Serie TV > Hélène e i suoi amici
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Autore: Magica Emy    23/10/2016    1 recensioni
Può un incontro improvviso cambiare radicalmente la tua vita? Sì, se accade tutto ciò che non ti aspettavi...
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Tu pensi…che io sia davvero inadatta a indossare un vestito del genere?

Disse a testa bassa, la voce ridotta a un impercettibile sussurro che impensierì non poco Hèléne, poiché dimostrava quanto ancora pensasse a quelle parole velenose e insensate che di certo non meritava di sentire, e che forse erano riuscite a ferirla molto più di quanto desse a vedere.

- Ma no, Johanna – rispose con convinzione – assolutamente no. Non devi nemmeno pensarla una cosa del genere, sei bellissima e lo sei stata per tutta la serata. Non dar retta a quello che ti ha detto quel ragazzo, è solo un idiota e non devi mai più pensare a lui. Non te lo meriti proprio uno così.

- Concordo – si intromise Cathy, che era appena uscita dal bagno avvolta da un accappatoio colorato e che evidentemente non si era persa una parola di quello spiacevole dialogo – non badare a lui, è soltanto un cafone. Uno così è meglio perderlo che trovarlo.

L’americana si strinse nelle spalle, sbuffando un paio di volte. La sua mente, ormai annebbiata dai fumi dell’alcool che si era generosamente concessa quella sera tra una portata e l’altra, non era certo preparata ad affrontare un argomento del genere. Domani, più lucida ci avrebbe di certo riprovato. O forse no, non ne valeva la pena. Aveva solo bisogno di prendere un po’ d’aria, adesso.

- Io esco un po’. Torno tra poco, non aspettatemi sveglie.

Fu tutto ciò che disse, lasciando le amiche a bocca aperta.

- Ma scusa, dove vai tutta sola a quest’ora? E poi siamo appena rientrate, non è meglio mettersi a dormire?

Johanna la ignorò e di fronte alla sua espressione risoluta Cathy non potè far altro che assecondarla, osservandola basita mentre lasciava la stanza, richiudendosi  silenziosamente la porta alle spalle senza nemmeno voltarsi indietro.

- Quella ragazza mi preoccupa.

Sussurrò poi rivolta a Hèléne che, dal canto suo, non potè che trovarsi d’accordo con la ragazza.

- Su, andiamo a dormire ora, immagino sia meglio fare come ha detto lei. Credo che abbia bisogno di restare un po’ da sola.

 

Era già fuori da un po’ e forse sarebbe stato meglio rientrare, ma la verità era che non ne aveva affatto voglia. Il cielo si era però oscurato rapidamente e prima ancora che Johanna potesse rendersene conto un violento acquazzone si abbattè direttamente sulla sua testa, inzuppandola da capo a piedi e costringendola così a cercare in fretta un riparo. Durante il suo imprudente vagabondare senza meta si era resa conto di trovarsi vicino al garage, ragion per cui era stato quasi naturale per lei intrufolarsi in quel minuscolo ma accogliente angolo di paradiso di cui già tante volte aveva varcato la soglia, anche se non ricordava di certo di essere mai stata la benvenuta. Del resto,  Christian non aveva mai fatto mistero di quanto poco tollerasse la sua presenza durante le prove. Il ricordo delle sue sgradevoli parole tornò prepotentemente a farsi sentire, provocandole un intenso brivido lungo la schiena che tentò a lungo di mitigare massaggiandosi le braccia nude e infreddolite. Che stupida era stata a pensare di poterlo conquistare in qualche modo, col suo esuberante comportamento era solo riuscita a farsi umiliare. Nulla di più. Eppure non poteva farci niente, era fatta così e non aveva mai pensato prima di allora che il suo carattere potesse risultare inappropriato, così come il suo aspetto. Si rannicchiò sul divanetto, stringendosi nelle spalle e chiudendo lentamente gli occhi, provando così a rilassarsi. Non seppe per quanto tempo rimase così, abbandonata a se stessa e in balìa di quel ridicolo vestito che ora avrebbe voluto strapparsi di dosso, quando un rumore improvviso la fece sussultare. La luce si accese di colpo e lei trattenne il respiro, abbassando lo sguardo non appena si rese conto di chi aveva di fronte.

- Johanna? Si può sapere che diavolo ci fai qui a quest’ora? Ti ho cercata dappertutto accidenti, stavo quasi per gettare la spugna!

- Christian? Tu…tu mi stavi cercando? E perché mai?

Chiese, voltando la testa dall’altra parte quasi temesse la risposta.

- Stavo quasi per andarmene a dormire, quando le ragazze ci hanno chiamato in preda al panico dicendo che non avevano tue notizie ormai da ore. Così ho deciso di uscire per venire a cercarti. Si può sapere qual è il problema? Io…

Si interruppe di colpo, accorgendosi solo in quell’istante dello stato pietoso in cui si era ridotta. Le si avvicinò lentamente, cercando il suo sguardo sfuggente.

- Cavolo, sei bagnata fradicia. Ti prendo subito una coperta. Dovresti toglierti quei vestiti zuppi di dosso, o ti prenderai una polmonite.

Recuperò una coperta dallo scaffale più vicino e gliela porse, mentre la ragazza si decideva finalmente a incrociare il suo sguardo.

- Sì, però tu voltati.

Rispose e Christian lo fece immediatamente, di colpo imbarazzato, sollevando le mani in segno di resa. Dannazione, che stupido.

- Oh, sicuro, scusami. Non intendevo certo…

Non riuscì a terminare la frase ma deglutì nervosamente, strofinandosi a lungo il viso ormai chiazzato di rosso. Johanna si svestì in fretta, avvolgendosi in quella calda coperta e provando subito una sensazione di puro sollievo a contatto con quel morbido tessuto che servì a restituire un po’ di colore al suo corpo pallido.

- Ecco, ho fatto. Ti ringrazio.

Disse e lo vide voltarsi lentamente verso di lei, senza riuscire a smettere di fissarla.

- Dio, non mi ero mai accorto che fossi così bella.

Sussurrò senza quasi accorgersene e la giovane americana arrossì, tentando tuttavia di darsi un contegno mentre tornava a sedere sul divano, dove lui la raggiunse poco dopo.

- Credevo di averti sentito dire tutt’altro, appena poche ore fa.

Replicò piccata e il ragazzo scosse lentamente la testa, prendendole le mani e stringendole tra le sue. Quel solo, semplice contatto le provocò una violenta esplosione di emozioni difficili da contenere, ora che si trovavano così vicini.

- Mi dispiace per quello che ti ho detto, non volevo offenderti. È solo che…

- Cosa?

Christian non rispose ma le sue mani risalirono dolcemente lungo le sue spalle nude, facendola fremere prima di scivolarle lungo le braccia, avvolgendole poi a lungo in una tenera carezza che le tolse il respiro. Sembrava così diverso dal ragazzo irascibile e presuntuoso che aveva ormai imparato a conoscere e si chiese chi avesse davvero di fronte in quel momento. Ma poco importava, dopotutto, poiché si ritrovò a smettere totalmente di pensare quando le loro labbra si unirono in un bacio dolcissimo che di colpo annullò ogni sua volontà, tranne quella di sentirlo più vicino…

 

16 novembre 1993

Ore 22.00

E così è successo, siamo stati insieme. Ed è stato bellissimo. Non so proprio cosa mi prenda ormai ma ogni volta che lo guardo, o che gli sto vicino non riesco proprio a controllarmi. Farei qualsiasi cosa per lui, è così, e sono felice. Sono tanto felice. Stiamo insieme adesso, o almeno così dovrebbe essere. Giusto? Christian è stato così inaspettatamente dolce con me, ho quasi avuto difficoltà a riconoscerlo. Voglio dire, può una persona cambiare così radicalmente nel giro di poche ore ed essere comunque tremendamente adorabile?Sì, sì e ancora sì, se si stratta di lui. Chissà, magari ha una specie di doppia personalità o roba del genere e…Oddio, e se fosse un tipo pericoloso?Che ne so, uno di quelli che ti ammaliano con uno sguardo e poi magari ti fanno fuori nel sonno…

Ma no, non c’era nulla di pericoloso nel suo tocco delicato, nei suoi baci e nella sua pelle morbida. Ne sono sicura.

Caro diario, adesso è più di una certezza. Credo di essermi innamorata di lui.

 

   
 
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