Ho gridato il tuo nome sull'oceano
Ma i flutti furiosi l'hanno riportato a riva
Ho scritto il tuo nome sulla sabbia
Ma le conchiglie l'hanno cancellato.. (1)
Ma i flutti furiosi l'hanno riportato a riva
Ho scritto il tuo nome sulla sabbia
Ma le conchiglie l'hanno cancellato.. (1)
Passeggio lenta sulle dolci rive del lago di Ginevra che mi ricorda il mare, la mente occupata dai miei cari assenti.
Rudi.
Gyula, almeno ti ho detto addio, sei morto tra le mie braccia, ti ho accompagnato sull’ultima soglia.. hai lottato come un guerriero, enfin, pregavo che te ne andassi, troppa la sofferenza, troppo il dolore, si può cercare di vivere con dignità, altro discorso è la morte.
Anche la mia Sophie era spirata tra le mie braccia, spossata da ore di febbre e convulsioni, il primo addio, il primo immutabile dolore ( a cosa serviva essere imperatrice se non avevo potuto nulla contro la sorte che mi aveva tolto la mia bambina?).
Ma quando ho salutato Rudi era nella sua camera, ormai troppo tardi, era disteso nel gelido abbraccio della morte, si era imbarcato sull’ultima nave di Ulisse, un passaggio immutabile.
Aveva solo trentun anni..
Oggi ne avrebbe trentasette, quattro volte per sei si è compiuto il ciclo delle stagioni, la disperazione immutata, una condanna senza ritorno..
Non ho più composto versi, tranne qualche sporadica riga, i miei viaggi sono una fuga..
Mangio ancor meno del solito, i pasti sono diventati tortura e stillicidio, in genere mi accontento di un bicchiere di latte, una tazza di succo di carne, uova e caffè..
I vestiti scuri, i gioielli di nero gaietto, l’orologio che mi regalò il mio amore, che segna i giorni e l’agonia..
Con Franz, un sorriso di circostanza, le lettere, per lui sono il suo amato angelo, la sua Elisabeth full of Grace..
Quasi 30 anni fa posai per un ritratto come una ninfa, come Titania, la regina delle Fate, di bianco vestita, ero bella come un miraggio, una apoteosi, una fuga, oggi nulla resta se non le rughe e i miei detriti..
E i miei versi parleranno di me..
E il mondo non dimenticherà..
E leggo Heine, Shakespeare, Omero, imparo il greco..
Palliativi, in attesa..
(1) versi autografi di Sissi
Rudi.
Gyula, almeno ti ho detto addio, sei morto tra le mie braccia, ti ho accompagnato sull’ultima soglia.. hai lottato come un guerriero, enfin, pregavo che te ne andassi, troppa la sofferenza, troppo il dolore, si può cercare di vivere con dignità, altro discorso è la morte.
Anche la mia Sophie era spirata tra le mie braccia, spossata da ore di febbre e convulsioni, il primo addio, il primo immutabile dolore ( a cosa serviva essere imperatrice se non avevo potuto nulla contro la sorte che mi aveva tolto la mia bambina?).
Ma quando ho salutato Rudi era nella sua camera, ormai troppo tardi, era disteso nel gelido abbraccio della morte, si era imbarcato sull’ultima nave di Ulisse, un passaggio immutabile.
Aveva solo trentun anni..
Oggi ne avrebbe trentasette, quattro volte per sei si è compiuto il ciclo delle stagioni, la disperazione immutata, una condanna senza ritorno..
Non ho più composto versi, tranne qualche sporadica riga, i miei viaggi sono una fuga..
Mangio ancor meno del solito, i pasti sono diventati tortura e stillicidio, in genere mi accontento di un bicchiere di latte, una tazza di succo di carne, uova e caffè..
I vestiti scuri, i gioielli di nero gaietto, l’orologio che mi regalò il mio amore, che segna i giorni e l’agonia..
Con Franz, un sorriso di circostanza, le lettere, per lui sono il suo amato angelo, la sua Elisabeth full of Grace..
Quasi 30 anni fa posai per un ritratto come una ninfa, come Titania, la regina delle Fate, di bianco vestita, ero bella come un miraggio, una apoteosi, una fuga, oggi nulla resta se non le rughe e i miei detriti..
E i miei versi parleranno di me..
E il mondo non dimenticherà..
E leggo Heine, Shakespeare, Omero, imparo il greco..
Palliativi, in attesa..
(1) versi autografi di Sissi