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Autore: Red Owl    09/11/2016    2 recensioni
Una freccia; e Marai, principessa di Rocca del Vento, si trova a lottare tra la vita e la morte. Anche se lei ancora non lo sa, sarà quella stessa freccia a esaudire il suo sogno più segreto e a concretizzare il suo incubo più oscuro.
Una freccia; e Zeru, capitano della Guardia Reale, si vede costretto a fare un giuramento che non avrebbe mai voluto pronunciare e che lo lega alla principessa morente.
Insieme, i due dovranno affrontare i loro pregiudizi e le loro paure, perché solo uniti potranno vincere i fantasmi del passato e sconfiggere i nemici del presente.
***
NB. Più avanti il rating potrebbe cambiare, tenete d'occhio il colore del quadratino.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nella carrozza non c’era più spazio. Non appena vi mise piede, Zeru si sentì sopraffare dall’atmosfera claustrofobica e dal silenzio interrotto soltanto dal singhiozzare di una donna.

La regina?

Il soldato fece appena in tempo a registrare la presenza del suo secondo in comando e del confessore personale del sovrano, che il re in persona gli si fece incontro, gli occhi spalancati e il volto terreo.

«Chi ci ha attaccati?»

Re Yasu era più basso di lui di parecchie spanne – e assai più esile – eppure le sue dita gli artigliarono le spalle con una forza inaudita, simili a morse di acciaio.

«Gli Odeb à Fànur, sire» rispose, con voce pacata.

«No, chi ci ha attaccati?» ripeté il sovrano, serrando ancora di più la presa e scuotendolo leggermente.

«Gli…» Zeru fece per ripetere la risposta data un istante prima, credendo che il re, sotto shock, non l’avesse intesa, ma poi si fermò, comprendendo la vera natura della domanda che gli era stata posta. «Ancora non lo sappiamo, sire. I Nati dalla Nebbia si sono dileguati, ma i miei uomini stanno controllando i corpi rimasti a terra: se hanno lasciato qualche indizio, lo troveremo.»

Gli occhi neri del re rimasero fissi nei suoi ancora per qualche istante, ma poi un velo parve ricoprirli e il sovrano abbassò il capo, lasciando che le mani scivolassero via dalle spalle del soldato e gli ricadessero inermi lungo i fianchi. Solo in quel momento Zeru si rese conto che, durante quel breve scambio di battute, i singhiozzi della regina non erano mai cessati.

Per una frazione di secondo, il soldato ebbe l’impressione che il mondo attorno a lui tremasse e si facesse sfocato, poi l’uomo si schiarì la voce, cercando di dar voce alla domanda che non avrebbe mai voluto fare: «Cosa…»

«Le principesse sono state colpite» lo prevenne il confessore, pratico.

La risposta non lo stupì – aveva indovinato la verità sin dall’istante in cui era entrato nella carrozza, ma aveva cercato di negarla – e Zeru incontrò gli occhi del sant’uomo, grato per la fermezza che trovò in essi. Padre Tyban era stato un uomo estremamente robusto, in gioventù, e la forza che l’aveva contraddistinto un tempo non l’aveva nemmeno una volta passato il traguardo dei sessant’anni, così come non l’avevano abbandonato il suo coraggio e la sua forza d’animo.

Con un mesto cenno del capo, il confessore si spostò di lato e permise a Zeru di scorgere le due giovani donne riverse sui sedili della carrozza.

«Com’è successo?»

Il capitano si era da sempre fatto vanto della freddezza che non lo abbandonava nemmeno nei momenti più difficili, eppure, in quel momento, davanti a quei due corpi esanimi e alle lacrime della donna che piangeva su di loro, quasi si vergognò del tono distaccato della propria voce.

«Le frecce sono penetrate attraverso il finestrino» spiegò Difan, il suo secondo in comando. «Le principesse sedevano proprio su quel lato della carrozza, non abbiamo potuto fare nulla per evitarlo.»

«Avreste dovuto sprangarlo» ringhiò Zeru, esaminando i cocci dei vetri che erano caduti sul pavimento di legno.

«Non ce n’è stato il tempo» si giustificò l’altro soldato. «L’arciere non tirava a caso, mirava proprio la finestra. Ha ucciso due uomini e poi, prima che le principesse avessero il tempo di mettersi in salvo, ha scoccato altre tre frecce.»

«Tre frecce soltanto?» chiese, pensieroso.

«Sì, signore» replicò Difan, corrugando la fronte.

«Hm.»

Perché non cercare di uccidere tutti gli occupanti della carrozza? Arina è relativamente importante, ma Marai… Marai vale poco, o niente. Perché non uccidere il re?

Per rispetto, Zeru si astenne dall’esternare le sue perplessità, almeno per il momento, e si avvicinò alle due ragazze.

«Sono gravi?» chiese, inginocchiandosi di fronte alla regina. La donna chiuse gli occhi e inspirò a fondo, cercando di darsi un contegno, ma un singhiozzò scappò comunque dalle sue labbra.

«Sono gravi» rispose Padre Tyban, posando una mano sulla spalla della sovrana, cercando forse di trasmetterle un poco di conforto. «Temo che non supereranno la notte.»

Volgendo lo sguardo alla propria sinistra, Zeru lasciò scorrere gli occhi sul corpo di Arina, la fanciulla straniera andata in sposa a Spiro, il primogenito di re Yasu e della regina Lisi. Avrebbe dovuto essere regina, un giorno non lontano, e l’uomo non poté fare a meno di pensare che anche allora, mentre giaceva a un passo dalla morte sullo scomodo sedile della carrozza, la ragazza aveva un’aria regale, con i suoi zigomi alti e con i capelli neri come la notte adornati da una retina di diamanti. La veste di seta smeraldina che indossava era macchiata in due punti, sulla spalla e sul fianco destro, lì dove le frecce l’avevano colpita.

«Ha cercato di proteggere Marai» mormorò la regina, con la voce arrochita dal pianto. «Si è buttata su di lei.»

Ma non è servito a molto.

Marai, esile come un giunco e ancora più pallida di quanto l’uomo ricordasse, era stata comunque colpita da una freccia all’altezza dello stomaco, una ferita che difficilmente lasciava scampo a un uomo nel pieno delle forze e che era una condanna a morte certa per una ragazza così minuta.

«Povera piccola» gli scappò detto, mentre la sua mente rivedeva la ragazzina che era stata, una bimbetta bionda e timida che spiava il mondo da dietro le sottane della madre.

Non si meritava questo. Nessuna delle due se lo meritava.

Un fremito di rabbia lo costrinse a serrare la mascella e a distogliere gli occhi dal volto esangue della fanciulla. Zeru si alzò, pronto a promettere di impegnare tutto se stesso nella ricerca degli assassini delle due ragazze, pronto a implorare re Yasu di lasciarlo al suo posto almeno fino a quando non li avesse trovati – e che poi facesse quello che voleva di lui, che lo punisse per le sue inadempienze, se lo credeva necessario – quando la mano di Padre Tyban calò sulla sua spalla.

«Lasciaci» disse il sacerdote, rivolto a Difan.

Con un profondo inchino rivolto ai due sovrani, il soldato uscì dalla carrozza, evidentemente grato della possibilità di lasciare quel luogo umido di pianto e amaro di dolore. Quando il giovane se ne fu andato, Zeru si voltò di nuovo verso il sacerdote, sentendo che una sorta di pudore gli impediva di guardare ancora le due fanciulle.

«C’è qualche speranza di salvezza per le principesse?» chiese, con voce cupa, pur sapendo che la risposta di Padre Tyban non sarebbe stata diversa da quella che gli aveva dato poco prima.

«Hai certamente visto abbastanza battaglie per trovare da solo una risposta, capitano» replicò infatti il confessore, quasi con gentilezza.

«Non sono un esperto guaritore» si giustificò il soldato. «Tu, invece…»

«Non vi è alcuna speranza di sopravvivenza, per loro» lo interruppe allora il sacerdote, con un sospiro. «Se fossimo Rocca del Vento potrei forse provare a curarle; e anche così strapparle alla morte sarebbe un’impresa assolutamente ardua. Ma Rocca del Vento è a un giorno di viaggio da qui e temo che le ragazze non vivranno tanto a lungo.»

Nell’udire quelle parole il re si premette un pugno sulle labbra e il suo corpo fu scosso da un sussulto. I suoi occhi rimasero asciutti, però; e Zeru immaginò che il sovrano fosse già a conoscenza di quanto disperate fossero le condizioni di sua figlia e di sua nuora.

«Malgrado le circostanze, però, la principessa Arina non ha nulla da temere» continuò Padre Tyban, sfiorando con la punta della dita il piede della giovane.

Zeru abbassò sulla fanciulla uno sguardo scettico: a lui non pareva affatto che la poveretta non avesse nulla da temere.

«Quando abbandonerà la vita terrena ed entrerà nella Sala degli Antenati, verrà accolta con tutti gli onori. È stata una donna giusta, che ha vissuto secondo i principi degli Dei. La principessa Marai, invece…»

«È stata giusta anche lei!» abbaiò la regina, con la voce ancora rotta dal pianto. «È stata… è una brava ragazza, una ragazza dolce, gentile…»

«Certamente, mia signora» mormorò Padre Tyban, con gli occhi bassi. «Ma, pur essendo già da tempo in età da marito, non è sposata e questo è contrario alla legge divina. Se dovesse presentarsi alle Porte Celesti in queste condizioni… se dovesse presentarsi in queste condizioni le verrebbe negato l’ingresso e la sua anima sarebbe costretta a vagare sulla terra per tutta l’eternità, senza trovare mai un vero riposo.»

La regina strinse la mano in un pugno e Zeru esalò lentamente, chiedendosi quanta verità ci fosse nelle parole del sacerdote. Davvero gli Dei – ammesso che esistessero davvero - avrebbero punito una fanciulla innocente come la principessa?

«Noi...» la regina si interruppe, inspirando a fondo nel tentativo di calmarsi. «Marai è la nostra bambina, non volevamo separarci da lei così presto, non credevamo ci fosse il bisogno di… Ci stavamo pensando, ma…»

«Avevate già pensato a  un giovane adatto, che potesse aspirare alla sua mano?» chiese il capitano, interpretando le frasi spezzate della donna.

Il re scosse il capo: «No, erano solo idee vaghe e per nulla concrete.»

«In ogni caso, non ci sarebbe stato il tempo per raggiungere il suo promesso sposo» mormorò Padre Tyban, cercando gli occhi del sovrano. «Se vogliamo salvarla, la principessa deve sposarsi; e deve farlo ora.»

I genitori della fanciulla si scambiarono un’occhiata vagamente perduta.

«Ora?» chiese il re, aggrottando la fronte. «Stai suggerendo di darla in sposa a un soldato?»

«Non a un soldato qualunque» replicò il sacerdote, voltando il capo verso Zeru.

Inconsciamente, il capitano fece un passo indietro.

   
 
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