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Autore: KikiWhiteFly    15/05/2009    18 recensioni
"Va bene", cercai di calmarmi. "Rimediamo subito: io non ti ho mai conosciuto, chiaro?"
Dissi, avvolgendomi il lenzuolo attorno al corpo e scattando in piedi. Eravamo l'uno di fronte all'altra... Solo quel letto ci separava, custode delle nostre reminiscenze più segrete. Mi sentii nervosa, poi, serrando i pugni, afferrai i miei abiti, sparsi qua e là per la camera. "Chiarissimo"
[Completa][Long fic; AU; AkitoSana]
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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VIII Capitolo – Al mio fianco





"Abbracciami. Abbracciami solamente Akito"


Allacciai le mani dietro la sua schiena, mentre sentivo una carezza sfiorarmi la nuca.

Il giorno dopo sarebbe stato un piacevole risveglio.

Ci sarebbe stato lui al mio fianco, a difendermi dalla sofferenza,

a spada tratta.


In fondo, per me, Akito Hayama – uomo di cui sapevo solo nome e cognome – era un estraneo. La prima regola che mi era stata impartita sin dalla più tenera età era di non dar confidenza agli sconosciuti e io l'avevo sempre seguita, quasi fosse un dogma.

Ma con lui era diverso.

Sentivo di potermi fidare, sentivo che avrebbe potuto mettere fine alle mie sofferenze solo con lo sguardo. Arrossivo a quei pensieri, mentre sollevavo un po' gli occhi e lo vedevo dormire al mio fianco.

Ero accucciata sul suo petto e la sua mano si era sistemata dietro la mia nuca, quasi ad accarezzarla. Non sapevo come spostarmi, non volevo svegliarlo. Ma in fondo stavo bene anche così. Sentivo che lui era la mia difesa dal mondo esterno.

"Sei stato sempre qui... T-Tutta la notte?" domandai, arrossendo come una bambina. Il ghigno che indugiava sulle sue labbra mi diede conferma e senza che potessi vincere contro il tempo il batticuore prese il sopravvento.

"Sempre più comodo del divano..."

"E non ti ci abituare!"

Mollai la presa da quell'abbraccio, che solamente adesso distinguevo caldo. Forse sulle mie gote erano disegnati fiotti color petrolio, il risultato di una notte di lacrime e di un mascara che non aveva mantenuto granché la presa sulle ciglia.


"Potrei infilarmi nel tuo letto per altri motivi... Chissà" disse, sprofondando nel guanciale. La pelle prese a bollire. "Ma che diavolo dici! Con te, poi!"

Voltai il viso dall'altra parte, mentre incrociavo fieramente le braccia al petto.

Cose dell'altro mondo...

"Quindi nemmeno se faccio così…"

Sentii due dita bloccarmi la circolazione sanguigna. Un tocco sulla pelle. 

Era forse... La sua lingua?

Massaggiava la linea curva che costruiva il mio collo, pungendola. "... Non senti niente?"

Diamine. Sentivo la voragine dell'inferno aprirsi sotto di me, altroché. 

Il suo corpo aveva oltrepassato la distanza di sicurezza, il respiro cedeva, ogni tanto era addirittura assente e la spiacevole sensazione di caldo che bruciava le ossa mi stava divorando, completamente.  "No. Proprio niente"


"Non sai mentire, Sana"


Proferì, sfiorandomi i capelli. Giocherellò con essi, fino a tastarne la morbidezza. "Non mi conosci, Hayama" ero passata al cognome, per far sì che non entrassimo troppo in confidenza.


"Ti conosco quanto basta per capire una tua bugia"


Sembrava godere di quel mio viso paonazzo, lo sentivo già ridere sotto i baffi e sghignazzare di quella mia pessima abitudine. Presa da un impeto di rabbia-improvvisa voglia di scaraventare all'aria qualsiasi cosa- tentai d'alzarmi, ottenendo come risultato solo di coprirmi di ridicolo dato che, come una perfetta idiota, inciampai sui miei stessi piedi. Dovetti ringraziare la mano del destino sotto forma di Akito Hayama, che mi afferrò con una rapidità notevole. 

"Grazie"

Biascicai.

"Incredibile, non sai camminare nemmeno sulle tue gambe. Sana, Sana..." i

Iniziò a trattarmi come una bambola, al ché mi alterai. Le guance si gonfiarono per poi scoppiare nervose.

"So badare a me stessa!"

Sciolsi quel contatto, pelle contro pelle. Un brivido felino attraversò singolarmente tutte le dita fino a donare una piacevole scossa di piacere a tutti gli arti.

Mi rialzai completamente, accertandomi che non ci fossero pericoli nelle vicinanze. Arrivata sulla soglia della porta, mi fermai. Restai per un buon minuto a fissare il vuoto, chiedendomi un perché... Finalmente decifrai quel silenzio.

"Aspetta..." feci immediatamente retro marcia "Sei tu che devi andartene!", gli puntai un dito contro, accigliata "Questa è la mia camera, questa è la mia casa... Fuori!" feci severa, mentre lo vedevo accucciarsi per trovare una comoda posizione.

"Sì, sì...", mi rispose vago, iniziando a sbadigliare.

La vena che pulsava sulla tempia stava iniziando a farmi male, decisamente. "Ora. Tu. Esci" scandii bene le parole, starnazzando come una pazza.


"E se...", trovò riposo tra i miei capelli, appoggiando il mento alla spalla e sussurrandomi all'orecchio. "E se non volessi andarmene?", affondò il mento tra la matassa castana che erano i miei capelli. Fui colta da una nuova e intrigante sensazione. L'istinto mi suggeriva male... Molto male.

Un breve silenzio, in trepidante attesa di una risposta.

"Non farlo allora"

Fu con un soffio di parole lanciate al vento che rinunciai alla razionalità per cedere al più benvenuto istinto. Dolcemente chiudemmo quel varco invisibile, si preannunciava un nuovo brivido per entrambi. Un'aura nuova e magica circondava i nostri corpi, era quasi palpabile la tensione nell'aria rarefatta. Profumo di colonia ad avvolgermi in spire ovali, profumo di ciliegia a ricordargli quanto fosse dolce quel frutto. 
Fu un incontro voluto da entrambi e adesso i nostri corpi non aspettavano altro che muoversi in una danza senza fine, eterna. Akito lasciò che le sue dita giocassero sui bordi della mia maglietta, quasi a invitarmi ad unirci alla tentazione: aspettava solamente una mia risposta.

Sospirai arresa, lasciandomi avvolgere da quelle dita lunghe e affusolate. Prese a scendere lungo la linea del fianco, per proseguire su quella del bacino, lasciando un segno incisivo su tutto il mio corpo.

Forse era quel respiro caldo a rassicurarmi, forse era l'afa che ci annebbiava le idee, forse eravamo entrambi sprovveduti di una bussola che ci indicasse la retta via.

Lentamente scivolai contro il suo corpo, questa volta cosciente, stavolta non avevo scusanti. Non c'era nessuna giustificazione che potesse tenere. 
Per la prima volta sentii che esser diventata la signora 
Hayama, non poteva suonare poi tanto male.

   
 
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