo e corse fuori, dirigendosi verso il più vicino ospedale.

«Non morire, non morire» era l'unica cosa che riusciva a ripetere.

«AIUTATEMI» urlò, non appena varcò le porte dell'ospedale, venendo soccorso subito.


Passarono diversi giorni, forse settimane. Jimmy era ormai libero dall'influenza di Jack e Lydia era sopravvissuta a quella notte, riportando solo una cicatrice in viso e una sulla schiena. Non era questo che preoccupava il ragazza però, erano le cicatrici interni che lo spaventavano. Lei ne aveva passate così tante e quella era l'ennesima ferita che le sarebbe rimasta addosso per sempre, proprio come una cicatrice.

Lui invece si rese conto che, dopotutto, Jack aveva ragione. Era lui l'artefice di tutta quella sofferenza e forse, poteva ancora rimediare a tutto. Era al cimitero, stava fumando una canna e osservava la tomba della madre. Era la prima volta che la guardava con amore e dispiacere dopo troppo tempo, ma il momento era sbagliato. Gettò fuori il fumo e osservò la pistola che stringeva tra le mani.

La soluzione per liberare il mondo dalla sofferenza di Jack era solo una: farla finita. Assaporò nuovamente il gusto dell'erba e stavolta infilò la pistola in bocca, ripensando a tutto il dolore che aveva causato. La pistola era fredda e sentirla dentro in quel modo era una sensazione strana, ma era l'unico modo.

Chiuse gli occhi.

Poi uno sparo.



Lydia si era ormai ripresa, riuscendo a camminare anche abbastanza bene. Grazie ad una "soffiata" di uno degli addetti al cimitero, avevo scoperto che Jimmy era solito recarsi davanti alla tomba della madre ogni giorno e alla stessa ora. I due non si erano ancora visti dopo quella vicenda e Lydia voleva semplicemente ringraziare Jimmy che, ancora una volta, l'aveva salvata.

Durante il suo camminare tra le lapidi, uno sparo attirò la sua attenzione, costringendola ad accelerare il passo verso quel suono. Quando arrivò si bloccò, osservando quello che si parava di fronte a lui: Jimmy era in piedi, con la pistola in mano e un foro di proiettile sul pavimento, qualunque cosa volesse fare, beh, non c'era riuscito.

«Jimmy» disse lei, con un sospiro di sollievo.

Il ragazzo si voltò, notando lo sguardo sollevato di lei. Si avvicinò, guardandola da vicino: era bella come sempre, anche con quella cicatrice che le deturpava la guancia.

«Cosa volevi fare?»

«Volevo porre fine a tutto questo casino» rispose lui, madido di sudore.

«Jack non c'è più. E' già finita. Lascia tutto alle spalle ed inizia a vivere, per davvero» 

Jimmy guardò il foro di proiettile sul pavimento «Non c'è posto al mondo per un errore come me. Tutto fa abbastanza schifo, io sono uno stronzo patentato. Ho causato la morte-»

«Basta» rispose Lydia, decisa «non sei un errore. Pensavo lo stesso, pensavo che non ci fosse posto per me, fin quando tu non mi hai salvata su quel ponte. Forse... il nostro posto è proprio qui, tra di noi»

«Forse» rispose lui.

«Andiamo?» chiese lei, tendendo la mano a Jimmy che lasciò cadere la pistola e afferrò la mano di lei, camminando via da quel luogo.

«Potresti leggere Cime Tempestose adesso, Jimmy»

«Non ho intenzione di leggere quella merda. E poi... chiamami James, il mio nome di battesimo»

Lei sorrise «Va bene, James»
   
 
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